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Tornano in auge gli schemi Ponzi: uno su quattro riguarda le criptovalute
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Articolo di Redazione
8 marzo 2023 8:59
 
«Hanno distrutto le vite intere di un sacco di persone». Quando parla con il Washington Post, Greg Hart è disperato. Ha 81 anni, è un imprenditore in pensione e teme di trovarsi costretto a mettere in vendita la sua casa di Buckeye, in Arizona. «Circa 2,2 milioni di dollari, il 95% dei nostri soldi – spiega – erano impegnati lì… Questo è stato completamente, totalmente devastante». Hart è uno dei circa 900 membri della comunità mormone che, tra il 2017 e il 2022, hanno investito i loro risparmi in un gigantesco schema Ponzi appena smascherato dalle autorità statunitensi.

Qual è stato il primo schema Ponzi della storia
Lo schema Ponzi prende il nome da Carlo Ponzi, nato in provincia di Ravenna e sbarcato Oltreoceano ai primi del Novecento con due dollari e mezzo in tasca, dopo aver perso tutti i suoi risparmi al gioco. Per qualche anno Ponzi si mantiene alternando lavoretti e piccoli furti, finendo anche in prigione per un assegno falso. Dopodiché, mette in piedi il raggiro che tuttora porta il suo nome.

All’epoca le lettere inviate all’estero includono un buono per l’acquisto di un francobollo per la risposta, venduto al prezzo dell’affrancatura del Paese di emissione. Per via del tasso di cambio, dunque, chi le compra in Italia e le scambia con i francobolli statunitensi intasca un guadagno. Ponzi crea una società per gestire questo business, reclutando investitori con la promessa di un rendimento del 50% in soli 90 giorni. L’affare gli esplode tra le mani ma, di fatto, è un cartello di carta in cui Ponzi usa i nuovi flussi di denaro per rimborsare gli investitori. Non possiede nemmeno i buoni, visto che non ne esistono in circolazione a sufficienza.

Cos’è e come funziona uno schema Ponzi
L’avventura di Carlo Ponzi si conclude con un arresto e 14 anni di carcere ma, a distanza di quasi un secolo, lo “schema Ponzi” esiste ancora. Semplificando, con questa espressione ci si riferisce a qualsiasi struttura di vendita piramidale in cui si rastrellano capitali promettendo guadagni rapidi e sicuri.

Il business cresce soltanto perché ci sono investitori che ne reclutano altri, ma non si regge su alcuna attività produttiva né finanziaria reale. Ciò significa i soldi investiti non acquistano valore: vengono semplicemente incamerati dal soggetto al vertice della piramide e redistribuiti, sotto forma di finti interessi, per tenere in piedi la truffa il più a lungo possibile.

Arriva inevitabilmente un momento in cui il meccanismo crolla. Innanzitutto, l’allargamento della rete di adepti è inevitabilmente limitato e gli ultimi arrivati sono destinati a non guadagnare nulla (anzi, a perdere quanto hanno versato). Per esaurire la liquidità, inoltre, basta che troppe persone chiedano indietro in contemporanea la somma investita.

La truffa da mezzo miliardo nella comunità mormone
Il reclutamento di investitori si basa in primo luogo sulla fiducia. La stessa fiducia che funge da collante all’interno di una comunità religiosa come quella mormone. Sono più di 900 le persone “cascate” nello schema di Ponzi recentemente sventato dalla Securities and Exchange Commission (SEC, l’equivalente americano della nostra Consob) e dal Federal Bureau of Investigation (FBI). Individui di ogni tipo ed estrazione sociale: medici, pensionati, imprenditori, vescovi mormoni, casalinghe. C’è chi ha svuotato il proprio fondo pensione, chi ha inviato soldi da Singapore, Taiwan o dall’Australia. In gioco, una cifra complessiva che si aggira sui 500 milioni di dollari.

La promessa, d’altra parte, era allettante: rendimenti del 50% e zero rischi. I capitali investiti sarebbero infatti stati erogati, sotto forma di prestiti, a persone che avevano chiuso una causa legale con un patteggiamento ed erano quindi in attesa del risarcimento. Tutto questo però non sarebbe mai successo, sostiene la SEC.

Matthew Beasley e Jeffrey Judd, i sospetti ideatori del sistema, avrebbero semplicemente rimesso in circolo una parte dei soldi per remunerare i membri, invogliandoli ad adescarne altri. Tutti gli altri invece se li sarebbero tenuti per sé, per comprarsi case, auto di lusso, orologi, criptovalute, un jet privato. La vicenda ha fatto notizia anche perché, quando tre agenti dell’FBI si sono presentati a casa sua, Beasley – che peraltro non fa parte della Chiesa mormone – è rimasto ferito da alcuni colpi di arma da fuoco.

Quanti soldi sono andati persi in schemi Ponzi nel 2022
La comunità mormone è in buona compagnia. Stando al sito Ponzi Tracker, nel 2022 negli Stati Uniti sono stati scoperti 57 schemi Ponzi da almeno un milione di dollari ciascuno. La media, quindi, è all’incirca di uno ogni sei giorni. Un balzo in avanti notevole rispetto ai 34 del 2021, un anno ancora sotto tono per via della pandemia. Sommandoli tutti e 57 si arriva a un totale di 5,3 miliardi di dollari.

Numeri del genere non si raggiungevano dai tempi di Bernard Madoff, considerato il più grande truffatore della storia finanziaria americana, morto nel 2021 in carcere dove stava scontando i suoi 150 anni di reclusione.

Rispetto ai tempi di Madoff però è cambiata una cosa: sono arrivate le criptovalute. A loro è legato circa uno schema fraudolento su quattro. Mediamente con un orizzonte internazionale e importi più alti (complessivamente superano i 3 miliardi di euro, cioè più della metà del totale). Qualche esempio? A novembre sono stati arrestati a Tallinn due cittadini estoni, ideatori di un noleggio di attrezzature per il mining (HashFlare) e di una banca (Polybius). Stando all’accusa, avrebbero «sfruttato sia il fascino delle criptovalute, sia il mistero che circonda il mining» per rastrellare 575 milioni di euro. Prontamente riciclati acquistando immobili e auto di lusso.

(Valentina Neri su Valori.it del 02/03/2023)

 
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