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Si fa presto a dire 'Premio Nobel'!
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
4 dicembre 2009 10:05
 
"Il giovane Alessandro conquistò l'India.
Lui solo?
Cesare batté i Galli.
Non aveva neanche un cuoco, con sé?
", si chiede Bertolt Brecht nella poesia Domande di un operaio che legge , facendo giustizia della diffusa faciloneria che ci spinge a vedere soltanto il personaggio e non la miriade di persone che lo hanno aiutato, supportato ovvero sopportato nelle sue imprese…
Ebbene, la stessa domanda si addice anche al caso di Alfred Nobel e del premio da lui istituito -il "Premio Nobel", appunto- che fra pochi giorni (il 10 dicembre) verrà consegnato solennemente a Stoccolma "alle persone che […] avranno reso all'umanità i più grandi servigi".
Infatti, se è vero che, senza Alfred Nobel, questo premio non esisterebbe, è anche altrettanto vero che esso non ci sarebbe neppure se, accanto a Nobel e dopo di lui, non ci fossero state altre persone piene di passione, sollecitudine e dedizione, che ne hanno ispirato, almeno in parte, l'idea e soprattutto hanno collaborato, dopo la morte del fondatore, alla sua non facile realizzazione. Giacché il ricchissimo inventore della dinamite, scrivendo da solo quel suo testamento definitivo del 27 novembre 1895, dal punto di vista legale, fece un gran pasticcio che, come vedremo più avanti, portò a un passo dal suo annullamento. Ad evitare il quale occorsero la fedeltà del chimico Ragnar Sohlman, il giovane assistente, che Nobel aveva nominato suo esecutore testamentario, e il profondo rispetto per le ultime volontà dello zio, che dettò a Emanuel Nobel un comportamento al limite dell'abnegazione.
Ma prima di tutto va menzionata Bertha von Suttner, la baronessa austriaca che sicuramente dette un grande contributo all'istituzione del premio per la pace, che Alfred Nobel stabilì fosse assegnato non da un'istituzione svedese, come gli altri quattro premi, bensì dal Parlamento (Storting) della Norvegia che, all'epoca, era unita al regno di Svezia. Così facendo, Nobel dette prova di un sapiente senso di equilibrio politico, che però molti svedesi del suo tempo lessero in chiave antipatriottica.
E qui conviene subito affrontare quella che sembra essere una flagrante inconciliabile contraddizione: l'inventore della dinamite -notorio strumento di guerra- che finanzia un premio per la pace! Ebbene, si potrebbe rispondere, pirandellianamente, "Così è, se vi pare". Ma, per essere giusti, non è (del tutto) così. E per capirlo, converrà avvicinarci adesso a questo personaggio singolare, di cui, a parte il nome, di solito si conosce ben poco.

Alfred Bernard Nobel -il fondatore
Diciamo pure subito che, con le armi, Alfred Bernhard Nobel (23.10.1833-10.12.1896) una certa dimestichezza ce l'aveva, dato che il padre le fabbricava, soprattutto in Russia, dove la famiglia si trasferì quando Alfred aveva 9 anni. Ma, a differenza del padre, Alfred intese per lo più le proprie ricerche sugli esplosivi come un contributo al progresso dell'umanità, quali l'apertura di tunnel nelle viscere delle montagne, la possibilità di creare porti sicuri, eliminando scogliere pericolose per la navigazione, e così via. Naturalmente non poté impedire che le sue scoperte e invenzioni fossero utilizzate anche per scopi bellici, ma è giusto osservare che pare si dedicasse espressamente alla ricerca bellica una volta sola, quando elaborò la balistite, cioè la polvere senza fumo. Del resto, quello per gli esplosivi non era che uno dei molteplici interessi nel suo lavoro di chimico, visto che tantissime delle sue ricerche (e dei suoi 355 brevetti) riguardano la vita civile, come è il caso, per esempio, di quelle relative alle fibre artificiali.
Ma non basta. Infatti la chimica, non era, a sua volta, che uno dei suoi tanti interessi che spaziavano dalla letteratura, all'arte, alla filosofia. Nobel era un lettore accanito e attento, possedeva un'enorme cultura, padroneggiava cinque lingue, come si vede anche dalla parte dell'epistolario che ci è nota, e in inglese, per es., aveva scritto, molto giovane, un poemetto autobiografico ("You say I am a riddle)", chiaramente ispirato al poeta inglese Percy Bysshe Shelley. Ed è grazie a questa ammirazione per Shelley, uno scienziato anche lui, che si era distinto ai suoi tempi per l'impegno sociale e come paladino della libertà e della pace fra i popoli,
che non è azzardato sostenere che Alfred Nobel fu sensibile all'idea della pace fino dalla giovinezza.
Ma, se dobbiamo attenerci ai fatti, bisogna aggiungere che l'amicizia con Bertha von Suttner ebbe un peso rilevante per passare dal pensiero all'azione. Vediamo come.

Bertha von Suttner -l'ispiratrice del premio per la pace
Bertha von Suttner (nata Kinsky, 9.6.1843- 21.6.1914) aveva dieci anni meno di Nobel e aveva conosciuto il chimico svedese nell'autunno 1875, quando, ancora contessa Kinsky, era stata da lui assunta come sua segretaria e governante della sua casa parigina. Ma a Parigi la giovane donna austriaca rimase appena una settimana, perché tornò in fretta a Vienna per sposare il suo grande amore Arthur Gundaccar von Suttner e fuggire con lui in Georgia per sottrarsi all'ira della famiglia di lui. Il rapporto con Nobel, però, continuò attraverso le lettere che continuarono a scriversi, sia pure a fasi alterne, per i successivi vent'anni e che rappresentano un'ottima fonte di informazioni sui due "amici di penna". In questo periodo, e precisamente nell'inverno 1886/87, si situa la "conversione" di Suttner al pacifismo attivo e da quel momento Nobel venne tenuto minuziosamente informato dall'amica delle difficoltà incontrate dai fautori della causa della pace e delle loro speranze e non mancò mai di dare il proprio sostegno morale e finanziario alle loro iniziative, anche se esprimeva onestamente le sue riserve di fronte a certe richieste dei pacifisti da lui giudicate massimaliste, e a volte affermava (e non per scherzo) che, alla fin fine, alla causa della pace, più delle loro richieste, avrebbe contribuito l'invenzione di un'arma così distruttiva da far desistere tutti dall'usarla…
La "svolta" concreta di Nobel verso un più forte sostegno della causa della pace e anche "oltre la tomba", si registrò, però, a seguito dell'incontro con Suttner (il terzo e ultimo in vita loro) avvenuto a Zurigo alla fine dell'agosto 1892. E' significativo che, ancora a Zurigo, il 5 settembre 1892, l'inventore svedese inviasse una lettera di assunzione a Parigi per un ex diplomatico turco con l'incarico di tenerlo al corrente degli sviluppi del movimento pacifista e di sostenere sulla stampa l'idea della pace. Inoltre, nella lettera inviata da San Remo a Bertha von Suttner il 7 gennaio 1893, leggiamo la prima bozza di un premio per la pace, in cui si prevedeva esplicitamente che anche una donna ne potesse essere insignita. Infatti, Nobel pensava di istituire un premio "per colui o colei che avrà fatto fare il più grande passo avanti alla pacificazione dell'Europa". Tale premio, però, era definito entro due limiti temporali; si sarebbe dovuto assegnare ogni 5 anni e per non più di 6 volte, perché, precisava l'inventore, se nel giro di 30 anni non si fosse riformato il sistema vigente, il mondo sarebbe ripiombato nella barbarie. Questa idea, evidentemente non ebbe seguito, visto che non ve ne è traccia neppure nel testamento stilato da Nobel il 14 marzo 1893, in cui veniva peraltro fissato un lascito alla "Società austriaca degli amici della pace", che scomparve nel testamento definitivo. In virtù del quale, tuttavia, Bertha von Suttner fu insignita nel 1905 del premio Nobel per la pace.

Il testamento -come un convitato …di dinamite
Fra i personaggi principali della vicenda "premio Nobel" merita un posto lo stesso testamento del 27 novembre1895 , redatto, come si è detto, in solitudine da Nobel, che non si fidava più dei legali, e controfirmato da quattro testimoni svedesi residenti a Parigi. Da questo, che potremmo ben definire il "convitato di dinamite" per gli equilibri che fece saltare un po' ovunque, nacquero diversi problemi spinosi. Sul fronte dell'istituzione e della gestione del premio, fra l'altro, si nota che la disposizione che costituisce il fondo per il conferimento dei premi non è accompagnata dall'indicazione di come (e da chi) dovesse essere amministrato; inoltre le quattro istituzioni, a cui Nobel assegnava l'incarico di distribuire i premi, non erano mai state contattate. Sul fronte familiare, invece, oltre all'amarezza per i piccoli lasciti destinati ai nipoti (in tutto 1 milione di corone svedesi -5 milioni di euro- contro gli oltre 31 milioni di corone -156 milioni di euro- destinati al fondo per il "premio Nobel"), la famiglia dovette fronteggiare anche una reale minaccia ai suoi interessi presenti e futuri; infatti la disposizione testamentaria di vendere tutti i titoli per finanziare il fondo del premio avrebbe di certo avuto l'effetto di destabilizzare l'azienda petrolifera di Baku (la più grande in Europa) di proprietà della famiglia Nobel, dato che Alfred ne possedeva numerosissime azioni. E in particolare, da questa autentica deflagrazione sarebbe stato colpito il nipote Emanuel che dell'azienda era anche il direttore.

Emanuel Nobel -il nipote leale
Eppure, mentre tutti i suoi cugini e cugine insorgevano contro l'ingiustizia e il pericolo insiti nel testamento e finirono con l'impugnarlo, fu proprio Emanuel Nobel (10.6.1859-31.5.1932) l'unico della famiglia a manifestare il più profondo rispetto per le ultime volontà dello zio, volontà che difese anche di fronte al re di Svezia, che si annoverava fra i critici dell'operazione "premio Nobel". Un rispetto tanto più encomiabile in quanto comunque gli costò non poco in termini economici; alla fine del 1897, infatti, addivenne a un compromesso con l'esecutore testamentario, e ricomprò le azioni dell'azienda "F.lli Nobel" di Baku in possesso dello zio a un prezzo più basso di quello di mercato, ma pur sempre sborsando quasi 4 milioni di corone. Se si pensa che dallo zio aveva ricevuto in eredità 300mila corone, si capisce la grandezza d'animo di questo autentico signore!

Ragnar Sohlman -l'interprete dell'anima
Quando Ragnar Sohlman (26.2.1870-9.7.1948), il 15 dicembre 1896, venne a sapere che Nobel lo aveva nominato suo esecutore testamentario, provò un certo stupore. In fondo aveva solo 27 anni, e, anche se negli ultimi tre anni era stato il più assiduo collaboratore dell'inventore svedese a Parigi e a San Remo, non si aspettava che Nobel riponesse in lui una così grande fiducia. Ma lo stupore diventò autentico sconcerto, quando, cinque giorni dopo, arrivò a San Remo dalla Svezia il testo completo del testamento e si capì subito quale matassa imbrogliata rappresentassero le ultime volontà di Alfred Nobel, tanto più che i due nipoti presenti, Hialmar ed Emanuel, non poterono nascondere la propria delusione e preoccupazione. Così, per Ragnar Sohlman l'onore si era trasformato in un tremendo onere, anche se, in verità, lo avrebbe condiviso -per volontà dello stesso Nobel- con un altro svedese, un po' più anziano di lui, che, in effetti, fu di grande aiuto soprattutto nell'individuare i professionisti giusti per dirimere le diverse questioni.
Ma proprio a San Remo, in quell'intreccio di dolore, stupore e ansia, che minacciava di sopraffarlo, il giovane Sohlman trovò il conforto proprio di Emanuel Nobel, il quale lo incoraggiò a fare il suo dovere, ricordandogli che, in russo, l'esecutore testamentario è definito "interprete dell'anima".
Con questo autentico viatico, Ragnar Sohlman percorse con convinzione, perizia e successo tutto il percorso molto accidentato che si concluse, nel giro di due-tre anni, con l'istituzione della Fondazione Nobel e la predisposizione degli statuti fino ad arrivare, nel 1901, alla prima assegnazione dei 5 premi voluti da Alfred Nobel.
Solo qualche accenno per avere un'idea dei molteplici fronti su cui dovette agire, anche contemporaneamente, Sohlman, sia pure con l'aiuto, come già accennato, di esperti fidati.
1) Il problema della residenza di Nobel fu prioritario, considerato il fatto che "il vagabondo più ricco d'Europa", come talvolta era stato definito l'inventore svedese, possedeva tre case (Parigi, San Remo, Bofors/Svezia), in cui negli ultimi anni aveva soggiornato per qualche mese un paio di volte all'anno. Finalmente (all'inizio del 1897), prevalse l'idea perorata da Sohlman, che l'ultima residenza fosse stata in Svezia e così dell'intera questione concernente il testamento fu investita la magistratura svedese.
2) La liquidazione dei titoli cominciò con un'avventura rocambolesca. In tre settimane, fra il febbraio e il marzo 1897, con tutti i crismi della legalità, ma anche in tutta segretezza, Sohlman, con l'aiuto di un altro svedese, ritirò tutti i valori e i titoli importanti depositati da Nobel in 5 banche parigine, li portò all'ambasciata di Svezia, dove fu fatto l'inventario, per spedirli poi, con speciali pacchi postali assicurati dalla Rotschild, a una banca svedese, quelli da conservare, e a una banca londinese, quelli da vendere. Appena in tempo per evitare che il ramo svedese della famiglia, arrivato compatto a Parigi, potesse investire della questione, con qualche probabilità di successo, i tribunali francesi. Che l'oggetto del contendere (i titoli) si trovava ormai di là dalla Manica fu rivelato ai nipoti di Nobel dallo stesso Sohlman, alla fine di un pranzo "di riconciliazione" suggerito dal Console generale di Svezia. A questa notizia, che per loro aveva l'amaro sapore della beffa, essi cercarono di reagire in ogni sede possibile, ma senza alcun esito pratico. In ultimo (fine maggio 1898), davanti al tribunale svedese, accettarono un compromesso, in cui si riconosceva loro il godimento degli interessi sul capitale per il 1897 in cambio dell'accettazione incondizionata del testamento di Alfred Nobel e di qualche soddisfazione morale.
3) Ma anche la realizzazione concreta della volontà di Nobel, cioè l'istituzione pratica dei cinque premi da lui voluti, rappresentò un autentico scoglio per gli esecutori testamentari, a causa delle troppo scarne indicazioni del testatore e di una immediata campagna contraria all'accettazione delle volontà di Nobel condotta soprattutto dagli ambienti conservatori svedesi, che temevano una pericolosa alterazione degli scopi originari e della vita delle istituzioni coinvolte. Eppure che le quattro istituzioni accettassero l'incarico di assegnare i "premi Nobel" era una condizione tassativa per la convalida del testamento. Comunque, ai primi contatti (marzo 1897) presi da Sohlman con le quattro istituzioni designate da Nobel, una risposta incondizionatamente positiva (aprile 1897) venne dallo Storting norvegese che doveva assegnare il premio per la pace. Per incassare l'assenso delle altre istituzioni, e cioè, l'Accademia reale svedese delle scienze (fisica e la chimica), il Karolinska Institutet (medicina/fisiologia) e l'Accademia svedese  (letteratura), ci volle, invece, più tempo, e soprattutto l'Accademia reale delle scienze si distinse per la sua riottosità. In pratica sciolse del tutto le sue riserve soltanto nel maggio 1898, dopo un nuovo intervento di Emanuel Nobel, che tornò a perorare pubblicamente la causa dell'accettazione delle volontà dello zio. Tuttavia, nel frattempo, i delegati delle istituzioni svedesi accettanti e gli osservatori dell'Accademia delle scienze si erano incontrati a Stoccolma e avevano messo a punto una serie di progetti, dagli "Statuti della Fondazione Nobel" ai criteri relativi all'assegnazione dei premi Nobel nelle diverse istituzioni fino ad arrivare alla fondazione di un "Istituto Nobel" per assistere le giurie nella scelta dei premiati, progetti che furono poi approvati anche dallo Storting norvegese.
A premiare la pazienza di quel fine "tessitore" che era stato Ragnar Sohlman vennero infine, il 9 settembre 1898, l'approvazione di massima del Governo svedese, e, alla fine di aprile del 1899, l'adozione del testo definitivo degli "Statuti della Fondazione Nobel", anche se per avere quello dello Storting occorrerà attendere l'aprile 1905. Infine, l'approvazione definitiva del Governo svedese e la promulgazione degli statuti arriverà il 29 giugno 1900. Dopo l'elezione del suo presidente e del consiglio direttivo (settembre 1900), la "Fondazione Nobel" cominciò a lavorare nel senso voluto da Alfred Nobel e fu così in grado di celebrare la prima assegnazione dei premi Nobel il 10 dicembre 1901.
Il resto è storia nota e cronaca dei nostri giorni.

NOTE
Sul testamento: Riporto di seguito in italiano la parte del Testamento di Nobel che concerne l'istituzione dei premi da lui voluti e la sua conclusione:
"Io, Alfred Bernhard Nobel, dichiaro qui, dopo attenta riflessione, che queste sono le mie Ultime Volontà riguardo al patrimonio che lascerò alla mia morte. [...]
La totalità del mio residuo patrimonio realizzabile dovrà essere utilizzata nel modo seguente: il capitale, dai miei esecutori testamentari impiegato in sicuri investimenti, dovrà costituire un fondo i cui interessi si distribuiranno annualmente in forma di premio a coloro che, durante l'anno precedente, più abbiano contribuito al benessere dell'umanità. Detto interesse verrà suddiviso in cinque parti uguali da distribuirsi nel modo seguente: una parte alla persona che abbia fatto la scoperta o l'invenzione più importante nel campo della fisica; una a chi abbia fatto la scoperta più importante o apportato il più grosso incremento nell'ambito della chimica; una parte alla persona che abbia fatto la maggior scoperta nel campo della fisiologia o della medicina; una parte ancora a chi, nell'ambito della letteratura, abbia prodotto il lavoro di tendenza idealistica più notevole; una parte infine alla persona che più si sia prodigata o abbia realizzato il miglior lavoro ai fini della fraternità tra le nazioni, per l'abolizione o la riduzione di eserciti permanenti e per la formazione e l'incremento di congressi per la pace. I premi per la fisica e per la chimica saranno assegnati dalla Accademia Svedese delle Scienze; quello per la fisiologia o medicina dal Karolinska Instituet di Stoccolma; quello per la letteratura dall'Accademia di Stoccolma, e quello per i campioni della pace da una commissione di cinque persone eletta dal Parlamento norvegese. È mio espresso desiderio che all'atto della assegnazione dei premi non si tenga nessun conto della nazionalità dei candidati, che a essere premiato sia il migliore, sia questi scandinavo o meno.
Come esecutore testamentario nomino Ragnar Sohlman, residente a Bofors, Varmland, e Rudolf Liljequist residente al 31 di Malmskillnadsgatan, Stoccolma, ed a Bengtsfors vicino ad Uddevalla. [...]
Questo Ultimo Volere e Testamento è l'unico valido, e cancella ogni altra mia precedente istruzione o Ultimo Volere, se ne venissero trovati dopo la mia morte.
Infine, è mio esplicito volere che, dopo la mia morte, mi vengano aperte le vene, e una volta che ciò sia stato fatto e che un Medico competente abbia chiaramente riscontrato la mia morte, che le mie spoglie vengano cremate in un cosiddetto crematorio
".

Per quanto riguarda le informazioni contenute in queste noterelle, devo molto al seguente volume: AA.VV., Nobel. L'uomo e i suoi premi, Fratelli Fabbri editori, Milano 1964, che contiene, fra gli altri, il saggio di Henry Schück (Il testamento di Alfred Nobel) e quello di Ragnar Sohlman (Alfred Nobel e la Fondazione Nobel).

Per saperne di più sulla Fondazione Nobel e i premi Nobel vedere il sito della Fondazione Nobel.
Per ulteriori informazioni su Alfred Nobel si può visitare il sito di Villa Nobel . Quella che fu l'ultima dimora di Alfred Nobel e dove egli morì è infatti la villa "Mio Nido" di San Remo, che la provincia di Imperia acquisì nel 1973 e ha intelligentemente trasformato in un museo sulla vita e le ricerche di Alfred Nobel e i premi Nobel italiani.



 
 
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