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Il 'trionfo' della democrazia rappresentativa: 15 province in 15 anni
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Macromicro economia di Domenico Murrone
15 febbraio 2007 0:00
 
Negli ultimi 15 anni sono state istituite 15 nuove province. Le ultime arrivate sono quelle di Monza e Brianza; Fermo; Barletta-Andria-Trani. E poi (tutte in Sardegna): Carbonia-Iglesias; Medio Campidano; Ogliastra; Olbia-Tempio. Le altre: Verbano-Cusio-Ossola; Biella; Lecco; Lodi; Rimini; Prato; Crotone; Vibo Valentia. Un totale di 110 province (nel 1992 eravamo a 95), con rispettivo carico di consiglieri e assessori.

Il "trionfo" della democrazia rappresentativa
Democrazia rappresentativa:
forma di governo basata sulla volonta' popolare che delega la rappresentazione dei propri interessi e le decisioni a soggetti eletti tramite libere elezioni.

Il numero dei "rappresentanti del popolo" in Italia tocca quota 150 mila: giudicato dai piu' eccessivo. Oltre ai quasi 1.000 parlamentari nazionali, si contano 78 parlamentari europei, piu' di 1.000 consiglieri regionali, oltre 3.000 provinciali, quasi 120.000 comunali e oltre 25.000 tra consiglieri circoscrizionali (nelle grandi citta') e delle comunita' montane.
A questi incarichi elettivi si aggiungono quelli di governo (assessori, ministri, ecc.) e una massa di consulenti. Una stima per difetto porta il numero vicino al mezzo milione di persone che percepiscono una retribuzione per la loro funzione politica: l'1% degli italiani, pagato dalla collettivita'. Una percentuale enorme, con costi che si aggirano sui 2 miliardi di euro all'anno, che i cittadini pagano versando tasse allo Stato o agli enti locali.

Questa pletora di incarichi crea lo sdegno, a volte populistico, di molti cittadini: "la politica? Tutti ladri". Non seguiamo l'onda. Un politico che fa bene il suo mestiere e' giusto che percepisca un congruo stipendio, magari senza ingiustificati privilegi e riducendo il numero dei membri delle assemblee.

Il vero problema e' un altro. Fermo restando che la democrazia e' un sistema imperfetto per definizione, ma e' il migliore finora sperimentato (le dittature di tutti i colori sono molto peggio), il sistema democratico italiano sembra destinato alla cancrena quando vengono tenuti in vita alcuni enti che, non solo sono inutili, ma addirittura dannosi.
A cosa servono le oltre 350 comunita' montane che finanziamo (12.500 consiglieri)? A nulla. Hanno forse rivitalizzato i comuni montani? No. La popolazione in questi borghi continua a decrescere. Perche' non si aboliscono? Boh!??
Anche quando tutti concordano su: "le province sono enti inutili", nulla cambia, anzi aumentano di numero. Basta l'interessamento di un politico locale e la speranza di avere qualche posto di lavoro "sicuro" in zona per rendere quasi impossibile fermare la deriva.
Eppure il mantenimento in vita delle province rende impossibile governare il territorio nelle Aree metropolitane, previste da anni, ma mai decollate. Se occorre decidere il tracciato di una nuova arteria stradale attorno ad una citta' media come Firenze, hanno voce in capitolo ben 44 consigli comunali e il consiglio provinciale. Senza l'ente inutile "provincia", a dibattere sarebbe un'unica assemblea, quella dell'Area metropolitana.

Invece, in Italia, non si decide mai nulla e le riforme sono pura utopia.
Eppure una speranza c'e': che i cittadini si rendano conto che una parte di quei 2 miliardi di euro all'anno, potrebbe essere risparmiata con vantaggi per il portafogli e per l'efficienza del sistema.
Aboliamo le comunita' montane, aboliamo le province.
 
 
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