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Legalizzazione cannabis. Gli irrazionali colpi di coda del proibizionismo
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Articolo di Vincenzo Donvito
11 aprile 2021 14:17
 
 Nel Pianeta sempre più Paesi legalizzano la cannabis terapeutica e ricreativa. Stati Usa come riferimento. Virtù mediche, economiche, razionali e politiche alla base. Ma ci sono quelli che chiameremo “irrazionali colpi di coda”, di chi – proibizionista - non vuole prendere atto di essere o di stare diventando minoranza e/o retaggio di un passato ideologico e a-scientifico. Costoro danno sfogo ad iniziative ridicole quanto tragiche per le loro vittime.

In Italia abbiamo i proibizionisti in Parlamento che, risvegliatisi dopo la delega ad un ministro antiproibizionista delle politiche antidroga del governo, straparlano con intenti fumogeni e confusionari, paventando divieto anche per la terapeutica (legale da anni, seppur con enormi difficoltà di produzione e distribuzione). Risultato: 14 proposte di legge al palo, bloccate da questi ostruzionismi.

Ma c’è di peggio
Nel 2018, legalizzata la cannabis in Canada, il consolato giapponese di Vancouver diramò un messaggio ai connazionali presenti in quel Paese di non consumare marijuana, perché la legge giapponese avrebbe potuto essere "applicabile all'estero": possessori e coltivatori sono rispettivamente condannati a cinque e sette anni di reclusione.
Qualche giorno fa, sempre il consolato giapponese ma questa volta di New York, non contento della ilarità che aveva suscitato tre anni fa, ha diramato un messaggio identico a seguito della legalizzazione nello Stato di New York.
E’ dallo scorso marzo che un cittadino Usa recatosi a Dubai per lavoro, sottoposto ad analisi del sangue perché ricoverato d’urgenza in ospedale per una pancreatite, è stato arrestato perché nel suo sangue c’erano tracce di marijuana che aveva fumato a Las Vegas (dove è legale) qualche giorno prima di partire: le leggi degli Emirati Arabi Uniti proibiscono la marijuana, incluso il trasporto nel proprio flusso sanguigno. Ora Mr Clark è in attesa del processo e la pancreatite senza cura (prima in cella comune, ora agli arresti in un albergo a proprie spese).

Le vicende del Giappone sono preoccupanti: il Paese è democratico, pur se continua ad essere un Impero, e non si capisce quali norme del diritto nazionale e internazionale possano essere tirate in gioco perché le loro non siano solo elucubrazioni di un qualche console burlone.
Per gli EAU, non ci stupiamo più di tanto, se non per coloro, come il nostro Mr Clark, che fanno affari con uno dei più incivili e autoritari Paesi del mondo. Parlare con loro di diritto, nazionale o internazionale, è solo un gioco semantico.

“Irrazionali colpi di coda”
Il timore è che questa irrazionalità faccia da faro per tutti i proibizionisti, inclusi i nostrani che, senza più argomenti umani, politici e scientifici, si avventurano nell’oceano del “nonsense” e del sostanzialmente stupido. In democrazia è giusto che ci sia spazio anche per costoro, ma traiamone lezione per capire che – per quanto stupidi possano essere – sono sicuramente metodi per boicottare (si pensi al tempo istituzionale che usano per farsi sentire e l’impiego delle stesse istituzioni per queste irrazionalità) tutte le riforme in materia.

In genere, quando la politica non riesce più ad essere strumento di confronto, si passa alla guerra. Non essendo più alla moda la guerra in senso classico di “pugna”, sembra che il “nonsense” la sostituisca. Obiettivo è distrarre e rimandare, sostenendo che ci sono cose più importanti a cui dedicarsi. Consapevoli di questa strategia bellica, affrontiamola come il nostro Diritto ci ha insegnato. Per esempio, cosa farà il governo Usa per il signor Clark? E tutti gli altri governi del mondo per tutti gli altri signor Clark o giapponesi fuori del loro Paese?
 
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