testata ADUC
Dal caso Welby al testamento biologico. I rischi di una legge di compromesso
Scarica e stampa il PDF
Osservatorio legale di Claudia Moretti
15 giugno 2007 0:00
 
Non c'e' dubbio che una legge che regolamenta la possibilita' di ognuno di stabilire oggi per allora le proprie scelte sul fine vita, urga, e urge davvero. Le incertezze giurisprudenziali, dottrinali e deontologiche in questi ultimi mesi dimostrano la necessita' di stabilire e guidare gli operatori medici e sanitari nell'accompagnare un proprio paziente nel morire.
Ma e' altrattanto vero che, proprio quell'incertezza scaturita dalle pronunce nel caso Englaro e piu' di recente nel caso Welby, ormai Welby-Riccio (il medico anestesista che ha materialmente sospeso la cura al leader radicale, oggi rinviato coattivamente a giudizio per volere del Gip di Roma, Laviola) ci impone una seria e realistica valutazione sul come possa e debba uscire dal Parlamento un testo che abbia sia i numeri sia i requisiti indispensabili di legittimita' costituzionale.
Premetto che il caso Welby e la riforma sul testamento biologico affrontano il medesimo e indigesto nocciolo dell'autodeterminazione e sono in buona sostanza la medesima cosa.
Poteva o non poteva Welby, capace di intendere e volere, disporre della propria vita ottenendo la sospensione del trattamento vitale in corso? Poteva di conseguenza Riccio, medico anestesista, sulla base del consenso informato e liberamente espresso, eseguire detta volonta'? Allo stesso modo, potranno, oggi per allora, i soggetti capaci di intendere e di volere, lasciare scritta la propria decisione vincolante al medico che si occupera' di accompagnarli nel proprio fine vita?

La domanda e' identica. La risposta che se ne dara' sia in sede giudiziale sul caso Welby-Riccio, sia quella in sede legislativa sul testamento biologico, dovranno sostanzialmente coincidere, pena una disuguaglianza censurabile da un punto di vista costituzionale.
La medesima e ci si augura semplice, quanto un si' o un no.
Cio' detto pero', occorre fare oggi una amara ma realistica constatazione. Da mesi a questa parte il clima politico e mediatico e' progressivamente mutato. Non siamo piu' nella situazione in cui eravamo prima dell'iniziativa di Piergiorgio Welby, non era ancora iniziata la crociata dei teodem, non erano ancora stati affossati i "dico", non si era ancora costituito il movimento del "Family day". Oggi soprattutto non troviamo piu', negli schieramenti tradizionalmente laici, una convergenza di obiettivi per poter affrontare i temi in modo diretto e onesto.
Due esempi per spiegare cosa intendo. Nel rispondere alla richiesta di Welby e agli interrogativi che ho su elencato, si sono riuniti a novembre dello scorso anno, studiosi ed esperti di materie giuridiche, mediche e bioetiche. Sul punto della sospensione delle cure vitali avvocati, professori e medici quasi all'unanimita' concordavano: si', non solo e' atto lecito ma legalmente e deontologicamente dovuto, per l'effetto diretto degli articoli 13 e 32 della Costituzione. E invece? La magistratura in disaccordo con se stessa, li ha smentiti, rinviando Riccio a giudizio per "eutanasia passiva". Riccio e con lui tutte le rassicurazioni -forse impropriamente ottimiste- del consesso di esperti che al tempo parlavano a ragion veduta.
Un altro fatto da' la misura del clima di oggi. Nel 2003 il Cnb, pur nella contraddizione, nella mistificazione e ambiguita', si era pronunciato a favore del testamento biologico, come strumento indispensabile e del tutto in linea con i dettami della Chiesa. Oggi assistiamo ad una regressione delle posizioni del fronte teodem, che, evidentemente per paura di non esser compreso dai propri elettori o per farne bandiera, mette in croce lo strumento stesso del"testamento biologico" tout court. Dunque anche quello che poteva andar bene qualche mese o anno fa, oggi non va piu' bene. La parola stessa adesso e' tabu'.
Non e' un caso che ormai neppure il senatore Ignazio Marino, persona di grande equilibrio e non certo un massimalista, un laicista, ma stimato medico credente, che da mesi lavora con l'esplicito obbiettivo di raggiungere un accordo largamente condiviso, e' stato criticato dalla sua stessa maggioranza e dal suo stesso partito. E il suo disegno di legge non puo' piu' costituire la base di discussione per l'approdo in aula di un testo unificato.
Ma la gravita' del momento politico e' evidenziata da un fatto sconcertante: non sono solo i teodem a premere per un affossamento della discussione o una neutralizzazione dello strumento del testamento biologico, ma sono gli stessi Democratici di Sinistra!
Insomma, equilibri di maggioranza non consentono a mio avviso oggi di raggiungere un accordo. Non su un testo che contenga risposta chiara e positiva ai quesiti che attendono risposta giudiziale definitiva, quelli posti dal caso Welby.
Ma cosa significa rispondere a detti interrogativi, in termini di tecnica legislativa?
Nella migliore delle ipotesi il non prendere netta posizione o glissare sulla questione fondamentale, equivarra' a lasciare in balia dei medici e dei giudici le vicende di fine vita di ognuno, e nulla cambiera'.
Ma puo' accadere anche di peggio.
In termini di interpretazione giudiziale il non prendere posizione o glissare avendone avuta l'occasione e l'opportunita' nella redazione della legge, significhera' che il Legislatore ha voluto risolvere negativamente cio' che oggi parrebbe (e dovrebbe essere) chiaro: la liberta' di cura nel fine vita secondo l'art. 32 citato.
E il mero fatto che in una apposita legge speciale (attuativa di carta costituzionale e di convenzioni internazionali) si taccia e si glissi, costituira' nelle aule di giustizia (in primis quelle romane!) di per se' un argomento ed espediente ermeneutico con il quale chiudere con condanna il caso Welby-Riccio, oltre ai nuovi e futuri altri casi Welby ed Englaro.
E avremo non piu' solo l'art. 32, ma l'art. 32 e una legge che, anziche' dare piena attuazione a questo articolo, lo limitera', lo restringera', lo annebbiera' con l'omissione, la fumosita', la vaghezza, la genericita' .
Occorre dunque prendere scritta, esplicita e netta posizione su:
- idratazione, respirazione e alimentazione artificiale. Il non citarli fra i trattamenti sanitari rifiutabili e sospendibili equivarra' a non ritenerli tali. Equivarra' ad avvallare le successive interpretazioni giudiziarie che li riterranno "atto di carita'" -come ieri nel caso Englaro e oggi nel caso Welby-Riccio e, come tali, a parer loro, da imporre contro volonta';
- vincolanza delle direttive e piena validita' anche nei casi di necessita' ed urgenza e pericolo di vita. Escludere queste ipotesi significa di fatto svuotare la funzione propria delle stesse disposizioni;
- esplicita esclusione dell'applicabilita' del codice penale (omicidio del consenziente, aiuto al suicidio ecc...) nei casi in cui il medico attui il testamento biologico. Altrimenti troveremmo quel giudice che dira' che pur potendo il legislatore non ha depenalizzato alcunche' e quindi...
E' evidente che con la partita parlamentare rischiamo di giocarci in un sol colpo, oltre che il futuro dei diritti costituzionali in tutte le future vicende Englaro, anche l'intera lotta di Piergiorgio Welby, che rischia di esser vanificata dalla sopravvenienza normativa.
Se questo dovesse accadere, di autodeterminazione, di libera scelta terapeutica e di fine vita, probabilmente se ne potrebbe riparlare fra vent'anni, e comunque in altra epoca storica, politica e mediatica.
 
 
OSSERVATORIO LEGALE IN EVIDENZA
 
AVVERTENZE. Quotidiano dell'Aduc registrato al Tribunale di Firenze n. 5761/10.
Direttore Domenico Murrone
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS