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Cannabis terapeutica. Gli investimenti della Chiesa d’Inghilterra
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Articolo di Redazione
13 giugno 2019 13:34
 
L'Inghilterra è stata raramente invasa da qualcuno o qualcosa. Infatti l'ultima invasione conosciuta avvenne nel 1066 (William the Conqueror). Tuttavia, quando si parla di cannabis, nessun luogo è immune alla crescente consapevolezza che il grande Proibizionismo degli ultimi 100 anni sta finalmente volgendo al termine.
La cannabis è passata dall’essere una pianta stigmatizzata il cui uso o possesso potrebbe portare anche in prigione (quasi ovunque), ad una sostanza le cui proprietà sono ormai e praticamente in moltissimi trattamenti medici - in particolare in neurologia (disturbi del cervello e del sistema nervoso compresi i disturbi del movimento) e oncologia (il trattamento del cancro). Nel Regno Unito, questa transizione sta ora prendendo piede (finalmente) dopo cinque anni di osservazione su ciò che stanno facendo gli Stati Uniti, i Paesi Bassi, il Canada e anche la Germania.
Tuttavia nel caso britannico, il confronto sta anche andando verso una direzione interessante che non si è vista finora in nessun altro posto. In particolare, ora che la cannabis è legale dal punto di vista medico, il tutto entra nel mercato - e lo fa anche attraverso veicoli legali ed entità "conservatrici" (come le famiglie).
Sebbene questo non sia necessariamente il capitale "istituzionale" di cui l'industria è stata così interessata, questo sviluppo da solo è un segnale che l'industria della cannabis sta diventando molto ben voluta.
Con la notizia che il fondo di investimento della Church of England sta ora facendo investimenti in cannabis, questa tendenza inizierà ad essere presa in notevole considerazione. La Chiesa gestisce un fondo di 12,6 miliardi di sterline con un focus decisamente "istituzionale" se non "cristiano". In pratica, gli investimenti effettuati dal fondo devono rientrare nella gamma di ciò che viene normalmente chiamato investimento "socialmente responsabile". In passato, questo escludeva la cannabis in generale. In questi periodi, in particolare in Europa, ciò significa che i fondi conservatori, compresi quelli familiari e il capitale istituzionale, inizieranno a valutare le opzioni che vengono offerte. E questa è una vittoria importante non è stata riscontrata in nessun altro Paese, incluso Israele (che è al top in materia).
La cannabis, almeno quando è usata per la medicina, non è più un peccato, ma una potenziale opportunità di investimento per una delle più grandi chiese istituzionalizzate (e le sue maggiori riserve di investimento) nel mondo. I tempi, sono davvero in cambiamento.

(articolo di Marguerite Arnold, pubblicato sulla rivista della ICBC – International Cannabis Business Conference – del 12/06/2019)
 
 
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