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I vizi legali in Germania costano alla collettività 60 miliardi di euro
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Articolo di Redazione
28 settembre 2010 17:25
 
Gioco d'azzardo; alcol; fumo. La dipendenza da uno o più di questi "vizi" costa caro al singolo e alla società.

Secondo varie stime, in Germania ci sono 150mila-400mila giocatori compulsivi. Il loro apporto al bilancio del gioco d'azzardo è del 56,4% benché siano solo l'11% dei giocatori, dice il professor Michael Adams di Amburgo. Oltre alle somme perse, ci sono i costi sociali in termini di trattamenti psichiatrici, perdita di produttività, lotta alla criminalità. E' difficile quantificarli, anche perché i confini tra le dipendenze non sono netti. Succede, infatti, che al vizio del gioco si sommi quello dell'alcol: il 10% degli alcolisti è giocatore morboso e il 38% dei giocatori s'attacca alla bottiglia.
Per gli alcolisti -da 1,3 a 2,5 milioni- i costi sociali sono più facili da calcolare. Si arriva a 27 miliardi di euro l'anno, sostiene Adams, tenuto conto di cirrosi epatiche, incidenti stradali, ricoveri. In più, bisogna considerare il capitale lavoro perso, i prepensionamenti, i 70.000 morti l'anno con la dispersione di un buon bagaglio di conoscenze professionali.
Per il vizio del tabacco il quadro è simile. I fumatori malati e quelli che escono in anticipo dal mondo del lavoro costano 33 miliardi di euro. Per dare un'idea: nel 2009 il fatturato dell'industria del tabacco ammontava a 23 miliardi.
Queste le cifre del professor Adams. C'è da precisare che da vari anni il consumo di alcol e tabacco è in continuo se pur leggero calo.
Ma come incidere di più su questo stato di cose? Le proposte degli esperti vanno nella direzione di un drastico aumento delle imposte su alcolici e tabacchi, in modo da penalizzare seriamente consumatori e produttori. La responsabile governativa per le politiche delle droghe, Mechthild Dyckmans, non è però di questo avviso. "Intanto, l'imposta sui tabacchi è già stata aumentata più volte negli ultimi anni, e quella sugli alcolici colpirebbe tutti i consumatori, non solo gli alcolisti responsabili dei maggiori costi sociali". Adams insiste sul fatto che i prezzi alti scoraggerebbero soprattutto i giovanissimi che sono i soggetti da tutelare meglio, e cita il successo ottenuto con l'aumento delle imposte sugli alcopops nel 2004: da allora, le bevande tanto amate dagli adolescenti hanno perso fascino e terreno. In quanto ai giocatori compulsivi, lui e i suoi colleghi vedrebbero di buon occhio il divieto delle macchinette, che da sole ingoiano 3 miliardi di euro l'anno.

(articolo di Paul-Nikolas Hinz, pubblicato sul quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung del 26 settembre)
 
 
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