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Cittadinanza tedesca – Quando sarò grande, andrò in Germania
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Articolo di Redazione
19 maggio 2019 0:23
 
 Una scolara turca di dodici anni crea scompiglio: in televisione ha raccontato del suo sogno di diventare cittadina tedesca. Il che non è in linea con l’immagine del mondo di Erdogan
“L’Occidente ci invidia”, aveva detto il presidente Erdogan durante una manifestazione elettorale. L’Occidente sarebbe invidioso della Turchia specialmente per le dighe, i ponti, le metropolitane e il tunnel del Bosforo.
Nei social media il discorso ha creato derisione – tra i seguaci di Erdogan, invece, che non sanno che dal 1994 esiste l’Eurotunnel sotto il canale della Manica, trova favore. Ecco quello che pensava un tassista, con cui ho parlato a Berlino: “E’ naturale che siano invidiosi. L’aeroporto di Belino aspetta di essere ultimato dal 2006, noi, invece, abbiamo costruito quello di Istanbul in 42 mesi”.

Una frase di Arife Vildan basta per neutralizzare la propaganda.
Arife è una scolara di dodici anni. Il 23 aprile, in cui si celebra in Turchia la cosiddetta festa dei ragazzi, le è stato chiesto in una trasmissione in diretta che cosa sogna per il futuro. “Vorrei studiare medicina all’Università di Colonia e poi diventare cittadina tedesca”.
Diventare cittadina della Germania, il Paese che ci invidia? Questo ha da essere il sogno di una giovane turca? La moderatrice della trasmissione era disorientata, irritata. Sui social si è sviluppata una violenta discussione. Le persone giovani hanno dato la colpa ai politici, i politici si sono dati la colpa tra di loro. Nel frattempo la trasmissione radiofonica in lingua turca “Köln Radyosu” ha invitato Arife a fare uno stage.
Ma la difficile domanda galleggia nell'aria come un peccato di cui nessuno vuole parlare.
Perché i giovani vogliono lasciare la Turchia?

Erdogan ha raccontato di recente che, in un incontro a Berlino, Merkel avrebbe detto che in Germania studiano all’università tre milioni di persone. Erdogan si è vantato degli otto milioni di studenti universitari in Turchia e del fatto che il numero delle università è salito da 76 a 206. Ma l’amara realtà è che neppure una di esse si trova nella lista delle 500 migliori università al mondo.

Nel bilancio statale turco lo stanziamento per l’istruzione è calato quest’anno in modo sensibile.
Dove va il denaro tolto all’istruzione?
Alla Presidenza degli Affari Religiosi.
Mentre i budget di molti ministeri vengono drasticamente sforbiciati, le spese delle autorità religiose salgono oltre il 30 percento.

C’è un altro settore che cresce in modo ugualmente forte: la costruzione di nuovi penitenziari. Secondo i dati del Consiglio d’Europa la Turchia, per quello che riguarda i prigionieri, è al primo posto tra i 43 Paesi europei: oltre 200.000 persone sono in carcere sotto Erdogan. Negli ultimi dieci anni il numero è salito del 161 percento. Le carceri sono totalmente sovraffollate.

Tra i detenuti si trovano anche dei rappresentanti della generazione di Arife, che stanno dietro le sbarre per aver rivendicato l’istruzione gratuita o un Paese libero. L’alternativa, che la Turchia offre alla gioventù è dunque questa: fai una scuola religiosa e piegati, oppure vai in galera. Questi sono gli elementi costitutivi della strategia di Erdogan, con cui egli vuole creare una generazione che crede senza mettere in discussione, che obbedisce senza fare obiezioni e che si piega senza riflettere. Le teste, che non si vogliono far costringere in questa morsa, da un po’ di tempo a questa parte vanno in quell’Occidente “che invidia la Turchia”. Attualmente la Turchia sta vivendo una delle più grandi fughe di cervelli della storia.
Chi potrebbe biasimare Arife perché non vuole essere una pietra nel muro e preferisce unirsi all’esercito di cervelli in fuga?

(Articolo di Can Dündar su “Die Zeit” n. 19/2019 del 4 maggio 2019)
 
 
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