testata ADUC
Gravina, un caso di malagiustizia impudente
Scarica e stampa il PDF
Osservatorio legale di Pietro Yates Moretti
11 aprile 2008 0:00
 
Lo scorso febbraio, a distanza di venti mesi dalla scomparsa, i corpi di Ciccio e Tore Pappalardi sono stati ritrovati per caso nel pozzo di una casa abbandonata. Erano spariti il 5 giugno 2006. Nel frattempo finisce in carcere il padre, Filippo Pappalardi, accusato del peggiore crimine immaginabile. Un incubo: al dolore per la perdita dei figli, si aggiunge anche l'accusa (ipermediatizzata) di averli uccisi. Nonostante gli esami, l'autopsia, la ritrattazione di testimonianze e l'evidente errore giudiziario, la Procura di Bari (ed il procuratore Emilio Marzano in particolare) continua a volerlo in carcere, offrendo via via nuove e fantasiose ricostruzioni del presunto delitto, piuttosto che ammettere l'errore.

Oggi, gli inquirenti ed i magistrati coinvolti in questa vicenda non sono oggetto di alcun provvedimento o indagine disciplinare. Ed e' molto improbabile che lo saranno in futuro.
L'assenza di qualsiasi responsabilizzazione dei magistrati, soprattutto in ambito civile, e' oggi uno dei piu' gravi pericoli alla liberta' dell'individuo nel nostro Paese.

Quei magistrati stanno forse gia' indagando su di te o su un tuo familiare!

Per comprendere la gravita' di cio' che e' accaduto, basta ripercorrere la vicenda.

5 giugno 2006. La scomparsa. I genitori si rivolgono alla polizia il mattino seguente. Cominciano subito le ricerche, senza esito.

19 giugno 2006. Il parroco Don Michele Paternoster, improvvisatosi psichiatra e inquisitore, invita ad 'indagare sulla madre'. La donna appare troppo distaccata, fredda: 'Le piste sono solo due: o lei o la malavita', chiosa il parroco.

7 settembre 2006. Comincia il calvario. A Filippo Pappalardi viene notificato un avviso di garanzia per sequestro di persona, dopo che nei giorni scorsi era stato iscritto nell'elenco degli indagati. Emilio Marzano, procuratore della Repubblica di Bari, ha riferito che ci sono state perquisizioni e sono stati sequestrati a Pappalardi anche 'l'auto, il camion e alcuni terreni sui quali sono in corso accertamenti tecnici che si avvalgono di tecnologie particolari'.

Ci sono 'indicazioni testimoniali che ci portano a credere che Pappalardi possa in qualche modo essere coinvolto', nella scomparsa dei figli, ha aggiunto il procuratore Marzano.
Due giorni prima l'avvocato di Pappalardi aveva annunciato che il suo assistito intendeva denunciare il dirigente della squadra mobile della questura di Bari, Luigi Liguori, per metodi non ortodossi nella conduzione delle testimonianze di persone informate dei fatti.

24 ottobre 2006. Dopo il parroco, anche il sindaco di Gravina, Rino Vendola, dice la sua: 'I due fratellini Francesco e Salvatore Pappalardi, scomparsi il 5 giugno scorso, sono vivi. L'ho appreso da una fonte che mi sono impegnato a non rivelare. Secondo questa fonte, due carabinieri in servizio qui a Gravina hanno indagato sulla vicenda e avrebbero accertato inequivocabilmente che Francesco e Salvatore si troverebbero in Romania, prelevati da un losco figuro e poi passati nelle mani di altri personaggi della stessa risma'.

27 novembre 2007. L'arresto. Dopo 17 mesi di indagini, e' arrestato nella notte il padre dei due fratellini, Filippo Pappalardi. Contro di lui accuse pesantissime: sequestro di persona, duplice omicidio aggravato e occultamento dei cadaveri. L'uomo avrebbe ucciso i suoi due figli lo stesso giorno in cui ne denuncio' la scomparsa, nascondendo poi accuratamente i loro cadaveri. Pappalardi e' inoltre indagato per aver indotto la convivente a rendere dichiarazioni false alla magistratura.
Secondo la ricostruzione fornita dal procuratore della Repubblica presso il tribunale di Bari, Emilio Marzano, Pappalardi non voleva piu' quei due figli. 'Non li sopportava piu'' -ha detto Marzano. 'La nuova famiglia di Pappalardi, quella formata con Maria Ricupero, era gia' gravata da altri tre figli, Ciccio e Tore davano fastidio, disobbedivano, mentre Pappalardi voleva che rispettassero le regole'.

25 febbraio 2008. Ritrovamento dei cadaveri. Il procuratore Emilio Marzano giunge sul luogo del ritrovamento. Arriva anche l'avvocato di Filippo Pappalardi a cui e' negato l'accesso al luogo del ritrovamento.
La madre apprende la notizia dai TG: 'Sono sconvolta, sono sconvolta. La mia vita finisce oggi, non riesco piu' ad andare avanti', balbetta al suo legale, Carmelo Molfetta. 'Me lo dica avvocato, me lo deve dire. E' davvero cosi'?'.

26 febbraio 2008. Anche Filippo Pappalardi, il padre dei bambini, in carcere a Velletri accusato di aver ucciso i figli e di averne occultato i cadaveri, ha saputo della terribile scoperta dalla televisione. Il suo legale, Angela Aliani, dice che 'e' distrutto dal dolore. Spero possa farsi forza per sopportare questo nuovo colpo'. Il legale afferma: 'Ma ve lo immaginate un uomo che porta qui due ragazzini e li butta in un pozzo? Sarebbe stato visto di sicuro, qui intorno ci sono palazzine abitate e dai balconi si vede tutto, anche la torretta con il pozzo. Adesso servono approfondite indagini su questi luoghi. Ci sono ancora molte cose da capire. Non ultima perche' qui non e' mai venuto nessuno a cercare: dagli atti non mi risulta nulla'.

27 febbraio 2008. Richiesta di scarcerazione. Secondo il primo esame esterno delle salme, Ciccio e Salvatore sono sopravvissuti per circa 24 ore all'interno del pozzo (crolla quindi l'accusa di occultamento di cadavere). Intanto l'avvocato di Filippo Pappalardi chiede la scarcerazione del suo assistito, sottolineando anche l'assenza di indizi e di esigenze cautelari che giustifichino la detenzione. E rivela particolari che avvalorano l'ipotesi della disgrazia: 'I due bambini sono caduti di giorno, prima Ciccio, che aveva le gambe fratturate, poi Tore che e' andato giu' nel tentativo di soccorrerlo'. Secondo il legale i piccoli hanno cercato disperatamente di uscire dalla cisterna: 'Sul muro ci sono segni di unghiate' ha detto.

28 febbraio 2008. Vacillano le accuse, ma Marzano non molla e rilancia. Fonti della Procura di Bari ipotizzano nuove dinamiche omicide: potrebbero essere finiti nella cisterna mentre tentavano di fuggire dal padre che voleva punirli. Inoltre, c'e' da capire - in base alla ricostruzione dell'accusa - se il papa' abbia lanciato i figli, se li ha visti cadere nel pozzo e sia andato via (in questo caso non c'e' neppure il reato di omicidio volontario ma, forse, quello di morte come conseguenza di altro delitto) o, ancora, se un figlio sia caduto e l'altro sia stato scaraventato.
Pappalardi, in carcere, rimane seduto sul letto dove tiene le fotografie in formato gigante dei suoi figli e della sua nuova compagna. Poi a un tratto ha chiuso il libro e ha cominciato a parlare ad alta voce: 'Io confido nel Signore, se c'e' un Dio scopriranno la verita'. Usciro' di qui. E comunque ai funerali ci voglio essere'.
Il giudice che aveva concesso gli arresti, in primo luogo si dice contrario: 'Non e' alta montagna'. Il giudice che ha arrestato Pappalardi accusandolo di avere ucciso i figli esclude l'incidente. E cosi' motiva la sua convinzione: 'L'ipotesi di duplice e contemporanea disgrazia appariva scarsamente probabile dato che, salvo pensare a un crollo che avesse coinvolto entrambi o all'ipotesi di una disgrazia accorsa al secondo che magari tentava di soccorrere il primo (per esempio caduto in un vascone per l'irrigazione), resta il fatto insuperabile che Gravina di Puglia non e' un comune di alta montagna, con crepacci, burroni e slavine pronti a seppellire per sempre i corpi dei malcapitati '.

29 febbraio 2008. Vacilla anche il super-baby-testimone. Domenica T. e' la mamma di M., uno dei tre ragazzini diventati testimoni chiave nell'inchiesta sulla scomparsa dei fratelli di Gravina, e lei stessa e' stata interrogata piu' volte. 'Mio figlio ricorda di aver giocato con Ciccio e Tore la sera del 5 giugno, ma potrebbe aver sbagliato giorno. Noi lo abbiamo detto subito alla polizia, che non potevamo confermare la data con certezza. Loro volevano cose precise, ma quando ci hanno chiamato erano passati due mesi dalla scomparsa e noi abbiamo raccontato quello che avevamo in mente'. E i suoi dubbi Domenica dice di essere pronta a ribadirli davanti ai magistrati 'perche' il dolore e' grande, perche' i bambini io li conoscevo benissimo e perche' non ci credo che e' stato il papa' '.
Anche alcuni investigatori sono scettici sull'impianto accusatorio, parlano di tragico incidente. E lo fanno sapere anonimamente alla stampa. Ma la Procura di Bari non cede, rispondendo che l'ipotesi di una caduta accidentale e' tutta da verificare. 'Non sappiamo ancora se la caduta sia stata accidentale o meno, oppure se questa sia derivata da un inseguimento o se i fratellini siano stati buttati nel pozzo'. Mentre verificano, Pappalardi resta in carcere.
Intanto Pappalardi accusa gli inquirenti: 'L'avevo detto, l'avevo detto di cercare dalle parti di via Ianora (vicino alla masseria di via Consolazione, ndr), non mi hanno ascoltato'. Il suo avvocato spiega: 'Pappalardi era accompagnato da agenti di polizia penitenziaria. Appena mi ha visto ha iniziato a urlare per la disperazione. Non so per quanto tempo ha gridato e ha pianto, ripetendo sempre le stesse cose. Al colloquio hanno assistito cinque guardie carcerarie. Erano impietrite, con gli occhi rossi. Pappalardi stava male e stavo male anch'io. Non sapevo cosa dire. Ho fatto le condoglianze a quell'uomo'.
E slitta alla settimana dopo la decisione della magistratura barese sulla richiesta di scarcerazione dell'uomo. Lo si e' appreso da fonti della procura di Bari.

1 marzo 2008. L'autopsia: nessun segno di violenza sui corpi. Crolla anche l'ipotesi che ce li abbia gettati il padre. Ma la procura insiste. Secondo magistrati e polizia, Filippo Pappalardi la sera del 5 giugno 2006, alle 21,30, in preda all'ira, raggiunge in piazza delle Quattro Fontane i figli e li fa salire in auto. I ragazzini sanno che sarebbero stati puniti, perche' hanno disobbedito al genitore. Quindi, durante il percorso decidono di fuggire dall'auto e scappano verso via Ianora, a poca distanza dalla 'casa dalle cento stanze' in cui sono stati trovati i loro cadaveri. Pappallardi li vede fuggire. Poco dopo va al Roxy bar, che si trova a pochi passi dalla casa dalle cento stanze, cambia dei soldi per telefonare da una cabina e chiede al titolare se ha visto dei bambini giocare. Questi risponde di averli visti a poca distanza. Torna a casa e non cerca piu' i figli, perche' sa che prima o poi torneranno.

4 marzo 2008. La Procura da' parere negativo sulla scarcerazione: 'puo' inquinare le prove e reiterare il reato di omicidio'. Gia' al momento dell'arresto l'accusa di duplice omicidio pluriaggravato a carico di Filippo Pappalardi, il papa' di Ciccio e Tore, era basata 'su un corposo corredo probatorio ed indiziario, nonostante a quel tempo non fossero stati ancora rinvenuti i corpi dei due poveri bambini'. Lo scrivono nel parere contrario espresso al gip sull'istanza di scarcerazione dell'indagato, il procuratore Emilio Marzano e il sostituto Antonino Lupo. Secondo i magistrati inquirenti, le accuse della procura, poi fatte proprie dal gip e dal tribunale del Riesame, continuano a non essere scalfite dal ritrovamento dei cadaveri.

7 marzo 2008. La procura continua a mettere Pappalardi sotto torchio, e rinnova la fiducia nel baby-testimone. Il suo 'nemico' d'inchiesta, il ragazzino testimone, settimana prossima sara' risentito davanti alla difesa di Pappalardi. La procura e' sicura che confermera' ogni punto: 'e' una roccia, non si e' mai contraddetto, ha sostento anche un confronto a testa alta'. Lui e' impossibile da avvicinare, protettissimo da famiglia e amici. Chi li conosce dice che non e' paura. Perche' la 'roccia' ripete che 'io non ho paura di dire la verita''.

8 marzo 2008. Anche il gip di Bari, intervistato dal Corriere della Sera, non vuol sentir parlare di errore giudiziario: l'ho messo in carcere prima e lo rifarei ora. 'Non le nascondo che non ci ho dormito di notte. Che ho pianto. Che sto male ogni volta che penso a quei due bambini la' sotto al freddo e al buio'. E Pappalardi? Quando hanno trovato i bambini si e' mai detta: forse e' stato un errore tenerlo in carcere? Ha pianto anche per lui, dottoressa Nettis? 'Ripeto. Ho pianto per i bambini. I loro corpi sono i morti che mancavano. Io credo che il ritrovamento non crei contrasto con l'impianto accusatorio dell'epoca quando gli elementi acquisiti risultarono sufficienti per sostenere il coinvolgimento del padre e la sua custodia in carcere. La situazione non e' cambiata, anche alla luce dei due corpi ritrovati. Quando la difesa riuscira' a scalfire l'impianto dell'accusa e a dimostrare che invece lo e', saranno possibili altre valutazioni. E' omicidio anche se si vede cadere qualcuno o se si sa che e' in pericolo di vita e non si fa nulla'. Angela Rosa Nettis, presidente del Tribunale del Riesame di Bari.

10 marzo 2008. Slitta nuovamente la decisione del gip Giulia Romanazzi sulla richiesta di scarcerazione. Le motivazioni dello slittamento non sono rese note. Il presidente dei gip baresi dice soltanto che il giudice 'ha voluto prendere un altro giorno prima di depositare la decisione e le motivazioni'.

11 marzo 2008. Crolla l'accusa di omicidio. Il gip concede gli arresti domiciliari a Pappalardi. 'Il giudice per le indagini preliminari, ravvisata la fattispecie delittuosa dell'abbandono di persone minori o incapaci seguito dall'evento morte, ex articolo 591 comma 3 codice penale, cosi' riqualificata la originaria imputazione di duplice omicidio doloso aggravato; ritenuta la caducazione delle ipotesi delittuose di sequestro di persona ed occultamento di cadaveri; revoca la misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di Pappalardi Filippo, e ne ordina la immediata scarcerazione se non detenuto per altra causa.
Il gip scarica poi la colpa dei suoi eventuali errori giudiziari commessi in precedenza sul resto del mondo, sulla vittima, la sua compagna, la sua famiglia, la gente di Gravina. La dottoressa Romanazzi ne ha per tutti. Dice a pagina 12 della sua ordinanza: 'Si e' profilato sin dalla primissima fase delle indagini, un groviglio di omissioni, reticenze, bugie, indugi, con inevitabili ripercussioni negative sull'attivita' investigativa'.

12 marzo 2008. E ora e' scontro tra magistrati. La Procura di Bari (i.e. Marzano) attacca il gip e non molla di un centrimetro: "Le valutazioni del gip e la qualificazione da lui attribuita ai fatti non e' vincolante di per se', e, nella fase delle indagini preliminari, per l'ufficio del pubblico ministero, che e' l'unico titolare dell'esercizio dell'azione penale".

4 aprile 2008. Pappalardi viene finalmente scarcerato, giusto in tempo per il funerale dei figli.

7 aprile 2008. I corpi dei due piccoli sono restituiti alla famiglia.Il padre non si da' pace: 'Le ricerche non sono state condotte bene', che 'la polizia ha sbagliato, concentrando su di lui le indagini'. 'Se mi avessero ascoltato, se fossero andati a cercare i miei figli nella zona di via Ianora, forse Francesco e Salvatore non sarebbero morti. Sono stato trattato come un mostro, ora chi ha sbagliato deve pagare'.

Oggi e sicuramente anche domani. Procuratori e giudici coinvolti sono al loro posto. Nessuna indagine o provvedimento disciplinare in corso.
 
 
OSSERVATORIO LEGALE IN EVIDENZA
 
AVVERTENZE. Quotidiano dell'Aduc registrato al Tribunale di Firenze n. 5761/10.
Direttore Domenico Murrone
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS