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 BELGIO - BELGIO - Coma: difficile la diagnosi
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Notizia 
23 novembre 2009 12:24
 
Rom Houben ebbe un incidente d'auto nel 1983 a 23 anni, e per altri 23 è stato considerato un paziente in coma vigile, prima che si scoprisse che era cosciente. In pratica, medici e infermieri lo hanno considerato un caso disperato per tutti questi anni fino a che un nuovo esame neurologico, eseguito presso l'università di Liegi, ha rivelato che Houben era solo paralizzato. Le immagini del tomografo hanno infatti evidenziato che il suo cervello era rimasto praticamente funzionante per tutto questo tempo. Ora, può comunicare con un computer dotato di particolare tastiera e racconta che quando si è svegliato dopo l'incidente non avvertiva più il proprio corpo. "Ho gridato, ma nessuno mi sentiva". E non gli è rimasto altro che assistere ai tentativi del personale medico per indurlo a esprimersi, fino a che vi hanno rinunciato. La sua unica possibilità è stata quella di riandare al passato o di sognare un'esistenza migliore. "Non dimenticherò mai il giorno in cui mi hanno scoperto. La mia seconda nascita", scrive Houben.
Il neurologo Steven Laureys, artefice dei nuovi esami su Houben, quest'estate ha pubblicato uno studio che dimostra la frequenza con cui si sbaglia a diagnosticare il coma vigile. Nel 40% dei pazienti ritenuti in stato vegetativo si può, mediante un esame molto accurato, ritrovare tracce di consapevolezza. Si tratta di pazienti di tanto in tanto reattivi alla comunicazione, i quali, grazie a particolari trattamenti, possono fare notevoli progressi.
Ma come si spiega il caso Houben? Leureys crede che esista un errore nel sistema: "Chi riceve il timbro 'senza coscienza', difficilmente se ne può liberare".
 
 
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