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Legalizzazione cannabis. In Francia il THC é legale, ma se ti fai una canna rischi un anno di galera
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Articolo di Redazione
23 aprile 2018 9:25
 
 Graziosa sorpresa nella regolamentazione della cannabis. Mentre il governo francese perdura nella proibizione di questa pianta, l’uso della sua principale molecola psicoattiva, la delta-9-tetraidrocannabinolo (THC), “é stato in parte legalizzato, da diversi anni, nel piu’ grande segreto”. E’ un giurista, Renaud Colson, docente all’Universita’ di Nantes, e ricercatore presso l’Istituto universitario sulle dipendenze di Montréal, in Canada, che ha scoperto la falla nel codice di salute pubblica. Ha fatto conoscere “questa sorprendente constatazione” venerdi’ scorso 20 aprile, in un articolo pubblicato su Dalloz, la rivista giuridica francese piu’ conosciuta, a cui il quotidiano Libération ha avuto accesso.
Se la cannabis (erba, semi, fiori e foglie) e la sua resina (hashish) restano proibiti, alcuni principi attivi della pianta sono invece autorizzati. E’ essenzialmente il caso del cannabinolo (CBD), a condizione che cio’ che viene estratto dalla pianta di canapa abbia una presenza di THC inferiore allo 0,2%. Ecco perche’ i prodotti a base di CBD proliferano sul mercato francese da diversi mesi: gel, tisane, liquidi per sigarette elettroniche, cosmetici, dolcificanti… Secondo diversi studi, il cannabinolo, dagli effetti calmanti, sarebbe efficace per curare diverse patologie, tra cui la sclerosi a placche.
La norma autorizza la vendita della cannabis ricostituita
La novita’ e’ che il THC sembra che sia autorizzato dalla legge. A condizione di presentarsi sotto forma chimica pura, cioe’ non insieme ad altre molecole normalmente contenute nella cannabis. E quindi del e-liquido o delle pillole che contengono questa sostanza, ritenuta di avere l’effetto “drogante” sui suoi consumatori? In teoria e’ possibile, spiega Colson. Il ricercatore mette in evidenza che l’articolo R.5132.86 del Codice di salute pubblica ha autorizzato “il delta-9-tetraidrocannabinolo di sintesi” nel 2004, essenzialmente per permettere l’importazione di alcuni farmaci. Soprattutto il Marinol, legale in Usa dal 1986, che aiuta i malati di Aids o di cancro a meglio sopportare le loro cure. L’aggiornamento della legge del 2007 ha soppresso il riferimento “di sintesi”, aprendo la strada ad una autorizzazione del THC nella sua forma naturale.
Il professore universitario si domanda: questa “pulizia” corrisponde ad un “economia linguistica” o alla “prospettiva di introdurre dei farmaci contenenti del delta-9-THC”? E’ bene ricordare, malgrado questa possibilita’ legale, che nessun trattamento a base di cannabis e’ in circolazione sul mercato francese, con l’eccezione del Sativex, che puo’ in teoria essere prescritto dai medici ma non e’ disponibile in farmacia.
Contattato dal quotidiano Libération, il professor Colson spiega quale genere di sviluppo potrebbe esserci in base a quanto previsto nel codice della sanità: “Alcuni prodotti che combinano THC e CBD naturali, cioe’ cannabis ricostituita che presenta diverse caratteristiche del prodotto senza averne le sembianze”. Il ricercatore precisa comunque che “ci sono poche possibilita’ che alcune aziende specializzate si lancino in questo ambito, a meno che non siano pronte ad intraprendere della battaglie giudiziali dall’esito incerto”. In seguito a questa rivelazione dell’errore del legislatore, di piu’ di dieci anni fa, l’amministrazione dovrebbe reagire e “un regolamento retroattivo dovrebbe essere emanato rapidamente”.
Nessun segnale di apertura
“Questa incoerenza regolamentaria puo’ far sorridere ma e’ sintomatica della qualita’ scadente del diritto in materia di droga e della apparente incapacita’ delle autorita’ a star dietro alle evoluzioni tecniche che caratterizzano il mercato della cannabis”, aggiunge il giurista, che si pronuncia favorevole ad una regolamentazione rigorosa degli stupefacenti, al pari di numerose associazioni che rappresentano i malati in attesa di cannabis terapeutica: “Le droghe sono pericolose, ma la proibizione le rende ancora piu’ pericolose”.
Dall’arrivo al potere a maggio 2017, in continuita’ coi suoi predecessori, il governo di Edouard Philippe non ha mostrato segnali di apertura in materia, mantenendo il divieto a produzione, vendita e consumo di cannabis e della sua resina. Unica novita’ in tutto l’arsenale repressivo e’ un rapporto parlamentare dello scorso gennaio, che sara’ discusso in Parlamento in questa primavera: i consumatori di cannabis potrebbero essere soggetto ad una multa di 300 euro se accettano di non finire davanti ad un giudice. Lungi dall’essere depenalizzato, il consumo di cannabis rimane un crimine passibile di un anno di prigione.

(articolo di Pierre Carrey, pubblicato sul quotidiano Libération del 23/04/2018)
 
 
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