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Banca Popolare di Bari: il 'piano di rilancio' è l'inizio della fine
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Articolo di Giuseppe D'Orta
28 gennaio 2019 17:28
 
 Mercoledì 30 gennaio si terrà il Consiglio di Amministrazione della Banca Popolare di Bari che varerà il nuovo piano industriale. Le principali decisioni, già discusse mercoledì scorso, sono state più o meno rese note.

 

Ci sarà una forte spinta del rapporto con la clientela verso il canale digitale in modo da ridurre i costi, e soprattutto di azioni che serviranno ad ottimizzare le metodologie per calcolare gli attivi, risparmiando capitale. Saranno poi ceduti o conferiti in un apposito veicolo i crediti deteriorati che nell'ultima semestrale rappresentano il 17,6% degli impieghi, dato niente affatto tranquillo. Allo studio anche lo scorporo tra attività bancarie (che diverranno società per azioni) e la holding che manterrebbe lo status di popolare, con creazione anche di una sub holding che possa fungere per aggregazioni con altre banche del sud Italia.
 

Sul versante del sostegno finanziario, si sta già organizzando il collocamento di un bond subordinato per duecento milioni di euro, mentre più in avanti è previsto il varo di un aumento di capitale per trecento milioni con emissione di azioni che non saranno offerte agli attuali azionisti, i quali vedranno pertanto azzerato il valore dei propri titoli.

Si tratta di una notizia che chi segue Aduc conosce da molto. Nonostante il prezzo "immaginario" dell'Hi-Mtf, le azioni sono di fatto già a zero. La diluizione dovuta all'aumento di capitale è un falso problema perché diluire zero fa sempre zero. Inoltre, nessun attuale azionista sottoscriverebbe nuove azioni dopo aver perso tutto con le attuali. Per gli azionisti saranno previsti "incentivi" sotto forma di warrant, volti a "soddisfarli e a fidelizzarli". I warrant rappresentano un contentino letteralmente da due soldi, e tra l'altro rammentano il non simpatico precedente delle due popolari venete, dove anche nella fase di "rilancio", poi fallito, si parlava di warrant per i vecchi azionisti.

A dispetto del "piano di rilancio", la Banca Popolare di Bari a noi pare da tempo una situazione senza uscita come chi ci segue sa perfettamente.
 

Nessuno investe trecento milioni in una banca che rischia cause per un pari importo e anche più, da parte principalmente degli azionisti cui sono state piazzate in ogni maniera specie ai tempi dell'aumento di capitale del 2014 necessario per comprare Tercas - Caripe.

Soprattutto, perché investire in una banca messa malissimo quando negli altri casi le banche si sono potute prendere gratis o anche facendosi pagare, e con in più la manleva rispetto alle cause con gli azionisti?
 

Conseguenze:

Il nuovo bond subordinato da duecento milioni che ora serve per tappare le falle può sottoscriverlo giusto il Fondo Interbancario, come appena fatto per Carige.

Il successivo aumento di capitale non lo sottoscriverà nessuno, e sarà necessario l'intervento dello Stato.

In poche parole:

- Le azioni attuali valgono zero.

- Le obbligazioni subordinate sono ad enorme rischio ma potrebbe esserci il ristoro come per altre banche, dato il quasi certo intervento dello Stato.

- Infine, scordatevi il diritto di recesso: era già assurdo parlarne prima, ora è davvero ridicolo.

Per tutti gli azionisti e gli obbligazionisti, Aduc mette a disposizione il proprio servizio di assistenza specifico.

 
 
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