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Editorialisti del New York Times, 'Trump e Conte, fratelli nativisti'
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Articolo di Redazione
3 agosto 2018 11:37
 
Segue la traduzione del commento sull'incontro tra Trump e Conte del New York Times, editoriale firmato dall'Editorial Board (organo formato dagli editorialisti del quotidiano).

Il Presidente Trump ama sostenere che i suoi incontri con i leader stranieri sono una tremenda vittoria dopo l'altra nel promuovere la sua visione del mondo. La realtà è generalmente molto diversa, ma misurato con il suo metro di giudizio, l'incontro con il Primo ministro italiano Giuseppe Conte è stato un successone. In piedi accanto al Presidente nella East Room della Casa Bianca, Conte ha ricamato lodi a Trump per "le sue posizioni e decisioni che sono espresse con chiarezza", e si è offerto di diventare il suo "interlocutore privilegiato" in Europa.

Trump è stato altrettanto effusivo, congratulandosi con Conte per la sua "tremenda vittoria in Italia", e individuando affinità tra l'ascesa dell'italiano e il suo: "Siamo entrambi outsider della politica, ci credi?". Ma Conte, professore di legge, non ha mai vinto alcuna elezione ed è primo ministro solo quale malleabile scelta di compromesso tra i due partiti antisistema che hanno formato una coalizione governativa dopo le elezioni di marzo.

Ma a parte queste fastidiose puntualizzazioni, l'amore tra Trump e il nuovo governo italiano costituisce un altro passo nell'evoluzione del network di governi di destra e populisti in Europa e negli Stati Uniti, con la demonizzazione dei migranti quale collante principale, seguito dall'ammirazione per il Presidente russo Vladimir Putin, l'avversione per l'Unione europea e il disprezzo delle elite politiche.

Per Trump, l'ascesa al potere di Conte è un'ulteriore prova delle conseguenze dell'immigrazione clandestina. "Come gli Stati Uniti, l'Italia è sotto una enorme pressione a causa dell'immigrazione clandestina", ha dichiarato Trump. "E il primo ministro, francamente, è oggi con noi grazie all'immigrazione clandestina. L'Italia ne è stanca".

L'Italia, naturalmente, ha un problema ben più tangibile degli Stati Uniti, in quanto è la prima destinazione dei migranti dall'Africa e dal Medio Oriente che cercano di raggiungere l'Europa con pericolose traversate del Mediterraneo. Si pensa che in Italia siano giunti circa 600.000 migranti negli ultimi quattro anni, una sfida aggravata dal fallimento dell'Unione Europea nello sviluppare una politica comune e coesiva sull'immigrazione. Se c'è una simile "enorme pressione" sugli Stati Uniti, è in gran parte grazie all'incessante demagogia di Trump sulla materia e la sua ossessione sulla costruzione di un muro lungo il confine messicano. E' proprio durante la conferenza stampa con Conte che ha dichiarato la sua intenzione di chiudere tutti gli uffici pubblici federali (Government shutdown) se non avesse avuto i fondi per costruire il muro.

Per quanto siano diverse le situazioni, l'abbraccio di Trump a Conte rafforza l'intransigenza sull'immigrazione della Lega, partito di destra xenofoba, più piccolo ma più assertivo dell'amorfo partner di governo, il Movimento 5 Stesse. Matteo Salvini, capo della Lega, è anche ministro dell'Interno che ha inaugurato il suo incarico respingendo una nave con a bordo 630 rifugiati, obbligandola ad andare in Spagna. E questo, a sua volta, rafforza la direzione nativista di altri governi e partiti populisti.

Senza controlli, l'immigrazione clandestina è un problema serio. Ma la soluzione deve essere trovata in una politica coerente, umana e (in Europa) collettiva che condivide il peso dell'immigrazione e dà alle persone che scappano da condizioni intollerabili una chance di trovare un porto sicuro. L'istigazione all'odio e le politiche punitive non sono la risposta. 
 
 
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