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I poveri censori
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Articolo di Redazione
15 maggio 2019 0:14
 
 C'è sempre un momento in cui l'ardente fervore di alcuni attivisti si ritorce contro la giusta causa che dovrebbero difendere. Da un paio di settimane, una squadra di zeloti ha vietato un’opera di Eschilo col pretesto che alcune maschere color fumo indossate da attrici evocano il "blackface" usato tempo fa dagli yankee per prendere in giro gli afro-americani. Imputazione ridicola per un’arte che predica ospitalità e tolleranza, messa in scena da un uomo rispettabile con opinioni totalmente estranee al minimo razzismo. Ecco ora un'oscura petizione online per cancellare il tributo del Festival di Cannes ad Alain Delon, costringendo Thierry Fremeaux, delegato generale, a una dichiarazione pubblica.
Come sempre sulla libertà di espressione, non è difficile trovare delle dichiarazioni notoriamente reazionarie delle virtù di questo attore, vicino nella sua epoca al Fronte Nazionale di Le Pen, autore di sortite scioviniste o anti-omosessuali piuttosto deplorevoli. Ma solo per far notare che se vietiamo ogni tributo a Delon a causa delle sue opinioni, mentre ha evidentemente segnato la storia del cinema (vedi i suoi film sotto la direzione di Clemente, Melville, Losey e Visconti), si rischia di aprire una lista chilometrica.
Alcuni esempi di attori con dubbie convinzioni devono essere urgentemente messi nell'indice: Brigitte Bardot, evidentemente troppo vicino al Rassemblement National (ndr l’attuale nome del Fronte Nazionale di Le Pen), Marion Cotillard e Mathieu Kassovitz, complottisti dell'11 settembre, Brisseau, attore e regista appena scomparso, condannato per violenza sessuale, Woody Allen, per gli stessi motivi, Clint Eastwood, reazionario californiano ben noto, Tom Cruise, ambasciatore della Chiesa di Scientology, etc. Se torniamo indietro nel tempo (come facciamo per Delon), Audiard deve immediatamente andare alla gogna per omofobia, machismo e per il petainismo durante la sua gioventù. Lo stesso prezzo vale per Arletty, Autant-Lara, Fresnay, Guitry e tutta una serie di comici più o meno collaborati durante la guerra. Poi ci sono film come “le Corbeau”, “les Enfants du Paradis” e molti altri, tutti diffusi con la benedizione della censura nazista. In breve, è bene non buttarli via, la Corte penale cinematografica ne è piena.
Ciò non impedisce di dire, di commentare, di smentire, di denunciare. Un semplice promemoria: in un regime democratico, è la legge che vieta, censura, in casi ben definiti (e pochi). Nessun attivista o firmatario di petizioni.

(editoriale di Laurent Joffrin, pubblicato su Libération del 14/05/2019)
 
 
 
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