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Autodeterminazione e oscurantismo. Saviano, Welby e non solo
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Articolo di Alessandro Gallucci
27 novembre 2010 15:00
 
Nel confronto civile e’ buona norma, laddove non vi sia proprio un obbligo in tal senso, che ad un’affermazione su qualcuno corrisponda la risposta di chi e’ coinvolto. Si tratta del cosi’ detto diritto di replica. Di questa regola oggi si sta facendo un uso distorto e quindi nocivo per comprendere l’importanza del principio.
L’ultimo caso in ordine di tempo e’ la partecipazione di Mina Welby al programma televisivo “Vieni via con me”,  e della necessita’ -a dire del Cda Rai- di riparare a questa partecipazione invitando nella stessa trasmissione alcuni rappresentanti dei comitati “pro-life”. Verrebbe da pensare all’ennesimo atto di stupidita’, ossia ad una decisione che denota mancanza d’intelligenza da parte chi l’ha presa. Si tratta, al contrario, di una decisione presa scientemente e che denota quanto, in questo Paese, sia ancora viva e’ maggioritaria un’influenza oscurantista di stampo confessionale.
La sig.ra Welby, cosi’ come Saviano in una puntata di “Vieni via con me”, hanno solo raccontato una storia e messa in evidenza la difficolta’ di certe scelte di fronte ad eventi spesso difficili da accettare. Non si e’ inneggiato alla morte, come surrettiziamente s’e’ cercato di far credere. Al contrario. S’e’ provato a far capire come nella libera scelta, nella possibilita’ d’essere padroni fino all’ultimo del proprio corpo e della propria vita, si estrinsechi quel concetto di liberta’ e di autodeterminazione che sono fondamento dell’esistenza umana. Purtroppo, a questo concetto che non offende il sentimento e la sensibilita’ di chi sceglie diversamente, ne viene contrapposto un altro che impone una soluzione unica per tutti in nome di credenze religiose. Che, se intime e soggettive, sono legittime. Legittimita' che viene persa quando poi sconfinano nel campo del diritto, volendo sostituirsi alla legge. Una democrazia dovrebbe esaltare la propria maturita’ nella laicita’ dello Stato e non nel suo essere etico e morale.
In questo contesto il significato del diritto di replica si perde e diventa il cavallo di Troia per far passare la censura.
Posso comunicare il mio pensiero che non offende e coinvolge nessuno oppure per farlo devo sottomettermi al potente di turno che ha diritto all’ultima parola?
Il problema, quindi, non riguarda solamente Fazio, Saviano e la loro trasmissione, ma chiunque esprima una posizione di liberta’ su temi eticamente sensibili. Posizione non in contrapposizione con altre ma che laicamente fornisce strumenti per decisioni libere e consapevoli. Cio’ nonostante v’e’ ancora chi, arroccato su posizione retrive e ancestrali, tenta di conservare posizioni di dominio piuttosto che incentivare il benessere dei cittadini in tutte le forme di espressione. Parlare di vita e di morte senza pregiudiziali ideologiche, affrontare  tematiche che riguardano tutti, vuol dire consentire alle persone di prendere consapevolezza di se stessi per decidere liberamente del proprio quotidiano, e quindi della propria esistenza senza gettargli la croce addosso.
 
 
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