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Inquinamento aria. OMS: 7 milioni di persone muoiono ogni anno
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Articolo di Redazione
2 maggio 2018 9:04
 
 L’inquinamento dell’aria non fa solo tossire. Ma uccide. A livello di massa. Ogni anno, sette milioni di persone muoiono nel mondo perche’ respirano aria troppo carica di particelle fini. Questo e’ l’ultimo macabro bilancio pubblicato oggi 2 maggio dall’Organizzazione mondiale della Salute (OMS), che lancia l’allerta. E’ molto di piu’ dei morti dell’Aids (1,1 milioni), della tubercolosi (1,4 milioni), del diabete (1,6 milioni) e degli incidenti automobilistici (1,3 milioni).
L’OMS riconosce ormai l’inquinamento dell’aria come un “fattore di rischio maggiore” delle malattie con trasmissibili, che sono considerate all’origine del 70% dei decessi nel mondo. Secondo le stime dell’istituzione dell’ONU, questo rischio sarebbe, presso gli adulti, a causa del 29% dei cancri al polmone, del 25% delle malattie vascolari cerebrali (AVC), del 29% degli infarti e del 43% delle malattie polmonari croniche ostruttive (broncopolmonite, asma…).
E il rischio e’ in crescita. La stima globale di 7 milioni di morti e’ in leggera crescita. L’ultimo bilancio, del 2016, registrava 6,5 milioni di decessi. Questo aumento si spiega attraverso un’esplosione di mortalita’ dovuta all’inquinamento dell’aria esterna (4,2 milioni rispetto ai 3 milioni del 2016). I decessi imputabili all’inquinamento dell’aria degli interni, sono invece in calo, 3,8 milioni rispetto ai precedenti 4,3 milioni.
Le regioni piu’ colpite sono l’Asia del Sud-Est (tra cui l’India) e il Pacifico occidentale (inclusa la Cina), con piu’ di due milioni di decessi ognuno.
Un’altra cifra, anch’essa impressionante, da’ la dimensione del pericolo. Secondo gli ultimi dati dell’OMS, nove persone su dieci (91% della popolazione mondiale) sono esposte quotidianamente ad un’aria che contiene “alti livelli di agenti inquinanti”. l’OMS raccomanda il limite annuale a 10 µg/m³ in particelle fini PM2,5 (di diametro inferiore a 2,5 micrometri).
“Cosi’ come New Delhi, Pechino, Shangai, Lima o Citta del Messico, numerose megalopoli del mondo intero vanno oltre cinque volte questa soglia -dice Maria Neira, direttrice del dipartimento di sanita’ pubblica dell’OMS. Questo rappresenta un rischio maggiore per la salute delle popolazioni”.
Questo rischio e’ ripartito in modo diverso. …
L’Africa ha in totale circa un milione di vittime. I Paesi dell’arco mediterraneo orientale hanno tutti insieme un numero di morti come l’intero continente europeo: circa 500 mila. Le Americhe non ne vengono fuori meno male, con circa 300 mila morti ogni anno.
In questo panorama dettagliato e allarmante, l’OMS nota che le prime vittime sono senza sorpresa i bambini. La polmonite e’ la principale causa di morte per chi ha meno di 5 anni. Vulnerabili anche le donne che, nei Paesi in via di sviluppo, cucinano ancora con delle attrezzature di altri temi, come i forni a carbone.
Gli sforzi della Cina
“L’inquinamento dell’aria minaccia ognuno di noi ma sono i piu’ poveri e i piu’ marginalizzati che pagano il tributo piu’ pesante, dice il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus. E’ inaccettabile che piu’ di 3 miliardi di persone -la maggior parte donne e bambini- continuino a respirare fumi mortali tutti i giorni mentre utilizzano stufe e combustibili inquinanti nelle loro case”. Se non prendiamo dei provvedimenti urgenti contro l'inquinamento, non saremo mai in grado di raggiungere uno sviluppo durevole”.
I dati dell’OMS sono i piu’ completi mai pubblicati dalla stessa OMS sulla qualita’ dell’aria. Si fondano su dei risultati ottenuti in piu’ di 4,300 citta’ di 108 Paesi, cioe’ 1.000 citta’ in piu’ rispetto al 2016. Con una “seria carenza di dati” per il continente africano, dove solo 8 dei 47 Paesi sono in grado di sorvegliare i livelli di particelle fini.
Malgrado questo quadro catastrofico, il direttore dell’OMS si complimenta che “i leader politici, ad ogni livello, ed essenzialmente i Sindaci, cominciano a prendere in considerazione la questione in modo serio per agire di conseguenza”. L’ONU saluta gli sforzi della Cina -il governo ha decretato questo inverno la fine del riscaldamento a carbone- o di una citta’ come Citta’ del Messico che, sul modello di Parigi, ha annunciato il divieto dei veicoli diesel per strada entro il 2025.
In Europa, dopo dieci anni di avvertimenti senza alcun costo, la Commissione sembra infine aver deciso di mettere sotto pressione gli Stati che non rispettano la sua direttiva del 2008 sulla qualita’ dell’aria e che regolarmente vanno oltre i valori limite di PM10 (di diametro inferiore a 10 µm) e diossido di azoto (NO2).
Adottare un provvedimento di urgenza
Per la prima volta, il commissario all’ambiente, Karmenu Vella, ha convocato a fine gennaio i ministri dell’ecologia di nove Paesi (Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Spagna, Ungheria, Romania, Repubblica Ceca e Slovenia) per stimolarli a prendere rapidamente dei provvedimenti in grado di proteggere i loro cittadini. In mancanza di risposte adeguate, Bruxelles dovrebbe ben presto andare oltre le minacce portando alcuni di questi Stati davanti alla Corte di Giustizia dell’UE. Diverse volte minacciate, le sanzioni sono attese a fine maggio.
Ma altre regioni del mondo non hanno ancora preso provvedimenti urgenti. A cominciare dall’India. New Delhi, nello scorso novembre, ha avuto dei picchi di inquinamento di 1000 µg/m³, mentre il ministro dell’Ambiente continua a negare la realta’ delle loro conseguenze sanitarie (piu’ di un milione di morti in questo Paese) e si accontenta di aver fatto adottare delle mascherine piuttosto che attaccare la radice del problema, come l’incenerimento dei rifiuti agricoli.
Per convincere il massimo dei Paesi a dichiarare la guerra a questa “morte invisibile”, l’OMS organizzera’ a Ginevra, dal 30 ottobre al 1 novembre, la prima conferenza mondiale sull’inquinamento dell’aria e la salute.

(articolo di Stéphane Mandard, pubblicato sul quotidiano le Monde del 02/05/2018)
 
 
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