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Ru486. Acquisto clandestino in Internet? Gasparri se la dice e se la canta. Battaglia contro liberta' delle donne e di espressione
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Articolo di Donatella Poretti
1 febbraio 2010 12:39
 
Le vendite illegali e clandestine di farmaci attraverso la Rete Internet sono -purtroppo- realta' quotidiana che, a livello nazionale e mondiale, le autorita' cercano di contrastare con informazioni e avvertenze sulla pericolosita' di questi acquisti. A meno che, ovviamente, non si abiti in un Paese in cui questo e' consentito e i farmaci venduti siano a loro volta consenti. Non e' il caso dell'Italia, purtroppo per nessun tipo di farmaco e, giustamente, per quelli con ricetta e, ovviamente, per quelli che sono fuori del circuito delle pubbliche farmacie. Quest'ultimo e' il caso della pillola abortiva Ru486.
E' di questi giorni l'allarme del sen. Maurizio Gasparri che, nel suo abituale furore, ha avuto modo anche di cercare le colpe dell'Aifa: “Nell'esposto faro' presente le responsabilita' che si è assunto il direttore dell'Aifa, dottor Guido Raisi, che talvolta ha affrontato con superficialita' questo tema”. Cosi' il capogruppo del Pdl a Senato per presentare il suo esposto subito raccolto nel merito da Ministro della Salute e, soprattutto, dalla sottosegretaria Eugenia Roccella.
Il sen.Gasparri e i suoi compagni di cordata “se la dicono e se la cantano” con un solo obiettivo: intimorire le donne che decidono di abortire e limitare la loro liberta' di scelta rispetto al metodo di interruzione della gravidanza non desiderata.
Ma quale donna andra' mai a comprarsi su Internet la pillola Ru486 che dovrebbe -per il momento ci sono ancora difficolta' “tecniche”- trovare gratuitamente in tutti gli ospedali in cui si praticano gli aborti? Perche' Gasparri e compagni non sono intervenuti con altrettanta foga e denuncia per farmaci -questi si'- che correntemente si vendono attraverso Internet ed hanno ampio mercato (tipo aspirina o antidolorifici vari)?
E' evidente che il motivo non e' la tutela della salute della donna, ma un ulteriore occasione per cercare di mettere i bastoni fra le ruote a ospedali e medici che applicano la legge, non a caso e' stata tirata in ballo l'Agenzia Italiana del farmaco che, nella fattispecie sollevata dal nostro, nulla c'entra.
Non solo. Ma siccome e' di moda nel centrodestra prendersela con Internet per tutti i loro problemi, accusare la Rete di fomentare illegalita' con connivenze istituzionali (Aifa), fa sempre tendenza e medaglia al merito per la lotta contro liberta' di espressione e liberta' di scelta.

* senatrice Radicali-Pd
 
 
 
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