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Guerra alla droga. Ergastolo per El Chapo, tranquillità per il suo successore El Mayo
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Articolo di Redazione
19 luglio 2019 10:09
 
Senza sorprese, Joaquin Guzman Loera, 62 anni (65 secondo altre fonti), è stato condannato dai giudici di New York all’ergastolo per aver contrabbandato in Usa, durante trenta anni, 1,200 tonnellate di sostanze illegali …. Anche se i suoi avvocati hanno annunciato la loro intenzione di fare appello alla condanna, è la fine probabile di un percorso seminato da migliaia di morti del patron del cartello di Sinaloa, il trafficante di droga più famoso del Pianeta dopo la morte del colombiano Pablo Ecobar nel 1993.

Strutture intatte
Estradandolo a gennaio del 2017, il presidente messicano Enrique Peña Nieto dava un segnale sulla incapacità dello Stato messicano di giudicare il criminale, e sostanzialmente la sua mancanza di forza per tenerlo sotto chiave, dato che l'uomo più noto del Paese era sfuggito due volte nel 2011 e nel 2015 dalle prigioni. Ma i suoi vari arresti non hanno fatto nulla per scoraggiare il commercio che controllava. E la sua condanna non ridurrà il traffico di droga transfrontaliero e il numero di morti, dal momento che le strutture rimangono intatte: la produzione (in Colombia per la cocaina, in Messico per l'eroina), la logistica dei trasporti, attraverso l'America centrale e caraibica e i meccanismi finanziari per il riciclaggio di denaro.
El Chapo Guzman è stato tradito dalla sua fame di notorietà. I suoi appuntamenti galanti con la star delle fiction tv Kate Del Castillo o i suoi progetti artistici con l'attore Sean Penn, hanno attirato l’attenzione delle polizie e sono state il motivo della sua caduta. Il suo successore, Ismael Zambada detto “El Mayo” (deformazione del suo secondo nome, Mario) è stato più intelligente. A 71 anni, è sopravvissuto a tutte le guerre tra i cartelli delle droghe, facendo e disfacendo alleanze al momento giusto e non ha passato neanche una notte della sua vita in una prigione. Nell’unica intervista che ha concesso, nel 2010, al settimanale di sinistra “Proceso”, profeticamente affermava: "Se El Chapo o io ci fossimo messi in mostra, saremmo stati catturati". In questa famosa, classica intervista al giornale messicano, ha confidato al giornalista Julio Scherer: "La montagna è la mia casa, la mia famiglia, la mia protezione, l'acqua che bevo...".

Omicidio al supermercato
Suo figlio, Vicente Zambada, è stato invece arrestato e poi estradato in Usa nel 2009. Nell’ambito di un accordo con la giustizia (plea deal), ha accettato di testimoniare contro El Chapo in cambio di misure di protezione per se stesso e la sua famiglia. Quando avrà scontato i suoi quindici anni di prigione, potrà beneficiare di un permesso di residenza permanente in Usa.
In Messico, la guerra tra le organizzazioni criminali prosegue. Il patron del cartello di Jalisco Nuova Generazione, Nemesio Oseguera detto “El Mencho” avrebbe preso il controllo dello Stato turistico di Quintana Roo, dove c’è la perla balneare di Cancun. Una zona in cui regnava fino ad oggi Zambada e i suoi uomini del cartello di Sinaloa (tra cui il clan dei Chapitos, i figli di El Chapo). E’ quanto sembra emergere dall’assassinio del 4 luglio scorso, in un supermercato di Chetunal, di Ulise Galvan alias “El Buda”, uno dei luogotenenti di El Mayo.

(articolo di François-Xavier Gomez, pubblicato sul quotidiano Libération del 17/07/2019)
 
 
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