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L'agonia della democrazia, dolore e speranza
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Articolo di Pietro Moretti
24 dicembre 2018 9:41
 
E' doloroso assistere all'agonia della democrazia parlamentare italiana, di cui l'iter della legge di stabilità è solo l'ultimo gravissimo episodio (è stata posta la fiducia sulla legge più importante dell'anno senza che il testo fosse reso disponibile ai parlamentari). Il disprezzo per la politica, i politici, il Parlamento, il diverso, il sapere, viene da lontano, ma solo negli ultimi anni ha trovato i suoi campioni. La parabola era evidente a chiunque l'avesse voluta vedere, e si rispecchia nei programmi di movimenti illiberali come il M5S. Dalla democrazia diretta (da una srl) al Parlamento da aprirsi come una scatoletta di tonno (sottinteso che se ne divora il contenuto e la si butta via), dall'ammirazione per dittature come quelle russa e venezuelana fino al rigetto del diverso (migrante) e dell'ordine sovranazionale (UE e Cedu), dall'insofferenza per la libertà di stampa e di espressione fino al proposito dichiaratissimo di annientare l'avversario politico, dall'abolizione delle più elementari garanzie processuali (cultura del sospetto, gogna e fine pena mai) fino al rigetto della libertà scientifica e di insegnamento, il progetto grillino si è presentato da subito come incompatibile con la democrazia e l'ordine liberale. E forse proprio per questo ha riscosso enorme successo.
Quel che è doloroso non è il progetto in sé. Di progetti autocratici ne sentiamo parlare quotidianamente. D'altra parte sono ancora molto presenti nella politica italiana gli eredi di due ideologie liberticide, il comunismo e il nazifascismo, che hanno provocato centinaia di milioni di morti in pochi decenni, e sofferenze su scala planetaria senza precedenti nella storia umana.
Quel che invece fa male - e parecchio - è il sostegno maggioritario che il progetto autocratico del Governo riscuote oggi, nell'Italia del XXI secolo. Certo, non è cosa nuova. Le autocrazie che prendono il potere dopo aver spazzato via forme di governo pluraliste, lo fanno sempre in nome del popolo, e storicamente riscuotono grande seguito popolare. Ma chi scrive si era illuso che l'alto tasso di istruzione, di libertà e di benessere raggiunto oggi in Italia e in Occidente, nonché la costituzionalizzazione delle garanzie individuali e istituzionali, fossero un vaccino potente contro il ripetersi vichiano della storia. Invece, ancora una volta, l'umiliazione delle Istituzioni democratiche celebrata sui balconi è accompagnato dall'entusiasmo della maggioranza del popolo. Proprio come è sempre accaduto, da Cesare e Hitler fino a Putin. 
Sta qui la fonte del mio dolore: la cocente delusione nelle nostre capacità di respingere a calci nel sedere chi vuole così apertamente privarci di quelle garanzie che sono a presidio delle nostre libertà individuali e collettive. 
Vi è però una fonte di speranza: osservare "in diretta" ciò che abbiamo sempre studiato senza mai capirlo fino in fondo. Quanti di noi, sfogliando un manuale di storia, si saranno chiesti: come è stato possibile che fenomeni così assurdamente tragici come quello del nazifascismo abbiano avuto tanto seguito popolare? Come può un popolo decidere di rinunciare alle sue libertà con tanta leggerezza? Come possono così tanti esseri umani celebrare il disprezzo di altri esseri umani, siano essi ebrei, rom o profughi stremati in alto mare? Cosa spinge un individuo ad odiare così tanto questa o quella parte politica, questo o quel politico, da mettere a rischio la propria libertà pur di vederli annientati? Oggi vediamo all'opera lo stesso fenomeno vissuto dai nostri nonni e bisnonni, lo tocchiamo con mano, lo sentiamo nei bar e nei luoghi di lavoro, lo leggiamo su blog e social media, lo sentiamo urlato in Parlamento e in TV. Percepiamo nettamente la rabbia e la paura - fomentate ad arte, quanto infondate - che prevalgono sulla ragione e sulla scienza, la sete di vendetta contro gli untori di turno, l'uragano moralista e inquisitorio che segue da sempre le sconfitte militari, le calamità naturali e le crisi economiche. 
Ecco, oltre a star male per gli errori presenti e passati dei miei concittadini, c'è anche un raggio di sole: studiare, vivendoci immersi, fenomeni storici e sociali che altrimenti sarebbero rimasti fredde e lontane narrazioni del passato. Chissà, magari questa volta riusciremo a fermare il ripetersi della storia. Questa è e deve rimanere la speranza che guida le nostre azioni quotidiane, quantomeno di coloro che sono riusciti a prendere coscienza di quel che sta (ri)accadendo. Ma indipendentemente dalle conseguenze dell'attuale ondata reazionaria e illiberale, possiamo e dobbiamo "usare" questa occasione per elaborare e fornire ai nostri figli e nipoti strumenti e conoscenze più efficaci di quelle che ci hanno trasmesso i nostri predecessori. Perché in futuro possano riconoscere meglio di noi, e quindi evitare, gli effetti di una malattia cronica che ci tormenta da millenni.
 
 
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