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Quello che conta: il portale dell'educazione finanziaria
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Articolo di Anele Illuminante
8 maggio 2018 16:09
 
Segnaliamo un’interessante iniziativa di educazione finanziaria portata avanti da Banca d’Italia che si è concretizzata nel portale www.quellocheconta.gov.it. Il portale, frutto del lavoro del comitato della programmazione e del coordinamento delle attività di educazione finanziaria guidato da Annamaria Lusardi ha come scopo quello di fornire ai risparmiatori, alcuni consigli e guide pratiche per specifiche tematiche. Troviamo così la sezione “i primi soldi”, “l’acquisto della casa”, “l’arrivo dei figli” e così via, coprendo gran parte dei bisogni finanziari che un investitore-risparmiatore si trova a dover soddisfare.

All’interno di ogni sezione un video tutorial assieme ad alcune brevi descrizioni che delineano le caratteristiche del bisogno finanziario prescelto e gli strumenti con i quali è possibile soddisfarlo. Non mancano dettagli tecnici sui prodotti e su rischi e opportunità che nascondono, così come non mancano riferimenti al costo delle diverse tipologie di prodotto finanziario.
Il tema dell’educazione finanziaria è molto spinoso, spesso dibattuto anche con toni piuttosto aspri. Per alcuni è necessaria, visti gli scandali finanziari all’interno dei quali è emersa una bassa cultura finanziaria degli italiani e anzi ne è stata, se non la causa, una concausa. Per altri, invece, il risparmiatore non è tenuto a essere “educato” in materia, in analogia a quanto accade su altri ambiti. Pensiamo ad esempio a ciò che accade in materia fiscale. In genere, ci affidiamo ad un professionista (commercialista, CAF) per le ottemperanze, lasciandoci tranquilli e senza la necessità dover sapere la differenza tra deduzioni e detrazioni.
Per chi scrive, l’educazione finanziaria è necessaria ma non deve essere vista come panacea. La cosa curiosa che emerge da tutti gli studi fatti in questo settore, è che mediamente pochi sono interessati alla finanza (in quanto materia) anche se in molti vogliono investire i propri risparmi.
Questa contraddizione è evidente e risolverla deve essere una priorità.
Non c’è alcun dubbio che non possiamo diventare tutti esperti e che (la sempre presente e sottovalutata) pensionata di Cenisello Balsamo non potrà mai addentrarsi nei meandri dei rischi finanziari. Ma questi rischiano di essere solo alibi in un mondo che si evolve a un ritmo incessante e con esso le sue complessità. Siamo cresciuti con titoli di stato che avevano rendimenti alti e sicuri, che ci evitavano inutili complicazioni o grattacapi finanziari, una pensione sicura e uno stato sociale che ci supportava in tutto. Quel mondo è finito ormai da un po’. Il risparmiatore deve accorgersene e tentare di difendersi. Possiamo anche aspettare e sperare che le professionalità in campo si mettano a fare davvero gli interessi dei clienti, ma questo processo se non stimolato non avverrà mai e che stimolarlo occorre rendere sofisticata la domanda e quindi i clienti. Lo stesso dicasi per la consulenza indipendente (per intenderci quella in cui viene pagata una parcella e dunque priva di conflitti di interessi rispetto ai prodotti venduti), il cui valore è riconosciuto esclusivamente da chi ha un buon livello di cultura finanziaria. Insomma un gatto che si morde la coda, anche se non è del tutto una novità.
Pensiamo a quanto accaduto in altri settori in questi ultimi anni, in cui abbiamo assistito a una presa di consapevolezza da parte dei consumatori. Molti di noi si sono interessati a come funziona il nostro metabolismo, quali sono le diete e i prodotti giusti diventando ben “educati” in questo settore. Addirittura alcuni si sono spinti anche a modificare i propri consumi per rispondere a tematiche ambientali; basti pensare alla sollevazione popolare contro l’olio di palma, che ha costretto quasi tutti i produttori a farne a meno. Lo stesso di dicasi per la salute, l’attività sportiva e così via. Tutta questa presa di coscienza, ha anche portato al riconoscimento dell’importanza di alcune professionalità tutto sommate nuove, come il nutrizionista o il personal trainer, che fino a qualche anno fa erano sconosciute ai più. Un circolo virtuoso per questi settori.
La finanza no. Forse, il motivo è che mentre le scelte in altri campi hanno delle evidenze piuttosto immediate e generalizzate (stare meglio, dimagrire, sono conseguibili praticamente da chiunque segua con costanza le “regole”) mentre in finanza, anche la scelta giusta potrebbe non portare i propri frutti o magari tardano ad arrivare. La percezione di assenza di regole generali che valgono per tutti, probabilmente scoraggia a individuare nella cultura finanziaria una pratica risposta alle esigenze della propria famiglia. Ancora si ritiene che i migliori consigli finanziari arrivino da amici, da dritte che solo pochi conoscono o investire seguendo l’esempio di altri. Non è così semplice e proprio perché maledettamente complicata, la finanza deve essere conosciuta (in parte) e credere nel valore delle professionalità che operano nel settore. E’ piuttosto sconfortante sapere che quasi nessuno percepisce come sta pagando il servizio di consulenza ricevuto. C’è una buona porzione di clienti di banche che pensano che addirittura sia gratuita!!
Come chi si informa su come migliorare il proprio stato di salute, non pensa assolutamente di potersi sostituire al proprio medico nutrizionista lo stesso dovrebbe accadere con i propri investimenti. L’accresciuto livello culturale in quei settori ha ridotto il gap informativo tra le due parti, migliorando la qualità dei servizi offerti (data una domanda sempre più sofisticata) e il benessere generale.
Ci auspichiamo che tentativi come quello della prof.ssa Lusardi possano riscontrare un grande successo soprattutto se indirizzati verso l’unica via che sembra davvero più incisiva: la scuola. Solo facendo diventare l’educazione finanziaria il pane quotidiano delle giovani generazioni possiamo davvero pensare di cambiare le abitudini.
Sono infatti le nuove generazioni che dovranno trovare metodi alternativi per costruirsi una pensione, che dovranno trovare le coperture alle lacune del sempre più risicato “stato sociale”. Vivranno la rivoluzione del fintech, prendono smartphone con un finanziamento (e neppure lo sanno riconoscere), sono di fatto già accerchiate da problemi finanziari senza alcun bagaglio culturale che le guidi nelle scelte. Anche se le necessità della casalinga di Cenisello Balsamo restano sacrosante, dobbiamo guardare avanti e l’educazione finanziaria sarà una carta fondamentale per costruire l’Italia di domani.
 
 
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