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Futuri incrociati di tv e banda larga: opacità imperante
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Macromicro economia di Domenico Murrone
23 giugno 2010 10:44
 
 I canali tematici Alice, Leonardo, Marcopolo e Nuvolari, finora distribuiti in esclusiva da Sky Italia saranno visibili anche sulla piattaforma Iptv (Internet Protocol Television) di Telecom Italia. E' da tempo che Telecom Italia ha la possibilità tecnica di creare una piattaforma Iptv, ma finora le mosse sono state poco lineari, apparentemente senza una strategia di fondo. L'ingresso sulla sua piattaforma di canali con una programmazione consolidata, potrebbe essere il primo segnale che anche Telecom Italia ha deciso una precisa linea. Una mossa che -unitamente ad altri segnali, vedi l'ingresso di Enrico Mentana a capo del Tg de LA7, la tv generalista in chiaro di Telecom Italia-, significherebbe il coinvolgimento dell'azienda nella competizione televisiva a tutto tondo.
E questo potrebbe avere risvolti in tutta la sua attività. Telecom Italia da circa un decennio vive un conflitto interno: entro anche nel mondo della televisione? O mi limito a starne ai margini?
Anni fa sembrava che LA7 dovesse diventare una serie concorrente di Rai e Mediaset, all'inizio dell'era di Tronchetti Provera. Tutto ridimensionato. L'ipotesi che il dietro front sia dipeso dalla volontà di non indispettire il presidente del Consiglio di allora (Silvio Berlusconi) e i suoi interessi nel campo televisivo, è stata avanzata da più parti. Il motivo è che, volente o nolente, Telecom per reggersi in piedi (per via dell'indebitamento, in primis) aveva bisogno di un Governo 'amico'.
 
Come una decina d'anni fa, anche oggi il futuro di Telecom Italia dipende dalle mosse dell'Esecutivo, soprattutto in fatto di nuova rete della banda larga in fibra ottica, che dovrà sostituire quella coi fili in rame (di proprietà di Telecom).
 
Ora arrivano due segnali, piccoli piccoli, ma che non possono non significare qualcosa. Il potenziamento della IpTv ed Enrico Mentana, non possono essere mere coincidenze.
L'interpretazione immediata potrebbe essere: Telecom va alla guerra, e decide di intimorire il Governo sul territorio caro al premier (la tv, tradizionale e non) "attento che posso dare parecchi grattacapi, se non assecondate le mie richieste in fatto di banda larga".
Ipotesi verosimile, ma forse troppo semplicistica.
Non occorre dimenticare che Telecom Italia è salita sulla piattaforma satellitare creata da Rai e Mediaset (TivuSat), nata per competere con quella di Sky, che è al momento l'unico antagonista del duopolio Rai-Mediaset. Ecco una interpretazione alternativa: Telecom si posiziona nel settore tv per essere pronta a recitare un ruolo tattico a fianco del Governo e dei suoi interessi nella battaglia contro Murdoch-Sky.
In cambio Telecom otterrebbe norme che le permetterebbero di perpetuare il suo dominio nella Rete.
Ipotesi!
Di sicuro c'è:
- che la rete dei cavi che permettono di telefonare e di connettersi ad Internet in Italia è arcaica e satura in molte zone (anche urbane);
- che a fronte di mesi di annunci, ancora è lontano il traguardo di un serio piano per la graduale sostituzione del rame con la fibra;
- che il passaggio al digitale terrestre non ha modificato gli equilibri nel campo dell'editoria televisiva, dove dominano sia per ascolti, sia per raccolta pubblicitaria due emittenti che sono sotto il controllo della politica (Rai e Mediaset);
- che l'unica novità degli ultimi anni è il rafforzamento di Sky, che ha attinto le risorse da un filone in cui non erano presenti Rai e Mediaset, il pagamento del canone per accedere alla pay tv;
- che negli ultimi mesi una serie di mosse di Governo, Mediaset e Rai hanno un comune filo conduttore: contrastare Sky;
- che a diverse settimane dalle dimissioni di Claudio Scajola, ancora non è stato nominato il nuovo capo del ministero dello Sviluppo economico, che è quello che ha voce in capitolo nelle decisioni sia in campo delle televisioni, sia per la Rete. Il tutto rimane in mano ad un vice ministro, Paolo Romani.
 
Continua la guerra sotterranea, dunque, che vede tanti protagonisti –istituzionali e non- impegnati con modalità ben poco trasparenti a determinare il futuro delle comunicazioni e dell'informazione in Italia.  
 
 
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