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Lavorare 4 giorni alla settimana. Fa bene all’economia e alla salute?
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Articolo di Redazione
7 dicembre 2020 12:17
 
Mentre si calcola che da inizio pandemia i lavoratori da remoto vivono giornate di lavoro ben più lunghe (anche in Italia), con un rischio sempre maggiore di burnout, c’è chi va in direzione opposta e pensa a una settimana lavorativa di soli quattro giorni per affrontare la crisi pandemica. 
 
L’esperimento
Unilever ha lanciato l’esperimento in Nuova Zelanda, dove consentirà ai suoi 81 dipendenti di lavorare per quattro giorni alla settimana per un anno intero pur continuando a essere pagati per cinque. Tra un anno, la multinazionale valuterà i risultati e deciderà se allargare l’esperimento a tutti i suoi 155mila lavoratori. «Il nostro obiettivo è misurare le performance, i risultati, non il tempo di lavoro», ha detto il managing director Nick Bangs. 

La settimana spagnola
In Spagna anche il governo di Pedro Sanchez ha annunciato che sta prendendo in considerazione la possibilità di ridurre a 32 ore la settimana lavorativa. La premier neozelandese Jacinda Ardern, tra le prime a sollevare la questione, lo scorso maggio era tornata a proporla come strumento per risollevare l’economia. Lo stesso ha fatto la premier finlandese. In Gran Bretagna se ne parla da tempo. E la discussione ora si è allargata in tutta Europa.
 
Lavorare meno, produrre di più
Unilever non è la prima azienda a fare un test del genere. Il precedente più famoso risale a 30 anni fa, messo in campo da Volkswagen. Ma un conto è ridurre l’orario in un’azienda, un altro è farlo tramite la legislazione nazionale. E l’equazione secondo cui lavorare meno possa creare nuovi posti di lavoro viene in realtà criticata da molti economisti, che invece sottolineano i benefici che la settimana corta può effettivamente apportare alla produttività. L’anno scorso l’esperimento di Microsoft a Tokyo ha funzionato, con la produttività è aumentata del 39,9% in un mese

(da Linkiesta del 07/12/2020)
 
 
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