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Governo. Il TAV e il M5S tra il dire e il non fare
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Articolo di Primo Mastrantoni
16 novembre 2018 12:25
 
 Si era da poco compiuta l'unificazione dell'Italia, con la presa di Roma per opera di Vittorio Emanuele II, quando, l'anno successivo, nel 1871, veniva inaugurata la linea ferrovia del Frejus, che collegava l'Italia con la Francia. 
 La conquista di Roma segnò il tracollo definitivo dello Stato Pontificio, le cui origini risalgono alla "Donazione di Costantino", che legittimarono il potere temporale della Chiesa, "Donazione" che, però, nel 1517, lo storico Lorenzo Valla dimostrò essere falsa.

La necessità di collegamenti ferroviari transnazionali era già avvertita nel 1800, tant'è che il tunnel del Fejus era stato pensato per il collegamento Londra-Brindisi, denominato "Valigia delle Indie".

Tale necessità si è fatta più stringente con la formazione della Unione europea. Il progetto, per le reti di trasporto trans europee, costituisce un insieme di infrastrutture per il mercato unico, per garantire la libera circolazione delle merci e delle persone e rafforzare la crescita, l'occupazione e la competitività in Europa.

Una di queste opere, il treno alta velocità (TAV), collega Torino con Lione (Francia), che si innesta nel cosiddetto Corridoio mediterraneo. Lo scopo è incrementare, merci e passeggeri e trasferirli su rotaia. Sarebbe dimezzato il tempo di percorrenza per i passeggeri e raddoppiata la capacità di trasporto delle merci.

Il progetto, cofinanziato da Unione europea, Francia e Italia, è avversato dal M5S.

Infatti, un ordine del giorno del Consiglio comunale torinese, a guida penta stellata, ha chiesto di fermare i lavori, il che ha provocato la protesta della cittadinanza, che ha indetto una manifestazione civica alla quale hanno partecipato 40 mila persone. 
Un ordine del giorno, comunque, non è un atto deliberativo, perciò vale per quel che vale. 

Anche il vicepremier e ministro, Luigi Di Maio, si è esercitato sull'argomento, dichiarando che il TAV è una opera inutile, poi che non è contrario in generale, poi che il tunnel può essere sostituito da una stampante in 3D. 
Evidentemente cinque anni di università istituzionale, la Camera dei Deputati, non è servita, ma Di Maio, si sa, è un fuori corso universitario.

 Arriviamo al ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Danilo Toninelli, il quale aveva insinuato dubbi su alcuni costi dell'opera, con una frase imperativa: "la mangiatoia è finita". Con una lettera dell'agosto scorso abbiamo chiesto al ministro Toninelli di produrre le prove della mangiatoia e di denunciare i responsabili. 
Aspettiamo ancora la risposta. 

Lo stesso Toninelli ha chiesto di fare ulteriori  analisi costi-benefici dell'opera; forse non è al corrente che dal 2015, il ministero aveva elaborato una nuova strategia di intervento, che prevedeva la realizzazione di alcune opere e una ulteriore valutazione per altre: il 58% da realizzare secondo progetto, il 29% da rivedere e il 13% in situazione intermedia. 
Il tutto all'interno del Sistema nazionale integrato dei trasporti e secondo determinate Linee guida, documento depositato presso il ministero guidato da Toninelli. Forse il ministro Toninelli non sa che già il governo precedente aveva avviato la revisione progettuale dell'opera, come non sapeva che il tunnel del Brennero, a suo dire, usato da molti imprenditori e ostacolato dall'Austria, non c'è.

L'importante è che il popolo ci creda, in altre parole creda alle chiacchiere, in vista delle elezioni europee.
 
 
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