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Ogm. Raccogliere quel che altri hanno seminato
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Articolo di Redazione
12 ottobre 2010 13:17
 
In Usa la produzione del mais transgenico non avvantaggia solo chi lo coltiva direttamente; più ancora ne approfittano i coltivatori dei mais comuni.

L'uso di piante modificate geneticamente è tuttora controverso. Se i favorevoli ai cosiddetti organismi transgenici evidenziano i minori danni derivati dai parassiti -in precedenza costavano agli agricoltori statunitensi un miliardo di dollari all'anno-, i contrari puntano il dito sui rischi non ancora prevedibili per l'ambiente.
Ora alcuni ricercatori riferiscono di una scoperta sorprendente fatta in Illinois, Minnesota, Wisconsin, Iowa e Nebraska -una scoperta che farà piacere a fautori e produttori di ogm. Questa: i contadini che non seminano il mais Bt beneficiano dei terreni vicini coltivati a piante transgeniche più dei diretti interessati. Come mai? Le piante Bt sono protette contro la piralide del mais (ostrinia nubilalis), una farfalla estremamente nociva.
Negli ultimi 14 anni -la coltivazione a fini commerciali è iniziata nel 1996- i coltivatori di mais in Illinois, Minnesota e Wisconsin hanno avuto un guadagno, derivato dalle piante ogm, di 3,2 miliardi in tutto, di cui 2,4 (75%) finiti nelle tasche di coloro che non le hanno mai seminate. Nello Iowa e in Nebraska il guadagno è stato di 3,6 miliardi, di cui 1,9 (53%) a favore degli agricoltori convenzionali. Considerati tutti i cinque Stati, l'utile economico è stato di 4,3 miliardi per i coltivatori di mais comune, ossia il 60% della somma complessiva (6,9 mld).
Il risultato, apparentemente paradossale, che ricercatori di varie Università e Istituti hanno pubblicato sulla rivista Science, si spiega invece abbastanza facilmente. La piralide del mais, che dall'Europa è giunta in Usa nel 1917, dove si è diffusa molto in fretta, depone le uova sia sulle piante di mais comune sia sulle transgeniche. Giacché sulle piante Bt il bruco muore, la popolazione della farfalla nociva diminuisce. E ciò ha un'incidenza anche sui terreni vicini piantati a mais comune, dove la colonia della piralide è diminuita del 27%-73%. Gli esperti parlano di un effetto trasferta.
Dunque, anche i coltivatori convenzionali approfittano del mais Bt, addirittura doppiamente: hanno meno danni alle colture e senza dover pagare le sementi Bt, il cui prezzo oscilla tra 10 e 20 dollari a ettaro coltivato.
Per impedire o frenare il formarsi della resistenza al veleno del batterio bacillus thuringensis contenuto nelle piante transgeniche, è bene che intorno ai campi di mais Ogm ci siano piantagioni convenzionali. Infatti, questi "rifugi" per parassiti fanno sì che alcune farfalle, le quali hanno effettivamente sviluppato una resistenza, non si riproducano senza limiti in tutti i campi di mais, ma competano con le piralidi provenienti dalle piante tradizionali e depongano buona parte delle uova anche sulle piante Bt che per loro sono mortali. Cosi, la colonia di parassiti non sparisce del tutto, ma lo svantaggio è compensato da uno sviluppo moderato delle resistenze.
E considerato quest'effetto positivo delle piante geneticamente modificate, sarà utile continuare a piantare il mais normale, proprio per impedire il formarsi di resistenze, suggeriscono i ricercatori.
I contrari all'uso degli Ogm in agricoltura non si lasceranno però convincere da questo studio. I rischi per la salute causati dal consumo di piante transgeniche sono, a loro dire, non del tutto chiariti. Così come non è chiaro cosa accade se le piante transgeniche s'incrociano con altre e i geni che vi sono inseriti -come quelli nel mais Bt produttori di un veleno- si dovessero propagare nell'ambiente. Ciò che si espande in natura in questo modo è quasi impossibile da riportare poi sotto controllo. In più loro si chiederanno quale sia stato il contributo dato a questo studio dagli esperti di Syngenta Seeds Inc. (azienda di semi di mais Bt) e dagli specialisti di due produttori di generi alimentari statunitensi.
In Europa, la coltivazione del cosiddetto mais Bt è più o meno ammessa, ma in Germania e Francia i divieti nazionali impediscono lo spargimento delle sementi. Negli Stati Uniti, invece, le piante transgeniche costituiscono già il 63% dei campi di mais.

(articolo di M.C.Schulte von Drach tradotto dal quotidiano Sueddeutsche Zeitung dell'8-10-2010)
 
 
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