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“Where There’s Smoke”. Un libro sull'impatto ambientale e non solo della legalizzazione della cannabis
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Articolo di Redazione
28 febbraio 2018 16:38
 
 Presentato per la battaglia sulla marijuana legale, dieci consumatori su dieci avrebbero colto al volo l'opportunità, senza fare domande. Come mostrano i sondaggi recenti, anche molti non fumatori lo farebbero. Perché? Bene, l'erba è fantastica, per cominciare. Ma anche entrate fiscali altissime! E poi, il lavoro! Le amnistie per ch aveva commesso rati connessi alla droga e che erano stati ingiustamente incarcerati! C'è molto da esser positivi, come il 61% degli Stati Uniti ora comprende, tra cui, per la prima volta, la maggioranza dei repubblicani.
Tra i fautori della legalizzazione e contro la criminalizzazione é ovvio per tutti noi che non ci sia Jeff Sessions, ma concentrandoci sui benefici e le conseguenze, stanno venendo meno una pletora di valide preoccupazioni che accompagnano ogni industria multimiliardaria. Sia che finiscano all’attenzione del governo che delle forze dell'ordine mentre continua ad essere illegale, o che non ci siano controlli a causa di linee guida statali e federali in conflitto li’ dove é legale, l'impatto dell’erba su ambiente, economia, sui nostri corpi e sugli stessi coltivatori, viene spesso ignorato.
Un nuovo libro, “Where There's Smoke: The Environmental Science, Public Policy, and Politics of Marijuana, cerca di scoprire le conseguenze indesiderate della coltivazione in vaso, della legalizzazione e della monetizzazione. Mettendo insieme scienziati, attivisti, funzionari delle forze dell'ordine e persino un membro del Congresso degli Stati Uniti per un'antologia interdisciplinare, il libro esplora tutti gli aspetti e le conseguenze delle industrie legali e illegali.
Il membro del Congresso Jared Huffman apre il libro evidenziando che l'agricoltura illegale della marijuana in terreni di proprieta’ demaniale come i parchi nazionali è "il più grande problema ambientale" nel suo distretto della California del Nord. Nella prima sezione, si fa notare come il divieto della coltivazione in vaso esacerba questa tensione nei terreni protetti e su come, in questo contesto, le specie minacciate vengano avvelenate. Ma proprio quando sostieni di voler aumentare le pene per questi coltivatori illegali, arriva un capitolo sulla valutazione ingiusta che le leggi attribuiscono agli immigrati privi di documenti, costretti dai cartelli della droga per mantenere la crescita del mercato. “Where There's Smoke” è costantemente in confronto con se stesso mentre discute di questi problemi in continua evoluzione, problemi che non hanno una soluzione chiara e richiedono molta più attenzione.
Char Miller, professore di analisi ambientale al Pomona College in California, è stato incaricato di riunire gli esperti in materia e fare luce per cambiare le opinioni piu’ diffuse. Entusiasta e instancabilmente curioso, Miller ha posto domande che pochi altri hanno fatto sul cambiamento dell'impatto della cannabis sugli Stati Uniti, ed ha trovato le teste giuste per dare risposte concrete. Curiosa in merito, la rivista MERRY JANE ha fatto una conversazione telefonica con il professor Miller per parlare di “Where There's Smoke” e del suo esaustivo approccio ai problemi della cannabis non molto considerati.
MERRY JANE: Come e’ stata coinvolto in questo progetto e cosa ha sperato di ottenere?
Char Miller: il punto di partenza del libro e il punto di arrivo, non sono stati gli stessi, e questo è un risultato piacevole. La mia formazione è distoria ambientale, quindi lavoro a stretto contatto con un certo numero di persone che sono dipendenti del servizio forestale degli Stati Uniti. Ho iniziato a ricevere questi rapporti dagli amici per il fatto che l'impatto della marijuana illegale sulla foresta nazionale e sulle terre demaniali, sembrava non solo aumentare, ma stava sviluppando effetti davvero molto gravi sulla biodiversità. Una cosa è avere il disboscamento illegale o la raccolta illegale di funghi; è tutta un'altra cosa avere un'industria illegale da miliardi di dollari sul tuo sito.
Ho tenuto una trasmissione per molto tempo su KCET, una delle stazioni radio pubbliche locali, e ho scritto diversi pezzi che un editore ha notato, mi ha chiamato e mi ha detto: 'Dobbiamo parlare di questo!' Così abbiamo iniziato a pensare a un libro che avrebbe esaminato l'impatto della marijuana sulle terre demaniali, private e tribali. Ma poi è cambiato perché ho iniziato a chiedere alle persone che conoscevo e alle persone che non conoscevo - scienziati, forze dell'ordine, attivisti sul campo - di scrivere qualcosa in merito. Le loro intuizioni hanno portato il libro in una nuova direzione: parlare degli impatti ambientali per cercare sicurezza, ma anche parlare dei cambiamenti politici che stavano scoppiando in Oregon e in California, nel Colorado, nel distretto di Columbia e altrove. Sono andato avanti e…. quello realizzato è un libro molto migliore rispetto a quando lo avevo cominciato.
D. È stata una sfida trovare esperti disponibili in tutti questi ambiti, per studiare le ripercussioni della coltivazione illegale di cannabis, o molti di loro lo stavano già facendo?
R. In realtà si stavano già dedicando a questo, ed è così che li ho trovati. Alcuni di questi stanno passando per Google Scholar e stanno inserendo centinaia di articoli e continuano. E’ un gruppo interessante. Sapevo del lavoro che si stava svolgendo nel nord della California e nella Sierra, perché quelli erano miei colleghi del Forest Service. L'autore del capitolo Colorado aveva scritto un post sul blog sulle elezioni, poco prima delle elezioni in quello Stato. Così l'ho chiamato e gli ho detto: "Ho ammirato il tuo post, voglio 5.000 parole che esplorino le successive conseguenze".
Coinvolgere tutte queste persone provenienti da diverse formazioni didattiche ha portato a qualche interessante dibattito interno nel libro. C'è una interessante discussione di Amos Irwin sulle difficolta’ delle forze dell'ordine e chi è stato arrestato [nei siti di coltivazioni illegali] e quindi ha pagato per le azioni dei cartelli della droga. Chiaramente non sono i cartelli direttamente, di solito sono immigrati senza documenti. Quindi il deputato Jared Huffman, che rappresenta la costa settentrionale della California ed ha favorito l’introduzione di una legislazione sulla marijuana illegale come crimine ambientale, ha scritto l'introduzione. E Amos dice: "Aspetta, guarda chi stai punendo! I più ultimi degli ultimi, non coloro che dovrebbero pagare ". Mi e’ piaciuto il fatto che quella tensione fosse lì [tra i contributori nel libro], perché significa che non conosciamo tutte le risposte.
D. Sembra un buon raduno di cervelli basato sulla fiducia. Non so come lo metterà in azione, ma penso che una sorta di forum con tutte queste persone sarebbe estremamente utile e informativo per molte persone. Ha qualche idea per approfondire questa conversazione?
R. Questo è davvero un grande concetto. Uno dei luoghi in cui spero che questo possa accader -anche perché un certo numero di persone presenti nel libro in realtà ci insegnano- è la Humboldt State University. È al centro [dell'industria della marijuana] ed ha anche un'istituzione per la ricerca sulla marijuana. Si tratta di problemi che sono stati affrontati in modo diffuso, e se si potessero riunire le persone per avere una conversazione più ampia, potremmo davvero capire prima che il prossimo gruppo di Stati legalizzi - e Dio sa, ce ne saranno molti - quali saranno alcuni dei lati positivi e negativi.
Poco prima del voto sulla legalizzazione in California, nel novembre 2016, abbiamo avuto un confronto molto ampio e ben partecipato [al Pomona College] sulla proposta, con farmacologi e politologi. Sono abbastanza sicura che metà dei partecipanti è rimasta scossa, in base alle loro domande, ma è stato davvero positivo discutere di queste cose e lasciare che le persone diano voce alle loro preoccupazioni.
D. Un problema che molti degli autori del libro sollevano é che molti problemi sono stati creati da una disconnessione tra la politica statale e quella federale. Come riassumerebbe questi problemi, che sono stati probabilmente peggiorati dall'attuale amministrazione?
R. Uno dei problemi che non mi aspettavo, era questa lunga tensione, tipica del XVIII secolo, tra i diritti degli Stati e quelli federali, e i rispettivi confini. Poiché la marijuana è una droga di che e’ stata considerata di Classe I, grazie a Richard Nixon e alla sua amministrazione, i coltivatori, sia legali che illegali, non possono depositare i loro profitti in una banca presente a livello federale. Ciò pone diversi problemi, perché non ci sono molte banche private nel Paese, anche se so che la California sta valutando la possibilità di creare una propria banca statale dove potrebbero andare quei fondi. Sono davvero interessato in merito, perché è una soluzione alternativa, giusto? Se i federali dicono di no e lo Stato dice di si’, interessante! Allora cosa succede? Penso che vedrai Stati molto potenti come la California, l'Oregon, Washington, il Colorado e persino il District of Columbia, che respingeranno pesantemente i tribunali federali.
Penso che gli atti di bilanciamento dell'amministrazione Obama, vale a dire 'Lascia che gli Stati sperimentino, non interferiremo. Vediamo dove va e valutalo ' fossero una cosa giusta. L'amministrazione Trump crede chiaramente nell’autonomia degli Stati sulle questioni di razza, ma non è disposta a riconoscergliela in questo caso a causa, francamente, della loro visione antiquata su ciò che sia la marijuana e delle minacce che la stessa pone. Se ascolti il ??procuratore generale, sembra che tu stia ascoltando qualcuno che sia profondamente inspirato dopo essersi fatto una "reefer madness" (potente canna). La marijuana non è eroina! Mi dispiace. Eppure, questa è la sua percezione. [Jeff Sessions] non si è ancora spostato da questo approccio - e questo è in parte perché lui e il presidente sono nei guai - quindi forse e’ bene che cavalchiamo questa corrente. Ma questo è un vero groviglio. La marijuana ci dimostra quanto non siamo chiari sulla divisione dei diritti tra Stati e Unione.
Un'altra cosa è che la marijuana legale sta producendo così tante entrate fiscali per Oregon, Washington, California, DC e ora Massachusetts, e che gli Stati circostanti riversano persone oltre i propri confini. "Oh mio Dio! Dobbiamo entrare in questa corsa verde". Ciò rende l'attacco del governo federale difficile da gestire, perché gli Stati diranno: "Guarda, questa è una libera impresa. Non si tratta solo dei diritti degli Stati, si tratta del commercio e del nostro diritto di regolamentare quel commercio purché non attraversi i confini dello Stato”. Voglio dire, la California si aspetta di ottenere un miliardo di dollari dalle entrate fiscali. Gesù! Nessuno si opporrà a questo!
D. La legge che ha legalizzato in California è stata la prima ad includere un significativo stanziamento di fondi per il ripristino ambientale e l'applicazione degli standard di crescita ambientale. Pensa che sia qualcosa che dovrebbe essere adottato altrove, o che sia endemico in California a causa della dimensione specifica delle coltivazioni?
R. La logica è che, tra tutti gli Stati, la California sarebbe quella che dice: "Dobbiamo farlo perché il danno è alla luce del sole e la maggior parte della marijuana coltivata negli Stati Uniti è coltivata in California". Questo mi e’ sembrato abbastanza logico. Ma ora che è passata in California, penserei che altri Stati stiano valuteranno la possibilità di seguire lo stesso percorso. In uno Stato come il Massachusetts, non hanno idea di quale sarà l'impatto ambientale, perché non hanno fatto alcuna analisi in merito. Quindi perché non includerlo?
L'altra cosa che Prop 64 ha fatto, e che mi piace, e’ dedicare una parte delle entrate fiscali dalle vendite legali alla ricerca sull'impatto psicologico e fisiologico della marijuana. Cosa ci sta facendo? L'ironia è che è stato molto difficile per i ricercatori americani trovare finanziamenti per fare quella ricerca anche se era una droga di Classe I. Tolta da questa classificazione... all'improvviso abbiamo un po 'di soldi per fare la ricerca. Ciò mi sembra una decisione perfettamente legittima da parte dello Stato, e spero che anche che altri Stati continuino a raccogliere e perseguire.
L'ultima cosa che vorrei dire su Prop 64, che in realtà potrebbe non avverarsi, è la protezione dei piccoli coltivatori. Al momento, sembra che non stia funzionando molto bene per i piccoli coltivatori, i cui prezzi apparentemente sono crollati, per una pianta, da $ 1.500 $ 500. Ciò rende molto difficile per i piccoli coltivatori ottenere il tipo di reddito che ottenevano quando la pianta era illegale. I grandi capitali si stanno muovendo velocemente, il che non è terribilmente sorprendente. Ma penso che, qualunque sia la fase iniziale del settore, ci sarà sempre un ruolo per il piccolo coltivatore esattamente nello stesso modo in cui si trova l'industria del vino. Questo sarà un mercato di nicchia, e puoi vendere come se fossero vini davvero costosi provenienti da cantine di 40 acri.
D. Alcuni contributi non sembravano convinti del fatto che persino la legalizzazione nazionale avrebbe convinto i cartelli della droga a fare i bagagli e lasciare la California, quindi qual è il loro principale flusso di entrate, o a chi stanno vendendo ora che chiunque abbia più di 21 anni può comprare la marijuana per strada?
R. Questa è una grande domanda e non abbiamo ancora dati sufficienti per rispondere. Tuttavia, il LA Times ha riportato in un recente articolo che il Messico sta ora discutendo se legalizzare perché tanta marijuana ora si sta riversando in Messico dalla produzione legale degli Stati Uniti. Quindi è come un altro Stato che guarda la California, come il Nevada o l'Utah, e che dice: "Oh, diamine, non vogliamo che la California rubi i nostri affari". Al momento ci sono molte cose in gioco e semplicemente non sappiamo quanto siano invischiati i cartelli della droga, e quanto sia difficile farli allontanare. Penso che per un periodo di tempo, finché ci sarà la capacità di crescere, distribuire e fare soldi, continueranno col loro business illegale e continueranno ad usare le persone, in circostanze e modi davvero disastrosi, per fare i loro affari. La speranza è che alcuni di questi possano sparire grazie alla legalizzazione, ma, onestamente, non abbiamo ancora dati sufficienti per sapere se sara' così..
D. Da quando ha cominciato a scrivere questo libro, quali nuovi sviluppi ha visto che hanno, potenzialmente, avuto maggior impatto sull'ambiente o e’ successo qualcos'altro di quanto si e’ discusso nel libro?
R. Uno degli aspetti sconosciuti è il ruolo dei capitali investiti che stanno affluendo in California, che considerano la marijuana come un qualunque altro prodotto. Vedremo le serre nella valle di Salinas, che coltivavano fiori, che cresceranno con le coltivazioni di marijuana. Ciò mi sembra una transizione logica, dal punto di vista economico, e il capitale avrà il proprio spazio. La gente vede i soldi, e andra’ a vedere se funziona bene con quei soldi, e sarà davvero interessante vedere che cio’ accada..
Penso che l'altra cosa che dovremmo guardare, dato che questa corsa verde si sta diffondendo nel Paese, è come i singoli Stati decideranno in che modo la marijuana sarà resa legale, quali saranno le restrizioni, come affronteranno il rapporto col governo federale. In secondo luogo, vedendo i problemi ambientali che la crescita illegale e legale ha prodotto, che tipo di clausole faranno su come viene coltivata la marijuana? Quanta acqua useranno? Renderanno secchi fiumi e torrenti? Avremo a che fare con ulteriori danni ambientali? Spero che questo libro rappresenti una diga in merito e che la gente dica: "Oh, OK, è qualcosa a cui dobbiamo pensare. Dobbiamo tenerlo in considerazione nelle nostre campagne di legalizzazione". E spero che lo facciano.

(intervista pubblicata sulla rivista Merry Jane del 27/02/2018)
 
 
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