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 ITALIA - ITALIA - Eutanasia su minore. Consulta bioetica di Pisa: la retorica dei contrari
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Notizia 
18 settembre 2016 17:37
 
Il caso del minore malato terminale che in Belgio ha avuto accesso all’opzione eutanasica ha scatenato, come sempre avviene in Italia, violente reazioni, soprattutto da parte cattolica.
Il cardinale Bagnasco ammonisce che “ la vita è sacra e deve essere accolta, sempre, anche quando questo richiede un grande impegno”, Alberto Gambino dell’Associazione Scienza&Vita afferma che “Il caso belga finisce coll'attuare un principio particolarmente nefasto perché estende l'eutanasia, già di per sé inaccettabile, ad una vicenda di estrema fragilità in cui si misura la dignità di un soggetto con il metro di giudizio di chi non incarna direttamente quella dignità”, Lucetta Scaraffia in un articolo sull’HuffingtonPost punta il dito contro i genitori che avrebbero rinunciato agli ultimi benedetti respiri di vita del piccolo che avrebbe in questo modo subìto non solo la sofferenza della malattia ma anche l’abbandono dei genitori.
Le reazioni citate spiccano per la loro crudeltà ideologica oltre che per una scorretta presentazione dei fatti.
Intanto il minore aveva 17 anni ed ha espresso il proprio consenso di poter accedere alla ‘dolce morte’ mettendo così fine alle atroci sofferenze che lo affliggevano. Non è dunque vero che vi è stata una decisione d’imperio contro o a prescindere dalla volontà del titolare di quella ‘dignità’ di cui parla Gambino. In secondo luogo, dal momento che la posizione dei cattolici in materia di eutanasia è di considerarla “di per sé inaccettabile”, quindi sempre deplorevole, risulta del tutto specioso l’appello alla volontà del diretto interessato. In terzo luogo l’approccio è tutto ideologico perché si pone come assoluto un principio – la sacralità della vita – a prescindere dalle circostanze concrete in cui questa si svolge. Si trascura la sofferenza che è connessa all’esperienza di una malattia terminale (che condurrà comunque di lì a poco alla morte) o ancor peggio si fa della sofferenza un valore da vivere e si ritiene che chi vuol mettervi fine stia mettendo in atto una condotta criminale.
Purtroppo queste posizioni, che trovano la loro eco in zelanti politici cattolici, dimostrano come nel nostro Paese, si tratti di casi esteri o nazionali, sia ancora molto faticoso parlare di autodeterminazione alla fine della vita in modo razionale e non retorico. E la politica, genuflessa ai dettami delle gerarchie ecclesiastiche, è in affanno ad avanzare laicamente verso un riconoscimento dei diritti individuali rispettoso dei diversi orientamenti di valore che sono presenti nella società civile.

Seila Bernacchi
Coordinatrice Consulta di Bioetica Onlus – Sezione di Pisa 


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