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 TUNISIA - TUNISIA - Depenalizzato il consumo di marijuana
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Notizia 
16 marzo 2017 11:18
 
Fumare marijuana non comportera' piu' il carcere automatico in Tunisia. Lo ha annunciato il Consiglio di Sicurezza Nazionale tunisino, guidato dal presidente Beji Caid Essebsi. La misura diverra' esecutiva a partire dal prossimo lunedi', anniversario dell'indipendenza del paese nordafricano. Si tratta di una vittoria per gli attivisti tunisini, che da qualche anno chiedevano di rivedere la Legge 52, in base alla quale "e' previsto un minimo di un anno di carcere per chiunque usi o possieda una piccola quantita' di droga, cannabis inclusa. Per i recidivi la sentenza minima e' di cinque anni". La Legge 52, che risale ai tempi di Ben Ali, esclude ogni circostanza attenuante, compresa l'incensuratezza, e veniva usata spesso per sopprimere il dissenso verso Ben Ali. Da lunedi', chi verra' sorpreso a fumare per la prima volta, potra' usufruire del perdono del giudice. Verra' eliminato il carcere anche per chi si rifiuti di eseguire il test delle urine, una misura avversata dagli attivisti per i diritti umani, poiche' spesso associata agli abusi degli agenti di sicurezza. L'applicazione della Legge 52 negli ultimi anni era diventata molto diffusa in Tunisia, con migliaia di giovani incarcerati per essere stati trovati in possesso di marijuana. I dati ufficiali mostrano come dal 2011 al 2016, il numero di processi per questo genere di reato sia passato da 732 a 5744. Secondo il ministero di giustizia, in Tunisia ci sono 6700 persone in carcere per consumo di droga, su un totale di 23550 carcerati. Alla fine dello scorso dicembre, il governo aveva presentato degli emendamenti alla Legge 52, che prevedevano l'abolizione del carcere per le prime due volte in cui si era sorpresi in possesso di droghe. Il testo e' pero' ancora bloccato in Parlamento. Secondo l'avvocato Ghazi Mrabet, "questo cambiamento legislativo evitera' migliaia di incarcerazioni, ma bisogna ricordare che i casi possono essere trattati diversamente a seconda del giudice, che conserva comunque il potere di disporre il carcere". 
 
 
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