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Materie prime. Alla ricerca di nuove fonti. Documento Ue
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Articolo di Redazione
23 novembre 2010 10:16
 
Sull'industria europea pesa il rischio di una crisi di materie prime. Un documento interno dell'Ue, di cui il settimanale Der Spiegel ha l'esclusiva, rivela dove sono i tesori nascosti: nei cassonetti della spazzatura, nelle oasi naturali, presso nuovi Paesi. Ma c'è chi teme che non sia sufficiente.

Metalli, legno, carburanti sono le basi del benessere, ma la fornitura di alcune materie prime è in panne. Da tempo i geologi avvertono che i tesori della terra potrebbero scarseggiare e diverse aziende rischiano un deficit produttivo. Per alcune imprese tedesche è già realtà giacché si stanno esaurendo le scorte di metalli hightech. "Una crisi d'approvvigionamento è già in atto", dice il geologo Harald Elsner dell'Ente federale delle scienze e delle materie prime (BGR).
Per garantirne il reperimento, gli esperti Ue lavorano da anni a nuove strategie. Tra due settimane, il Commissario per l'Industria Antonio Tajani illustrerà il documento al Parlamento europeo. Spiegel online è in possesso della bozza che traccia la strategia per le materie prime, con le misure per assicurarsi il fabbisogno di quelle più importanti:

- Nei rifiuti domestici e industriali giace una marea di tesori metallici. Gli esperti dell'Onu segnalano, per esempio, che 41 telefonini contengono la stessa quantità d'oro di una tonnellata di minerali auriferi. Gran parte dei 20 milioni di spazzatura tecnologica prodotta nell'Ue non viene riciclata, indica il documento. Tali miniere urbane dovranno diventare accessibili attraverso il riciclaggio dei metalli.
- L'Ue intende sostenere, con crediti e fidejussioni, le aziende che si danno da fare per trovare le risorse primarie.
- I geologi Ue devono aiutare a "migliorare il sapere geologico nei Paesi in via di sviluppo". Occorre anche sviluppare una più stretta collaborazione tra loro all'interno della Comunità per avere più nozioni sui tesori del suolo.
- Nel quadro del progetto europeo di ricerca sulle miniere, dotato di 17 milioni di euro e iniziato l'anno scorso, ci si dovrà avvalere di nuove tecnologie per scoprire le materie prime. Bisogna poi sfruttare meglio il sottosuolo, e nuove mappature dovranno potenziare "i valori nel sottosuolo Ue". Qualora si trovassero grossi giacimenti nelle zone naturali protette,  dovranno rientrare anche loro nel piano, è scritto nel documento. Pur rispettando la responsabilità dei singoli Stati, si dovrà vigilare meglio sugli sforzi fatti per ricavare le materie prime.
- La maggior parte di queste si vorrebbero reperire nei Paesi extra Ue mediante nuovi contratti commerciali. E per superare la dipendenza dai fornitori attuali, ci si rivolgerà a Paesi terzi quando si tratti di "materie prime prioritarie".

Le fruttuose trattative con i Paesi del Sudamerica, India e Canada proseguono; il dialogo con altre nazioni ricche di questi materiali come Cina, Mongolia, Russia, Kazakhstan, Bielorussia o Azerbajdzan sarà intensificato; con gli Stati africani si dovrà istituire una situazione win-win (vincono tutt'e due, ndr) -è già capitato che abbiano convertito la loro ricchezza di materie prime in uno sviluppo sostenibile. La strategia dovrebbe dare nuovo slancio all'Africa e garantire all'Europa più sicurezza sul fronte delle materie prime.
Per migliorare il commercio con i Paesi africani, l'Ue sosterrà "l'Iniziativa per la trasparenza nel mercato delle materie prime" avviata nel 2003 dall'Organizzazione mondiale del Commercio contro la corruzione finanziaria e politica. Commissione Ue e Banca europea d'investimento collaboreranno con i Paesi africani che "promuovono le infrastrutture più adeguate", in modo che le migliori vie di trasporto potenzino l'arrivo di metalli importanti dall'Africa.

"Nel testo manca l'intento più importante"
La nuova strategia Ue ancora non è pubblica, ma ha già raccolto critiche. "Manca il piano più importante", osserva l'europarlamentare Verde Reinhard Hans Buetikofer. E chiarisce: "Manca lo sforzo concentrico per accrescere l'efficienza delle risorse, ossia un uso accorto delle risorse". Il Giappone, per esempio, ha proprio questo come primo punto della sua strategia. E anche per l'impasse dei metalli hightech (i Metalli Rari, in inglese "rare earth elements", Terre Rare, ndr) la strategia Ue ha pochi strumenti, sostiene. La Cina nel 2009 le ha estratte quasi tutte. L'Ue vorrebbe rivolgersi all'Africa, che però le ha gravate di costosi diritti doganali, e ciò ha irritato il commissario al Commercio, Karel De Gucht, che ha reagito facendo trapelare possibili ritorsioni. Buetikofer lo critica, e si dice poco convinto della centralità assegnata all'Africa nella strategia Ue, e ancora meno dalle minacce espresse.
La Commissione Ue prevede che lo sviluppo economico in Cina, India e Brasile porterà a un notevole aumento della domanda di materie prime. La produzione di manufatti hightech richiederà, nei prossimi vent'anni, un fabbisogno di certi metalli venti volte oltre quello attuale, si legge nel documento Ue. La Commissione ha identificato 14 "metalli critici", la cui richiesta sarà tripla entro il 2030, ma che potranno essere estratti solo in pochi Paesi e perciò sono prevedibili delle strettoie. Sono: antimonio, berillio, cobalto, fluorite, gallio, germanio, grafite, indio, magnesio, niobio, i metalli del gruppo platino, terre rare, tantalio e tungsteno.
Nel frattempo, alcuni Stati europei come Spagna, Grecia, Romania e Svezia, così come anche Usa, Canada e Australia stanno potenziando l'industria mineraria. Difficile credere che l'attività estrattiva dei Paesi occidentali possa risolvere il problema, se mai lo attenua. Lo stesso vale per la nuova strategia Ue.
La Commissione intende identificare ogni cinque anni "le materie prime più problematiche" e trovare per queste una strategia particolare.

(articolo di Axel Bojanowski pubblicato sul settimanale Der Spiegel del 19-11-2010. Traduzione di Rosa a Marca)
 
 
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