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Le droghe illegali al tempo del coronavirus
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Articolo di Vincenzo Donvito
13 aprile 2020 18:59
 
 Tutto in questo ultimo mese e mezzo ruota intorno all’emergenza coronavirus. Anche il mondo della droga illegale. Che come ogni mercato, ne ha risentito e anche molto. E mentre i traffici internazionali devono ancora accusare il colpo e, immaginiamo si stiano riempiendo i magazzini nei luoghi di produzione e nei vari hub di transito e di destinazione, il mercato al dettaglio ne risente e anche tanto.

Non abbiamo barometri ufficiali per sostenerlo, ma solo l’osservatorio che Aduc fa settimanalmente sul numero di sequestri delle varie sostanze, gli arrestati e le sentenze di condanna. Navigando sulla stampa internazionale online abbiamo letto di dati ufficiali in alcune regioni spagnole, in Brasile, in Usa, ma niente di preciso nel nostro Paese e negli altri nostri partner europei. E’ probabile che qualcosa ci sia sfuggito. Ma per quanto abbiamo letto, c’è una tendenza diffusa: i consumatori sotto osservazione dei vari centri medici istituzionali (quindi quelli di cui si è a conoscenza che siano tali), quando non continuano le loro terapie e/o non si riforniscono al mercato clandestino per le evidenti difficoltà dovute al confino, si indirizzano verso maggiori consumi di tabacco e alcool. Le conseguenze le vedremo fa un po’ di tempo. E’ evidente che la gran parte dei consumatori, soprattutto quelli problematici, non sono controllati o monitorati da nessuno, e di loro non si sa nulla… se non le intuizioni dei vari osservatori.

Altra caratteristica diffusa, molto anche in Italia, è l’arresto di trafficanti di piccolo cabotaggio e il sequestro di piccole partite di droga, legate a spacciatori al dettaglio o ai livelli medi del mercato. Sequestri e arresti che sono diventati anche più facili per le forze dell’ordine, visto che gli spacciatori sono più facilmente individuabili grazie alla scarsa circolazione di persone e mezzi, e anche quando circolano con dei mezzi visto che questi ultimi sono più spesso fermati per individuare coloro che violano le disposizioni di contenimento. Infatti, in questo lungo fine settimana pasquale, le cronache delle agenzie stampa riportano diversi arresti e sequestri, tutti piccoli o medi (i giornali non sono usciti per un giorno e, tranne casi particolarmente eclatanti, danno poche notizie in merito percé sono dediti essenzialmente a dare notizie sul coronavirus dal punto di vista sanitario e, quando sono notizie di ordine pubblico, privilegiano quelle che possono meglio attrarre l’attenzione del confinato medio sì da indurlo a non aggiungersi al numero dei trasgressori).

Quindi ora stiamo registrando i primi effetti sugli ultimi anelli della filiera del traffico. Cosa succederà fra un po’ è prevedibile sia a monte che a valle.

A monte, nei Paesi produttori e di transito, con le organizzazioni malavitose internazionali più o meno in attesa di un ritorno alla “normalità”, la forza lavoro di produzione (dal contadino messicano, boliviano, colombiano, afghano, marocchino al lavoratore dei laboratori chimici, oltre che in questi Paesi, anche olandesi, italiani, spagnoli e dei vari Paesi dell’Europa dell’est) si aggiungerà ai disoccupati dei mercati di prodotti legali, con la differenza che non potranno usufruire dei contributi statali che ogni Paese sta mettendo a disposizione per ridurre i danni; si parla di contributi anche per i lavoratori in nero, ma crediamo che difficilmente, almeno in Paesi come il nostro, riguarderanno i lavoratori in nero del mercato illegale delle droghe.

A valle, nei Paesi consumatori, in attesa di un perfezionamento e adeguamento alla nuova realtà di mercati tipo l’online, il classico e consistente mercato per strada produrrà gli stessi effetti di quello che è successo a monte: disoccupati. Con un particolare: mentre i mercati legali faticano ad adeguarsi alla prevalenza dell’online (non ultima la burocrazia), non è altrettanto per i mercati illegali (senza burocrazia ed eterodiretti da capi/padroni che devono dar conto solo a se stessi). Differenza che ci porta a credere che molto presto, a differenza dell’economia legale, quella illegale (e quella delle droghe soprattutto) tornerà in auge.
 
 
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