.. marcello , se ha veramente a cuore la sorte delle
migliaia di 'reclusi' in San Patrignano, non rimane che
presentarsi alle porte della comunità per chiedere a gran
voce la loro liberazione e proporre i suoi metodi di
cura.
Lo farà ?
Non lo fa ... non lo fa ...
Oltre alle chiacchiere, la prassi a cui si assiste e quella
che vede i sodali dei consumatori di pattume ludico
svignarsela non appena qualche loro compagno chiede aiuto .
Anche un pò pusillanimi sono ....
11 dicembre 2013 11:38 - marcello84
da wikipedia:
Durante il 15 Congresso mondiale di psichiatria sociale i
professori Sergio De Risio e Mario Cagossi dell'Istituto di
psichiatria dell'Università Cattolica del Sacro Cuore,
definirono la comunità un paradosso a causa delle elevate
dimensioni e del conseguente insorgere di focolai di
violenza più o meno visibili, il che contraddirebbe con
l'idea di comunità terapeutica, fondata sulle piccole
quantità dei suoi membri e con un'organizzazione centrata
sulle necessità del singolo e del gruppo. Muccioli fu
accusato di utilizzare un metodo coercitivo per trattenere
gli ospiti all'interno della Comunità durante le crisi di
astinenza e fu oggetto di procedimenti giudiziari al fine di
verificare se tali coercizioni configurassero indebite
restrizioni della libertà personale dei soggetti
interessati. Durante i processi emersero pubblicamente
dettagli sull'uso di catene ed altri analoghi metodi di
contenzione. Nel 1993 la rivelazione di un ex ospite, Franco
Grizzardi, diede nuova linfa alle polemiche: questi
sosteneva che un ragazzo napoletano, Roberto Maranzano, dato
per disperso dal 1989 dopo essersi allontanato in
circostanze mai chiarite dalla Comunità, in realtà era
stato ucciso dagli eccessi di un pestaggio subito nella
porcilaia della struttura perché non si poteva alzare lo
sguardo mentre si mangiava.
Grazie alla collaborazione di questo pentito il cadavere di
Maranzano fu rinvenuto in una discarica presso Napoli.
L'autopsia rivelò che quanto denunciato era vero e che vi
erano segni di percosse. Inoltre una cassetta registrata
dall'autista di Muccioli, Walter Delogu, smascherava il
fatto che Muccioli era sin dal primo momento a conoscenza
del delitto, anzi cercava in quel dialogo di convincerlo a
fare sparire il Grizzardi, diventato pericoloso in quanto
continuava a ricattare minacciando di denunciare i fatti.
Nella registrazione agli atti del processo ed ascoltata in
aula il 2 novembre 1995 Muccioli, riferendosi ad uno dei
testimoni dell'omicidio asserì che Ci vorrebbe
un'overdose... due grammi d'eroina e un po' di stricnina...
bisogna operare come con i guanti del chirurgo. Oppure
bisognerebbe sparargli con una pistola sporca. Queste
denunce spinsero molti altri ospiti a denunciare percosse,
violenze, addirittura violazioni della legge elettorale in
favore di politici "amici"[senza fonte].
Durante gli anni del processo, un ex dipendente di San
Patrignano, presentandosi volontariamente al Commissariato
di Polizia, dichiarò di aver ricoperto per anni il ruolo
preposto al recupero e pestaggio dei fuggitivi[11]. Vennero
pure allo scoperto alcuni strani suicidi, come quelli di
Natalia Berla e Gabriele De Paola, avvenuti nella primavera
dell'89 e quello di Fioralba Petrucci, risalente al giugno
1992. Tutte e tre le persone si sono suicidate mentre si
trovavano in clausura punitiva all'interno della comunità,
gettandosi dalle finestre delle stanze in cui erano chiuse.
Per il caso Maranzano, Muccioli fu poi condannato a 8 mesi
(con sospensione condizionale) per favoreggiamento, mentre
gli esecutori materiali incorsero in condanne dai 6 ai 10
anni.
11 dicembre 2013 11:33 - marcello84
da i misteri di san patrignano:
mi chiamo Giuseppe Maranzano e sono il figlio di Roberto.
Mio padre è stato "ospite" di San Patrignano fino al
1989...anno in cui morì. Mio padre non morì per cause
naturali ma a causa delle percosse ricevute all'interno
della comunità. Una punizione per futili motivi come sempre
capitava. Questo "giustificava" l'esistenza di reparti
punitivi a San Patrignano. Vincenzo Muccioli fu condannato
per favoreggiamento nell'omicidio di mio padre e
successivamente avrebbe dovuto affrontare un nuovo processo
con accuse ben più gravi. Muccioli disse che aveva taciuto
per il bene della comunità. Guarda caso se la cosa fosse
saltata subito fuori sarebbero stati casini per lui dato che
aspettava la chiusura del processo cosiddetto "Delle catene"
proprio in quei giorni. Le scrivo perchè sono stufo di
dover ascoltare sempre parole sante su Vincenzo Muccioli e
il suo operato. Non mi piace vedere a lui intitolate piazze
e vie e monumenti. Non mi piace che ci sia un francobollo
con la sua faccia stampata. Non è la rabbia che porta a
ribellarmi...io non odio nessuno. Da cittadino e ovviamente
persona coinvolta direttamente, non mi va che una persona
condannata per favoreggiamento in omicidio venga osannato
dai media, giornali e persone famose e potenti, facendo
finta di niente. Ho scritto una lettera aperta a Baudo dopo
la puntata di "Novecento" su Raitre che le allego. Da Baudo
e la Rai nessuna risposta. San Patrignano, interpellata da
un paio di giornali locali, risponde così: solo un silenzio
per rispettare la dignità di una persona colpita da un
fatto così drammatico. E infatti è il silenzio quello che
vogliono. Io no. Io non voglio distruggere nessuno e nessuna
cosa, voglio soltanto che venga restituita la dignità a mio
padre e agli altri ragazzi che da quella collina non ne sono
usciti vivi. Sinceramente." Giuseppe Maranzano.
11 dicembre 2013 10:59 - marcello84
roberto7266
si sai,l'inutilennio quando scrive (?) si tocca..e tocca
tocca è diventato tocco.
e tu inutilennio xkè nn fornisci il tuo di indirizzo così
magari ti si fa un bel trattamento completo da giardino
dell'eden alla muccioli che ti piace così tanto?
non lo fa?
sei il solito troll pifferaio quaracaqua che infesta questo
forum..
non ti fila più nessuno!hanno capito tutti che sei un troll
probabilmente foraggiato da qualche mentecatto come te.
sei come la merda x il fiore,un pò ci vuole ma poco sennò
marcisce tutto..come sei marcito tu.
nn sei il sole che illumina,riscalda,fa crescere..
sei la merda nn il sole,capisci?
e adesso fammi,facci un piacere trollino,tira la catenella
dello sciacquone e sparisci in un habitat a te più ideale.
11 dicembre 2013 9:58 - CHICIVEDE
E tu, InutilEnnio, cosa aspetti ad accendere il
cervello...prendi atto del tuo impotente contributo ed
eclissati decorosamente, almeno finchè puoi....
11 dicembre 2013 0:16 - roberto7266
A cuccia!
10 dicembre 2013 23:09 - ennio4531
Cosa aspetta marcello a liberare le migliaia di reclusi dal
lager di San Patrignano e fornire loro tecniche e mezzi
sicuramente da giardino dell'eden per affrancarli da un
falso problema ?
Potrebbe fornirci il suo indirizzo per sapere dove
indirizzarli ?
Non lo fa ?
È uno dei tanti pifferai quaracacqua che infestano questo
forum ...
10 dicembre 2013 21:30 - marcello84
Il peggiore di tutti era Muccioli: una specie di padre
severo, che si era improvvisato per motivi misteriosi
salvatore dei drogati iniziando a raccoglierne diversi nel
suo casale, senza avere alcun tipo di conoscenza pregressa
in materia.
Prima per un periodo era stato medium e spiritista, aveva
persino fondato un gruppetto che si occupava di
parapsicologia, si chiamava Il cenacolo.
Nel suo San Patrignano i drogati, tossicodipendente è la
solita parola eufemizzante che entrerà in uso anni dopo, li
chiudevano in celle di contenzione, li incatenavano e li
mettevano a lavorare duro per stimolare la loro voglia di
vivere.
I drogati di Muccioli, quando diventavano ex drogati o erano
in via di guarigione, li portavano in pellegrinaggio nei
programmi di Mike Bongiorno a parlare di agricoltura o
attività artigianali varie, mentre il conduttore li
guardava con fare paternalistico e giustamente poco
convinto, li trattava come bambini a cui non si può credere
del tutto.
C’era assieme a loro Muccioli in persona, o un suo
delegato, che sorrideva alle battute cercando di non darlo
troppo a vedere.
Non avevano più gli occhi vuoti degli eroinomani di
provincia che mi capitava di vedere da bambino vicino a
certi parcheggi dove andavamo a giocare a calcio, ma
apparivano comunque svuotati, quasi senza personalità, come
se fosse stata loro imposta una cura drastica stile Lodovico
di Arancia Meccanica.
Avevano trasformato dei possibili ribelli, ribelli mancati,
falliti, ma comunque ribelli, in umili scimmiette.
Dalle percosse a varie forme di tortura, fino ad alcune
morti sospette e ad atti di violenza sessuale.
Nei casi più leggeri, pugni e schiaffi, Muccioli si
difendeva dicendo che erano violenze legittime motivate dal
difficile contesto, sulle accuse più pesanti smentiva
categoricamente.
Smentiva di aver usato il suo sperma come fluido per poter
disintossicare ragazze.
10 dicembre 2013 20:23 - marcello84
da Repubblica:
Antonia Baslini non c' era più, quando nell' 89 a San
Patrignano fu ucciso Roberto Maranzano. "Ma il suo dramma lo
sento vicino. perché almeno in parte ho conosciuto il
terrore che deve aver provato prima di morire". Nell'
intervista all' "Espresso" la donna distilla fatti e
considerazioni. "A San Patrignano si esce dalla droga
perché è un' istituzione totale, dove è impossibile farsi
perché è impossibile muoversi. Ma lì viene distrutta
anche la tua dignità e la tua capacità di usare la
volontà. Tu rimani sempre il tossico che lui, Muccioli, ha
raccolto per strada. Che gli deve essere grato malgrado le
violenze inutili e le botte da orbi, imprevedibili e
arbitrarie, che ti piovono addosso. Non ho mai sentito di
nessun' altra comunità - e purtroppo ho ampia esperienza in
materia - dove gli assistiti vengono picchiati". L' elenco
dei "metodi muccioliani" è dettagliato. Antonia Baslini
viene vista fumare, non si può. "E' l' undicesimo
comandamento?" chiede. Conseguenza: "Muccioli mi salta
addosso assestandomi quattro potenti sberle e una lunga
serie di calci nel sedere, conditi da femmina troia, cagna
assetata di sesso". E' "il ciocco, la sgridata pubblica con
botte e improperi a cui il padre padrone sottoponeva coloro
che giudicava rei di qualcosa". E poi "la piccionaia" in cui
la giovane fu chiusa 40 giorni. Stanzetta tonda di tre metri
di diametro, materasso a terra, qualche coperta e un
secchio, niente finestre, la porta "solo con la grata e
fuori c' era la neve", con un viatico di Muccioli ad
Antonia, che vi entra "in mutande e maglietta": "Bella mia,
se i tuoi genitori ti cercano dirò che sei scappata". Altri
erano chiusi nella cassaforte della pelliceria o in una
botte. E la macelleria, il "reparto di punizione", dove
Maranzano fu ucciso da Alfio Russo, "un picciotto di
Muccioli, totalmente dipendente da lui". E la "totale
assenza di assistenza psicologica e psichiatrica". "Parlo -
dice Antonia Baslini - perché me lo posso permettere. Sono
una privilegiata. Posso fregarmene del potere di ricatto,
delle pressioni, delle minacce che anche fuori continuano ad
impaurire molti ex di San Patrignano".
10 dicembre 2013 19:12 - ennio4531
" Ho fatto un sogno, ho visto la corte di cassazione che con
sentenza obbligava i medici a prescrivere thc con ricetta
bianca, affinchè i malati di sla possano averla dai
farmacisti italiani, ooohhh yeah!
Ho fatto un sogno, ho visto i parlamentari italiani
legiferare contro la mafia e ognuno di questi essere
condannato per crimini contro l'umanità ooooooooohhhhh "
Che dire, questo quando scrive (?) si tocca o è ... tocco ?
10 dicembre 2013 1:39 - roberto7266
Salvina Rissa per la rubrica di Fuoriluogo sul Manifesto del
20 novembre 2013.
Tags: bmj; fl sul manifesto; unodc
Di recente, l’Onu, nel Rapporto Mondiale sulla Droga 2013,
a cura dell’agenzia specializzata Unodc, ha
sostanzialmente ribadito la validità del controllo penale
internazionale per limitare la circolazione delle sostanze
illegali (cfr. Bignami G., Manifesto, 6 novembre). Quasi in
contemporanea, è uscito sul British Medical Journal uno
studio ad opera di ricercatori canadesi e statunitensi (Dan
Werb , Thomas, Bohdan Nosyk, e altri), che smentisce
l’ottimismo di Unodc. Gli autori, dopo aver identificato
alcuni indicatori utili a valutare l’impatto dell’azione
repressiva sulla riduzione della droga in circolazione, li
hanno seguiti lungo un ragguardevole lasso di tempo, dal
1990 in poi. Sulla base dell’andamento dei dati
riguardanti il prezzo della droga, la percentuale di purezza
e l’andamento dei sequestri, è stata rilevata una
generale diminuzione dei prezzi a fronte di un aumento della
purezza. La conclusione è lampante: nonostante gli sforzi
repressivi e l’ingente mole di risorse pubbliche destinate
a questo, la disponibilità delle maggiori droghe (cannabis,
eroina, cocaina) è aumentata, anziché diminuire.
Venendo alla metodologia: i dati provengono da fonte
ufficiale, forniti da agenzie nazionali (vedi ad esempio lo
statunitense Marijuana Potency Monitoring Project), o
internazionali (come i rapporti annuali Unodc e la rete di
monitoraggio Reitox dell’Osservatorio Europeo di Lisbona,
Emcdda). Sono stati scelte rilevazioni longitudinali in
grado di fornire sequenze di dati per almeno 10 anni. Alcuni
risultati nel dettaglio: nel periodo 1990 -2007, negli Stati
Uniti, la purezza dell’eroina è aumentata del 60%, quella
della cocaina del 11%, della marijuana del 161%. Nello
stesso periodo, l’andamento dei prezzi al dettaglio
(aggiustati all’inflazione a alla purezza) ha seguito il
trend opposto: l’eroina su strada è scesa dell’81%, la
cocaina dell’80%, la cannabis dell’86%. Lo stesso per i
dati raccolti dall’Unodc in 18 paesi europei, fra cui
l’Italia: fra il 1990 e il 2009, il prezzo su strada della
cocaina è diminuito del 51%, degli oppiacei del 74%.
Quanto all’azione repressiva, sono impressionanti le cifre
dei sequestri di cannabis negli Stati Uniti, con un aumento
del 465% fra il 1990 e il 2010. Per l’Europa, i dati sono
più fluttuanti. Tuttavia i sequestri di erba di cannabis
sono passati da 57.000 kg nel 1995 a circa il doppio nel
2006 e negli anni successivi, passando per un picco di
138.000 nel 1996. Per l’eroina, i sequestri sono sempre
stati in ascesa.
Esaminando le zone chiave di produzione, si può toccare con
mano l’impatto della “guerra alla droga”: in
Afghanistan (da dove si stima provenga più del 90%
dell’oppio) i sequestri di oppio (grezzo e lavorato) sono
aumentati del 12.000% (sic!), passando dai 453 kg del 1990
ai 57.000 kg del 2010; mentre i sequestri di eroina sono
aumentati di più del 600% (dai 1256 kg del 1990 ai 9036 del
2010). Nelle regioni andine, dove si produce la foglia di
coca, la diminuzione dei sequestri di cocaina (meno 81% dal
1990 al 2007) è stata più che controbilanciata
dall’aumento dei sequestri di foglia di coca (più 188%,
dai 601.000 kg del 1990 a 1.73 milioni nel 2007).
Sta alla politica tener conto di questi risultati, che
rafforzano le spinte alla riforma che stanno emergendo in
varie parti del mondo: negli Usa, il movimento dei
referendum ha influito sull’opinione pubblica, tanto che
oggi il 58% degli americani è convinto che la marijuana
debba essere legalizzata; in Uruguay, il governo ha già
fatto questa scelta, mentre la maggioranza degli stati
dell’America Latina cercano strategie alternative alla
guerra alla droga. Insistere sulla repressione va contro
l’evidenza, questo il messaggio chiaro e forte.
10 dicembre 2013 1:38 - roberto7266
"tecniche esoteriche da giardino dell'eden"....
Che dire, questo quando scrive (?) si tocca.
9 dicembre 2013 23:42 - ennio4531
Sappiamo quanto lo scr-Ivan-o si sia impegnato per sottrarre
i reclusi dal lager di San Patrignano impiegando tecniche
esoteriche da giardino dell'eden per liberarli da un falso
problema .
da un ... Sogno di una notte di mezza estate ...
9 dicembre 2013 23:12 - IVAN.
.
*******************************************
LE VERITÀ NASCOSTE DI SAN PATRIGNANO / 5
*******************************************
(Lettera di Giuseppe Maranzano, il figlio di Roberto).
«Mio padre è stato "ospite" di San Patrignano fino al
1989...anno in cui morì.
E non morì per cause naturali, ma a causa delle percosse
ricevute all'interno della comunità.
Una punizione per futili motivi, come sempre capitava.
Questo "giustificava" l'esistenza di reparti punitivi a San
Patrignano.
Vincenzo Muccioli fu condannato per favoreggiamento
nell'omicidio di mio padre, e successivamente avrebbe dovuto
affrontare un nuovo processo con accuse ben più gravi.
Muccioli disse che aveva taciuto per il bene della
comunità...ma guarda caso, se la cosa fosse saltata fuori
subito, sarebbero stati casini per lui, dato che aspettava
la chiusura del processo cosiddetto "Delle catene" proprio
in quei giorni.
Scrivo perchè sono stufo di dover ascoltare sempre parole
sante su Vincenzo Muccioli e il suo operato.
Non mi piace vedere intitolate a lui piazze, vie e
monumenti. Non mi piace che ci sia un francobollo con la sua
faccia stampata.
Non è la rabbia che porta a ribellarmi: da cittadino e
ovviamente persona coinvolta direttamente, non mi va che una
persona condannata per favoreggiamento in omicidio venga
osannato dai media, giornali e persone famose e potenti,
facendo finta di niente.
Ho scritto una lettera aperta a Baudo dopo la puntata di
"Novecento" su Raitre. Da Baudo e dalla RAI, nessuna
risposta.
San Patrignano, interpellata da un paio di giornali locali,
risponde così: solo un silenzio per rispettare la dignità
di una persona colpita da un fatto così drammatico. E
infatti è il silenzio quello che vogliono. Io no.
Io non voglio distruggere nente e nessuno, voglio soltanto
che venga restituita la dignità a mio padre e agli altri
ragazzi che da quella collina non ne sono usciti vivi.»
Giuseppe Maranzano.
.
8 dicembre 2013 22:46 - ennio4531
Cosa aspetta marcello a liberare le migliaia di reclusi dal
lager di San Patrignano e fornire loro tecniche e mezzi
sicuramente da giardino dell'eden per affrancarli da un
falso problema ?
Potrebbe fornirci il suo indirizzo per sapere dove
indirizzarli ?
Non lo fa ?
È uno dei tanti pifferai quaracacqua che infestano questo
forum ...
8 dicembre 2013 20:21 - roberto7266
Molti Paesi ora spingono gli Stati Uniti perché affrontino
il problema da un’altra prospettiva. Dando più enfasi
alla salute – cura o trattamenti per tossicodipendenti,
per esempio, e non trattando l’argomento solo come una
questione di giustizia criminale. La stesura del documento
finale vedrà la luce in primavera, solo una volta che gli
Stati membri avranno appianato le proprie posizioni e
trovato un accordo. Ogni dieci anni l’assemblea si
riunisce per ratificare la bozza, e in quella prevista per
2016 si deciderà la posizione dell’Onu per i successivi
dieci anni.
“L’idea che esista un consenso globale sulla politica
contro la droga è falsa” ha detto Damon Barrett, vice
direttore del Harm Reduction International. “Ci sono
sempre state posizioni differenti ma non trapelano.
L’accordo finale è nascosto sotto un apparente
denominatore comune. Resta interessante però vedere a che
punto sono adesso, oggi, in questo momento storico, le
discussioni e i dibattiti“.
La sfida agli Stati Uniti è stata lanciata dal Sudamerica.
Colombia, Guatemala e Messico sono sempre più contrari al
dominio americano mosso da interessi economici e gestito da
gruppi paramilitari. L’Ecuador sta spingendo affinché gli
Usa dichiarino ufficialmente che sia arrivato il momento di
affrontare la questione da una prospettiva più efficace.
“Sia messa per iscritto la necessità di ottenere
risultati diversi, decidendo un approccio più efficiente e
operativo“, si legge nella bozza. Anche il Venezuela
insiste. E accusa gli Stati Uniti di aver fallito
completamente nel comprendere le reali dinamiche del mercato
del narcotraffico.
Il controllo sulle droghe non è stato raggiunto. “Si sta
tornando indietro, a un punto zero. Il problema non può
continuare a essere affrontato così e non funziona a nessun
livello, locale, nazionale o globale che sia“, ha detto
Kasia Malinowska-Sempruch, direttore dell’Open Society
Global Drug Policy Program.
L’insofferenza non è circoscritta al Sudamerica. La
Norvegia vorrebbe cambiare l’oggetto della guerra alla
droga, così come la Svizzera vorrebbe fossero inseriti nel
documento Onu i risultati sulla salute prodotti
dall’attuale politica proibizionista e repressiva: “Il
consumo non è diminuito in maniera consistente mentre
l’uso di sostanze psicotiche è aumentato nella maggior
parte delle nazioni. Inoltre, secondo i dati di UNAids, il
programma Onu sull’Hiv/Aids, l’obiettivo di dimezzare i
contagi tra tossicodipendenti entro il 2015, non è stato
raggiunto. Al contrario il virus continua a
espandersi“.
L’Europa punta a ottenere la possibilità di investire su
trattamenti riabilitativi al posto del carcere. “I
tossicodipendenti dovrebbero avere la possibilità di essere
curati, di ricevere le medicine necessarie per vincere la
dipendenza, servizi di supporto, riabilitazione e
reintegrazione“.
san patrignano lager! mooderni nazisti travestiti da
benefattori..la razza peggiore!
comunità lager fondata sulla menzogna,la violenza,sul
dolore.
8 dicembre 2013 0:22 - ennio4531
Sappiamo quanto lo scr-Ivan-o si sia impegnato per sottrarre
i reclusi dal lager di San Patrignano impiegando tecniche
esoteriche da giardino dell'eden per liberarli da un falso
problema .
da un ... Sogno di una notte di mezza estate ...
7 dicembre 2013 17:47 - IVAN.
.
*******************************************
LE VERITÀ NASCOSTE DI SAN PATRIGNANO / 4
*******************************************
(Lettera di una ex "ospite" di S.Patrignano.)
«Rimasi a S.Patrignano quasi un anno e fu un incubo.
Lavoravamo e basta, nessun tipo di assistenza psicologica o
farmacologica (se non per i malati di HIV).
Lavoravamo 9 ore al giorno, in cambio di 5 sigarette e del
pasto cucinato da noi stessi.
Stavi lì 3 anni senza mai uscire, senza un contatto con
gentiori, amici, o con l'altro sesso.
I momenti peggiori erano quando venivano le "comitive" da
fuori (visitatori di associazioni e cose simili) a cui
eravamo obbligati a mostrarci sorridenti e redenti, così
loro dicevano: "Che bravi ragazzi, e che bravo Muccioli che
li ha riportati sulla retta via!"
Bisognava anche fare regali alla Moratti, che veniva col
consorte ogni domenica, o alla moglie di Muccioli. Verso
queste figure c'era una reverenza che loro, paternalisti e
moralizzatori vergognosi, si tenevano ben stretta.
Un paio di anni dopo sono uscita dal problema dell'eroina,
ma non certo grazie al loro aiuto. Ne sono uscita grazie a
una terapia cognitivo-comportamentale, quando mi sono
sentita capita, ascoltata, valorizzata e rispettata come
individuo, non certo come mi facevano sentire a San
Patrignano, cioè una colpevole che doveva redimersi, una
reietta che doveva pagare abbassando la testa e integrandosi
in un loro falso modello di società, alienante e
irreale.
Ancora oggi, dopo più di dieci anni, se ripenso alle
umiliazioni e al tempo buttato via in quel posto, mi viene
da piangere.»
.
7 dicembre 2013 16:24 - ennio4531
Il proibizionismo è fallito ?
Evidentemente non si è fatto abbastanza per informare,
specie i giovani, che le... erbe sono ... pattume ludico
con effetti alle volte tragici .
Non scoraggiamoci .
Anche con l'aiuto indiretto di esempi negativi alla
roberto, cerchiamo di persuadere un numero maggiore di
persone che .."Fatti non foste per viver come bruti, ma per
seguir virtute e canoscenza" ....
e quindi di nutrirsi ... d'altro .
6 dicembre 2013 13:00 - roberto7266
ONU: Il proibizionismo è fallito!
Fonte: repubblica.it
Il periodico britannico ‘The Observer’ è entrato in
possesso della bozza di un testo delle Nazioni Unite che
analizza le strategie a lungo termine contro il traffico dei
narcotici illeciti. Scritta a settembre, mette in evidenza
le prime falle alla politica proibizionista guidata
soprattutto dagli Stati Uniti
LONDRA – Non funziona. La politica globale adottata per il
controllo degli stupefacenti dell’Onu non ha avuto i
risultati sperati. E su questo tema le nazioni iniziano a
non essere più tanto unite. La guerra alle droghe non sta
avendo vinti né vincitori, e proibire così come punire non
sembra più essere la soluzione giusta, forse neanche la
sola possibile.
L’Observer, il periodico britannico della domenica edito
dallo stesso gruppo del Guardian, è entrato in possesso
della bozza di un documento Onu che ristabilisce le
strategie a lungo termine contro l’espansione e il
traffico dei narcotici illeciti. La bozza, scritta a
settembre, mette in evidenza le prime falle alla politica
proibizionista guidata soprattutto dagli Stati Uniti. E’
un documento importante. Mostra l’insofferenza e le
richieste degli altri Paesi. Secondo Ann Fordham, capo
dell’International Drug Policy Consortium, la bozza rivela
una tensione crescente: “Stiamo iniziando a vedere Stati
membri rompere il silenzio, e il consenso su come dovrebbero
essere controllate le droghe a livello mondiale. Le
punizioni non hanno funzionato, il denaro speso per
eliminare il problema tentando di sradicarlo alla radice non
ha avuto né i risultati né l’impatto sperato“.
4 dicembre 2013 23:21 - ennio4531
Allo scr-Ivan-o, se ha veramente a cuore la sorte delle
migliaia di 'reclusi' in San Patrignano, non rimane che
presentarsi alle porte della comunità per chiedere a gran
voce la loro liberazione e proporre i suoi metodi di
cura.
Lo farà ?
Non lo fa ... non lo fa ...
Oltre alle chiacchiere, la prassi a cui si assiste e quella
che vede i sodali dei consumatori di pattume ludico
svignarsela non appena qualche loro compagno chiede aiuto .
Anche un pò vigliacchi sono ....
4 dicembre 2013 23:20 - ennio4531
Le mafie sono arricchite da chi vìola le norme comprando
ciò che è illecito.
Troppo comodo addossare la responsabilità alla norma.
4 dicembre 2013 15:49 - IVAN.
.
• (dall'articolo postato da Roberto:) «La politica
proibizionista ha arricchito le varie mafie, il consumo di
droga è sempre aumentato, la spesa sociale per il fenomeno
è elevatissima ed i risultati scadenti. Perché allora non
sperimentare politiche diverse da quelle proibizioniste?
____________________________________________
Proprio per i motivi descritti sopra:
- La malavita perderebbe il monopolio su produzione e
commercializzazione di stupefacenti;
- Le comunità di "recupero" perderebbero i finanziamenti
statali e la manodopera a costo zero;
- Lo Stato perderebbe una comoda forma di controllo sociale
basata sulla criminalizzazione gratuita di cittadini
fondamentalmente INNOCUI, nonchè perderebbe la possibilità
di comminare multe e sanzioni in modo del tutto
pretestuoso.
Insomma, troppi interessi personali in gioco.
Nulla di strano, perciò, che il Proibizionismo debba essere
DIFESO A PRIORI, in barba a qualunque oggettiva
dimostrazione che sia una politica fallimentare e
controproducente.
Il fatto che un incompetente come Giovanardi (la cui
ignoranza in materia spaventa le capre) sia stato piazzato
ARBITRARIAMENTE a capo delle Politiche Antidroga, la dice
lunga sulla palese MALAFEDE con cui lo Stato si approccia al
fenomeno-droga.
Il silenzio mediatico che segue regolarmente ad ogni cazzata
sparata da Giovanardi (quando persino un bimbo di 10 anni
potrebbe smontare i suoi deliranti proclami sulle droghe),
è la prova finale della COMPLICITA' delle Istituzioni nel
mantenere le cose esattamente come stanno, negando qualsiasi
forma di contraddittorio pubblico alle menzogne propugnate
dalla propaganda proibizionista.
Insomma, il business proibizionista è un cerchio perfetto.
E a pagare il conto finale sono i più indifesi, come
sempre.
.
2 dicembre 2013 23:26 - ennio4531
' ...in una percentuale molto elevata il tossicodipendente
arriva alla remissione spontanea. ' ...
Ecco ... appunto ... facciamo spallucce .
Adottiamo il motto ... Laissez-faire , laissez passer come
soluzione miracolistica della dipendenza .
2 dicembre 2013 11:37 - roberto7266
Remissione spontanea
Non sempre, non nella totalità dei casi, ma in una
percentuale molto elevata il tossicodipendente arriva alla
remissione spontanea. Questo ovviamente se non muore!! O se
le sue condizioni fisiche e sociali siano talmente
deteriorate da rendere impossibile il reperimento di uno
straccio di motivazione per smettere. Per questo motivo,
ritengo la politica di riduzione del danno quella più
efficace. Aiutare il "tossico" a non prendere malattie, a
non andare in galera, non prostituirsi e non fare terra
bruciata intorno a se, lo accompagnerà, credo, più
rapidamente alla remissione della tossicodipendenza.
Comunque eviterà che il soggetto, malato, senza rapporti
sociali e affettivi, magari pregiudicato, possa vedere come
inutile lo smettere la droga. Se la sua condizione divine
senza speranza, quale motivazione potrà sorreggerlo
all'uscita dalla droga? Non c’è controprova, ma se la
droga fosse liberalizzata, o almeno legalizzata, la quasi
totalità dei problemi ad essa correlati sarebbero risolti.
Senza dimenticare il colpo severo che si infliggerebbe agli
introiti delle varie mafie che perderebbero molto del loro
potere (che discende dalla mole di denaro disponibile per
corrompere, armarsi, investire). Del resto la politica
proibizionista che risultati ha prodotto? Ha arricchito le
varie mafie, il consumo di droga è sempre aumentato, la
spesa sociale per il fenomeno è levatissima ed i risultati
scadenti. Perché allora non sperimentare politiche diverse,
antiproibizioniste? Si diminuirebbero i costi sociali, si
colpirebbe la criminalità mafiosa, si concederebbe una vita
dignitosa anche a questi nostri concittadini che, per
debolezza, per malattia, per chissà quale motivo,
costringiamo ad una vita di merda! Senza che questo nel
contempo porti benefico ad alcuno se non alle tasche dei
soliti mafiosi e di qualche santone di qualche comunità,
che con la scusa di salvare i drogati si è costruito un
impero e gira in Mercedes e con i guardaspalle! Questa mia
teoria della remissione al momento è, appunto, solo una
teoria, ma vi faccio qualche numero, che per quanto
approssimativo da un quadro veritiero. Si stima che i
Tossicodipendenti in Italia siano intorno ai 200 mila. I
posti disponibili in comunità sono 10 mila. I morti non
superano un migliaio (e negli ultimi anni sono in calando!).
Mi chiedo e vi chiedo che fine fanno gli altri 190 mila
circa? A meno che non supponiamo che man mano muoiano tutti
senza essere registrati come morti per droga, l’unica
risposta possibile è che come erano in clandestinità
prima, nella stessa clandestinità risolvono il loro
problema. Trovate il mio ragionamento campato in aria?
http://www.altrestorie.org/news.php?extend.256
2 dicembre 2013 8:49 - ennio4531
Allo scr-Ivan-o, se ha veramente a cuore la sorte delle
migliaia di 'reclusi' in San Patrignano, non rimane che
presentarsi alle porte della comunità per chiedere a gran
voce la loro liberazione e proporre i suoi metodi di
cura.
Lo farà ?
Non lo fa ... non lo fa ...
Oltre alle chiacchiere, la prassi a cui si assiste e quella
che vede i sodali dei consumatori di pattume ludico
svignarsela non appena qualche loro compagno chiede aiuto .
Anche un pò vigliacchi sono ....
1 dicembre 2013 22:59 - IVAN.
.
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LE VERITÀ NASCOSTE DI SAN PATRIGNANO / 3
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L'OMICIDIO DI ROBERTO MARANZANO.
Fu uno dei casi giudiziari più clamorosi degli anni '90: un
uomo era stato ucciso, a botte, a San Patrignano, nella
comunità per il recupero dei tossicodipendenti fondata e
diretta in una frazione di Coriano, sulle colline riminesi,
da Vincenzo Muccioli.
Quella comunità era ormai nota a tutti e circondata da
stima; la notizia che vi era stato consumato un omicidio
accese il fuoco delle polemiche, che divampò a coinvolgere
non tanto i diretti colpevoli, quanto piuttosto chi gestiva
quel centro: Vincenzo Muccioli.
Già negli anni '80, San Patrignano era finita sotto i
riflettori per il celebre processo "Delle catene", a carico
di Muccioli e di dodici fra i suoi più stretti
collaboratori, accusati di sequestro di persona e di
maltrattamenti.
Il processo ebbe enorme eco e divise l'Italia in due. Da una
parte, i fautori dei "metodi coercitivi" che andavano
adottati in nome del supremo obiettivo del recupero
terapeutico e della tutela della comunità; dall'altra, chi
sosteneva che tali metodi erano disumani e calpestavano le
libertà individuali.
Nel 1985 il tribunale di Rimini condannò lui e gli altri
imputati, che però vennero assolti in Appello nel 1987.
Trascorsero alcuni anni tranquilli, durante i quali la
comunità di SanPa si allargò fino a divenire quasi una
piccola città, estesa su 25 ettari.
La vita della comunità non fu sconvolta più di tanto
neppure quando, il 7 maggio 1989, venne trovato in una zona
di campagna a Terzigno (Napoli) il cadavere di un suo
ospite, Roberto Maranzano, 36 anni, originario di
Palermo.
La morte risaliva a due giorni prima: qualcuno lo aveva
ammazzato a calci e pugni, e poi aveva cercato di
nasconderlo in quel luogo isolato, nei pressi di una
discarica.
Inizialmente le indagini si indirizzarono verso un
regolamento di conti nell'ambito della malavita, per cause
legate allo spaccio di droga.
La verità era un'altra, ma venne alla luce solo alcuni anni
più tardi.
Nel gennaio 1993 Fabrizio Lorandi, un altro ospite di San
Patrignano, raccontò a un magistrato che Maranzano non era
fuggito dalla comunità, ma era stato ucciso a botte
all'interno di essa. Per la precisione, nella macelleria
della comunità, dove lavoravano sia Lorandi sia Maranzano.
Quindi i colpevoli dovevano essere cercati fra gli altri
ospiti.
Ma come poteva uno di questi ospiti sparire di colpo senza
che nessuno se ne accorgesse? E quel pestaggio, così
violento provocare la morte di Maranzano, possibile che
fosse passato inosservato? Cosa succedeva davvero a San
Patrignano?
La comunità veniva così travolta da un altro scandalo.
Muccioli all'inizio dichiarò: «Il fatto in sé mi sembra
impossibile. Tutti i ragazzi appartenevano al reparto
macelleria, che si trova accanto alle cucine. È impossibile
che una loro assenza prolungata non sia stata notata. E poi
in tutto questo tempo nessuno che sia venuto a dirlo a me.
Mi sembra assurdo che un intero gruppo non abbia mai detto
niente.»
In effetti, per quasi quattro anni l'omicidio di Roberto
Maranzano rimase una verità ben celata. E quando intervenne
la testimonianza di Fabrizio Lorandi, le responsabilità di
Muccioli parvero evidenti: Muccioli doveva aver saputo
cos'era successo quel 5 maggio del 1989.
In un primo tempo, il leader di SanPa disse di non sapere
nulla di quanto aveva raccontato Lorandi, e di aver appreso
della sua deposizione dai giornali. Due giorni dopo, però,
ammise al procuratore Franco Battaglino di essere stato
subito informato del delitto, ma sotto il vincolo del
segreto accordato agli stessi ragazzi della comunità; per
questo non aveva denunciato il fatto.
Poi corresse ancora la sua versione, dicendo di aver saputo
dell'omicidio solo mesi dopo.
È chiaro che a ogni versione di Muccioli corrispondeva una
sua diversa responsabilità in quanto accaduto.
Ma gli inquirenti volevano dare una risposta anche ad altri
inquietanti interrogativi emersi dalle indagini dopo le
rivelazioni di Fabrizio Lorandi:
Era vero oppure no che il reparto dove Maranzano era stato
pestato a morte, la macelleria-porcilaia di San Patrignano,
era considerato un "reparto punitivo" all'interno della
comunità, al quale erano assegnati i più
indisciplinali?
E gli autori del pestaggio erano una "cellula impazzita", o
la violenza in quella comunità era una sorta di prassi?
La svolta nelle indagini seguita al racconto di Lorandi
sollevò una nuova ondata di sospetti sulla comunità e su
quello che vi succedeva.
La magistratura di Rimini procedette con l'arresto di 8
persone per omicidio preterintenzionale.
Venne appurato che all'epoca del delitto nel reparto
macelleria lavoravano una quindicina di persone, il cui
responsabile era ALFIO RUSSO. Negli interrogatori Russo
negò ogni addebito, anzi disse che il pestaggio non era mai
avvenuto.
Al contrario, un altro degli arrestati, Giuseppe Lupo (uno
degli aiutanti di Russo), confermò la dinamica
dell'omicidio ricostruita sulla base delle dichiarazioni
rese dal "supertestimone" Lorandi.
Maranzano subì un primo pestaggio il 4 maggio, mentre era
sotto la doccia. L'aggressione poi rivelatasi mortale
avvenne invece il mattino successivo.
Lupo riferì poi che subito dopo la morte di Maranzano,
Alfio Russo si era recato a casa di Muccioli. Questo
particolare fu confermato dalla testimonianza di un altro
degli arrestati, Ezio Persico.
Lupo confessò anche di aver guidato lui l'auto sulla quale
fu trasportato il cadavere di Maranzano fino a Terzigno
(distante circa 600 chilometri dalla Comunità). Sull'auto,
oltre a Lupo, c'era Persico.
Le indagini accertarono che tutti gli ospiti assegnati al
reparto macelleria dormivano in una camerata comune; quindi
già le conseguenze del primo pestaggio non sarebbero potute
passare inosservate. Inoltre, dopo che Maranzano era morto,
più di una persona aveva visto Russo correre da Muccioli
per informarlo. Inevitabilmente, per quest'ultimo scattò un
avviso di garanzia per favoreggiamento.
L'autopsia accertò che a causare la morte di Maranzano era
stata una «compressione prolungata con frattura dell'osso
ioide»: quindi non un colpo solo aveva spezzato il collo
dell'uomo, ma una serie di colpi, sferrati presumibilmente
da più persone.
Il procuratore Battaglino avanzò altri sospetti sulla
vicenda, che chiamavano direttamente in causa Muccioli.
Alla vigilia di un interrogatorio a Muccioli, Battaglino
dichiarò: «Chiederò chiarimenti sulla gita che alcuni dei
giovani che lavoravano nella macelleria fecero nel Pesarese
proprio durante i primi controlli dei carabinieri nella
comunità pochi giorni dopo la scoperta del cadavere.
Inoltre cercherò di farmi spiegare perché gli stessi
carabinieri furono portati a ispezionare stanze diverse da
quelle che avevano chiesto di vedere.»
Il quadro accusatorio per Muccioli andava aggravandosi:
quando si arrivò al processo (autunno 1994) doveva
rispondere, oltre che di favoreggiamento, dell'accusa
alternativa di omicidio colposo.
E nei giorni del dibattimento, cominciato il 17 ottobre
1994, gli inquirenti ascoltarono una serie di testi
spontanei, tutti ex ospiti di SanPa, che raccontarono di
violenze avvenute all'interno della comunità, di raid
punitivi, di suicidi sospetti e persino di un finanziamento
illecito al PSI.
Tutti questi fatti indussero il pm Battaglino a chiedere il
cambio di imputazione per Muccioli da omicidio colposo ad
abuso dei mezzi di correzione sfociati in omicidio: un reato
più grave, con pena prevista tra i 12 e i 20 anni di
reclusione, che avrebbe comportato l'interruzione del
procedimento e il suo trasferimento davanti alla Corte
d'Assise. Il Tribunale di Rimini però respinse la
richiesta.
Il 26 ottobre spuntò un'audiocassetta che recava la
registrazione di una conversazione tra Muccioli e il suo ex
autista, Walter Delogu.
In quella registrazione Muccioli, parlando di uno dei
testimoni dell'omicidio, diceva: «Bisognerebbe fargli
un'overdose, farlo sparire in modo che sembri un
incidente», e altre frasi simili.
Muccioli dapprima negò di aver mai pronunciato quelle
parole, poi ammise dopo che la cassetta fu ascoltata in
aula.
Muccioli sostenne di aver detto quelle parole per provocare
Delogu, per vedere dove voleva arrivare, e spiegò: «Sono
stato ricattato da Delogu al quale ho dato 150 milioni. Non
l'ho denunciato per evitare traumi e destabilizzazioni agli
ospiti della comunità».
Al termine del processo, il 15 novembre 1994, Vincenzo
Muccioli fu condannato a otto mesi di reclusione per
favoreggiamento personale, ma assolto dall'imputazione di
omicidio colposo "per non aver commesso il fatto".
Nella motivazione della sentenza (firmata dal giudice
Concezio Arcadi), si legge che è probabile che Muccioli
abbia saputo quasi subito dell'omicidio, ma che il suo
"comportamento antigiuridico" (tacere il fatto e sviare le
indagini dei carabinieri) va ricondotto al desiderio di
difendere la comunità dai possibili danni che nell'azione
giudiziaria (e al collegato clamore suscitato) sarebbero
sicuramente conseguiti.
Se Muccioli venne condannato per l'accusa di favoreggiamento
personale lo si dovette alla testimonianza del maresciallo
dei carabinieri di Terzigno, Mario Inverso, che subito dopo
aver trovato e identificato il cadavere di Maranzano, si
recò a San Patrignano per ispezionare stanza ed effetti
personali della vittima, ma fu portato in un dormitorio
diverso. Inoltre, dalla comunità erano stati
“prudentemente” allontanati gli ospiti ritenuti più
deboli: per l'occasione infatti San Patrignano organizzò
una gita a Botticella (Pesaro), una comunità "satellite" di
San Patrignano.
Evidentemente la Corte diede poco credito ai tre
testimoni-chiave presentati dall'accusa (rappresentata in
aula dal PM Battaglino); infatti il giudice Arcadi scrive:
«Molti dei testimoni addotti figuravano tossicodipendenti o
ex tali, così che la loro deposizione poneva particolari
problematiche. [...] Walter Delogu, Roberto Assirelli e
Patrizia Ruscelli (tutti testimoni ascoltati durante il
processo) hanno denunciato nel corso dei rispettivi esami
gravi motivi di contrasto di natura personale col
Muccioli.»
Per quanto riguardava invece l'accusa di omicidio colposo,
il giudice Arcadi faceva notare come non esistesse il "nesso
di causalità" tra la morte di Maranzano e l'operato di
Muccioli.
Per condannare Muccioli si sarebbe dovuto dimostrare
l'esistenza (sostenuta dall'accusa) di un reparto punitivo
che fosse stato davvero concepito come tale, e che a capo vi
fosse stato realmente messo un picchiatore (Alfio Russo). Ma
questo non era stato dimostrato, perché «Alfio Russo
all'inizio era diverso, buono...e sarebbe "impazzito"
all'improvviso senza che Muccioli potesse rendersene conto.
In secondo luogo, non risponde a verità che al reparto
macelleria fossero inviati solo ospiti che si riteneva
richiedessero un trattamento punitivo.»
Nella motivazione si accennava infine alla cassetta
registrata da Walter Delogu, e si notava come il dialogo
fosse avvenuto tra «due protagonisti in condizioni
psicofisiche molto differenti: vigile e lucido il Delogu,
che insieme guidava e parlava, e distratto e in evidente
stato di torpore il Muccioli, che sonnecchiava durante un
viaggio di ritorno in auto.
In ogni caso, per il giudice Arcadi quel dialogo non
sembrava di particolare importanza per il giudizio.
Di parere opposto fu la Procura di Rimini, che ricorse in
Appello.
All'inizio del 1995, la Procura generale di Bologna chiese
la nullità della sentenza di primo grado, nullità derivata
dalla mancata modifica del capo di imputazione da omicidio
colposo ad abuso dei mezzi di correzione sfociati in
omicidio.
La Corte d'Appello di Bologna annullò la sentenza del
processo separato in cui Alfio Russo era stato riconosciuto
colpevole di omicidio preterintenzionale, e trasmise gli
atti alla Procura di Rimini per la diversa e più grave
ipotesi di omicidio volontario in concorso con altri ospiti
della comunità.
Concluso il processo a carico di Muccioli, le indagini della
Procura riminese proseguirono e si estesero ad altre ipotesi
di reato.
Nel frattempo, però, la Procura di Milano archiviò
l'inchiesta sul finanziamento illecito al Psi, e quella di
Pescara fece altrettanto per il suicidio ritenuto sospetto
di una ragazza ospite della comunità "satellite" di San
Patrignano nella provincia abruzzese.
Vincenzo Muccioli passò poi al contrattacco e presentò
alcuni esposti alla Procura di Firenze in cui accusava il
procuratore Battaglino di violazione del segreto
istruttorio. Ad essi si aggiunsero due denunce dell'avvocato
Carlo Taormina, nuovo difensore di Muccioli, in cui si
ipotizzava l'esistenza di una lobby politico-giudiziaria
riminese che avrebbe agito contro il fondatore di San
Patrignano.
Dal ciclone giudiziario che si era abbattuto su di lui,
Muccioli usciva stremato e profondamente prostrato. Una
grave forma di debilitazione psicofisica lo colpì, fino a
causarne la morte, sopraggiunta in quello stesso 1995.
Restavano ancora da definire le responsabilità degli
assassini di Maranzano.
Alfio Russo (che una perizia psichiatrica aveva definito
seminfermo di mente) e Giuseppe Lupo furono condannati nel
1997 rispettivamente a 14 e a 7 anni di reclusione per
omicidio preterintenzionale (il terzo imputato, Ezio
Persico, era nel frattempo deceduto).
Per la pubblica accusa, invece, Maranzano fu ripetutamente
colpito a morte perché si lamentava di precedenti pestaggi
subiti a causa di episodi di indisciplina.
Nel processo di secondo grado davanti alla Corte d'Assise
d'Appello di Bologna, Russo e Lupo accettarono l'imputazione
per omicidio volontario, accogliendo la proposta del
procuratore generale Giuseppe Mattioli, e patteggiarono una
condanna a 10 e 6 anni.
.
30 novembre 2013 8:31 - ennio4531
Ma è possibile che lo scr-Ivan-o sia in realtà un BOT che
cerca di fare comunella con altri 'giganti' del pensiero che
disquisiscono sui tir che di domenica dovrebbero schiacciare
le merde ignorando che ai Tir è vietato circolare la
domenica ?
...è veramente un disco rotto...fin quasi imbarazzante.
Ultimi aggiornamenti ....
27 novembre 2013 1:31 - IVAN.
Quando cerca di postare obiezioni in modo "impegnato", è
ancor più patetico. (E dire che il suo padrone lo
pagherebbe lo stesso anche se pestasse a casaccio sulla
tastiera. Che troll pirla!)
16 novembre 2013 0:33 - IVAN.
Quando cerca di postare obiezioni in modo "impegnato", è
ancor più patetico. (E dire che il suo padrone lo
pagherebbe lo stesso anche se pestasse a casaccio sulla
tastiera. Che troll pirla!)
11 novembre 2013 0:24 - IVAN.
Non lo trovi patetico, Roberto? E quando cerca di postare
obiezioni in modo "impegnato", è ancor più patetico. (E
dire che il suo padrone lo pagherebbe lo stesso anche se
pestasse a casaccio sulla tastiera. Che troll pirla!)
9 novembre 2013 18:44 - IVAN.
Quando cerca di postare obiezioni in modo "impegnato", è
ancor più patetico. (E dire che il suo padrone lo
pagherebbe lo stesso anche se pestasse a casaccio sulla
tastiera. Che troll pirla!)
8 novembre 2013 14:09 - IVAN.
Quando cerca di postare obiezioni in modo "impegnato", è
ancor più patetico. (E dire che il suo padrone lo
pagherebbe lo stesso anche se pestasse a casaccio sulla
tastiera. Che troll pirla!)
6 novembre 2013 0:49 - IVAN.
Quando cerca di postare obiezioni in modo "impegnato", è
ancor più patetico. (E dire che il suo padrone lo
pagherebbe lo stesso anche se pestasse a casaccio sulla
tastiera. Che troll pirla!)
30 ottobre 2013 14:18 - IVAN.
Quando cerca di postare obiezioni in modo "impegnato", è
ancor più patetico. (E dire che il suo padrone lo
pagherebbe lo stesso anche se pestasse a casaccio sulla
tastiera. Che troll pirla!)
18 ottobre 2013 14:42 - IVAN.
Quando cerca di postare obiezioni in modo "impegnato" - come
se si illudesse che qualcuno perda ancora tempo a leggerlo -
è ancor più patetico. (E dire che il suo padrone lo
pagherebbe lo stesso anche se pestasse a casaccio sulla
tastiera. Che troll pirla!)
2 ottobre 2013 23:21 - IVAN.
Quando cerca di postare obiezioni in modo "impegnato" - come
se si illudesse che qualcuno perda ancora tempo a leggerlo -
è ancor più patetico. (E dire che il suo padrone lo
pagherebbe lo stesso anche se pestasse a casaccio sulla
tastiera. Che troll pirla!)
28 settembre 2013 1:54 - IVAN.
Quando cerca di postare obiezioni in modo "impegnato" - come
se si illudesse che qualcuno perda ancora tempo a leggerlo -
è ancor più patetico. (E dire che il suo padrone lo
pagherebbe lo stesso anche se pestasse a casaccio sulla
tastiera. Che troll pirla!)
23 settembre 2013 23:48 - IVAN.
Quando cerca di postare obiezioni in modo "impegnato" - come
se si illudesse che qualcuno perda ancora tempo a leggerlo -
è ancor più patetico. (E dire che il suo padrone lo
pagherebbe lo stesso anche se pestasse a casaccio sulla
tastiera. Che troll pirla!)
............
30 novembre 2013 1:11 - roberto7266
Chinaski
Pessimo gusto, lo ammetto ci sono andato pesante.
Peró.... Pensando che se ti fermano con una canna...
Verbale... Segnalazione.. Prefettura... Galera...
Avvocato.... Fedina penale andata..... Perdi il posto di
lavoro....
Ripensandoci, Non ci sono andato pesante.