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Governo, promesse e scenari futuri: le cialtroniadi
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Articolo di Alessandro Gallucci
28 aprile 2012 17:34
 
Quando a novembre del 2011 Mario Monti ha assunto l’incarico di Presidente del Consiglio, in molti hanno pensato ad una fase nuova. “Avremo più credibilità internazionale, saranno fatte le riforme che il Paese attende da anni, finalmente torneremo a sentir parlare di politica”. Ed ancora “Sobrietà, maggiore morigeratezza negli stili di vita”, perfino “più simpatia”. I media hanno indotto a credere che questa nuova compagine governativa rappresentasse una svolta per l’Italia.
I più diffidenti, i contestatori per partito preso, parlavano in modo più o meno malcelato di governo del Presidente (Napolitano), di strappo alle regole della rappresentatività e perfino di sospensione della democrazia.
Nei commenti dei primi giorni ciò che è mancato è stato soprattutto il realismo. Quello Monti era, ed è, un governo che gode della fiducia del Parlamento, che è sostenuto da due terzi dei membri delle due Camere e che non ha violato alcuna regola democratica. Quella del governo scelto dal popolo era una suggestione buona a poco; utile solamente a mascherare il fatto che quello precedente è stato un governo solo lontanamente indicato dagli elettori ma di fatto sostenuto anche dai voti di cittadini che avevano scelto come propri rappresentanti gli eletti dell’IDV, dell’UDC e del PD (cosa sono d’altronde Scilipoti, Calearo e Romano?). Insomma fin dal 14 dicembre del 2010 (data della fiducia al governo Berlusconi dopo la fuoriuscita di FLI) l’Italia, secondo questa logica, viveva in una sospensione della democrazia.
Non è questo il punto. O meglio questo spaccato di storia parlamentare recente ci permette, a poco più di 6 mesi dall’assunzione dell’incarico, di capire perché Monti ha fatto quel che ha fatto e, modestamente, di dargli un suggerimento.
Il Governo aveva promesso liberalizzazioni, apertura del mercato del lavoro, strizzava l’occhio all’abolizione del valore legale del titolo di studio e più in generale dava l’impressione di voler dare al Paese un’impronta più moderna. Cos’è stato fatto fino ad ora? Poco di quello che si era promesso. E quel poco che si vuole fare rischia solo di crear danni. Insomma molta politica politicante e poca azione incisiva per migliorare il quotidiano dei cittadini. D’altronde se il Governo è sostenuto da chi fino a qualche giorno prima non era stato in grado di far nulla, dai buoni a nulla e dai capaci di tutto ma proprio di tutto, per dirla come Pannella, perché ci si doveva aspettare un’inversione di rotta? Forse perché la situazione era così grave da non consentire ai partiti troppi margini di manovra? L’illusione è durata il tempo di appesantire i cittadini con nuove tasse e gabelle che non porteranno nemmeno all’immediato e agognato pareggio di bilancio e che, chi vivrà vedrà, finiranno per generare nuova illegalità e sempre più grande evasione fiscale. Il governo non ha potere né, pare, la volontà di metter bocca sulla legge elettorale (una compagine sostenuta da due terzi del Parlamento avrebbe e come legittimità e il dovere di farlo), né sul finanziamento ai partiti. Il rimborso, questo l’ipocrita appellativo del finanziamento, è usato a mo’ di spaventapasseri buono, per quei pochi che ancora hanno paura, a tenere lontano lo spettro della partecipazione alla politica su base censitaria ma che, invece, è solamente l’eroina di una partitocrazia sempre più incapace di mantenere il contatto con la realtà.
I sei mesi appena passati sono stati utili a far crescere la così detta antipolitica, che altro non è, invece, che un movimento politico che prende spazio nella base dei partiti sempre più intenti a raccattare dove si può ciò che si può senza pensare a chi dovrebbero rappresentare. L’intento è quello di far passare per cialtrone chi cavalca il dissenso; attenzione anche a lui, però. Non abbiamo bisogno di leader ma di idee, lo diceva lui stesso, ossia Beppe Grillo. Se lo ricorda? Che di idee, lui non i candidati delle sue liste, ne porta nella misura inversamente proporzionale ai sorrisi ed alle risate che riesce a strappare. Chi cialtrone lo è per davvero – i risultati delle loro politiche gliene fanno da testimone– cerca di mimetizzarsi tra la folla oppure di apparire come la vittima sacrificale che va incontro al proprio destino ben conscio di aver fatto ciò che doveva per il bene comune. Una vera cialtroneria!
In questo quadro d’insieme al Governo Monti non resta che guardare inerme la causa del proprio male: i rappresentanti del popolo. Eppure, Professore, qualcosa la può fare. Qualche tempo fa ha rinunciato alle Olimpiadi. Il suo Governo le ha giudicate, giustamente, troppo costose ed inutili. Uno dei pochi atti di coraggio. Adesso, però, quelle risorse le utilizzi per organizzare un altro genere di competizione dove la nostra attuale classe politica pare sappia farsi valere: le cialtroniadi. La medaglia d’oro avrà in premio la possibilità di continuare a fare ciò che fino ad ora è stato fatto: nulla. Non costano molto, il 2013 è l’anno buono. Non si preoccupi per la sovrapposizione con le elezioni: allo stato attuale le possono anche sostituire.
 
 
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