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Firenze Rocks - luci ed ombre
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Articolo di Edoardo Quaquini *
3 luglio 2017 17:59
 
 Finalmente quest'anno anche a Firenze abbiamo avuto il nostro bravo festival rock: e che festival! Gli appassionati hanno finalmente potuto vedere anche nella nostra città alcuni degli artisti internazionali più importanti, cosa che in passato pareva impossibile (nonostante gli stessi gruppi suonassero in giro per il mondo in città ben più piccole e meno ricche di storia e cultura della nostra). Attenzione: a Firenze da sempre si tengono concerti rock - per lo più allo stadio - ma raramente si era visto un "festival" ovvero una manifestazione che comprenda molti gruppi su più giorni, coi concerti che iniziano nel pomeriggio e finiscono a notte fonda.
Tutto questo aveva comprensibilmente esaltato gli appassionati in zona e creato molte aspettative: saranno state ripagate in pieno? Al di là del valore artistico delle performance (variabile non dipendente dagli organizzatori) ci interessa analizzare l'aspetto logistico ed organizzativo del festival, che ha dimostrato pecche non da poco e creato disagi a chi si è trovato a vivere le calde giornate del festival al centro dell'ippodromo fiorentino.
Intanto la solita gabbia di regole stringenti mascherate da "necessità di sicurezza" (si veda qui ) che spesso sono usate come una scusa per massimizzare i guadagni di chi organizza. Si pensi alla solita assurdità dello "stappamento" delle bottiglie d'acqua all'ingresso "per evitare che vengano lanciate piene e tappate, ferendo qualcuno". Francamente ci sfugge per quale motivo chicchessia dovrebbe tenere un comportamento simile: si pagano oltre 70 euro di biglietto per provare a ferire l'artista sul palco? O si ha paura qualcuno le tiri agli sconosciuti che lo circondano? Nel qual caso sarebbe necessario togliere anche le scarpe o le cinture (spero di non aver dato ulteriori suggerimenti ai responsabili della sicurezza...) o qualunque altro oggetto che potrebbe utilizzato a fini "contundenti". Peraltro spesso le bottiglie - quanto era permesso portarle tappate - venivano persino congelate (orrore, diventano durissime!) - per aver a disposizione acqua fresca ore dopo l'ingresso: si può capire una tale necessità in una giornata estiva con 35 gradi all'ombra?
A proposito di ombra, ecco uno dei peggiori problemi della "Visarno Arena". Non un filo d'ombra in tutta l'arena. In estate, con 35 gradi e coi concerti che iniziano alle 15 (e l'ingresso dalla tarda mattinata). La pietosa azione dei "nebulizzatori d'acqua" non è certo sufficiente a riparare i partecipanti, infatti era un continuo via vai verso le ambulanze per colpi di calore, per fortuna lievi. Sarebbe costato molto installare delle "tele" (ovviamente traforate per evitare problemi col vento) che potessero proiettare un po' d'ombra almeno su alcune zone dell'arena? La gente era costretta a ripararsi nelle lame d'ombra (tenete conto che si trattava di un primo pomeriggio a pochi giorni dal solstizio: dunque sole a picco!) degli stand, dei bagni chimici e delle ambulanze! Sarebbe bastato qualche "telone" appeso tra le torri dell'impianto di amplificazione per dare sollievo a decine di migliaia di persone ed evitare decine di malori. Era così difficile farlo? Si pensava a giornate fresche e nuvolose, a Firenze d'estate? Oppure semplicemente "chi se ne frega" dei "clienti paganti" (neanche poco)?
Ma torniamo all'acqua che è l'altro punctum pruriens. All'ingresso sequestrati tutti i tappi: comodo peraltro andare a zonzo con bottiglie aperte ma pazienza, si sapeva, perché almeno la "cortesia" di avvertirci prima delle norme stringenti ce l'hanno fatta. Certo con una serie di divieti che neanche per una conferenza stampa del G7, per cui erano esclusi gli ombrelli (se piove peggio per te, un terrorista con un ombrello potrebbe fare una strage!) che peraltro sono utili anche come parasole, gli "apparecchi per registrazione audio e video" (ovvero TUTTI GLI SMARTPHONE, che gli addetti alla sicurezza si son guardati bene da sequestrare visto il rischio di finire spazzati via della folla), tablet e power bank (se esaurisci la batteria peggio per te, la power bank è minacciosissima, un'arma impropria essenziale per ogni criminale!) e financo BEVANDE ALCOLICHE (ovvero vietato introdurre la birra, chi vuole la COMPRA dentro, perché mica è vietato bere birra eh, basta che bevi "la loro").
Ecco appunto. LA LORO.
I divieti son funzionali essenzialmente a questo: ingrassare (ulteriormente) gli organizzatori che ponendo paletti molto stringenti all'accesso si assicurano di essere gli unici in grado di ristorare e rifocillare i "clienti" (vi illudete di essere dei fan? no, siete solo clienti, e a Firenze anche i tifosi ormai ne sanno qualcosa...).
Niente che non si sia già visto in altre occasioni, per carità, ma stavolta a Firenze s'è fatto un salto di qualità sul piano del succhiamento di quattrini ai "clienti".
Sto parlando ovviamente del metodo utilizzato: all'interno dell'arena ogni acquisto (salvo il merchandising ufficiale, su cui gli organizzatori non han potuto mettere le mani) andava pagato in "token" - ovvero pezzettini di plastica che vanno pagati agli stand "di cambio". Acquisto minimo: 15 euro (QUINDICI EURO) - e se hai solo da comprare un paio di bottiglie d'acqua peggio per te. Ovviamente non cambiabili in euro: quelli che compri li spendi o li getti via. Una bottiglia d'acqua (anzi un bicchiere, che neanche dentro ti danno la bottiglia contundente) costava mezzo token (1.50 euro "al cambio"), una bibita 1 token e mezzo, un panino 2 token. E così via per gelati e varie amenità.
Qual è il torna conto degli organizzatori? Facile a dirsi: molti hanno acquistato più token di quanto necessario proprio a causa dell'acquisto minimo da 15 euro e per ogni token rimasto in tasca a qualcuno che è andato via l'organizzatore ha incassato 3 euro. Anche da me li ha incassati: mi era rimasto un token in tasca, tenuto per comprare le ultime due bottiglie d'acqua prima dell'inizio dell'ultimo concerto della giornata, tuttavia lo stand era strapieno ed ho fatto la fila sbagliata, perché da lontano mica sai cosa distribuiscono al banco davanti: se prendi la fila "dei panini" l'addetto non ti dà l'acqua neanche se piangi in cinese o la paghi doppio, devi fare la fila apposita. Peccato che non ci fosse neanche un cartello con scritto quale fosse la fila giusta (e potete immaginare le discussioni, che restare a gola secca dopo più di 20 minuti di fila non è piacevole). Tornato nel PIT a mani vuote ho pensato di andare a prendere l'acqua prima di uscire, ma anche qui la mediocre organizzazione che ha evitato di aprire qualche varco in più per facilitare il deflusso ha creato caos e a dirigersi agli stand appositi remando "contro folla" una volta usciti dal PIT era impossibile. Poco male eh: mi è stato riferito da chi c'è andato la domenica sera che alla fine dei concerti era persino esaurita l'acqua e dunque se avevi da spendere un token o mezzo token non te ne facevi di niente!
Ecco, questo credo sia stato l'aspetto più inaccettabile di tutta l'organizzazione e la speranza è che il prossimo anno, se avremo il bis del Festival (e dato il successo di pubblico non c'è da dubitarne), il Comune vigilerà per evitare che si ripetano scene simili, ovvero di disonesto sfruttamento del pubblico.
Perché se l'organizzatore non rientra dalle spese può sempre decidere di alzare il prezzo dei biglietti: il piano economico per un'impresa simile lo si fa con buon anticipo. Ma una volta pagato il "salasso", noi "clienti" preferiremmo evitare di venir malamente sfruttati anche in quel giorno di festa che ci concediamo per staccare dalla noiosa quotidianità e rifugiarci per qualche ora in quel mondo dei sogni che regala la musica.
E' chiedere troppo, a Firenze, nel 2017?

P.S.
Ci sarebbe molto da dire anche sul come è stato allestito il tutto, e magari sui salari e le condizioni di lavoro (anche 24 ore continuative a quanto pare, con brevi pause panino, a ritmi allucinanti) dei ragazzi utilizzati per rendere fruibile lo spettacolo a tutti noi. Magari sarebbe interessante se lo facesse qualche politico locale, di quelli sempre in piazza a difesa dei diritti dei lavoratori. Toc toc?

* collaboratore Aduc
 
 
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