Come altre volte, stamattina mi sono fermato a fare due chiacchere con un uomo che tutti i giorni passa le ore a vendere fazzoletti di carta su un angolo di marciapiede vicino a casa mia. Lo vedo tutte le mattine mentre vado a lavoro, quasi sempre di fretta. E' un giovane di colore, timido e sorridente, che non sollecita né infastidisce nessuno. Anche per questo, quando ho tempo mi fermo a parlarci. Gli chiedo se ha fatto colazione. Mi risponde di no e andiamo al bar lì accanto. 
Gli domando come sta, anche perché mi rendo conto di non averlo visto per un po' di tempo. Mi risponde che oggi è il primo giorno che ritorna a lavorare, dopo una settimana difficile. Gli chiedo se era successo qualcosa di grave, pensando ad un problema di salute, e lui mi spiega che qui vicino a circa 200 metri è stato ammazzato un uomo perché era nero. Alludeva ovviamente al brutale omicidio di Idy Diene, un venditore ambulante senegalese ammazzato sul Ponte Vespucci a Firenze. Per paura di altri episodi del genere, lui e molti suoi colleghi si sono nascosti per qualche giorno. 
Forse quel cornetto che ha in mano è la prima cosa fresca che mangia da giorni. Cerco di rassicurarlo, lo invito a non avere paura, in fondo si tratta di casi isolati e rarissimi. Ma faccio fatica, lo vedo poco convinto. E in effetti sono poco convinto anch'io, visto che episodi di questo genere si infittiscono in un clima politico che premia chi cavalca la paura e l'odio per l'immigrato. Ed è questo clima, dove sguazza e si nutre una frangia razzista e violenta, che lo terrorizza.
Cari italiani impauriti, ai moltissimi di voi che non sono xenofobi, chiedo di riflettere su questo: la vostra paura genera vero terrore, quello che spinge degli esseri umani a nascondersi per il colore della pelle, a Firenze, nel 2018.