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Cannabis. Manifestazione 11 giugno a Roma. E' l'ora di chiedere le autorizzazioni alla produzione nazionale!
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Articolo di Carlo Monaco
5 giugno 2019 12:40
 
Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo appello di Carlo Monaco, fondatore Cannabis Social Forum, Presidente associazione Canapa Caffè, che prende spunto da un articolo di Vincenzo Donvito, presidente Aduc, dal titolo "Cannabis. Gira e rigira il problema è sempre lo stesso: la legalizziamo o no?". In calce all'articolo, è presente un modulo per la richiesta di autorizzazione alla coltivazione della cannabis.

Caro Vincenzo,
la risposta al tuo articolo è semplice: è l'ora di chiedere le autorizzazioni alla produzione nazionale di cannabis!
Quando? Il giorno 11 giugno. E sia chiaro, non servirà nemmeno una nuova legge, anche se (vale la pena ricordarlo), depositate in attesa dell'inizio di discussione, ci sono ben nove proposte di legge pro-legalizzazione, di cui una è di iniziativa popolare.
Siamo, però, qui a ricordare che la possibilità di avere l'autorizzazione alla coltivazione di cannabis è cosa già prevista dal Dpr 309/90.

Articolo 17 - Obbligo di autorizzazione
(Decreto del Presidente della Repubblica n. 309, 9 ottobre 1990 - Testo coordinato)
1. Chiunque intenda coltivare, produrre, fabbricare impiegare, importare, esportare, ricevere per transito, commerciare a qualsiasi titolo o comunque detenere per il commercio sostanze stupefacenti o psicotrope, comprese nelle tabelle di cui all'articolo 14 deve munirsi dell'autorizzazione del Ministero della sanità.
2. Dall'obbligo dell'autorizzazione sono escluse le farmacie, per quanto riguarda l'acquisto di sostanze stupefacenti o psicotrope e per l'acquisto, la vendita o la cessione di dette sostanze in dose e forma di medicamenti.
3. L'importazione, il transito e l'esportazione di sostanze stupefacenti o psicotrope da parte di chi è munito dell'autorizzazione di cui al comma 1, sono subordinati alla concessione di un permesso rilasciato dal Ministro della sanità in conformità delle convenzioni internazionali e delle disposizioni di cui al titolo V del presente testo unico.
4. Nella domanda di autorizzazione, gli enti e le imprese interessati devono indicare la carica o l'ufficio i cui titolari sono responsabili della tenuta dei registri e dell'osservanza degli altri obblighi imposti dalle disposizioni dei titoli VI e VII del presente testo unico.
5. Il Ministro della sanità, nel concedere l'autorizzazione, determina, caso per caso, le condizioni e le garanzie alle quali essa è subordinata, sentito il Comando generale della Guardia di Finanza nonchè, quando trattasi di coltivazione, il Ministero dell'agricoltura e delle foreste.
6. Il decreto di autorizzazione ha durata biennale ed è soggetto alla tassa di concessione governativa.
7. (Abrogato).

Dobbiamo sottolineare che, dalla fine degli anni novanta, in Italia, si coltiva canapa industriale. Grazie alla legge 242/16, il limite di THC tollerato è sino al 0,6%, sebbene non specificato, e non è necessaria alcuna autorizzazione.
Il settore canapa a livello internazionale è diviso in tre categorie:
  • Cannabis ad uso ricreativo (non legale in Italia)
  • Cannabis Medicinale o terapeutica (legale la produzione sotto controllo dello Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze)
  • Canapa industriale: da fine anni 90 è legale la produzione di canapa da sementi certificate UE, che dovrebbero sviluppare un THC minore del 0,2%, cosa che non succede con il clima e la latitudine italiana.
Proprio per permettere a chi volesse coltivare e non avere problemi legali, con la legge 242 la tolleranza del THC in Italia è arrivata al 0,6%.
In un primo momento venivano commercializzati tutti i prodotti che non superassero questa soglia. Al momento la situazione è parecchio incerta anche per i prodotti che nemmeno superano il 0,5% di THC, percentuale sopra la quale la giurisprudenza italiana e internazionale definiva la sostanza stupefacente. Come se 0,1% del principio attivo facesse “perdere la testa”.
Oltre al settore alimentare, cosmesi, bioedilizia (e altri settori che in Italia non si sono ancora neanche sviluppati, come tessile o carta) si è creato un nuovo “campo”: la cannabis per CBD.
Più volte è stato ricordato dal settore della cannabis light come, per la produzione di fiori ad alto contenuto di CBD, le tecniche di coltivazione e gli impianti utilizzati possano essere i medesimi utilizzati per la cannabis terapeutica.
Il “settore CBD” ha portato la canapa industriale vicino alla cannabis terapeutica e viceversa.
Senza volerlo, invece di incentivare, la legge 242 ha fatto sì che sempre meno soggetti siano stati coinvolti nella filiera alimentare della Canapa italiana, altro settore coinvolto. La produzione di olio di canapa, di farina di semi, non sono stati giudicati, dall'azienda agricola nascente con la nuova legge, un investimento sul quale puntare. Tutta la filiera è lontana anni luce da quello che sarebbe una produzione industriale e questo ne pregiudica ogni possibile sviluppo.
Gli italiani, la quasi totalità dei nuovi imprenditori che sono scesi in campo a seguito di questa legge, hanno voluto investire nella produzione di fiori e aprire le partite IVA come aziende agricole o in negozi per venderli.
Dopo l’approvazione della legge 242/16, si è così creato il settore 'cannabis light', con un fatturato di circa 50 milioni di euro (nel giro di un anno e mezzo) con tantissimi settori annessi, come laboratori di analisi, macchinari specifici, prodotti agricoli o aziende che forniscono materiali per confezionamento.
Un boom di un mercato, quello della cannabis light, che ha ritagliato un 14% del mercato alle mafie e ha fatto diminuire l'uso di farmaci…
Legalized ‘Light Cannabis’ Linked With Drop In Pharmaceutical Sales, Study Finds
La ‘cannabis light’ riduce il consumo di farmaci? Uno studio lo certifica
Questo "boom" sembra, però, non aver fatto intendere al legislatore quali siano le reali speranze degli attori chiamati in causa.
Nonostante sia chiaro il fatto che gli italiani vogliano la "canapa libera" (ci siamo dimenticati del referendum del ’93?), ora assistiamo, dopo un primo periodo di silenzio da parte delle istituzioni (che ha permesso ancor di più questa esplosione di attività legate al settore canapa per cbd), all'inizio di un nuovo periodo di repressione.
Il giorno 11 giugno 2019, presenterò al Ministero della salute, uno studio indipendente sui risultati della attuale normativa. In concomitanza con l'incontro, ci sarà a Montecitorio una manifestazione di aziende italiane che vogliono essere legali in un mercato incerto.
I problemi che impediscono agli attori della filiera di lavorare con serenità sono i seguenti:
  • deve essere rilasciata una nota chiarificatrice della destinazione d'uso delle infiorescenze e il limite preciso di thc, non una soglia drogante vaga da giustificare costosi processi;
  • definire le destinazioni possibili delle infiorescenze: alimentare, cosmetico, farmaceutico … le imprese devono capire dove e come si possa fare impresa;
  • aprire un tavolo tecnico affinchè, anche le aziende italiane, possano concorrere alla produzione di cannabis terapeutica e l'istituto chimico farmaceutico di Firenze non debba più acquistare dall'estero quello che può essere già facilmente prodotto in Italia da aziende Italiane!
Con la decisione della cassazione del 30 Maggio scorso, il mercato della cannabis light è impaurito. Chi apre e vende, lo fa a suo rischio e pericolo. Centinaia di persone e aziende, non sanno cosa fare con un prodotto che potrebbe essere considerato fuorilegge, il tutto dopo avere già investito e contribuito alla crescita economica dell’Italia.
Prima gli Italiani!
Il settore canapa industriale chiede che le infiorescenze vengano tutelate e che vengano inserite le destinazioni d'uso.
Ritornando al tuo articolo, fortunatamente, la democrazia prevede la possibilità di attivare soluzioni diverse in risposta al medesimo problema e condividendo al 100% la necessità di passare, anche, dal dibattito parlamentare, sappiamo purtroppo tutti, quanto questa strada sia lunga. Solo che, oggi, non c’è più tempo.
Il DM 9-11-2015 conosciuto come decreto Lorenzin, concedendo un'unica autorizzazione per la produzione di cannabis medicinale all'Icfm di Firenze, ha decretato la morte del settore della cannabis terapeutica Italiana, ancora prima che nascesse. E' possibile curarsi con la cannabis prevalentemente solo a pagamento e con iter pazzeschi.
Dunque, quali altri mezzi ha a disposizione il Governo per risolvere realmente un problema con tale carattere di urgenza?
Una sola soluzione c’è.
Regolamentare quello che già esiste e concedere autorizzazioni alla produzione ai privati e alle associazioni, in particolare:
-ai pazienti, che ne hanno bisogno per curarsi, che a causa di un sistema burocraticamente lento non riescono ad accedere con continuità alle terapie prescritte a base di cannabis;
-alle associazioni che al proprio interno abbiano dei pazienti;
-alle aziende agricole, nonché a tutti gli esercenti di attività legate alla produzione e vendita di infiorescenze e chiunque privatamente abbia interesse a sviluppare la ricerca sul tema.
Secondo il dpr 309/90, (art.17 comma 5; 5. "Il Ministro della sanita', nel concedere l'autorizzazione, determina, caso per caso, le condizioni e le garanzie alle quali essa e' subordinata, sentito il Comando generale della Guardia di Finanza nonche', quando trattasi di coltivazione, il Ministero dell'agricoltura e delle foreste."), il Ministro della Salute, può sentire altri attori istituzionali ed, in fine dei conti, fregarsene delle loro opinioni, esattamente come il Ministro degli Interni sta facendo in tema sicurezza. Infatti, le forzature che il Ministro degli Interni sta adottando al fine di chiudere i negozi di cannabis light, non risultano dal contratto di Governo e non sembrano avere tenuto in considerazione alcuna opinione altrui.
Il Dpr 309/90, quindi, prevede la possibilità che vengano emessi, a necessità, decreti determinanti le condizioni “caso, per caso” a cui i soggetti autorizzati alla coltivazione debbano sottostare.
Oggi assistiamo ad una “stitichezza decretativa” che sta minando la salute dei malati, che con la cannabis si curano. Il dpr 309/90, in oltre è uno strumento che oggi viene ciclicamente utilizzato, per reprimere “senza se e senza ma”, come stanno dimostrando i sequestri in tutta Italia; senza autorizzazione possono sempre portarti in tribunale accusandoti di non essere autorizzato, perché è assente una chiarezza legislativa come richiesta sopra.
Per questo condivido il tuo appello, caro Vincenzo, a cambiare la legge e anticipare questo cambio attraverso il rilascio delle autorizzazioni, le cui richieste che le associazioni, le imprese e i cittadini invieranno al Ministero, gli saranno “ricordate” in data 11 giugno 2019.
Il Cannabis Social Forum, attraverso Carlo Monaco, è intenzionato a portare all’attenzione del Ministero, tutte le richieste di autorizzazioni che da oggi cominceranno ad essergli inviate. Riportiamo sotto le indicazioni per aderire all’ iniziativa.
Tutte le richieste inviate al ministero (agli indirizzi [email protected], [email protected]) e per copia a [email protected] verranno sottoposte all’ attenzione istituzionale in un incontro già fissato per il giorno 11 giugno a Roma presso il Ministero della Salute, nel quale si porteranno le esigenze dei malati e le odissee che passano per un problema che deve essere trattato in ottica di salute.
La salute passa anche dalla stabilità economica, che le imprese nel settore della cannabis light, ora, vedono “andare in fumo”.
Il calpestamento dell'Art 32 della Costituzione, le motivazioni di carattere sanitario, rendono talmente urgente un decreto su tutta la cannabis, da inserirlo immediatamente nel decreto sicurezza in approvazione ad uno dei prossimi consigli dei ministri, per garantire la salute anche attraverso la tutela della libera impresa, come creatrice di progresso e miglioramento sociale.
Ti rivolgo un caro saluto e accolgo la tua necessità a tornare ad organizzarci subito.
Per chiunque fosse interessato a supportare la propria richiesta l’appuntamento è a Montecitorio il giorno 11 giugno 2019, in giacca e cravatta, “come un imprenditore”.



------- Modulo per la richiesta autorizzazione per la coltivazione della cannabis

A: [email protected], [email protected],
CC: [email protected]
Oggetto: Richiesta autorizzazione alla coltivazione di cannabis ai sensi del dpr 309/90 Testo unico Sulle sostanze stupefacenti

Nome e Cognome
Indirizzo
n.telefonico

Alla gentilissima att. del Ministro della Salute Dott.ssa Giulia Grillo,
Alla cortese attenzione dell'ufficio di competenza per il rilascio dell'autorizzazione ministeriale per la coltivazione di cannabis.

Con la presente intendo richiedere formalmente l'Autorizzazione Ministeriale per la “coltivazione, la produzione, la fabbricazione, l'impiego, l'acquisto e la detenzione” di cannabis per un totale di 20 kg annui, della durata biennale (art .17 dpr 309/90), ispirato dagli stessi principi di "tutela dell'interesse della collettività e a tutela del diritto alla salute, allo scopo di fornire un appropriato trattamento fitoterapico ai pazienti” come da accordo firmato tra i Ministri Sanità e Difesa sulla produzione di cannabis e dalla necessità di ricerca e sviluppo che può sorgere dallo sviluppo di attività private in collaborazione con centri di ricerca universitari, in campo sanitario, lavorativo, economico e di riflesso sulla sicurezza pubblica.
Informo di essere in possesso dei requisiti richiesti dall'art 19 recante "Indicazioni sui requisiti personali" per i rilasci delle autorizzazioni al fine di procedere all'avvio di una attivita' atta alla “coltivazione, la produzione, la fabbricazione, l'impiego, l'acquisto e la detenzione delle sostanze stupefacenti o psicotrope, nonche' quelle per la produzione, delle sostanze suscettibili di impiego per la produzione di sostanze stupefacenti o psicotrope di cui al comma 1 dell'articolo 70" (art 2. dpr 309/90).
Sono a richiedere l'Autorizzazione biennale e a procedere a fornire tutta la documentazione richiesta al fine di poter procedere all'avvio di una attività di produzione di cannabis a supporto della domanda nazionale di cannabis medica, che può essere stimata in 630.000 kg annui e vista l'impossibilità dell'istituto chimico militare farmaceutico di soddisfare tale fabbisogno.
In attesa di un riscontro in merito all'esito di questa richiesta, al fine di procedere con il processo di raccolta ed elaborazione delle informazioni eventualmente richieste dal Ministero per il rilascio dell'autorizzazione ministeriale e di futuro concerto con gli organismi di riferimento per le comunicazioni del caso,
Porgo i più cordiali saluti e i migliori auguri di proseguimento dei lavori.
Firma………..………….………
Nome e cognome…………

 
 
 
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