Dati Istat terzo trimestre 2024. Pressione fiscale al 40,5% (+0,8% su anno). Reddito disponibile +0,6% rispetto al trimestre precedente. Consumi +1,6%. Propensione risparmio 9,2% (-08%). Potere d’acquisto + 0,4%.
Colpisce la pressione fiscale in crescita rispetto a quanto governo e maggioranza hanno detto e promesso. Ma anche se 0,8% in più non è la fine del mondo, preoccupa il trend rialzista avendo sforato la soglia del 40%.
Per il resto sembra che le persone non se la passino tanto male, soprattutto per l’incoraggiante +0,4% per il potere d’acquisto. Mentre la propensione al risparmio, pur essendo in lieve calo, con un consistente 9,2% è lo specchio dei tassi d’interesse che nello scorso trimestre solo a dicembre sono scesi al 3% e, quindi, prima era più conveniente tenere i soldi fermi.
Allo stato l’Istat ci presenta un'economia ferma, coi suoi problemi sempre uguali e senza alcuna “rivoluzione” che possa auspicare cambiamenti radicali. Un fermo con le tasse al 40,5%, una crescita che assorbe e talvolta scavalca le altre percentuali in crescita.
Ragion per cui, al di là delle “sparate” pro e contro di legislatori che sembra guardino poco alla sostanza ma solo al proprio essere governo o opposizione, non si capisce se dobbiamo rassegnarci al galleggiamento. Pur se qualcuno potrebbe credere che galleggiare sia già un fatto positivo in sé, non è di questo che la nostra economia sembra aver bisogno, anche perché i trend di crescita che dicono di aver infilato nella legge di Bilancio 2025 hanno tante caratteristiche, ma non quella della crescita: si pensi all’automobile, alla sanità, alla scuola, ai redditi medi, alla giustizia fino alla beffa dell’aumento di poco più di un euro per le pensioni. Aggiungendo a questi una totale assenza di politica energetica, al traino di vicende europee e internazionali di cui, a parte i sorrisi e gli inchini, non siamo per niente protagonisti.
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