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TUFAZZOLO . OVVERO: IL FAI DA TE DELLA MODA
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
15 agosto 2005 0:00
 
"Annapaola, ti s'e' rotto il ferro da stiro?".
Mi apostrofa cosi', peraltro con simpatia, un amico sempre azzimato come un pinguino, e mi mette subito di buon umore, perche' capisco al volo, e vedo coi suoi occhi la camicia che ho addosso, a righe bianche e di un arancione pallido pallido per le molte lavature, ma soprattutto "tutt'un tufazzolo" (l'accento e' su "-fa-"), come diceva la mia mamma con un'espressione tutta sua che significa "sgualcito" o "spiegazzato", e che ai miei orecchi ha una forza espressiva che non trova pari nelle parole dell'italiano corretto e corrente.

E' cosi'; ogni volta che mi rendo conto di essere "tutt'un tufazzolo" (a volte, e' ovvio, me ne accorgo da sola) mi viene addosso una grande allegria. Da dove, non so. Forse e' perche' mi si para davanti agli occhi l'espressione sgomenta, sgomentissima -e insieme rassegnata nella sua amorevole benevolenza- della mia mamma, che ci teneva tanto alla precisione nel vestire e anche a una certa eleganza, e che, quando aveva da stirare d'estate, si alzava alle cinque del mattino, per svolgere nel momento piu' fresco della giornata questa incombenza per lei irrinunciabile. E invece di una bambina tutta per benino come avrebbe piu' che meritato, le ero capitata io, in questo campo sciamannatissima persona .. -che non dico di non avere un mio concetto dell'eleganza, perche' invece ce l'ho, ma e' cosi' mio, talmente mio che non lo capisce nessuno.
Si', credo proprio che sia a causa del balzo indietro negli anni, che mi fa fare, che questa percezione mi da' allegria. In fondo, e' un ritorno ad anni piu' giovanili, e insieme la rimemorazione di un linguaggio che da tanto tempo non ho piu' occasione di usare, ma di cui, quando riemerge, sento l'enorme potenza plasmante che ha avuto per me. Perche' con quel termine, che non si trova sui dizionari d'italiano, si rifa' viva la lingua davvero "materna", quella degli affetti, nella quale ho balbettato le prime parole per immettermi poi, attraverso di essa, nella piu' vasta corrente della lingua ufficiale; e', insomma, quel "lessico familiare", su cui e con cui, non a caso, una grande scrittrice italiana, Natalia Ginzburg, ha intessuto una sua opera famosa.

Ebbene si', caro mio, la mia vecchia camicia e' tutt'un tufazzolo, o, se vogliamo ricorrere al verbo, e' tutta attufizzolata. E allora?
Fa caldo; non me la sento di aumentare la temperatura gia' elevata anche dentro casa usando il ferro da stiro, che peraltro mi sta sempre un po' antipatico -pure d'inverno. E di alzarmi alle cinque del mattino, neanche parlarne. E poi, a chi devo rendere conto? Caso mai al cotone di cui e' fatta la camicia, dato che i bene informati sull'argomento sostengono che il cotone, a stirarlo, e' contento e lo dimostra durando di piu' -e io, ogni tanto, gli vado incontro..
E infine: domando e dico, in un'epoca in cui, qui da noi, ci sono tanti pseudosciamannati che spendono "cifre" per seguire la moda del pantalone/gonna artificiosamente sbrindellati, usurati, bucati, strappati, perche' non dovrei, io, sostenere a testa alta la mia personale moda del tutto naturale e inoltre davvero "a costo zero", anche per l'ambiente -quella, appunto, del tufazzolo?
Termine che, una volta orecchiato, e' pure simpatico, e, mi sembra, offra anche un pizzico di esoticita' -che non guasta..

... e di cui adesso riferisco quel po' di storia che sono riuscita a scoprire.

Il termine, come lo conosco io, viene dal pistoiese, anche se, in un dizionario di questo vernacolo, che ho potuto consultare di recente, ho trovato solo la variante "tofizzolo" (accento su "-fiz-") col verbo "attofizzolare" nel significato appunto di "sgualcito", "sgualcire", ecc...
E' invece su Internet che ho scoperto proprio il termine materno, "tufazzolo", col significato di "ricciolo di capelli", "ciocca di capelli arricciati", ma il passo dai capelli arricciati alla stoffa spiegazzata sembra davvero breve. La cosa interessante e' che il termine viene messo in relazione con lo spagnolo "tufos" (ricciolo), col francese "touffe" (ciocca di piume), con il romeno "tufa" (ciocca, ciuffo), che si fanno derivare dal latino "tufa" (pennacchio), un termine che il mio vecchio "Georges-Calonghi" da' per attestato nelle opere di cose militari e di veterinaria di un tal Flavius Vegetius Renatus del IV-V secolo della nostra era.

In conclusione: TUFAZZOLO E' BELLO . E FA ANCHE CULTURA.
 
 
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