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 USA - USA - Casa di Prince piena di oppiacei. Desecretati atti giudiziari
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19 aprile 2017 11:18
 
A un anno di distanza dalla morte di Prince, scomparso il 21 aprile nella sua residenza Paisley Park, spuntano nuovi dettagli sul caso. Stando a quanto rivelato da alcuni atti giudiziari desecretati ieri, la polizia ha trovato nella casa della pop star una grande quantità di oppiacei. Diverse boccette di pillole riportavano sull'etichetta la dicitura Watson 853, l'identificatore per i farmaci generici a base di idrocodone-paracetamolo. Altri narcotici erano invece nascosti in contenitori di 'copertura', tra cui flaconi di vitamine, sparsi tra camera da letto e armadio.Gli investigatori, si legge negli atti, sono stati "messi al corrente da alcuni testimoni che Prince nel periodo precedente alla sua morte aveva attraversato un periodo di astinenza e ricadute, che potrebbe essere il risultato di un abuso nell'utilizzo di farmaci”. Dalle dichiarazioni giurate e dai mandati di perquisizione è emerso inoltre che alcuni dei forti antidolorifici trovati nell'abitazione del musicista, che si trova vicino a Minneapolis, erano accompagnati da prescrizioni fatte a nome del suo amico e guardia del corpo Kirk Johnson, probabilmente per salvaguardare la privacy di Prince. Sul punto, tuttavia, il legale del bodyguard ha rifiutato di rilasciare commenti.I documenti svelati ieri comprendono anche ricerche fatte dal computer di Prince, comunicazioni telefoniche con amici e interviste con i suoi collaboratori. Dalle carte emerge che l'artista non utilizzava cellulari e che aveva numerosi account di posta elettronica con diversi alias.Anche dopo aver scoperto la fornitura di oppiacei, che offusca l'immagine di un Prince dallo stile di vita sano e controllato, il lavoro degli investigatori non finisce qui. Manca, infatti, ancora un elemento importante per chiarire al meglio alcune dinamiche. La causa ufficiale della morte è stata attribuita al sovradosaggio accidentale di fentanyl, potentissima droga ritenuta 50 volte più forte dell'eroina, avvenuta per auto-somministrazione. Tuttavia, gli investigatori non hanno ancora identificato chi ha fornito all'artista la dose dell'antidolorifico rivelatasi poi fatale. Lo scorso ottobre, sempre stando a quanto riportato negli atti giudiziari, la polizia aveva definito l'indagine come "un caso di omicidio", ma nessuno è mai stato incriminato con questa accusa. 
 
 
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