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Coronavirus e unità nazionale. Osservazioni e contestazioni... servono?
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Articolo di Vincenzo Donvito
12 aprile 2020 13:42
 
 Da più parti si sente ripetere che l’unità nazionale è fondamentale in un periodo come questo. E’ giusto… anche se io aggiungerei l’unita europea e quella mondiale… ma, visto che al momento non si può avere tutto, accontentiamoci…. Ma cosa significa nazione? Evitiamo trattati e contrapposizioni e cerchiamo di fotografare la nostra realtà, facendo attenzione a non ritrovarci in mano una fotografia di una nazione che vorremmo o di una nazione che odiamo (errori non facili, da parte di chi li commette, a riconoscere tali).
La nazione Italia è parlamentare costituzionale. La formazione delle leggi e il modo per il rispetto delle stesse avviene attraverso il meccanismo che tutti (grossomodo… ah, l’educazione civica...) conosciamo. Meccanismo che presuppone dialettica e confronti, anche duri. Spesso, purtroppo, questi confronti vertono sulla legittimità ad esprimersi. Ma succede. Ed è bene che ognuno ascolti tutto, anche se talvolta l’opportunità viene confusa con la legittimità. Ma tant’è…

Facciamo alcuni esempi, grandi e piccoli.
- Nell’attuale contesto emergenziale ha fatto molta notizia il fatto che il capo del governo, Giuseppe Conte, in una conferenza stampa se la sia presa, con nome e cognome, con due leader dell’opposizione che, a suo avviso, dicevano falsità sulle iniziative dell’Esecutivo in materia di rapporti e decisioni con l’Unione europea. In tanti, anche della stessa maggioranza del presidente Conte, hanno manifestato la propria perplessità in merito.
- Qualche giorno fa Aduc ha criticato le condizioni igieniche che il Comune di Firenze (incaricato alla bisogna dalla Regione Toscana) metteva in opera per la distribuzione delle mascherine, distribuzione che ultimata farà scattare l’obbligo d’uso delle stesse in qualunque luogo pubblico al chiuso. La vice-Sindaca di Firenze aveva così commentato: "Un allarme ingiustificato e tardivo che spaventa inutilmente le persone, io farei attenzione a non procurare allarmi" (1). Ben si intende questa minaccia di denuncia per “procurato allarme” come una valutazione di illegittimità dello specifico operato di Aduc.
- Nella miriade di multe che le autorità stanno comminando per violazione del contenimento, talvolta gli accertatori apostrofano i trasgressori con frasi tipo. “Non si vergogna ché facendo così mette in pericolo la salute di tutti?”.

Ci sono quindi tre metodi di contestazione che vengono tirati in gioco da parte di chi ha un’autorità: opportunità, legittimità e vergogna. A proposito o sproposito… non è quello che ora ci interessa, anche se la “vergogna” fa parte della stessa famiglia di quando si dice di non fare qualcosa di illegittimo perché è “peccato”…

A cosa servono queste nostre osservazioni?
A comunicare che, anche se veniamo redarguiti ché stiamo facendo qualcosa valutato dalle autorità come inopportuno, illegittimo o vergognoso, è bene non astenersi dal farlo.
Invito a “procurare allarmi” come direbbe la vice-Sindaca di Firenze?
No, invito ad essere noi stessi, civicamente noi stessi!
Il nostro Paese non ha conferito poteri assoluti al premier, al Sindaco o alle forze dell’ordine. Non siamo l’Ungheria di Viktor Orban. Siamo una nazione che discute, parla (talvolta anche straparla…) e che ha deciso di continuare ad affidare anche le emergenze alla dialettica tipica di un regime di democrazia liberale.
Democrazia liberale che si alimenta, si rinvigorisce, cresce e dà i suoi benéfici effetti anche in virtù delle contrapposizioni e per il fatto che tutto possa e debba essere rimesso in discussione.Virtù” - sia chiaro - che non giustifica la burocrazia ma che consente di evirare le arroganze di ogni tipo. Qualcuno potrebbe valutare questo metodo più faticoso e più lento che non quello, per esempio, del citato premier ungherese. Per capire l’errore di questa valutazione è sufficiente andarsi a leggere la storia, anche quella della nazione Italia (fascismo) o della nazione Germania (nazismo) e di tante altre anche oggi in auge (Filippine, per esempio).
Noi crediamo che il coronavirus si superi essenzialmente e soprattutto facendo fede ai nostri principi istituzionali. Per il presente e per il futuro.
Noi che siamo governati ed amministrati è bene che ascoltiamo, supportiamo e sopportiamo anche ciò che riteniamo più disdicevole (col potere di cambiare canale o girare la testa dall’altra parte, fare ricorso o esprimere un voto diverso alle dovute scadenze).
Ma chi ci governa e ci amministra, proprio perché siamo la nazione Italia (Ue, Onu) non si può arrogare il diritto di fare come noi. Se “gli fa fatica”, sono liberi di tornare ad essere come noi!

NOTA
1 - agenzia Ansa del 9 aprile 2020
 
 
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