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Coronavirus e mobilità individuale. Realtà ed eccessi
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Articolo di Vincenzo Donvito
5 aprile 2020 14:28
 
  I messaggi istituzionali per ricordare alle persone che devono stare a casa sono molteplici: nazionali, regionali e comunali. A questi se ne aggiungo anche tanti privati: da aziende che li inseriscono nelle loro pubblicità talvolta facendolo diventare anche il centro dello stesso messaggio, ai social netork dove sono in tanti a ricordarlo.
Per chi sgarra ci sono le sanzioni. Bene. I casi particolari di “mobilità essenziale” sono tantissimi e per le forze dell’ordine è un vero rompicapo capire chi, come, quando e perché… per cui talvolta le sanzioni comminate possono essere discutibili (1).

E’ evidente che le restrizioni alla mobilità individuale hanno dei notevoli risultati per la salute pubblica (meno gente medicalizzata e/o in ospedale) e per quella individuale. Un recente studio dell’Imperial College di Londra (Uk), basandosi sui dati al 31 marzo, ha rilevato che le vite salvate grazie al confinamento sarebbero state tra 21.000 e 120.000 in undici Paesi europei (2).

Evidenza che ci deve portare anche a comprendere, come singoli cittadini e come addetti istituzionali al bene pubblico, come queste norme vanno applicate. Anche perché la loro applicazione configura le capacità di entrambi (singoli e istituzioni) ad adattarsi e vivere nel rispetto dei nostri principi basi costituenti, in contesti emergenziali che allo stato dei fatti non sembrano di breve durata e straordinari.

Per cui, quando alcuni Sindaci decidono di approvare norme più restrittive di quelle in vigore a livello nazionale (e lo possono fare grazie anche alle disposizioni di legge), per esempio la mascherina obbligatoria per chiunque circoli in luoghi pubblici, è bene che vi provvedano solo dopo che avranno consentito a tutti i propri amministrati di avere facilmente una mascherina, non simbolica o finta (alcuni sindaci sostengono che va bene anche coprirsi il voto con una sciarpa…).

Nello stesso tempo, le autorità di polizia che controllano il rispetto delle norme, dovrebbero prestare molta attenzione a non essere eccessivi come, per esempio, quando fermano qualcuno che sta facendo attività motoria, ricordandosi che le norme (a parte alcuni territori specifici che ne hanno di più restrittive e specifiche) non indicano in 200 metri dalla propria abitazione lo spazio entro cui muoversi, ma un generico “nei pressi della propria abitazione”… un generico che non può che adattarsi agli specifici contesti urbani e non.

Infine, a livello mediatico è bene fare attenzione a non rincorrere sempre la sensazionalità. Spesso si sente dire e si legge che c’è troppa gente in giro (e probabilmente è vero), ma nel documentarlo occorre prestare attenzione. Per esempio oggi gira un video in cui si mostra la tanta gente che circola in alcune strade di Napoli.. e il primo impatto è infatti quello di ulteriormente stimolare chi si preoccupa del non rispetto delle norme… ma se si guarda bene il video ci si rende conto che nelle strade del video non potrebbe essere altrimenti, visto che si tratta di luoghi (il centro di Napoli è così!) in cui i negozi sono quasi tutti di vendita al dettaglio di prodotti essenziali.. .e infatti si vede la polizia che non interviene ma assiste vigilando. Nel contempo si vedono le persone quasi tutte con le mascherine. Questo a significare che la diffusione di questo video, fatta per significare il non rispetto delle norme, è invece una semplice fotografia di una realtà, dove ovviamente una strada del centro di Napoli non può essere paragonata con quella della periferia della stessa città o di una qualunque altra città italiana, inclusi i centri “vetrina” di diverse città storiche del nostro Paese dove un negozio “essenziale” praticamente non esiste.

1 – in questo caso abbiamo redatto i consigli per fare ricorso
2 - Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Spagna, Svezia, Svizzera e Regno Unito
 
 
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