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LA STORIA: MA CHI LA FA?
OVVERO: DOMANDE DI UN OPERAIO CHE LEGGE
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
1 luglio 2006 0:00
 
Tra le poesie di Bertolt Brecht, che mi sono piaciute fin dall'inizio e mi hanno aiutato ad assumere una consapevolezza nuova delle cose, si annovera quella che il poeta e drammaturgo tedesco scrisse nel 1935, e che s'intitola Domande di un operaio che legge (Fragen eines lesenden Arbeiters).
Se oggi a qualcuno puo' apparire scontata, e' bene ricordare che, all'epoca in cui Brecht la scrisse, e per molto tempo ancora, sui libri scolastici (e non solo tedeschi) la storia era narrata come e' detto qui: tutti i riflettori puntati sui grandi uomini; della piccola gente, della gente comune -quale noi siamo- neanche l'ombra (per tacere del fatto che all'epoca sia in Germania sia in Italia si viveva sotto dittature che imponevano la propria visione della storia).
Personalmente, comunque, io non considero questa poesia affatto superata, perche' mi pare che alla base della creazione dei "grandi uomini" (e oggi magari anche di qualche "grande donna") ci siamo noi, persone comuni. Non e' forse insito in ciascuno di noi un certo desiderio di grandezza? E non ci sembra spesso di non avere abbastanza spazio per esprimerlo? E non siamo allora, tentati di trasferirlo su altre persone che volentieri si prestano a fare da schermo? Non e' questo uno dei meccanismi del divismo/ ducismo -in arte, in religione, in politica, e anche nella scienza?
Ecco perche' questa poesia mi piace; perche' oggi essa puo' restituire a se stesse le persone comuni; puo' fare da antidoto alla fascinazione dei "grandi"; puo' renderle avvertite che sono loro, con la loro presunta piccolezza, a innalzarli sui piedistalli, se non a farsi esse stesse piedistallo, e a pagare tutte le spese -materiali e morali- dell'altrui "grandezza", spesso a tassi da usura. In altri termini: non e' vero che, in quanto persone comuni, non abbiamo potere e non siamo in grado di fare la storia. Il potere ce l'abbiamo, la storia comunque la facciamo, ma troppo spesso per interposta persona. Perche' non ce ne assumiamo la responsabilita' diretta noi, proprio noi, adesso che abbiamo la fortuna di vivere in un Paese, nel quale si puo' parlare ancora liberamente? Per pigrizia? Per paura? Per abitudine?
Ciascuno, se vuole, puo' darsi la risposta appropriata.

Ecco dunque la poesia nella mia traduzione (il testo tedesco segue nelle "note").


BERTOLT BRECHT

Domande di un operaio che legge
(1935)

Chi costrui' Tebe dalle sette porte?
Nei libri ci sono i nomi dei re.
Sono stati i re a trascinarli i blocchi di pietra?
E Babilonia piu' volte distrutta -
Chi la ricostrui' tutte le volte? In quali case
della Lima scintillante d'oro abitavano i costruttori?
Dove andarono la sera che fu finita la Grande Muraglia
i muratori? La grande Roma
e' piena di archi di trionfo. Chi li innalzo'? Su chi
trionfarono i Cesari? La tanto celebrata Bisanzio
aveva solo palazzi per i suoi abitanti? Persino nella favolosa Atlantide
la notte che il mare la inghiotti', mentre affogavano
urlavano aiuto ai loro schiavi.

Il giovane Alessandro conquisto' l'India.
Lui solo?
Cesare batte' i Galli.
Non aveva neanche un cuoco, con se'?
Filippo di Spagna pianse quando la sua flotta
affondo'. Ma non pianse nessun altro?
Federico Secondo vinse nella guerra dei Sette anni. Chi
vinse oltre a lui?

Ogni pagina una vittoria.
Chi cucino' il banchetto della vittoria?
Ogni dieci anni un grande uomo.
Chi pago' le spese?

Quanti resoconti.
Quante domande.


(a cura di Annapaola Laldi)


NOTE

Sulla traduzione: 1) questa poesia e' nota in italiano col titolo "Domande di un lettore operaio". Io ho messo "di un operaio che legge" per sottolineare che in tedesco il sostantivo e' "operaio" (Arbeiter) e non "lettore", come siamo indotti a pensare dicendo "lettore operaio". Inoltre la parola tedesca che parla del "leggere" e' un participio presente "lesend" (alla lettera: "leggente") che si rende bene con la relativa "che legge". 2) Nel punto in cui si parla di Atlantide vi e' di nuovo uno di questi participi presenti "die Ersaufenden" (alla lettera: "gli affoganti") che qui ho reso con "mentre affogavano"; a loro, Brecht attribuisce un urlo di dolore e di paura che in tedesco e' anche animalesco, "bruellen", teso a chiamare in aiuto i loro schiavi. Senza forzare la mano, dicendo "muggivano" (che pure il dizionario di De Mauro riconosce appropriato anche per gli umani), ho preferito "urlavano". 3) Infine, il termine usato per "banchetto della vittoria" e' "Siegesschmaus", e "Schmaus" contiene in se' anche l'idea di un'abbuffata.

Bertolt Brecht, nacque ad Augusta (Augsburg) nel 1898 e mori' a Berlino Est nel 1956. Durante il periodo nazista fu esule in Danimarca, Finlandia, Svezia, e infine negli Stati Uniti. Finita la seconda guerra mondiale si stabili' a Berlino Est, pur non avendo facili rapporti con la Repubblica democratica tedesca. Forse oggi e' piu' conosciuto come drammaturgo che come poeta, ad esempio, per l'Opera da tre soldi musicata da Kurt Weil, Galileo Galilei, Madre Coraggio, ecc.

Ecco il testo della poesia in tedesco:

Bertolt Brecht: Fragen eines lesenden Arbeiters (1935)
"Wer baute das siebentorige Theben?
In den Buechern stehen die Namen von Koenigen.
Haben die Koenige die Felsbrocken herbeigeschleppt?
Und das mehrmals zerstoerte Babylon -
Wer baute es so viele Male auf? In welchen Haeusern
des goldstrahlenden Lima wohnten die Bauleute?
Wohin gingen an dem Abend, wo die Chinesische Mauer fertig war
die Maurer? Das grosse Rom
ist voll von Triumphboegen. Wer errichtete sie? UEber wen
triumphierten die Caesaren? Hatte das vielbesungene Byzanz
nur Palaeste fuer seine Bewohner? Selbst in dem sagenhaften Atlantis
bruellten in der Nacht, wo das Meer es verschlang
die Ersaufenden nach ihren Sklaven.

Der junge Alexander eroberte Indien.
Er allein?
Caesar schlug die Gallier.
Hatte er nicht wenigstens einen Koch, bei sich?
Philipp von Spanien weinte, als seine Flotte
untergegangen war. Weinte sonst niemand?
Friedrich der Zweite siegte im Siebenjaehrigen Krieg. Wer
siegte ausser ihm?

Jede Seite ein Sieg.
Wer kochte den Siegesschmaus?
Alle zehn Jahre ein grosser Mann.
Wer bezahlte die Spesen?

So viele Berichte.
So viele Fragen".
 
 
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