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Narcoguerra messicana. 200mila morti dopo 11 anni. E i narcos sono piu' forti
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Articolo di Redazione
26 dicembre 2017 19:02
 
 Undici anni sono passati da quando l’ex-presidente messicano Felipe Calderon dichiaro’, all’inizio di dicembre del 2006, la guerra ai cartelli dei narcotrafficanti, dispiegando l’esercito nelle zone piu’ colpite del Paese. Piu’ di 200.000 persone, secondo i dati ufficiali, sono morte in questa guerra, un conflitto senza prospettiva di vittoria per le autorita’ messicane. Stimolati dalla crescente domanda di droga in Usa, in particolare di oppiacei, i cartelli messicani sono piu’ potenti che mai. Essi controllano praticamente la totalita’ della produzione di eroina e di droghe sintetiche consumate a nord della frontiera, cosi’ come il traffico di cocaina sudamericana destinata alle grandi citta’ degli Usa, senza contare una parte dei carichi inviati in Europa. “Le organizzazioni criminali messicane mostrano segni continui di crescita e di espansione”, segnala il rapporto annuale della Drug Enforcement Administration (DEA), l’agenzia antidroga americana, pubblicato a fine ottobre. Che aggiunge: “Nessun altro gruppo e’ in grado di competere con loro”.
La morte per semplice contatto con la pelle
La produzione di eroina e’ il migliore indicatore della crescita di potenza dei narcotrafficanti messicani, a svantaggio dei colombiani. Il loro dominio territoriale in diverse regioni del Messico, spiega l’estensione senza precedenti delle coltivazioni di papavero da oppio. Nel 2015, l’Organismo internazionale di controllo degli stupefacenti, dipendente dalle Nazioni Unite, ha messo in opera il primo progetto di sorveglianza,attraverso immagini satellitari, delle coltivazioni di papavero da oppio in Messico, stimando la loro estensione in 24.800 ettari. Le autorita’ americane parlano, da parte loro, di 32.000 ettari coltivati nel 2016. “Quasi tutta l’eroina sequestrata in Usa e’ messicana”, ricorda al quotidiano Libération Melvin Patterson, portavoce della DEA. E spiega che le analisi piu’ recenti fatte sui campioni sequestrati dalle agenzie americane, fanno vedere che la parte di eroina asiatica o colombiana si e’ ridotta a meno del 5%. Nel 2016, la quantita’ di eroina sequestrata dai servizi americani alla frontiera col Messico e’ ugualmente triplicata, passando da una a piu’ di tre tonnellate. Di anno in anno, la produzione cresce. Malgrado tutto, il Messico, terzo produttore mondiale dietro Afghanistan e Birmania, e’ il Paese che eradica annualmente la maggiori superfici di terreni coltivati con papavero da oppio, piu’ di 20.000 ettari in media.
I cartelli -in particolare quello di Sinaloa, che e’ sopravvissuto all’arresto del suo leader, Jaquin Guzman, detto El Chapo- nel 2016. hanno migliorato la propria mercanzia, ed: e’ questo uno dei motivi del boom dell’eroina messicana, nei loro laboratori, la polvere bianca, piu’ pura, in precedenza monopolio degli asiatici, ha soppiantato il “mexican tar”, l’eroina bruna popolare della costa ovest, che ha un grado inferiore di purezza. “Oggi, la China white e’ fabbricata in Messico, ed e’ sempre di piu’ raffinata”, conferma un ex-poliziotto federale, che parla sotto copertura in anonimato. Secondo lui, la produzione di un Kg costa 8.000 dollari ai cartelli, che ha rivendono a 50.000 dollari a Chicago.
In Usa, questa nuova eroina messicana e’ causa di devastazioni, in particolare quando e’ tagliata con del fentanyl, un oppioide di sintesi, Cinquanta volte piu’ potente dell’eroina, il fentanyl puo’ causare la morte con un semplice contatto della pelle. “La nuova droga preferita dai cartelli messicani”, come la descrive il The New York Times, e’ sotto denuncia in Usa come causa della dipendenza dall’epidemia di oppioidi e dell’aumento di decessi per overdose. Questi ultimi sono piu’ che triplicati tra il 1999 e il 2015 secondo il rapporto mondiale sulle droghe dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro droga e crimine, attestandosi ad un livello storico di piu’ di 50.000 all’anno. Tra le vittime, il cantante Prince, morto nel 2016 per un’overdose di fentanyl.
Nicchia portante
Questa piaga mortale colpisce i dipendenti da eroina e i consumatori di antidolorifici su prescrizione, farmaci sempre piu’ spesso tagliati con fentanyl. Questa sostanza e’ soprattutto fabbricata in Cina, come dicono abitualmente i rapporti ufficiali? “In parti uguali col Messico”, dice Melvin Patterson. Secondo la DEA, il fentanyl e’ una nicchia portante per i cartelli messicani. “La Cina ha rafforzato i suoi controlli rispetto al fentanyl, E le organizzazioni messicana hanno i mezzi finanziari per produrlo. Al contrario dell’eroina e della cocaina, non dipende dai cicli dei raccolti. Esso e’ interamente fabbricato in laboratorio, ad un costo inferiore, e il margine di profitto e’ molto piu’ elevato. Viene trafficato in piccole quantita’, piu’ facili da nascondere. I cartelli messicani lo stanno sfruttando al massimo. Fino ad oggi, essi introducevano il fentanyl attraverso gli stessi canali dell’eroina, nascosta nei veicoli che attraversano i posti di frontiera. Ma utilizzano anche il traffico attraverso le spedizioni postali, dalla Cina e verso gli Usa. Il fentanyl e’ estremamente complicato ad essere scoperto, Gli agenti devono a priori prendere delle precauzioni per non esporsi al suo contatto, che puo’ essere mortale”. Quando ci si domanda rispetto all’impatto piu’ contenuto del fentanyl in Europa rispetto agli Usa, il portavoce della DEA, dice: “L’Europa e il mondo intero devono essere in allerta rispetto a questa droga cosi’ potente, che crea dipendenza e letale!”.
La scorsa estate, 66 Kg di fentanyl, un record in Usa, sono stati scoperti a casa di una coppia di cinquantenni messicani a New York. In questa citta’, i sequestri di fentanyl si sono moltiplicati per dieci rispetto all’anno scorso. Questi sono nella maggior parte legati, secondo la DEA, al cartello di Sinaloa, la cui flotta aerea sarebbe piu’ importante di quella di Aeromexico, la piu’ grande compagnia aerea del Paese. A meta’ dicembre, il ministro americano della Giustizia, Jeff Sessions, ha insistito sulla comparsa dei laboratori di fentanyl in Messico. Rispondendo ad un’interrogazione in merito, la procura federale messicana riconosce che c’e’ una produzione locale di questa sostanza, ma molto pochi sequestri sul suo territorio, solo 44 Kg dal 2013.
Il 26 ottobre, Donald Trump ha riconosciuto la crisi degli oppiacei come “un’urgenza sanitaria nazionale”. “Una quantita’ impressionante di eroina, il 90%, viene dal sud della frontiera, dove noi stiamo costruendo un muro che aiutera’ enormemente a risolvere il problema”, ha dichiarato all’epoca il presidente americano.
Controllo dei porti
Dalla parte messicana, ridacchiano. Se e’ attraverso i posti di frontiera, le poste e gli aerei, che i cartelli inondano gli Usa con il loro prodotto, come lo sostengono le agenzie americane, quale muro potra’ fermarli? Per paura di aggravare ulteriormente le relazioni con la Casa Bianca, gia’ messe male per i disaccordi sulle questioni migratorie, il traffico di armi americane verso il Messico, e il commercio -l’Accordo di libero scambio nordamericano e’ attualmente oggetto di una cruenta rinegoziazione-, l’entourage del Presidente, Enrique Pena Nieto, si rifiuta di fare qualunque commento ufficiale.
“La droga riesce a passare a nord attraverso la stessa strada che percorrono le armi che vengono dagli Stati Uniti”, dice Alberto Islas, direttore di Risk Evaluation, un ufficio di consulenza specializzato in sicurezza e crimine organizzato. “La grande lacuna del Messico, sono i controlli doganali. Qui, le persone soo uccise con armi vedute dagli Usa, che hanno passato clandestinamente i posti di frontiera”. Ascoltando questo esperto, il controllo dei cartelli sui porti marittimi, ugualmente soggetti a controlli insufficienti, contribuisce a spiegare la crescita della produzione di droghe sintetiche, l’altro problema degli americani. Il cartello Jalisco Nueva Generacion, nato da una scissione col cartello di Sinaloa, si e’ anche impossessato di una grande parte del fiorente mercato delle metamfetamine. Importate da Cina, India e America del Sud, i precursori chimici che servono alla loro fabbricazione entrano attraverso il porto Lazaro-Cardenas, sul Pacifico. “Questa regione, lo Stato di Michoacan, e’ piena di laboratori”, afferma l’ex-poliziotto federale. Dal 2012, l’esercito messicano ha sequestrato piu’ di 90 tonnellate di metamfetamine e smantellato piu’ di 600 narcolaboratori in tutto il Paese. “In realta’, solo un’infima parte di questi centri di produzione e’ distrutta dalle autorita’”, dice l’ex-poliziotto, che accusa i militari di essere largamente implicati col traffico dei precursori e nella protezione concezza ad alcuni narcolaboratori.
Internazionalizzazione
Dalla guerra contro i cartelli, ufficialmente dichiarata nel 2006, decine di narcotrafficanti di primo rango, oltre El Chapo, sono stati arrestati. Tutte le organizzazioni sono state prese di mira da questi arresti precisi. E pertanto, paradosso in piu’ di questa guerra che gira in tondo, i cartelli ne sono usciti rafforzati. “La strategia della decapitazione dei cartelli, con gli arresti dei loro leader,“, confida Martin Gabriel Barron, dell’Istituto nazionale di scienze penali, un centro di studi che dipende dalla procura federale messicana. E spiega: “Alla fine del mandato di Calderon, nel 2012, c’erano 7 cartelli importanti e 49 sottogruppi. Cinque anno dopo, ci sono 9 cartelli e piu’ di 130 sottogruppi”, spiega nel dettaglio questo specialista del narcotraffico. Gli arresti hanno ravvivato le rivalita’ tra le diverse fazioni all’interno dei cartelli, che si sono buttati in una guerra di successione, senza pertanto indebolirsi. “Si sono frammentati, ma sono anche sempre attivi. Si sono piu’ globalizzati”, dice Martin Gabriel Barron. Prova di questa internazionalizzazione: il solo cartello di Sinaloa e’ presente in 54 Paesi e los Zetas hanno legami piu’ stretti che mai con la ‘Ndrangheta, la mafia calabrese, che importa la cocaina in Europa. Nello Stato di Taumalipas (nord-est), feudo dei Los Zetas, il capo Giulio Perrone, uno dei membri della mafia napoletana tra i piu’ ricercati in Italia, e’ stato arrestato a marzo. “Non è una coincidenza”, commenta Barron.
Questi ultimi anni, diversi ex-governatori messicani sono stati anche loro arrestati e alcuni sono attualmente sotto giudizio in Usa per la loro protezione concessa ai cartelli. L’ultimo in ordine di data, Eugenio Hernandez, ex-governatore del Taumalipas, e’ stato arrestato ad ottobre, accusato di riciclare il denaro del crimine organizzato. Grazie a cinque testimoni e’ stato menzionato in questi giorni dalla stampa messicana come uno dei macabri esempi di corruzione, la chiave del successo dei cartelli messicani. La condizione indispensabile per la prosperita’ dei narcos.

(articolo di Emmanuelle Steels, pubblicato sul quotidiano Libération del 26/12/2017)
 
 
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