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Tornino i volti! (Una lettura dell’episodio dell’adultera del vangelo di Giovanni)
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
26 marzo 2010 1:14
 
Di anno in anno, nelle domeniche di Quaresima la chiesa cattolica fa leggere, accanto a pericopi tratte dai vangeli sinottici, anche alcuni brani contenuti esclusivamente nel vangelo di Giovanni (l’episodio del cieco nato, quello della samaritana o quello dell’adultera). La lettura proposta il 21 marzo scorso, per la V domenica di Quaresima, consisteva appunto nel dirompente episodio dell’adultera (Gv 8,1-11), che a me piace in modo particolare.
Ne ho trovato un commento interessante in un libro che raccoglie le omelie di un mio amico prete (Fabio Masi) che è parroco in una zona collinare a ridosso di Firenze, il quale coniuga con naturalezza sapere, sapienza, sensibilità e coerenza. Col suo permesso lo offro qui di seguito, senza aggiungere niente (quello che serve anche a situare il brano storicamente, lo dice lui nell’omelia), se non che all’inizio del suo discorso si riferisce a due interessanti riflessioni su questo vangelo lette in precedenza da due gruppi di ragazzi e ragazze rispettivamente di 14-15 anni e di 12-13 anni, e che, per evitare appesantimenti, riporto in appendice. L’omelia è del 28 marzo 2004 e si trova nel volume dal titolo Affrettati lentamente a pag. 117ss. (Il grassetto all’inizio di alcuni periodi è redazionale).

Il brano del Vangelo (Gv 8,1-11)...

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma all’alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da Lui ed Egli, sedutosi, li ammaestrava.
Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e postala nel mezzo gli dicono: “ Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè nella Legge ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?” Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo.
Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito in terra. E siccome insistevano nell’interrogarlo, alzò il capo e disse loro: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”. E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.
Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: “Donna, dove sono, nessuno ti ha condannata?” Ed ella rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù le disse: “Neanch’io ti condanno: va’ e d’ora in poi non peccare più
.

... e l'omelia
[…]
Ieri ho letto e ora ho ascoltato con molta attenzione e molto interesse quello che avete detto commentando il brano dell’adultera. Avete detto cose molto importanti che non dimenticherò. Debbo dirvi sinceramente che la cosa che mi ha colpito di più in tutti e due gli interventi […] è la constatazione lucida e disincantata che ‘il mondo di oggi è pieno di violenza e incapace di perdono’. Alla vostra età in genere non è frequente essere così realisti. Vuol dire allora che dal mondo in cui oggi viviamo viene una spinta potente verso la sfiducia nella possibilità del perdono.
Sapete che la parola ‘Vangelo’ vuol dire lieta notizia, annuncio gioioso. Constatare che a noi non riesce perdonare non è una lieta notizia, ma è una buona notizia sapere che Dio è come Gesù in quel racconto e non cambia idea nemmeno se a noi non riesce perdonare. Quindi volevo aggiungere una cosa importante a quella che avete detto voi: il Vangelo, e oggi in particolare l’episodio dell’adultera, prima ancora di essere un invito a perdonarci fra noi, ci vuole raccontare come è Dio. Questa è la nostra salvezza, sapere che Dio è così. Poi anche a noi è chiesto di somigliare a Lui; ma solo una persona che si sente amata è capace di amare, perciò la prima cosa importante è sapere che siamo accolti da Dio così come siamo, il resto viene dopo.

Il racconto scandaloso ...
Non so se sapete che i codici più antichi del Vangelo di Giovanni non riportano questo episodio, l’avevano censurato. Avranno detto: ‘non esageriamo con questo perdono!’. Forse gli amanuensi erano maschi e sentivano in pericolo la loro supremazia sulla donna!
Io mi son sempre chiesto come avrà reagito il marito della donna, quando l’ha vista tornare a casa, o forse era anche lui là a lanciare sassi! Avrà gioito o si sarà sentito offeso due volte?
Fatto sta che i codici più antichi del Vangelo di Giovanni non riportano quest’episodio e i padri greci, fino al nono secolo, sembra che non lo conoscano perché non lo citano mai. La Chiesa d’occidente invece lo riporta fin dall’antichità. E si capisce perché abbiano esitato ad accettarlo: è eversivo! Gesù contrasta una norma legale presente nei primi libri della Bibbia. Gesù afferma che quella donna è più importante della ‘Legge’, delle Sacre Scritture.

... dello scandaloso agire di Gesù
I farisei e gli scribi si difendevano da questo modo di fare destabilizzante di Gesù, dicendo che operava in nome di satana, e da un certo punto di vista avevano ragione. Ecco cosa fa l’intervento di Gesù sulla donna che ha commesso adulterio, una realtà umana chiusa in regole sacre: spezza le regole e salva la donna.
Questa è la grande novità di questo episodio che è uno dei più belli di tutto il Nuovo Testamento. E l’intervento è ancora più forte perché si rivolge all’anello più debole della catena sociale ebraica: una donna e per di più adultera. Di fronte alla sua condanna a morte, il Messia apre uno spazio perché tutto possa continuare a vivere e a vivere bene.
Qual è la radice del perdono? Intanto conoscere che Dio è così, prendiamo atto di questo, facciamolo calare dentro di noi. Queste parole, ‘nemmeno io ti condanno’, da allora attraversano tutta la storia cristiana, fino ad arrivare a oggi. Quando uno pensa a Dio e si domanda: ‘ma che vorrà Iddio? Cosa pensa di noi? Cosa ha da dirci?’, ecco, pensi a questo. Dio ti dice: ‘Io non ti condanno, va’ e rinnova la tua vita, ricomincia daccapo!’. E’ questa la salvezza. I ragazzi hanno detto, e hanno ragione, che noi non riusciamo a perdonarci e va bene! Ma intanto pigliamo atto che Dio è così, questo è il punto di partenza.

La persona è sempre qualcosa di più dei suoi sbagli
Poi Gesù, con il suo perdono, dice che questa donna non è soltanto il suo peccato, c’è ben altro in lei! Dopo quel fatto sembra che lei non sia altro che ‘adultera’. E se ieri aveva fatto una carezza a suo marito? E se aveva aiutato un bambino che stava male? Tutto dimenticato. Tutto ora è concentrato, come in un buco nero, su quel gesto, tutto si consuma in quel gesto: d’ora in poi lei è l’Adultera, con la lettera maiuscola. Gesù dice che condannarla a morte vuol dire inchiodarla, identificarla col suo peccato.
Mettiamoci nei panni di questa donna! Intanto è stata scoperta in flagrante adulterio, quindi l’umiliazione che ha provato è indescrivibile, e poi la paura! Era sull’orlo della morte, stava per essere lapidata. Mi immagino che questa donna avrà avuto le lacrime agli occhi. Ecco, Gesù guarda quelle lacrime e dice che lì è il suo futuro, in quel dispiacere di aver creato dolore o anche semplicemente in quella paura. Ci sono delle lacrime nei suoi occhi, appelliamoci a quelle. Il perdono è appellarsi a questo ‘altro’ che è in ciascuno di noi e rilanciare la speranza.
Guardate, non si parla di roba di venti secoli fa, in Africa succede ancora! Ogni tanto mi arrivano e-mail che chiedono solidarietà perché non siano uccise delle donne trovate in situazioni simili.

Ricominciare da capo
In tutta la vita di Gesù c’è questa continua, incessante offerta di vita, di futuro, di rinnovamento; Gesù apre continuamente possibilità insperate di vita, tutta la sua vita è così! I miracoli, in fondo, che cosa sono se non rimettere in piedi uno che è caduto, e dire ‘forza, ricomincia’? ‘Alzati e cammina’ non è soltanto un gesto di ortopedia, è un progetto di vita. Perfino al ladro in croce Gesù apre un futuro, certo, glielo apre nell’aldilà: ‘oggi sarai con me in paradiso!’, ma glielo apre perfino in quel momento in cui sembra che ogni speranza sia perduta.

Oltre i limiti della propria cultura

Con Gesù inizia una nuova ‘etica’. Ma mettiamoci d’accordo sul senso di questa parola. Nel suo significato originario, ethos – e per i latini, mos – non è affatto quello che noi oggi intendiamo per ‘etico’ o ‘morale’, cioè l’insieme di norme scritte o non scritte che ognuno deve osservare. Ethos non indicava comportamenti soggettivi, indicava la ‘dimora’, in cui ogni uomo si trova, la ‘radice’, a cui ogni uomo appartiene, che è diversa fra un italiano e un africano che vive in un ‘bantustan’ in Sudafrica. In questo senso uno non è più o meno etico, ma appartiene a un ethos, a una stirpe, a un linguaggio, a una civiltà che non è lui a scegliere.
L’ethos è la nostra identità, la nostra radice, ma anche il nostro limite, la nostra gabbia, il nostro ‘destino’. E’ difficile che uno possa uscir fuori completamente dal suo ethos.
Ebbene, Gesù, 2000 anni fa, ha spezzato la rigidità di ogni ethos, di ogni regola. Non dico che ha abolito ogni regola, dico che ne ha spezzata la rigidità, abolita l’intoccabilità, e ha messo l’uomo al centro. Ecco perché i custodi delle regole hanno reagito e lo hanno eliminato. Anche Socrate fu condannato a morte perché la sua libertà intellettuale offendeva gli dèi della città e scavalcava l’ethos di quel tempo.
Con Gesù finisce l’etica come destino proprio di una civiltà, di un popolo, fissa, ferma, intoccabile. Ora, al centro ci sono le creature da amare. Con Gesù inizia l’etica come ‘decisione’, come ‘scelta responsabile’ molto più difficile e faticosa. Mi stupiscono i Pastori della Chiesa che talvolta parlano ancora di princìpi intoccabili.

La continua riscrittura della legge dell'amore

Un’ultima cosa.  A proposito di Gesù, che scrive per terra in attesa della risposta dei farisei, ho letto un’osservazione che forse non coglie l’intenzione dell’Evangelista Giovanni, ma che mi sembra interessante.
Si dice in questa interpretazione che Gesù scrive per terra, sulla sabbia, la nuova legge dell’amore. Quella data da Mosè sul Sinai era scritta sulla pietra; eterna, indistruttibile, immodificabile, è l’uomo che deve piegarsi e magari spezzarsi di fronte ai princìpi. Con Gesù invece la legge è scritta sulla sabbia, una ventata la può spazzare via e va continuamente riscritta. Ora è l’uomo al primo posto, anzi quell’uomo e quella donna.

Che fare?

E noi che dobbiamo fare? Come corrispondere a questa rivelazione di Dio? Nelle nostre scelte, nelle nostre decisioni chi abbiamo davanti?
- se siamo persone quadrate, tutte d’un pezzo, si rischia di tenere al centro i princìpi, le regole;
- se siamo vittime della cultura dominante, al centro abbiamo l’io, il possesso, le cose, i prodotti;
- il Vangelo di oggi ci dice che al centro bisogna mettere l’altro, il suo volto. Non parliamo sempre di masse, di umanità, parliamo di volti. ‘Tornino i volti!’. Che al centro ci sia l’altro! Il suo volto unico che chiede riconoscimento e accoglienza, anche se è un volto sanguinante o deturpato dagli sbagli che ha fatto.

APPENDICE:

1- Intervento dei ragazzi e delle ragazze di 14-15 anni che si preparano alla cresima:

La prima cosa che ci ha colpiti leggendo questo brano è la figura della donna. Ai tempi di Gesù e anche oggi, soprattutto in certi Paesi, le donne non avevano nessuna libertà. Dovevano solo obbedire prima al padre e poi al marito. Se sbagliavano, non c’era nessuna pietà, la legge era molto dura. Gli scribi e i farisei portano la donna davanti a Gesù per vedere se Lui conosce e rispetta la Legge di Mosè. E sperano di trovare un motivo per accusarlo.
Gesù non si mette a discutere. Non li guarda nemmeno.Non guarda neanche la donna, forse per rispettare la sua dignità. Quando parla è per fare presente che, se lei ha peccato, hanno peccato an che loro, e come loro hanno avuto un’altra possibilità, così deve averla anche lei, anche se donna. Gesù non cancella né la legge né il peccato. Dice che non ci si deve fermare lì, c’è anche un’altra possibilità, il perdono.
Pensando alla nostra vita ci siamo chiesti se conosciamo il perdono dato e ricevuto. Ognuno di noi desidera per sé un’altra chance quando sbaglia, ma quando si tratta di perdonare gli altri è più difficile. A volte ci vuole tempo perché il perdono è una scelta ed è una cosa seria e impegnativa. E’ più facile non perdonare, non cercare di capire, mettere il muso e basta.
Ma se guardiamo il mondo di oggi ci accorgiamo che è senza perdono, per questo è terribile. Se ci fosse il perdono non ci sarebbero le guerre e staremmo tutti bene.

2- Intervento dei ragazzi e delle ragazze di 12-13 anni:

Parlare del perdono per noi ragazzi non è facile. Alla nostra età non abbiamo avuto grandi esperienze di questo tipo. Spesso per noi si tratta di litigi fra amici, di delusioni che certamente ci hanno fatto soffrire, ma non sono cose gravi.
Abbiamo parlato dell’episodio dell’adultera e ci siamo soffermati sulle parole di Gesù che dice: ‘Chi è senza peccato scagli la prima pietra” e a questo proposito ci siamo detti che è una bella notizia sapere che Dio ci perdona.
Fra di noi però non è difficile solo perdonare chi ci ha fatto un torto, ma anche chiedere scusa e lasciarsi perdonare quando siano noi ad aver fatto un torto agli altri.
Poi ci siamo ricordati anche che non sempre Gesù perdona bonariamente come nel caso dell’adultera. A lei dice: Neanche io ti condanno. Va’ e non peccare più”. Ma altre volte è più duro, come per esempio quando scaccia i mercanti dal tempio.
Per noi perdonare non è facile. Come si possono perdonare i terroristi, chi provoca le guerre, chi violenta e sfrutta i bambini? Come è possibile perdonare lo sterminio degli ebrei, l’orrore dei campi di concentramento? Ci sono fatti che secondo noi è impossibile perdonare, almeno umanamente è impossibile: non si riesce a dominare la rabbia. Però è anche vero che la rabbia e l’odio generano altro odio e altre vendette e allora non si finisce più. Comunque siamo tutti del parere che perdonare non vuol dire dimenticare.
Gesù sulla croce, quando stava soffrendo in maniera indescrivibile, ha detto: ‘Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno’.
Forse è questa la nostra speranza, sapere che Dio arriva fino a questo punto”.

NOTA
Fabio Masi è prete da oltre cinquant’anni e parroco di Santo Stefano a Paterno  (Bagno a Ripoli) da quasi trenta.

Diverse sue omelie (dal 2001 al 2009) sono state raccolte a cura di parrocchiani e amici e
pubblicate in tre volumi presso le “Edizioni del poligrafico fiorentino”:

Affaticarsi intorno alla parola (2003)
Affrettati lentamente (2005)
La parola condivisa (2009)


 
 
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