Correva l’anno 1988, fine ottobre. Ero a Gerusalemme coi miei amici del partito radicale dell’epoca: chiedevamo l’ingresso dello Stato d’Israele nell’Unione Europea e avviarlo ad essere avamposto di diritto e libertà del nostro sogno federalista in quella regione martoriata.
Soldati delle forze ONU ci scortarono in un sopralluogo nei dintorni della città e, in un’altura, ci fermammo su un terrapieno da cui si godeva una meravigliosa vista della città con subito sotto una vallata piena di piccoli alberi. E’ lì che diedi un contributo di alcune decine di dollari per far piantare un albero come contributo al germoglìo di Israele. L’albero, nella sua crescita secolare, porta il mio nome.
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