Scorrendo i commenti su varie tematiche di questo sito ho
tratto di tutto punto una geniale intuizione:
Popolazione italiana residente circa 60.000.000 di
individui
Popolazione ammessa al voto,spannometricamente detraendo i
cittadini di età compresa tra gli anni
da 1-17,364(o se si preferisce 17 anni,11 mesi,29 giorni)mi
si conforta in un dato di aventi diritto ad esprimere
consensi politici pari a:
47.000.000 circa
Popolazione AVENTE DIRITTO AL VOTO,ma non esercitante,per i
più svariati legittimi impedimenti,pari al 30%,una mia
media non troppo approssimativa degli astenuti alle
elezioni
negli ultimi 2 decenni.
Arriviamo al risultato di 32.300.000 frutto della naturale
sottrazione di 47.000.000 - 14.700.000.
32.300.000 aventi diritto
ad esprimere un indirizzo
DEMOCRATICO
Secondo numerose ed analoghe stime rilevabili da chiunque,i
tossicofili nello stato italiano sono approssimativamente
circa 4.500.000...FORSE PIù
TUTTI AVENTI DIRITTO
Il 13,93%
degli elettori
ha assunto/assume tutt'ora
Presumibilmente stando ai dati personali proposti
DROGA
Un movimento inconsapevole che disperde voti in luogo del
lottare per ciò in cui dicono di credere
Non cercate responsabili fuori,cercateli in voi.
Siete un partito forza di governo di
PRIMARIE DIMENSIONI
E' STUPEFACENTE
Questa mia,nell'intenzione di una sana diffusione di una
semplice riflessione,si scusa per la natura
approssimativa della trattazione di dati di una certa
importanza....ma spannometricamente..credo che la verità
non dovrebbe esser lo troppo distante.
28 marzo 2011 6:44 - Nick
X Shugar
Ma ti fumi la cicoria? Mi sembra chiaro che mi riferissi a
quel faccia di cazzo di Giovanardi...
28 marzo 2011 1:13 - shugar
Giovanardi in altri tempi, se prendiamo il periodo
d'inquisizione, sono convinto per la testa che ha che
avrebbe mandato la gente al rogo!!!
28 marzo 2011 1:11 - shugar
X Nick! Spero che il tuo ultimo post non e' rivolto a
me!?
Se io scrivo che la cannabis e' gia' libera ma non
regolamentata non affermo che la si possa comprare
impunemente, purtroppo, ma scrivo che la proibizione non ha
fatto altro che da collettore o booster per la sua
diffusione come per tutti gli altri prodotti proibiti, droga
o meno, e da qui il mio "pensiero che e' gia' libera!"
perche' e' reperibile ovunque nel mondo ma non impunemente
aihme'.
Spero che il tuo cervello ci arrivi a questo!?
Eppoi non augurare mai malanni o malattie che potrebbero
colpire pure te nel corso della vita...
27 marzo 2011 18:20 - truckclub
Vorrei ricordare al Senatore Carlo Giovanardi che la mia
famiglia sta ancora pagando un duro prezzo e sa bene di cosa
parlo, "grazie" ai suoi militanti.
Invece di preoccuparsi dei test antidroga, che si preoccupi
di tutelare TUTTE le famiglie italiane cadute in disgrazia
per colpa della politica!
24 marzo 2011 14:37 - Nick
Non posso più soffrirlo questo qua...
Se ti beccano con una piantina finisci dritto in galera.
Se ti beccano con più di 0,5g vai davanti al giudice con
l'accusa di spaccio.
Anche se ti beccano con meno rischi multa, patente,
passaporto, porto d'armi e tra un po' pure il lavoro se
passa l'altra genialata dei drug test.
Se ti trovano nelle urine tracce dello spinello fumato 3
giorni prima mentre guidi rischi multa, sospensione della
patente, confisca dell'auto, processo penale e 10 anni di
esami (tutti pagati dal consumatore) al sert.
...e questo mi parla di "piena depenalizzazione per i
consumatori di droga"?
L'ipocrisia di quest'uomo dà la misura quanto questi sia
solo un gran pezzo di MERDA.
Altro che considerare il consumatore "vittima" questo porta
solo avanti un jihad ideologica contro la "cultura dello
sballo" e prova piacere nel far sprofondare nella merda i
consumatori.
Gli auguro il cancro.
21 marzo 2011 21:40 - shugar
la droga e' gia' libera, pero' forse certi ambienti negli
stati hanno paura di perdere posti e danaro ingente qualora
venisse regolamentata!
19 marzo 2011 20:54 - Giannib
E bravi i nostri politici(succhiasangue),dopo 50 anni di
fallimenti con la loro politica di prevenzione ancora non
tentano una strada diversa,cos'è,hanno forse paura che
tentare un approccio diverso possa funzionare ?
6 gennaio 2011 12:18 - gino1142
chinaski
Buon 2001 a tutti i forumisti. Brutte notizie di inizio anno
per Giovanardi, pare che la canapa esisterà ancora anche
per quest'anno :-
buon anno anche a te e menomale che si tiene botta anche
quest'anno!
5 gennaio 2011 17:12 - chinaski
Buon 2001 a tutti i forumisti. Brutte notizie di inizio anno
per Giovanardi, pare che la canapa esisterà ancora anche
per quest'anno :-)
30 dicembre 2010 18:22 - shugar
loro invece applicherebbero la "christoterapia" magari col
fallo!!
Ma quanto piglieranno queste comunita' a testa (a
tossicomane, lo stesso se fuma hashish oppure e' marcio
d'eroina)!? Sarebbe interessante sapere ed anche la
provisione al politichese...
30 dicembre 2010 18:16 - gino1142
X SMGL
"la classe politica e' anagraficamente troppo vecchia per
discutere di certi temi,io ho trentadueanni pur non essendo
a favore delle Hard drugs se mio figlio un domani lo
trovassi con un grammo di cocaina non ne farei un dramma
cercherei di capire fino a che punto ne e'infognato SENZA
FARNE UNA TRAGEDIA E DANDOGLI QUELLA CONOSCENZA DELLE
SOSTANZE CHE IL PAESE IN CUI VIVE NON DA O DA
IDEOLOGICAMENTE.
(io,ho abusato di tante sostanze,ma ad oggi le mie urine al
massimo possono essere "sporche" di THC)
io,sono del partito divertiti,ma non sottovalutare
mai,l'integrita' psicofisica quando si tratta del tuo
futuro,e' tutto....
30 dicembre 2010 16:52 - sergio2
...
Votati all'insuccesso?
________________
Chissà!
Ringrazio Chinaski per l’apprezzamento e desidero
richiamare l’attenzione su quanto scrive (29 dicembre 2010
12:08 – Chinaski).
Chinaski è pessimista sul successo della lotta al
proibizionismo e alle droghe.
Il suo pessimismo nasce da tre sue considerazioni, che
richiamo sinteticamente:
1) Gli interessi economici
2) Il non poter tornare indietro da parte del "potere"
3) I posti di lavoro creati
Una bella notizia per Chinaski e tutti noi.
Il motivo indicato al n. 2 NON SUSSISTE.
Vedete, siamo già scesi a 2 motivi di possibile
insuccesso.
Però devo dimostrare quanto affermo.
Il potere, in altre parole il ceto politico che occupa
posizioni di potere e decide le strategie di lotta alla
droga e di contrasto alla criminalità, non è minimamente
preoccupato di dover “giustificare” un cambiamento di
rotta.
Cambia e basta.
Tanto, è dimostrato che non c’è memoria nell’opinione
pubblica.
In ogni caso potrà sempre sostenere che considerati i
deludenti risultati, bisogna coraggiosamente provare strade
nuove, con prudenza e attenzione, niente salti nel vuoto.
Prendiamo ad esempio il problema della corruzione: domina il
dibattito politico da decenni eppure non è mai stata a
livelli così alti.
Per combattere la corruzione politica è stato a suo tempo
introdotto il finanziamento pubblico ai partiti.
E una parte della classe politica è stata spazzata via per
finanziamento illecito ai partiti, lasciando il posto alle
riserve (ma le regole sono rimaste quelle di prima).
E’ stato abolito a furor di popolo il finanziamento ed è
stato nuovamente introdotto…
E il nucleare?
E’ stato voluto con leggerezza dai politici, cavalcato
finché faceva comodo al sistema delle tangenti e poi
abbandonato quando ai signori della politica è venuta la
strizza al culo, forse al pensiero che certe scelte un po’
avventate potessero creare qualche danno.
Poi all’orizzonte c’era il gas su cui alla grande
lucrare.
E per uscire dal nucleare?
Semplice hanno raccontato la bufala che si è trattato di
una scelta necessaria in conseguenza dei referendum votati
sull’onda emotiva di un disastro in terra sovietica; ma da
noi non ci sarebbe stato alcun rischio.
La litania dei referendum la raccontano ancora e sembra che
molti ci credano.
Qualcuno verifica, queste affermazioni?
Figurarsi!
Ancora una bella notizia.
Gli altri due punti indicati da Chinaski possono essere
ridotti a UNO.
Infatti, il punto 3 è parte del punto 1.
Un mercato crea sempre posti di lavoro.
D’altra parte, anche il crimine è funzionale alla logica
del PIL, come scrivevo al punto 12 del mio primo intervento
del 16 dicembre.
Siamo a un solo possibile motivo d’insuccesso nella lotta
al proibizionismo.
Possiamo gioire.
Ma è un punto forte e immenso come tutte le vette montuose
del mondo messe insieme.
La prima industria del mondo con un indotto incredibile.
Una capacità di condizionamento di interi Stati e aree del
mondo da far impallidire le nostre Mafie, che infatti sono
parte dell’impero della droga.
Un impero del Male la cui nascita e sviluppo è conseguenza
involontaria (?) dell’impero del Bene.
Eterogenesi dei fini.
Attenzione però.
Se l’effetto creato dall’impero del Bene è un frutto
indesiderato e involontario, oggi nessuno può più credere
che la strada della repressione militare e del
proibizionismo possa alla fine spuntarla.
Viene un dubbio.
Non è che il Bene ha bisogno del Male?
Che si tratti di due facce della stessa medaglia?
Il bisogno di creare il “male”, il peccato, il nemico…
per giustificare la propria azione e alimentare i propri
interessi nei quali si resta irretiti.
A metà del secolo scorso, una certa politica “usava” la
Mafia per comprare consensi politici (e non solo questi).
Inevitabilmente arriva il momento in cui chi è usato
cresce, si rafforza e passa all’incasso.
Oggi, ma già da qualche decennio, credo sia la Mafia ad
usare la politica.
Mi tornano in mente le parole di Sciascia: i professionisti
dell’antimafia.
Mai parole furono più equivocate di quelle da lui espresse
in quel lontano articolo.
Quanti successi politici ed economici costruiti sul nulla
della lotta alla droga?
Quante carriere politiche nazionali e internazionali?
Nonostante ciò, sono fiducioso che la lotta al
proibizionismo avrà successo.
Sapete perché?
Per l'insostenibilità del sistema proibizionista.
30 dicembre 2010 16:42 - sergio2
...
A proposito di informazione.
SMGL giustamente osserva l’assordante silenzio televisivo
sul tema delle politiche di contrasto alle droghe.
Tutto è ridotto ai banali comunicati di regime.
E guai se qualcuno svia.
Non so un Morgan o una Vanoni che si permetta di dire che
ogni tanto si fa un cannoncino...
Apriti cielo. Si compromette la quasi vittoriosa guerra alla
droga! Ci starebbe bene una pernacchia alla Totò? Che ne
dite?
Non è singolare che Ennio citi articoli del 1995?
Perbacco siamo nel 2010… ancora per poco.
Secondo me non c’è nessuno che ha le soluzioni in tasca
su un tema così complesso come quello delle droghe e del
millenario costume umano di stordirsi.
Necessario quindi confrontarsi, analizzare i dati e le
esperienze storiche, avere il coraggio di guardare in faccia
la realtà senza pregiudizi e ostracismi.
Potrebbe essere questo un augurio per l’intero genere
umano?
Chissà.
Io ci spero, poi si vedrà.
30 dicembre 2010 16:35 - sergio2
...
Ancora su etica.
Scrive Ennio (sempre 29 dicembre 2010 ore 19:27):
“…mi chiedo quali delle due parti sia ‘ eticamente ‘
superiore . Chi intende ridurle o chi intende accettarle
tutte ?”
Qui con Ennio proprio non ci siamo.
L’etica non si misura.
Non c’è un’etica superiore e una inferiore.
Non mi dilungo su questo aspetto perché ritengo che quella
di Ennio sia un’espressione infelice.
Ridurre o aumentare non è una questione etica.
Nel caso è una questione di “riduzione del danno”.
Poiché la proibizione produce illegalità, criminalità,
proselitismo, insicurezza sociale, rischi sanitari, spese
ingenti per il sistema repressivo e giudiziario… meglio
valutare il passaggio a un sistema legale di produzione e
commercio.
Non voglio accettare (Ennio, sai solo ragionare in termini
di bianco o nero? Sei veramente così manicheo?) proprio
nulla, ma vorrei creare una situazione di controllo sociale
della droga per toglierla al controllo della criminalità.
Recuperare così ingenti somme che potranno essere investite
per combattere ogni forma di disagio sociale, causa prima
dell’abuso di ogni sostanza da sballo.
Non è un caso che negli ultimi anni, finita l’ideologia
del trip e degli annessi furori psichedelici (che hanno
segnato un’epoca), i giovani sballino soprattutto e
semplicemente con il vecchio rassicurante e legale alcol.
30 dicembre 2010 16:29 - sergio2
...
Ancora su omicidio, proibizione e punizione.
Scrive Ennio (sempre 29 dicembre 2010 ore 19:27):
“Bene , allora dobbiamo arguire, allargando il discorso,
che il consumo di droga in Italia non è proibito, bensì
solo punito.”
Ennio, persino Giovanardi afferma che il consumo di droga
non è punito.
Ennio, hai letto il comunicato di apertura di questa
discussione?
Il consumatore non è punito (anche se poi la
discrezionalità nell’intendere e valutare determinate
circostanze può comportare e comporta che due persone nelle
stesse identiche condizioni si ritrovino a subire
conseguenze differenti), ma il problema nasce dal fatto che
la legge non prevede alcuna forma legale di produzione,
commercio, approvvigionamento nemmeno per uso personale (e
qui torna il discorso sull’alcol).
L’omicidio è punito perché arreca un danno a una terza
persona.
Se coltivo per me qualche piantina di maria a chi arreco
danno?
Posso fumare maria, ma per farlo devo rivolgermi al mercato
illegale, commettendo reati; e se passo lo spinello a un
amico, tecnicamente compio il reato di cessione di droga.
L’ipocrisia e la stupidità di questo mostro giuridico
stanno proprio in quanto appena scritto.
Semplicemente assurdo prevedere la non punibilità per uso
personale e PROIBIRE, e conseguentemente PUNIRE, ogni forma
di produzione e commercio.
L’omicidio, invece, è PUNITO o NON PUNITO se ricorrono
determinate circostanze, per esempio la legittima difesa.
A nessuno ovviamente passa per la testa di PROIBIRE tutto
ciò che può consentire di compiere un omicidio.
La punizione è conseguenza della proibizione, che nel caso
della droga potrebbe non esserci e se qualcuno provoca un
incidente perché “fumato”, pagherà le conseguenze come
chi provoca un incidente perché “bevuto”.
Perché deve esistere tra i due “drogati” un trattamento
differente basato esclusivamente sull’appartenenza a una
determinata tipologia di consumatore?
Se mi beccano con una damigiana di vino, non c’è la
presunzione dello spaccio o del consumo alla guida del
mezzo.
Prova a superare un controllo di polizia con in macchina 100
grammi di maria.
Nel caso dell’omicidio il danno c’è, è reale,
verificato e provato; conseguentemente si punisce a ragion
veduta e non sulla base di una presunzione di reato. La
punizione dell’omicidio è conseguenza di un danno reale
accaduto e provocato; non di una proibizione discutibile.
Si usa il termine “proibire” per evidenziare la volontà
di impedire, inibire determinati comportamenti, pur
tollerando il comportamento stesso in specifici ambiti.
Nel caso delle droghe “proibite”, l’ambito tollerato
è talmente angusto e incoerente da creare più danni che
benefici.
E non si capisce perché debba esserci più tolleranza verso
sostanze che oggettivamente sono socialmente più
pericolose.
E non si capisce perché tutta l’azione (e la gran parte
delle risorse economiche) di contenimento delle droghe debba
concretarsi nell’aspetto punitivo e repressivo provocando
danni incalcolabili sia alla collettività sia ai soggetti
che non sono sensibili alle minacce di punizione.
Davvero crediamo che la minaccia della punizione sia la
miglior forma di prevenzione?
Non si direbbe giacché la droga continua a dilagare
nonostante il continuo aumento delle pene e degli sforzi
repressivi.
E se siamo così convinti dell’efficacia pedagogica
dell’accoppiata punizione-repressione, perché non
l’applichiamo anche a alcol e tabacco?
30 dicembre 2010 16:24 - sergio2
...
Ancora su liberalizzazione.
Scrive Ennio (29 dicembre 2010 ore 19:27):
“Per cui chiedo a sergio: mi puoi indicare una attività
‘liberalizzata’ che si rivolge al pubblico priva di
regole e di controlli ?”
Ennio, ti ho già risposto.
In Italia le attività liberalizzate sono per assurdo quelle
illegali.
Tutte le altre sono regolamentate anche quando potrebbero
essere liberalizzate.
Ho fatto l’esempio del giornalismo, ricordi?
Se una persona si sente diffamata, ricorre all’autorità
giudiziaria, a che serve allora essere iscritti all’ordine
dei giornalisti per dirigere un giornale?
In ogni caso, c’è modo e modo per rivolgersi al pubblico.
Anche di questo ho già scritto.
La produzione di alcol, birra e distillati per uso personale
è totalmente LIBERALIZZATA.
Nessun limite, nessun controllo.
Per uso personale puoi produrre tutta la birra, il vino e la
grappa che vuoi.
Il limite è nelle parole “uso personale”, ovvio: se
vendi i tuoi prodotti non sarebbe più “uso personale” e
saresti fuori dall’oggetto liberalizzato.
Guarda caso, l’uso personale è esteso al consumo
“familiare”, a suo volta esteso a tutte le persone che
bazzicano per casa tua a qualsiasi titolo, in altre parole a
tutti i tuoi ospiti. Quindi, puoi offrire la tua birra
artigianale o grappa o altro ai tuoi ospiti.
Hai notizia di qualche produttore in carcere per aver
venduto fragolino?
Capperi, il commercio del fragolino è illegale.
Come ho già scritto, Ennio interpreta il termine
“liberalizzare” nella specifica accezione di “uscita
da una situazione di monopolio”.
Questo è il significato di “liberalizzazione” applicato
al suo esempio di “comunicazioni” (io stesso avevo
citato altre forme simili di passaggio dal monopolio al
“mercato regolamentato”, volgarmente definito “libero
mercato”).
Quando parliamo di “droga”, l’unico monopolio da
smantellare è quello illegale della criminalità
organizzata.
C’è un mercato legale da creare passando dalla
“penalizzazione” alla “legalizzazione”.
Usare il termine liberalizzare al posto di legalizzare è
confusivo perché fa passare surrettiziamente il concetto
che se si abolisse il divieto, si finirebbe nella
liberalizzazione incontrollabile, la giungla,
l’anarchia… non è un caso che proprio Ennio ha citato
il vecchio motto del liberista puro: “laissez faire,
laissez passer”, che non era certamente un invito alla
rigorosa regolamentazione (a proposito, quasi nessuno si
chiede se è fallita la “liberalizzazione” dei servizi
ex-monopolisti o se ha fallito la politica perché incapace
e distratta da interessi corporativi).
Il passaggio da una situazione di monopolio (in mano alla
Stato o a un soggetto controllato dallo Stato, in altre
parole “pubblico”) al “mercato regolamentato” impone
la creazione di “Autorità di Vigilanza” poiché va
tutelato (andrebbe, sarebbe più corretto) il Cittadino che
è “l’azionista” di quelle Società, sviluppatesi in
regime di Monopolio. In altre parole e per farla semplice,
la rete telefonica, elettrica, ferroviaria, autostradale…
sono NOSTRE perché realizzate con i nostri soldi.
Altro esempietto facile facile.
Se hai la patente di guida e hai un’automobile, perché
non dovrebbe essere sufficiente per fare il tassista?
Nella risposta c’è la differenza tra attività
liberalizzata e attività regolamentata.
30 dicembre 2010 13:37 - fabrizio7338
Anche gli animali fanno uso di droghe , e' nella natura fare
uso di droghe e' innaturale non usarle e stupido......ci
hanno fatto un libbro a tale proposito di fatto introvabile
, guarda caso un libbro che semplicemente rivela che
drogarsi e' come fare l'amore e' semplicemente naturale.....
30 dicembre 2010 11:15 - chinaski
@Ennio.
"Se esistono persone che, in nome dell’etica, sostengono
il divieto dell’uso della droga e chiudono un occhio su
altre minacce al ben-essere della persone e altre che
sostengono la liceità dell’uso della droga in quanto sul
mercato esistono altre sostanze nocive lecite, mi chiedo
quali delle due parti sia ‘ eticamente ‘ superiore . Chi
intende ridurle o chi intende accettarle tutte ?"
Ennio secondo te quale sarebbe lo scopo ultimo della lotta
alla droga? Eliminare dal mondo intero l'uso di talune
sostanze?
Mi sai dare per favore una stima dei tempi che saranno
necessari al raggiungimento dell' obiettivo? A che punto è
il lavoro? Siamo messi bene? Fammi sapere.
Io intanto ti incollo qualche altro dato su cui
riflettere....
L'uso di alcool, coca, cannabis e oppio da parte dell'uomo
si perdono nella notte dei tempi....
6000-4000 a.C. Viticoltura in Armenia. La più antica
evidenza archeologica di residui del vino in Iran.
4200 a.C. Nel sito conosciuto come "Cueva de los
Murcielagos" vicino Albunol, nel sud della Spagna, rinvenute
delle borse contenenti molti semi di papavero da oppio.
4000-3500 a.C. Uso della canapa in Cina.
3500-3100 a.C. La più antica evidenza di residui della
fermentazione della birra in Iran.
3000-2100 a.C. Uso della coca in Ecuador.
It's a long time, Ennio....It's a long long time...
It's a long time, Ennio....It's a long long
time...............
It's a long time, Ennio....It's a long long
time...............
And now.....wake up! :-)
30 dicembre 2010 1:41 - fabrizio7338
I giornali fanno solo disinformazione ed ennio abbocca
all'amo come un pesce.....
La pesca delle telline e' liberalizzata , la prostituzione
e' liberalizzata , il gioco d'azzardo , i cd(falsi) , i
vestiti(falsi) , ecc.
30 dicembre 2010 0:58 - ennio4531
Legalizzare o liberalizzare ?
E' una questione di lana caprina.
Cosa dicono o propongono economisti e giornalisti .
"droga,perche' liberalizzare”
30 agosto 1995
di Armando Massarenti
IL SOLE 24 ORE
La Repubblica.it
Droga libera, potrebbe convenire"
la sfida degli economisti all'Onu
di DANIELE MASTROGIACOMO
ROMA -....... E se si liberalizzasse la droga,
Il Messaggero 23 agosto 1992
Liberalizzare la droga ? Un quesito drammatico.
di Mario Cicala
29 dicembre 2010 21:57 - IVAN.
.
Questo "Ennio" sembra proprio incapace di intendere il senso
dei post altrui.
Qualcuno che ha tempo da perdere gli RI-spieghi la
differenza tra "Legalizzare" e "Liberalizzare", per
cortesia.
E by the way, gli spieghi anche che è OVVIO che una
attività "liberalizzata" sarà anche "legalizzata"...ma non
necessariamente VICEVERSA (come appunto nel caso di cui si
sta discutendo).
Sergio ha parlato distintamente di LEGALIZZARE (cioè porre
sotto controllo statale) la produzione di certi tipi di
"droghe";
il che non implica proprio alcuna associazione col
"liberalizzare" il mercato degli stupefacenti:
semplicemente, i VECCHI Consumatori (non altri)
usufruirebbero dallo Stato di ciò di cui usufruirebbero
COMUNQUE rivolgendosi al mercato clandestino.
Quindi dove sta la "liberalizzazione", se non nella testa di
chi non la sa usare?
.
29 dicembre 2010 19:27 - ennio4531
Scrive sergio :
“ La legalizzazione porta necessariamente a norme, regole,
limiti, controlli e autorizzazioni per svolgere
un’attività. … La liberalizzazione non comporta
necessariamente tutto ciò…
…. La produzione di alcol non è liberalizzata ma
legalizzata in modo rigoroso …..”
Risposta
Io sostengo che qualsiasi liberalizzazione implica che
l’attività liberalizzata sia , ovviamente, legale ( …
se non lo fosse, nessuno potrebbe esercitarla alla luce del
sole ) e che lo svolgimento dell’attività liberalizzata,
comunque, è soggetta a delle norme specifiche di natura
pubblica o privata.
Non solo.
Addirittura, in caso di liberalizzazione ( ad es. come
quella delle comunicazioni ), sono stati istituiti specifici
apparati pubblici come le Autorità di vigilanza per
regolamentare e punire i trasgressori e quindi rappresentare
una garanzia in più per gli utenti.
La produzione di alcool è liberalizzata nel senso che non
è sottoposta né a monopolio né a contingentamento ( es. :
farmacie; notai ecc. ) , ma, come ho già scritto, è
sottoposta a norme a cui devono sottostare i produttori.
Per cui chiedo a sergio: mi puoi indicare una attività
‘liberalizzata’ che si rivolge al pubblico priva di
regole e di controlli ?
Se non hai una risposta, ti rendi conto che tutto il tuo
dire è un arzigogolare sul nulla ?
Scrive sergio: “L’omicidio non è proibito ma
punito.”
Risposta.
Bene , allora dobbiamo arguire, allargando il discorso, che
il consumo di droga in Italia non è proibito, bensì solo
punito.
Per cui possiamo affermare, secondo il fine ragionamento di
sergio, che in Italia non esiste il proibizionismo di cui
tanto si discute. E allora perché si impreca così tanto
contro i proibizionisti se il proibizionismo non c’è ?
Eticità
Se esistono persone che, in nome dell’etica, sostengono il
divieto dell’uso della droga e chiudono un occhio su altre
minacce al ben-essere della persone e altre che sostengono
la liceità dell’uso della droga in quanto sul mercato
esistono altre sostanze nocive lecite, mi chiedo quali delle
due parti sia ‘ eticamente ‘ superiore . Chi intende
ridurle o chi intende accettarle tutte ?
Pur rimanendo nel vago piu' assoluto come mi aspettavo nella
tua risposta, cosa che peraltro mi aspettavo, debbo
chiaramente ammettere lo stato dei fatti e cioe' da una
parte la Legge italiana e dall'altra la realta' che vige tra
la gente o meglio nella giungla della strada, cosa
constatata dallo scrivente e non solo.
"Sul cosiddetto male minore" come scrivi tu ci andrei cauto
perche' altrove, al di fuori dei nostri confini si risolve
certi problemi in maniera totalmente differente e dal mio
punto di vista meglio e con meno effetti collaterali. Poi
ogniuno anche qui puo' pensarla come vuole.
Sull'elettorato a cui corrono dietro i politici ci andrei
cauto nel senso che ok, l'informazione libera libera non la
troviamo da nessuna parte su questo mondo, ma certamente ci
sono paesi con un'informazione valida cosa che da noi non
avviene avendo di fatto una situazione di monopolio o
monopoli anomala al riguardo e speriamo di non finire come
gli ungheresi di recente con il loro nuovo premier Orban!
I nostri politici non seguno l'elettorato in quanto ancora
eletti dalle segreterie di partito e semmai prima delle
elezioni disinformano e diffondono certi spauracchi come
quello dei rom o romeni cosa avvenuta prime delle ultime
politiche, politica per cui l'Italia venne criticata da
mezza Europa.
In un paese ove vigono aree ove lo stato non conta un fico
secco come al sud d'Italia, ove come a Napoli i clan la
fanno in barba puntualmente a tutti, basta vedere l'annuale
problema dei rifiuti tristemente noto oramai a tutto il
mondo (vedi Napoli e muori anche se e' e potrebbe essere una
bellissima citta'). Lasciamo stare poi gli arresti e
sequestri di cui si vanta qualche ministro che si esegue
contro certa mafia, scrivo certa "perche' ogniuno conosce i
suoi polli", come si scrive in Italia.
In uno stato ove circa 120 mila carabinieri, circa 120 mila
poliziotti, circa 50 mila finanzieri, circa 50 - 60 mila
vigili urbani, di cui la stragrande maggioranza con
ordinamento militare, ancora oggi lavora senza numero
operativo di emergenza unico, senza vero coordinamento, con
gelosie di corpo controproducenti per la societa' civile, un
sistema che non fa altro poi che produrre doppioni
burocratici e dissipare inutilmente pertanto la forza di
queste organizzazioni stesse per favorire le solite lobby di
corpo appunto, dei favori e controfavori, lasciamo
perdere...
Siamo il paese in assoluto con la piu' alta densita' di
forze dell'ordine in rapporto alla popolazione in % a
livello europeo, mavala'...
Ne vedremo ancora delle belle in futuro!
29 dicembre 2010 14:55 - SMGL
Al di fuori di essere proibizionisti o antiproibizionisti,
il problema più grave è mentre qui per lo meno se ne
discute e ci scambiano opinioni (anche "calorosamente"), in
sede istituzionale vige ormai un pensiero unico basato su
una specifica ideologia (proibizionista) i cui attori
principali non solo pretendono l'infallibilità, ma
addirittura che non venga dato spazio a chi non la pensa
come loro.
Non mi ricordo una volta che Giovanardi o Serpelloni abbiano
accettato un dibattito pubblico (magari in tv)
sull'argomento..
Paura del confronto o mancanza di argomentazioni reali?
Comunque attendo speranzoso... ci sarebbe da ridere.
29 dicembre 2010 12:08 - chinaski
@Sergio2:
Ottima ed intelligente analisi direi, si vede che conosci
molto bene l'argomento di cui stiamo discutendo. In
generale, Sergio, ritengo che i motivi principali per cui
tutte le nostre riflessioni, dettate dalla ragionevolezza e
dal buon senso dovute ad una mente allenata al pensiero
citico e al ragionamento sarenno comunque destinate a cadere
nel vuoto per lunghi anni, per i seguenti motivi:
1) Gli interessi economici. Il mastodontico mercato della
droga cioè delle sostanze illegali ha creato nei decenni un
giro d'affari di livelli inimmaginabili. Tutto questo mare
di denaro, investe direttamente molti governi ed agenzie di
intelligence che risultano alla prtova dei fatti,
direttamente coinvolti nel traffico, le grandi banche per
mezzo del riciclaggio del denaro "sporco", e ovviamente le
grandi organizzazioni criminali che si occupano del traffico
internazionale e che creano un enorme indotto di cui molti
Paesi vivono. Da non sottovalutare il direttamente collegato
traffico di armi, legato ai signori della guerra.
2) Il non poter tornare indietro da parte del "potere". Mi
spiego meglio. Se per decenni hanno detto per mezzo dei
media al popolino: "la droga è male e deve essere bandita",
come possono dire poi di punto in bianco "scusate, ci siamo
sbagliati, il mercato va regolamentato". Molti sottovalutano
questo punto. Secondo me, molti a livello delle alte sfere
sanno che la "lotta alla droga" è, ai fini pratici,
l'equivalente di cercare di svuotare l'oceano pacifico con
un cucchiano da tè. Però non possono dirlo, come dicevo
prima. Altrimenti il popolino dice: "bhè, ma allora se si
sono sbagliati su questo, non sono infallibili, il potere
può sbagliare, e come si è sbagliato su questo può
sbagliare su altre cose". E' un ragionamento questo, che
l'uomo della strada agli occhi dei potenti non deve mai
fare.
3) I posti di lavoro creati, e gli enormi capitali investiti
dai governi nella lotta alla droga, nei fallimentari
programmi di eradicazione e riconversione delle colture,
nelle pessime e controprucenti campagne antidroga, anche
questo è un business non indifferente. Anche questo
business esercita una forza di corruzione enorme su interi
Paesi, specie quelli produttori della sostanze base e i
coltivatori.
29 dicembre 2010 1:33 - sergio2
...
Scrive Ennio, replicando a un mio precedente intervento:
“Una attività o un bene illecito non potrà mai essere
sottoposto ad una specifica regolamentazione e cioè a
regole."
Fin qui Ennio che ci dimostra come il pregiudizio genera
illogicità sino al punto di cogliere l’ovvietà nelle
parole altrui… senza rendersi conto che si tratta di
un’eco.
Su quali basi, infatti, dovrebbe chiedersi Ennio una
attività è lecita e un'altra è illecita?
E’ infatti Ennio che insiste nel considerare
intercambiabili i termini liberalizzare e legalizzare.
“Liberalizzare” e “legalizzare”: tra i due termini
una profonda differenza anche se non chiederemo a Ennio di
onorare la sua promessa e non pretenderemo che lui si renda
conto che non è sempre lana caprina ogni cosa che non torna
con i suoi pregiudizi e schemi mentali.
La legalizzazione porta necessariamente a norme, regole,
limiti, controlli e autorizzazioni per svolgere
un’attività.
La liberalizzazione non comporta necessariamente tutto ciò;
infatti, un regime liberalizzato può contemplare che
chiunque possa svolgere un’attività senza preventive
autorizzazioni o verifiche a priori di sussistenza di
particolari requisiti; nel caso, risponderà direttamente
delle conseguenze delle proprie azioni e attività in sede
civile e penale. Per esempio, chiunque potrebbe dirigere un
giornale senza essere iscritto all’albo dei giornalisti.
Il requisito dell’iscrizione è un pre-requisito che non
attesta che il soggetto in questione sappia dirigere un
giornale ma semplicemente che è un giornalista e da qui la
presunzione che questo in sé costituisca una garanzia per
il lettore (qualcuno ci crede?).
Abbiamo capito che per Ennio “liberalizzare” è
semplicemente e banalmente “regime di concorrenza” e non
il suo citato (a questo punto a sproposito) “laissez
faire, laissez passer”.
Il termine “liberalizzare”, largamente abusato, è
spesso utilizzato per sottolineare il passaggio da una
condizione di monopolio a una di apertura al mercato
(liberalizzazione del mercato elettrico, del mercato del
lavoro…) ma non è questo il suo significato quando si
parla di droga e soprattutto quando si parla di
depenalizzare qualcosa.
La produzione di alcol non è liberalizzata ma legalizzata
in modo rigoroso, pur esistendo totale liberalizzazione
nella produzione per esclusivo uso personale.
Chiunque può per uso personale produrre grappa, birra e
persino clinton e fragolino il cui commercio è proibito ma
largamente praticato come sa bene ogni veneto e friulano.
In sostanza ogni persona può farsi scoppiare il fegato e
può avvelenare amici e parenti con distillati e alcolici
dalla dubbia qualità, ma guai se coltiva qualche piantina
di maria…
Produrre il pane non è un’attività liberalizzata, come
scrive Ennio, poiché per farlo devi avere preventivamente
autorizzazioni e requisiti, anche di carattere
medico-sanitario, e fino a pochi anni fa era il Comune a
decidere se c’era “spazio” per l’apertura di un
nuovo panificio nel territorio di competenza.
Proseguiamo nella lettura di quanto scrive Ennio:
"Ti immagini un Codice Penale che punisca l’assassinio, ma
che stabilisce, se viene commesso, come deve essere compiuto
con l’intenzione magari buona di ridurre al minimo le
sofferenze della vittima ?”
Si comprende che Ennio scrive senza cognizione.
Evidentemente ignora che anche l’omicidio è punito in
modo differente.
L’omicidio non è proibito ma punito.
Proibire e punire non sono la stessa cosa.
L’omicidio è punito poiché senza alcun dubbio arreca un
danno a una terza persona.
Circostanze aggravanti dell’omicidio sono, per esempio,
l’averlo commesso con crudeltà, con sostanze venefiche o
mezzi insidiosi.
La pena varia anche in base al legame parentale che esiste
tra vittima e autore del reato.
Va poi verificato se si tratta di omicidio doloso, colposo o
preterintenzionale.
Vi è poi l’omicidio del consenziente e l’omicidio per
legittima difesa per il quale non è prevista punizione.
Quindi, caro Ennio, la nostra legge (e per quanto ne so ogni
sistema penale) tiene conto nel determinare la pena se un
omicidio è stato compiuto in modo da “ridurre al minimo
le sofferenze della vittima”.
Chiunque cagioni la morte di un uomo è punito con la
reclusione… recita il codice penale.
Perché vi sia la punizione è necessario che esista un
elemento oggettivo (la morte di un uomo), ma saranno gli
elementi soggettivi (l’azione, la volontà, le
circostanze) a determinare l’entità della pena o
addirittura l’assenza della pena.
Quando parliamo di consumo personale non terapeutico di
droga, invece, ci riferiamo a un’attività lecita (ovvero
non punita e non punibile ma con molti elementi di
discrezionalità), all’interno di un quadro di riferimento
generale che comporta spesso qualche reato poiché è
proibita e quindi punita ogni forma di produzione, trasporto
e commercio della droga.
Già questo consente di affermare che siamo in una
situazione giuridica ipocrita.
Da un lato il consumatore è inteso come una vittima non
punibile, dall’altro non è prevista alcuna modalità per
evitare che una condotta non punibile produca il compimento
di reati.
C’è di più.
A differenza del citato (a sproposito) omicidio, con la
droga si punisce una condotta a prescindere dagli effetti
che la condotta determina.
Non esiste alcun aspetto soggettivo, ma solo un dato
oggettivo: ha comprato (in quantità ritenuta finalizzata
allo spaccio), prodotto, ceduto, venduto droga ed è per
questo punibile poiché a una condotta lecita non
corrisponde alcuna azione per l’approvvigionamento
“legale”.
Ben diversa la situazione se qualche produttore domestico di
alcolici vende illegalmente i suoi prodotti
artigianali…
Queste considerazioni ci riportano agli aspetti etici del
problema spesso agitati con estrema leggerezza.
Mi sembra evidente che se il proibizionismo si fonda su
ragioni etiche, allora lo stesso atteggiamento va sostenuto
con altre sostanze perfettamente analoghe alle droghe
proibite come per esempio l’alcol e il tabacco (che
notoriamente producono molte più vittime e danni sociali
delle droghe proibite).
Se il proibizionismo è sostenuto per ragioni di ordine
pubblico e sicurezza della collettività, per le stesse
ragioni vanno proibite altre sostanze che determinano
pericolo per la collettività; in testa a tutti
l’alcol.
In caso contrario i sostenitori di queste argomentazioni
etiche e sociali non hanno la minima credibilità.
Sarebbe come dire che non è morale che una donna si
prostituisca, ma se la donna è di pelle nera allora non
c’è problema.
Invece ecco che Ennio sostiene
“Se, infine, i valori etici e intellettuali mirano o
dovrebbero mirare anche al ben-essere della persona, trovo
contraddittorio sostenere che , dal momento che sul mercato
esistono sostanza nocive, giusto è aggiungerne delle altre
come le droghe invocando l’etica di cui tanto parli e ....
straparli.”
Purtroppo Ennio dimostra quel che scrivevo all’inizio: il
pregiudizio rende illogici.
Infatti, non c’è nessuna contraddizione a sostenere
coerenza nei confronti di tutte le sostanze che alterano la
psiche.
L’alcol produce più morti sulle strade e sul lavoro e per
malattie dipendenti dall’abuso di quante ne producano
tutte le droghe proibite messe insieme.
Chi sostiene il proibizionismo sventolando valori etici e
intellettuali non avrà quindi la minima credibilità se non
rivendicherà analogo trattamento per tute le sostanze.
Non si tratta quindi di “aggiungerne delle altre” come
scrive l’avventato Ennio ma di prendere atto che esistono
molte sostanze psicotrope a cui l’uomo ricorre per
molteplici ragioni e l’atteggiamento verso queste sostanze
richiede coerenza per essere credibili: a pari rischio pari
limiti.
Non sono quindi io che parlo di etica ma gli incompetenti e
i millantatori alla Giovanardi che rivestono con strampalate
argomentazioni etiche le loro arroganti e presuntuose
affermazioni prive di ogni fondamento sociale, culturale e
morale.
Quando vedrò un proibizionista chiedere e pretendere per
l’alcol la stessa severità che pretende per la cannabis
allora contesterò le sue posizioni, ma le rispetterò per
la coerenza e l’onestà intellettuale.
Sorvoliamo poi sulla banalizzazione della democrazia ridotta
a dittatura della maggioranza e anche su cosa pensi la
maggioranza degli italiani sul tema droghe dato che su
questo tema in realtà non c'è discussione politica e
sociale.
Non ricordo Vespa alle prese con questo argomento...
Consiglierei in ogni caso di rivedere i dati raccolti in
occasione delle proposte di referendum sul tema delle droghe
leggere per fare un po' di chiarezza su questo aspetto senza
basarsi su un generico "penso".
La maggioranza dei politici poi si muove in modo
opportunistico e preferisce recitare la solita litania al
rischio del fare e confrontarsi con i problemi, come
scrivevo nel mio primo intervento.
E cosa pensano gli elettori è cosa irrilevante come
dimostrano molte vicende (dal finanziamento ai partiti alla
privatizzazione della Rai): molto più efficace manipolare
l'opinione pubblica.
29 dicembre 2010 0:15 - ennio4531
X shugar
Penso che la maggioranza sia a favore del divieto di
consumo di droga in quanto male minore . Se così non
fosse, avremmo torme di politici a favore di legislazioni
permissive pur di accaparrarsi qualche voto in più. E
questo, allo stato attuale, non è.
Nella vita non sempre si può scegliere il meglio.
Alle volte è segno di realismo scegliere il meno peggio.
Si può convenire che la 'dittatura' della maggioranza'
sia pesante, ma tragica sarebbe quella democrazia dove
regnasse la 'dittatura' di una minoranza sia pure
illuminata. Se così fosse, non sarebbe più democrazia , ma
qualcosa d'altro.
E finché la dittatura' della maggioranza non impedisce la
libertà di pensiero, di intraprendere e di culto religioso,
essa va accettata appunto come il minore dei mali.
Parafrasando Humphrey Bogart:
«È la democrazia, bellezza.'
28 dicembre 2010 18:12 - gino1142
stiamo parlando di una delle pochissime comunita' normali,da
XXI sec
.S.Benedetto al porto
"padre" DonGallo andrea....