Parliamo di Falcinelli, uomo da' un monte di problemi,
ma non si preoccupi ci siamo noi ad aiutarla. Per fare un
quadro clinico di questo signore, bisognrebbe fallo
ricoverare un paio di settimane, e solo Dio sa se sia
sufficente questo periodo, in una clinica specializzata in
dipendenze. E' un drogato, il cervello di
Falcinelli e' imbevuto in una soluzione
evangelico-fisiologica; dice lui che non si vanta,
classicamente da vero catto-arrogante e' implicito che
solo sottolinearlo e' una forma di vanto. Siccome e'
poco intelligente il Sig Falcinelli, nelle sue relazioni
noiose e ammuffite di concetti surreali e' in continua
contraddizione con se stesso, a tal punto di non rendersi
conto della tortuosita' dei sui scritti; e' un
frustrato, infelice e con il pisellino piccolo. Se
volesse farsi visitare da me gli lascio i miei recapiti.
Dr. Kilder Aduccologo Via S. Spirito 13 Firenze
50100 Tel-055 666.457.58
10 aprile 2007 0:00 - NESSUNO
Falcinello, e la chiesa cosa fa d'altro se non brandire
come una clava Geù, il vangelo e la Bibbia intera contro
quelli che non le piacciono? Ma fammi il piacere.
10 aprile 2007 0:00 - Sergio
Falcinelli, non concordo con lei. Contesto la Chiesa
perchè allontana dall'insegnamento evangelico.
Contesto la Chiesa perchè non è testimonianza del
Vangelo. Non sento il bisogno, come uomo e come uomo
"riconoscente" nei confronti di Cristo,
dell'autorità della Chiesa. Non discuto la
"fede" perchè ritengo che essa non possa mai
essere oggetto di discussione poichè qualsiasi fede non è
certo fondata su criteri logici e razionali. Tutto
qui.
7 aprile 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
Caro Sergio, è proprio vero che il popolo trascura la
cultura religiosa, anche perché giudicata non necessaria
quando esiste una fede limpida. Questo è quindi vero
ma è vero anche il fatto che una fede limpida non esiste
più e che l'influenza dei "lumi" esige ora
una conoscenza e una giustificazione delle proprie origini,
anche da parte di quei cristiani mediamente
disincantati. La fede, comunque, riconosco quanto possa
non preoccuparla al punto di non discuterne il valore, visto
che nella nostra cultura tale valore è troppo spesso
irrilevante, manifestando l'innocuità di tale fede!
Io, però, che una certa cultura religiosa ce
l'ho oltre che antropologica per mestiere, umana
necessità e passione e non per vanto, non riesco a trovare
movimenti ingiustificati, davanti alle testimonianze del
Vangelo da parte della Chiesa cattolica (visto che una
istituzione deve far capo ad uno statuto e lo statuto dei
cristiani è il Vangelo), unitamente al fatto che come
cristiano devo arrotondare e supplire con quanto insegnato
dal Vangelo a quelle che sono le umane aberrazioni che
capitano inevitabilemente e senza alcun stupore, anche in
questa santa Istituzione. E' un po' come un
figlio che ha il padre beone, che non lo abbandona nemmeno
se costui commettesse qualcosa di grave. Se lo facesse,
sarebbe privo di amore verso quel genitore, cosa che non
renderebbe la cosa "evangelica".
L'unica cosa che giustifichi il negare la Chiesa,
quindi, sarebbe negare a priori proprio l'insegnamento
evangelico che la giustifica (anche negli errori), perché
proprio grazie a quello può rendersi umanamente concepibile
una istituzione Chiesa che possa talvolta anche sbagliare,
ma andare avanti perché quello a cui guarda è Cristo.
Non mi scandalizza il fatto che vi siano persone che non
condividano, rinneghino, o odiino addirittura, la Chiesa,
quanto invece il fatto che vi sia qualcuno capace di
brandire Cristo come una clava per difendere cosa? Permetta
di ricordare che il cristiano vero non intende difendere la
Chiesa né Cristo esasperatamente, perché il suo compito
non è difendere alcunché, bensì testimoniare il Vangelo
con la propria vita. Infatti il cristiano è da Cristo
stesso e dalla Chiesa come testimonianza evangelica, che
viene difeso.
Apprezzo lo spirito, pur
dall'esser lontano dal condividerlo, di Luigi Cascioli,
che nel suo astio nei confronti della Chiesa, ha scelto di
eliminare la base, cioè Cristo, facendolo
intelligentemente, fin dalle fondamenta. Al di là
dell'efficacia del suo intento, è ammirevole come sia
capace di rovinarsi, almeno in maniera intelligente,
quell'uomo, per cui vagheggio sorridendo pensando che
forse Dio gli riserverà un'occhio di riguardo per il
valore della sua coerenza e concretezza nel tentativo di
eliminare la santa Istituzione!!!
Saluti
sinceri.
7 aprile 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
Gentile NESSUNO, per quel che ne so, l'amore non è
totale assenza di odio. Questa forma, ove non vi sia
odio ma nemmeno amore, si chiamerebbe "atarassia",
una sorta di ignavia, insomma, il che è ben altra cosa!
Comunque grazie della dritta!
7 aprile 2007 0:00 - Alexander Sandri
Concordo pienamente, grazie a Pitro Yates Moretti
6 aprile 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
Caro Gianni, quello che le sembra assurdo, a questo mondo,
è tutto quanto viene vagliato da un ordinario pregiudizio.
Non mi stupisce, quindi, il suo diniego. Se Cristo non
lo guardiamo per conoscere di più noi stessi o se Cristo
non ci riguardasse affatto, cosa ce ne potrebbe fregare di
Lui o di Dio, per le cose della nostra vita? Forse lo
vede troppo astrattamente per poterci ragionare su.
Saluti sinceri.
6 aprile 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
Gentile Sergio, cosa dovrebbe fare Cristo, se tornasse,
secondo lei? Innanzitutto, troverebbe la fede su questa
terra? Le faccio notare che le "norme"
comportamentali che ha dato sono solo consigli, perché la
libertà della persona, come lei dice, è sovrana anche
davanti a Dio; quello che invece ha chiesto
"esplicitamente" è la fede in Lui. A tutto ciò
che lei scrive, senza voler proseguir ragionamenti né
dialettiche da salotto e senza voler affrontare un discorso
come quello sull'oggettività della morale - che non è
possibile far tout court in una pagina di forum
(fortunatamente) - basti solamente quanto è essenziale per
poter accettabilmente essere un cittadino di questo mondo:
provi ad applicare tutte quelle belle conquiste liberali di
cui parla (sono belle davvero e ci corrispondono), senza
implicarvi la fede in Cristo e stia a vedere quanto dura lo
sforzo di altrui benevolenza e tolleranza che implicano!
Ogni impegno nel sociale, sarebbe sorretto solo dalla
provvisorietà della Legge e la Legge, si sa, è fatta per
essere trasgredita. Mi spiace non poter approfondire
con Lei questi argomenti, vista la virtualità comunicativa
di un forum. Se fosse interessato, comunque, sono disposto a
comunicarle un mio indirizzo di posta dove prenderci tutto
il tempo che vuole per affrontare tutti i punti della sua
risposta e molto di più! La ringrazio per la sua
pronta risposta e saluto cordialmente, Enrico
Falcinelli.
6 aprile 2007 0:00 - Sergio
Gianni, attenzione. Ho affermato in tante sedi - per
esempio nel forum Totalitarismo cattolico - che persino
Giovanni Paolo II ha offerto copertura a tutti i prelati
accusati di pedofilia. La chiesa cattolica americana si è
svenata per pagare e tacitare gli accusatori. Questo lo
sanno tutti coloro che vogliono sapere. Il punto è proprio
qui. La sostanziale assoluzione: in ogni istituzione
ci sono le pecore nere e così i fedeli assolvono la
chiesa. Io contesto la Chiesa sul piano etico, sul
piano morale: non riconosco alla Chiesa alcuna autorevolezza
etica. E poco importa se all'interno della chiesa
ci sono pedofili, ladri, assassini... perchè questi
personaggi ci sono all'interno di ogni comunità: tra i
magistrati, i medici, i parlamentari, i carabinieri, i
docenti... Nessuna comunità o istituzione è
aprioristicamente immunizzata dalla presenza di loschi
individui. Non è quindi la presenza o meno di questi
figuri che fa la differenza. Anche se tra il clero non
ci fossero pedofili la mia valutazione morale sulla Chiesa
non cambierebbe. Non ignoro dunque il problema
specifico posto ma vado oltre.
6 aprile 2007 0:00 - Sergio
Caro Falcinelli, in discussione non è la fede. Non mi
permetterei mai di discutere la fede, alcuna fede. Le
mie critiche sono rivolte alla Chiesa Cattolica, o meglio,
alle autorità ecclesiastiche della Chiesa Cattolica.
Ritengo che la Chiesa non sia una buona interprete del
messaggio cristiano. Di più. Ritengo che la
Chiesa Cattolica strumentalizzi Cristo, riducendolo troppo
spesso a vuota liturgia, per fini politici. Invito i
cristiani a disertare le Chiese cattoliche e a liberarsi
dalla soggezione nei confronti dei prelati. Soggezione
che è favorita dalla notevole ignoranza delle Sacre
Scritture. Il cattolicesimo degli italiani è in gran
parte di facciata, bigotto, pagano. Gli italiani hanno
pochissima cultura religiosa. L'essere cattolico si
riduce a ripetere "il Papa ha detto...". Così non
va e anche di ciò la prima responsabile è la Chiesa. Ha
mai frequentato un reparto di ostetricia? Conosce quanto
"fascino" ha la prima comunione sui bambini...
tolga l'aspettativa dei regali e poi ne riparliamo.
La Chiesa ha svilito i sacramenti trasformandoli in vuoti
riti liturgici. Le posizioni della Chiesa cattolica su
tante materie "eticamente sensibili" sono
inaccettabili proprio sul piano etico. E la fede non
c'entra nulla... a meno che lei non confonda la fede con
l'ossequio verso l'autorità. Ho, credo in modo
inequivocabile, affermato la grandezza e l'estrema
attualità del messaggio cristiano; e proprio perché
desidero tutelare ed esaltare questo messaggio contesto
rigorosamente la Chiesa cattolica.
5 aprile 2007 0:00 - Topesio
A me invece fa piangere sentire/leggere certi
"sermoni" astrusi, così, tanto per non dir nulla,
a proposito di questioni veramente "terra-terra"
come la diatriba sui Dico. In realtà è di una
banalità assoluta: io voglio convivere con chi c... mi
pare, senza ledere il diritto di nessun altro; saranno o no
strac... miei??? Invece arrivano i tromboni di turno a
voler dire a tutti quanti cosa dovrebbero fare, in nome di
non si sa che e se poi qualcuno giustamente si incazza per
le ingiurie di qualche alto prelato dalle idee non troppo
lucide, c'è poi una sequela di baciapile che dà la
solidarietà non a chi è stato insultato, ma all'autore
delle scelleratezze dette! Così sta la questione. Chi
si dilunga a dire altro, partendo da Adamo ed Eva, o è in
stato semiconfusionale oppure è in malafede e prende
semplicemente per il CULO.
5 aprile 2007 0:00 - Gianni
Mi fanno ridere quando si leggono delle profonde filippiche
filosofiche che solo qualcuno può cercare di capire, se
c'è qualcosa da capire, per dimostrare di essere
saccenti, o più semplicemente per confondere le idee,
riportando alla fine la cosa più assurda che abbia mai
sentito: partire dalle esortazioni di cristo per studiare i
comportamenti umani e capire così ancor più di quanto ha
inteso insegnare gesù agli uomini col suo vangelo. A
parte il fatto che gesù non ha scritto ne dettato nessun
vangelo. Inoltre si auspica lo studio scientifico
dell'uomo e della sua antropologia più profonda,
prendendo a maestro gesù. Pare che,( tra le tante cose
che gli fanno dire ), disse ad un ricco:" vendi quello
che hai e dallo ai poveri ed avrai un tesoro in cielo"
Esattamente il contrario di quello che ha fatto e che fa la
chiesa. allora l'insegnamento del maestro si segue
quando fa comodo, quale è il vangelo da seguire. Siamo
partiti da un atto di accusa nei confronti della chiesa, che
ti parla di inferno e di diavolo, per nascondere il profondo
degrado morale che emerge dal comportamento di una parte del
clero, ignorando l'argomento certe persone giocano con
le parole, troppe parole che alla fine non dicono niente di
logico di comprensibile per noi poveri mortali, salvo in
fondo fare riferimenti a cristo ed alla chiesa come unico
riferimento veritiero. Gianni
5 aprile 2007 0:00 - Sergio
Grazie Falcinelli per il suo intervento che però è poco
convincente e lascia aperte molte questioni, d’ordine
diverso. Sorvolo sul fatto che non si comprende da cosa la
Chiesa cattolica deriverebbe la presunta autorità o
autorevolezza etica giacché per secoli ha esercitato e\o
legittimato le peggiori nefandezze (tortura, pena di morte,
schiavitù…) dimostrando di non essere “illuminata”
dalla luce divina e di non essere “migliore” del
peggiore potere politico. Sorvolo, ma non bisogna
dimenticarsene perché, e questa è la mia conclusione che
anticipo, l’autentico interprete della morale
“universale”, il solo “custode” del messaggio
cristiano è il pensiero laico e liberale.
Accettiamo per un attimo che il ruolo della Chiesa consista
nel “mediare” tra uomo e Dio. La volontà di Dio
ci giunge – il più delle volte – tramite la mediazione
della Chiesa. Questo è il senso della norma ecclesiastica,
questo è il ruolo dell’autorità ecclesiastica. Almeno
per i cattolici, per altre Chiese cristiane vi sono alcune
differenze rilevanti. Le norme, le regole, i dogmi
dell’autorità ecclesiastica hanno valore e sono
vincolanti per il cattolico perché provengono dal Vangelo e
in esso trovano la ragion d’essere. Se pur cercando non
troviamo nel Vangelo la motivazione di un precetto allora
quel precetto chiede obbedienza a se stesso e non a Dio. Le
autorità ecclesiastiche si sostituiscono a Dio. Chiedono
obbedienza per se stesse e non sono più espressione della
volontà di Dio. La disobbedienza in questi casi è un
dovere per ogni cattolico. Fuori dalla Chiesa non è il
fedele ma il prelato. Ciascuno sarà libero d’avere totale
e cieca fiducia in un’autorità e quindi obbedirvi sempre
e in ogni caso, ma questa è altra questione squisitamente
individuale.
Mi sfuggono le ragioni di tanti
precetti “imposti” dalla Chiesa cattolica, se ragiono
con i Vangeli nel cuore e nella mente. Colgo, invece, le
ragioni politiche dell’operato della Chiesa. Politica
oscurantista che non solo nega il valore della civiltà
laica e liberale ma attribuisce a questa il degrado della
civiltà e le nefande dittature del XX secolo (basti tornare
alla battaglia contro la “modernità” avviata da
Giovanni Paolo II). Voltaire è il padre del nazismo, la
donna che abortisce è come l’SS che getta un ebreo nel
forno, solo per fare qualche esempio. Terrorismo morale e
disonestà intellettuale: questi gli ingredienti “veri”
della predicazione cattolica. Tutto il resto è facciata,
liturgia.
Torniamo all’obbedienza. Perché si
possa parlare d’obbedienza bisogna contemplare la
libertà. Le due cose viaggiano affiancate. In un sistema
totalitario o semplicemente illiberale l’obbedienza
diviene acquiescenza; la valenza etica dell’obbedienza
diviene nulla quando è ottenuta con la forza, la
costrizione o la minaccia. La civiltà umana nasce
dalla disobbedienza: ricordate Adamo ed Eva? O Prometeo?
Dio vuole che l’uomo lo possa “scegliere” e crea le
condizioni della disobbedienza. Dio esiste nella relazione
tra “finito” e “infinito”. Esistono due mondi:
quello celeste e quello terreno (per i cattolici poi c’è
il mondo degli inferi, ma questo è un discorso controverso:
la salvezza ci sarà anche per il Demonio?). L’uomo
proviene dal primo ma per potervi tornare deve riscoprire
l’infinito; l’uomo appartiene – transitoriamente –
al mondo del finito, Dio a quello dell’infinito. La Chiesa
svolge la sua opera di mediazione tra il finito e
l’infinito. La scelta dell’obbedienza necessita del
presupposto della libertà che perché possa essere
effettiva richiede “autonomia”. Autos nomos =
l’uomo che è legge a se stesso. L’uomo sovrano
stabilisce la propria legge senza necessità di doverla
derivare dall’alto, da un Dio trascendente. L’uomo è
libero perché non è costretto a obbedire e dunque sceglie
di obbedire. Da questa grande conquista della
“modernità”, del pensiero laico e liberale, resa
possibile dalla “digestione” del messaggio cristiano,
dopo secoli di svilimento del Cristo ad opera della Chiesa
cattolica, nasce la cultura umanista, il rispetto della
persona umana senza distinzione di sesso, religione, colore
della pelle. Nasce l’universalismo della cultura umana con
principi etici forti, radicati e immanenti. Universali
perché capaci di parlare a tutti, superando le limitazioni
e le separazioni confessionali. Immanenti perché
riconosciuti come patrimonio inviolabile di ogni individuo e
quindi meritevoli di tutela sempre e in ogni caso. Questo è
il mondo laico, questa è la tanto deprecata
“modernità”. Altro che l’invito a comportarsi
“come se Dio esistesse”. Cioè obbedite alla legge della
Chiesa anche se non vedete Dio e non comprendete la ragione
profonda del precetto indicatovi. L’oggettività
morale dunque non esiste e al più si può parlare di una
serie di valori che l’uomo ha e che riconosce a ogni suo
simile. Non può la Chiesa derivare l’inviolabilità di
taluni precetti rivendicando una sorta di esclusiva
nell’interpretazione del “diritto naturale”. Le
ragioni sono ovvie. Esistono molteplici interpretazioni del
diritto naturale e con esso si può giustificare ogni cosa.
Le basi teoriche del nazismo affondano le radici proprio in
una delle tante interpretazioni del diritto naturale. Il
razzismo ha la sua ragione “etica” nel diritto naturale.
La rupe spartana è legittimata dal diritto naturale. La
schiavitù era considerata lecita dai grandi filosofi greci
perché trovava una legittimazione nel diritto naturale. La
contrapposizione “naturale-innaturale” è fuorviante e
mistificatrice. La concezione del naturale è un
prodotto della cultura; è interna a una visione del mondo e
quindi parziale e non universale. Storicamente determinata e
non immutabile.
Infine, rilevo la portata
immorale del messaggio dell’arcivescovo Bagnasco quando
invita all’obiezione di coscienza. Non solo è sovversivo
(come un terrorista) chi invita un magistrato a disobbedire
alla legge ma è immorale comandare la disobbedienza che,
per sua intrinseca natura (libertà autonomia
obbedienza\disobbedienza), è una scelta personale che deve
provenire dalla propria coscienza e non comandata
dall’esterno. Immorale e anche vile invitare a una azione
della quale non si patiscono le conseguenze.
Contesto pertanto le autorità ecclesiastiche per ragioni
squisitamente etiche. Mi auguro che Cristo risorga per
illuminare soprattutto i cuori e le menti dei gerarchi della
Chiesa cattolica.
5 aprile 2007 0:00 - NESSUNO
Caro il mio falcinello, se siamo capaci di odiare qualcosa,
si odia tutto. Non lo hai ancora capito che l'amore non
è il contrario dell'odio, ma la sua totale assenza?
5 aprile 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
Vorrei tentare di dire qualcosa sulla "oggettività
morale" di cui parla il signor Paolo, nel tentativo di
rispondere a Sergio. Parlo di tentativo perché la
spiegazione breve vorrebbe essere gratificata da
un'esperienza, sia personale, sia di studio.
Provo a spiegare qualcosa da par mio, sperando d'esser
comprensibile
L' "Oggettività
Morale" non è un termine usato a caso, come credo che
il signor Paolo abbia inteso usarlo riferendosi al discorso
del Card. Bagnasco. Antropologicamente la
"morale" esiste ed è un'entità coesistente a
noi, fin dal momento della nostra esistenza. Così
definita, possiamo dire che essa è "ontologica",
cioè, fa parte del nostro stesso essere. Essa è
psichicamente inscritta nella nostra essenza fondamentale ed
agisce ancor prima che le nostre intuizioni vengano
concretizzate in pensiero razionale, qust'ultimo,
influenzato dal nostro giudizio. Detto in breve, la
percezione del bene e del male, dipendente dall'istanza
morale, è unanime, qualunque sia il punto del pianeta in
cui si recepisce l'uomo su cui vorremmo verificare
quanto appena detto.
Tale morale è alla base
delle nostre instintive domande fondamentali e del nostro
sentore di rapporto con l'infinito, che razionalizzato
si traduce nelle modalità di espressioni mitiche,
costituite dalle elaborazioni fantastiche del nostro io
sulla base delle nostre diverse culture. Infatti non è
importante quale sia la figurazione del "mito"
seguito da un popolo - parlando ad esempio di costruzioni
fatte sulla portante del senso religioso - quanto il fatto
che esso venga da tutti comunque costruito. Il mito
non è una costruzione astratta, ovvero, avulsa dalla nostra
realtà, ma è la modalità figuratamente più idonea, per
una specifica cultura, nel tentativo di risolvere il
problema del nostro rapporto con l'Infinito
immanente.
La diversità dei miti dipende dal
modo fantastico d'nterpretare delle nostre istanze
morali, ma le pulsioni e l'oggettività di queste sono
identiche, hanno lo stesso significato e si esprimono in
simile maniera.
Sembra assurdo, eppure, quando il
preconcetto invade la sfera umana più recondita cercando di
razionalizzare tutto nel tentativo di cercar quella
sicurezza che avvertiamo sfuggevole, la costruzione mitica
non smette di esistere ma si sposta su altri tentativi di
ricerca della felicità, come ad esempio la costruzione di
ideologie e di politiche terrene o la fiducia smodata nella
scienza o in qualche altra manifestazione umana, nel
tentativo razionale di sostituzione della modalità di quel
rapporto con l'infinito che viviamo nella
conflittualità di non riuscirlo a concretizzare a causa
della nostra condizione umana di conoscere a riguardo più
di quanto riusciamo a vivere con la nostra percezione
sensoriale.
La conseguenza di tutto ciò è il
rischio di vivere realtà distorte o meglio, di non vivere
il reale ma inseguire delle immagini esasperatamente
costruite da quello che chiamiamo "raziocinio" con
cui si rischia di finire su strade che non sono a noi
consone e che ci dirigono verso mete inesistenti.
Ecco perché il cardinal Bagnasco si esprime in termini di
"oggettività morale", intendendo quelle istanze
fondamentali che non possiamo eludere, trascurandole o
sancendone l'inesistenza, perché questo significherebbe
dover necessariamente ricorrere a modalità ispirate da
costruzioni preconcette nel tentativo inestinguibile di
risolvere il nostro problema della ricerca della
felicità. Il problema, insomma, verte sul fatto della
necessità di avere una coscienza del "reale" che
sia più veritiera possibile, cioè, che ci
"corrisponda": qualsiasi altra strada, per noi
sarebbe un falso.
Vorrei far notare che, secondo
le valutazioni antropologiche del caso, pare proprio che
Gesù Cristo abbia voluto parlare con semplicità ad un
popolo che poteva capire cose semplici, per spiegare delle
verità socialmente provate e antropologicamente innegabile,
oggi ancor di più, dopo l'esperienza di millenni di
storia probante quanto ho cercato di dire con questi brevi
cenni. Una ragione in più perché ne sia personalmente
affascinato, dalla figura di Cristo, come appassionato
ricercatore dell'espressione modale e comunicativa
antropologica; non a caso si può partire dalle esortazioni
di Cristo per studiare i comportamenti umani e capire così
ancor più di quanto ha inteso insegnare Gesù agli uomini,
col suo Vangelo. La Chiesa cristiana non può non
seguire questo "maestro", a tutti gli effetti,
anche dal punto di vista scientifico nello studio
dell'uomo e della sua antropologia più profonda.
Ringrazio il signor Sergio di avermi dato occasione di
intervenire, nella speranza di poter essere compreso in
quello che sarebbe solo il principio di un lungo e
appassionante discorso.
Saluti.
5 aprile 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
La ringrazio, caro Yates Moretti, per la sua dritta
sull'ammissione dei "gay" presso i
seminari. Infatti questo dimostra esttamente quanto da
me detto, e l'onestà dell'insegnamento della Chiesa
che non ostracizza l'omosessualità ma quello che
l'insegnamento cristiano fondamentale vieta.
Ricordi che per la Chiesa vale il principio secondo il quale
si odia la malattia ma non il malato. Probabilmente
questo si sa, e lo sa anche lei, che giudico sia
tutt'altro che ignorante, nonostante la mia precedente
invettiva. Solo che non è possibile accettare
l'ipocrisia del negarlo, cosa che troverà sempre la
giusta opposizione di coloro che vivendo nella Chiesa
pongono le proprie forze per vivere secondo la giustizioa di
Cristo. Saluti.
4 aprile 2007 0:00 - Gianni
Ma cristo non è mai esistito, almeno quello che una
categoria di persone interessate gli ha fatto dire in
documenti scritti anni e anni dopo la sua presunta
esistenza. Vi piace avere un idolo da adorare e una
religione, uscita fuori da un miscuglio di cose scritte in
centinaia di anni, buone solo per poveri pastori analfabeti
o per disperati che avevano bisogno di credere in qualcosa
che compensasse una vita piena di stenti, si un po di
speranza dopo la morte. Sono duemila anni che aspettate
il ritorno di cristo sulla terra ed il giudizio universale
per avere il giusto premio; continuerete ad aspettare
invano poveri illusi. Andrete tutti in paradiso voi
credenti ed io all'inferno, ma siccome non ci credo e
non esiste, diventerò un po di terra se va bene, come voi
del resto, malgrado tutta la vostra buon volontà di credere
in qualcosa o in qualcuno che non esiste. Nessun premio
avrete per la vostra vita esemplare, di cui ho dei dubbi,
nel rispetto di dio di cristo della religione del catechismo
, non andrete a continuare l'altra esistenza tra santi e
beati, poveri sciocchi. Ma tutto quello che sto
scrivendo è uno sfogo contro l'oppressiva e continua
ingerenza del vaticano per contrastare la necessità, per
uno stato civile e democratico di darsi nuove leggi, di
fronte ad una società che sta cambiando nei suoi
comportamenti, che vuole più libertà, che non ha più
timore di dimostrare la propria identità, che ha nuove
esigenze. Io sono contento che la chiesa si comporti in
maniera così assolutista per difendere le proprie
convinzioni, per me stupide, così accelera la sua agonia.
Tra poco ricominceranno a dire che la terra è al
centro dell'universo e voi poveri sciocchi ci dovrete
credere pena la scomunica e non potrete più fare la
comunione. Una cosa è certa, tra il clero non ci sono
pedofili non ci sono omosessuali, sono tutti casti e puri,
sono tutti onesti generosi e si prodigano per il bene di
tutti, ma per favore !!! Gianni
4 aprile 2007 0:00 - Sergio
Scusate, qualcuno mi spiega che cos'è
l'oggettività morale di cui scrive Paolo?
4 aprile 2007 0:00 - Lucio Musto
Niente.
Non dico niente.
Passo, leggo
un testo che è ipocrita in se stesso, e pubblicamente lo
faccio notare. Punto.
Come si dice adesso,
"niente di personale"
Non so chi lei
sia e non mi importa. Ma se Leggo "Sterlitia"
capisco il famoso fiore a forma di uccellino usato spesso in
composizioni di pregio.
4 aprile 2007 0:00 - L'INFORMATORE
A proposito di ipocrisia, Lucio Musto guardi che sono lo
stesso che ha messo qui il documetno integrale del Vaticano
dal titolo "Istruzione della Congregazione per
l'Educazione Cattolica circa i criteri di
discernimento vocazionale riguardo alle persone con
tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al
Seminario e agli Ordini sacri". Che ne dice il
raffinato uomo di mondo che si preoccupa della riuscita dei
negroni?
3 aprile 2007 0:00 - Lucio Musto
E Bravo L'INFORMATORE!
alla faccia
dell'ipocrisia!....
Come dici?...
"Non godo della crisi che tu, chiesa diversa dalla mia,
stai attraversando. E non guardo a essa con malcelata
soddisfazione. Nessuna chiesa può porsi nei confronti
dell’altra in una posizione di superiorità, quasi che una
fosse l’alternativa secca all’altra. "
E
se invece ne godessi che faresti, invece di due... anzi tre,
ce li racconteresti tutti e mille i tuoi
"obiettivi" esempi?...
Bravo!...
proprio come ti ha insegnato Gesù Cristo!... (deve
trattarsi di un caso di omonimia!)
3 aprile 2007 0:00 - L'INFORMATORE
UNIONE DELLE CHIESE METODISTE E VALDESI
chi siamo cosa crediamo attività documenti
appuntamenti commenti e news
sinodo dove
trovarci otto per mille
Stampa questa
pagina
DAL SITO:
http://www.chiesavaldese.org./pages/archivi/index.php?id=471
L'ecumenismo delle candele di Giuseppe
Platone
«In questi ultimi tempi siamo testimoni
di interventi dei Pastori della Chiesa cattolica italiana
per bloccare una possibile legge sulle "unioni
civili" e questi interventi mi turbano e mi
avviliscono. Fra l’altro stanno innescando polemiche che
non aiutano la crescita delle coscienze di tutti, cristiani
e non, e riaccendono un tipo di anticlericalismo che
credevamo sepolto da tempo (…). Ci si stupisce se la gente
si allontana dalla pratica religiosa, ma questa immagine di
una Chiesa cattolica faccendiera e armeggiona non può che
allontanare!». Così un prete della provincia di Firenze,
don Fabio Masi, lamenta in una pubblica omelia l’ingerenza
della sua Chiesa nella vita politica. A Torino una lettera
sottoscritta da cento personalità cittadine del mondo
cattolico, tra cui alcuni preti, esprime turbamento «di
fronte alle prese di posizione di autorevoli rappresentanti
della Cei sulla progettata legge sui diritti di convivenza,
e ad analoghi interventi negli ultimi anni. Non perché la
gerarchia della Chiesa non abbia diritto di parola nel
dibattito, ma perché quelle affermazioni sottraggono ai
laici credenti una responsabilità che è loro
propria». Ma la critica non riguarda solo il metodo
che utilizza la gerarchia nell’interferire pesantemente
nelle questioni politiche, riguarda anche il contenuto
teologico che veicola in qualità di « unica interprete del
diritto naturale e della ragione naturale». La critica è
profonda. Eccone un passaggio dagli accenti riformati: «la
vita della Chiesa rifiorisce se ogni credente è valorizzato
come responsabile nella vita della comunità ecclesiale e
non è indotto a sentire la Chiesa soltanto come
dispensatrice di direttive e di sacramenti». La lettera dei
cento cattolici torinesi esprime un reale disagio. Speriamo
che susciti un dibattito capace di ricondurre i temi etici
nell’alveo ecclesiale frenando le penose crociate
gerarchiche per mettere in riga la società.
Cito
questi due esempi (ce ne sono mille altri) di critica
interna al mondo cattolico sulla questione dei diritti dei
conviventi – unioni di fatto che sono in costante aumento
– per ragioni ecumeniche. La Carta ecumenica indica chiare
regole del gioco. Primo punto: non ignorarsi a vicenda.
Quello che fai tu, cattolico, o ortodosso, o protestante che
sia, non è più affar tuo ma è anche affar nostro. Non
godo della crisi che tu, chiesa diversa dalla mia, stai
attraversando. E non guardo a essa con malcelata
soddisfazione. Nessuna chiesa può porsi nei confronti
dell’altra in una posizione di superiorità, quasi che una
fosse l’alternativa secca all’altra. L’unica
alternativa per le chiese è e rimane Gesù Cristo. Per
questa ragione smettiamo di far finta di nulla e prendiamoci
il tempo di discutere, a tutto campo, non solo di quello che
ci unisce ma piuttosto di quello che ci divide. Il
mondo evangelico ha problemi seri al suo interno nel dialogo
(quando c’è), specie su questioni etiche, nei confronti
della sua crescente ala «evangelicale». Su tante questioni
siamo spaccati. Abbiamo anche noi i nostri guai. Ma sia al
nostro interno sia all’esterno, nel dialogo
interconfessionale, è ora di affrontare i temi scottanti.
L’ecumenismo non lo si illumina con le candele ma con la
verità.
Tratto da Riforma del 30 marzo 2007
3 aprile 2007 0:00 - Sergio
x Paolo e chiunque ne abbia voglia
Qualcuno mi
spiega cosa si intende per "oggettività
morale"?
Grazie
3 aprile 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
Caro Gianni, quello della Chiesa è il Cristianesimo.
Provi a guardare all'insegnamento di Cristo contando
tutte le Sue Parole, non quelle che farebbero comodo a
qualcuno, solamente! Vogliamo provarci? Me lo dica, quando
se la sente, poi ragioniamo sul fatto se la Chiesa sta al di
fuori di queste. Altro discorso è invece quello di coloro
che dicono di non essere cristiani e di non seguire la
Chiesa, né alcun cristianesimo; come uomini liberi possono
fare quel che vogliono. Il fatto che lo Stato si adegui
ad una maggioranza è una questione fisiologica. La
maggior parte delle persone con cui parlo sono contrarie a
quelle che sono le proposte che in questi forum si
difendono. Poi è anche vero, purtroppo, che alle
parole non seguono i fatti. ma questa è la nostra naturale
incoerenza, cosa che come cristiani combattiamo (è un male
combattere l'incoerenza?) Personalmente non vorrei
dire alcunché di mio in qualità di detentore della verità
perché... a proposito, cosa ha detto Cristo sulla
verità? Come cristiani seguiamo quella, appunto, per
quanto umanamente possiamo riuscirci. I miei personali
interessi non hanno nulla di politico né di ideologico.
Ciò che mi interessa è solo la verità, quella di Cristo
(Via, Verità e Vita, ricorda?)
La saluto
cordialmente.
3 aprile 2007 0:00 - Gianni
Tante belle parole come al solito caro INFORMATORE ma la
realtà è un'altra.
3 aprile 2007 0:00 - L'INFORMATORE
FATE VOBIS!! Questo è il documento originale tratto
dal sito
http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/ccatheduc/do
cuments/rc_con_ccatheduc_doc_20051104_istruzione_it.html
CONGREGAZIONE PER L'EDUCAZIONE
CATTOLICA
Istruzione della Congregazione per
l'Educazione Cattolica circa i criteri di
discernimento vocazionale riguardo alle persone con
tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al
Seminario e agli Ordini sacri
Introduzione
In continuità con
l'insegnamento del Concilio Vaticano II e, in
particolare, col decreto Optatam totius [1] sulla formazione
sacerdotale, la Congregazione per l’Educazione Cattolica
ha pubblicato diversi documenti per promuovere
un'adeguata formazione integrale dei futuri sacerdoti,
offrendo orientamenti e norme precise circa suoi diversi
aspetti[2]. Nel frattempo anche il Sinodo dei Vescovi del
1990 ha riflettuto sulla formazione dei sacerdoti nelle
circostanze attuali, con l’intento di portare a compimento
la dottrina conciliare su questo argomento e di renderla
più esplicita ed incisiva nel mondo contemporaneo. In
seguito a questo Sinodo, Giovanni Paolo II pubblicò
l'Esortazione apostolica post-sinodale Pastores dabo
vobis [3].
Alla luce di questo ricco
insegnamento, la presente Istruzione non intende soffermarsi
su tutte le questioni di ordine affettivo o sessuale che
richiedono un attento discernimento durante l'intero
periodo della formazione. Essa contiene norme circa una
questione particolare, resa più urgente dalla situazione
attuale, e cioè quella dell’ammissione o meno al
Seminario e agli Ordini sacri dei candidati che hanno
tendenze omosessuali profondamente radicate.
1. Maturità affettiva e paternità spirituale
Secondo la costante Tradizione della Chiesa, riceve
validamente la sacra Ordinazione esclusivamente il
battezzato di sesso maschile[4]. Per mezzo del sacramento
dell’Ordine, lo Spirito Santo configura il candidato, ad
un titolo nuovo e specifico, a Gesù Cristo: il sacerdote,
infatti, rappresenta sacramentalmente Cristo, Capo, Pastore
e Sposo della Chiesa[5]. A causa di questa configurazione a
Cristo, tutta la vita del ministro sacro deve essere animata
dal dono di tutta la sua persona alla Chiesa e da
un'autentica carità pastorale[6].
Il
candidato al ministero ordinato, pertanto, deve raggiungere
la maturità affettiva. Tale maturità lo renderà capace di
porsi in una corretta relazione con uomini e donne,
sviluppando in lui un vero senso della paternità spirituale
nei confronti della comunità ecclesiale che gli sarà
affidata[7].
2. L’omosessualità e il
ministero ordinato
Dal Concilio Vaticano II ad
oggi, diversi documenti del Magistero – e specialmente il
Catechismo della Chiesa Cattolica – hanno confermato
l’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità. Il
Catechismo distingue fra gli atti omosessuali e le tendenze
omosessuali.
Riguardo agli atti, insegna che,
nella Sacra Scrittura, essi vengono presentati come peccati
gravi. La Tradizione li ha costantemente considerati come
intrinsecamente immorali e contrari alla legge naturale.
Essi, di conseguenza, non possono essere approvati in nessun
caso.
Per quanto concerne le tendenze omosessuali
profondamente radicate, che si riscontrano in un certo
numero di uomini e donne, sono anch'esse oggettivamente
disordinate e sovente costituiscono, anche per loro, una
prova. Tali persone devono essere accolte con rispetto e
delicatezza; a loro riguardo si eviterà ogni marchio di
ingiusta discriminazione. Esse sono chiamate a realizzare la
volontà di Dio nella loro vita e a unire al sacrificio
della croce del Signore le difficoltà che possono
incontrare[8].
Alla luce di tale insegnamento,
questo Dicastero, d'intesa con la Congregazione per il
Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ritiene
necessario affermare chiaramente che la Chiesa, pur
rispettando profondamente le persone in questione[9], non
può ammettere al Seminario e agli Ordini sacri coloro che
praticano l'omosessualità, presentano tendenze
omosessuali profondamente radicate o sostengono la
cosiddetta cultura gay[10].
Le suddette persone
si trovano, infatti, in una situazione che ostacola
gravemente un corretto relazionarsi con uomini e donne. Non
sono affatto da trascurare le conseguenze negative che
possono derivare dall'Ordinazione di persone con
tendenze omosessuali profondamente radicate.
Qualora, invece, si trattasse di tendenze omosessuali che
fossero solo l'espressione di un problema transitorio,
come, ad esempio, quello di un'adolescenza non ancora
compiuta, esse devono comunque essere chiaramente superate
almeno tre anni prima dell'Ordinazione diaconale.
3. Il discernimento dell'idoneità dei
candidati da parte della Chiesa
Due sono gli
aspetti indissociabili in ogni vocazione sacerdotale: il
dono gratuito di Dio e la libertà responsabile dell’uomo.
La vocazione è un dono della grazia divina, ricevuto
tramite la Chiesa, nella Chiesa e per il servizio della
Chiesa. Rispondendo alla chiamata di Dio, l’uomo si offre
liberamente a Lui nell’amore[11]. Il solo desiderio di
diventare sacerdote non è sufficiente e non esiste un
diritto a ricevere la sacra Ordinazione. Compete alla Chiesa
– nella sua responsabilità di definire i requisiti
necessari per la ricezione dei Sacramenti istituiti da
Cristo - discernere l'idoneità di colui che desidera
entrare nel Seminario[12], accompagnarlo durante gli anni
della formazione e chiamarlo agli Ordini sacri, se sia
giudicato in possesso delle qualità richieste[13].
La formazione del futuro sacerdote deve articolare, in
una complementarità essenziale, le quattro dimensioni della
formazione: umana, spirituale, intellettuale e
pastorale[14]. In questo contesto, bisogna rilevare la
particolare importanza della formazione umana, fondamento
necessario di tutta la formazione[15]. Per ammettere un
candidato all’Ordinazione diaconale, la Chiesa deve
verificare, tra l'altro, che sia stata raggiunta la
maturità affettiva del candidato al sacerdozio[16].
La chiamata agli Ordini è responsabilità personale
del Vescovo[17] o del Superiore Maggiore. Tenendo presente
il parere di coloro ai quali hanno affidato la
responsabilità della formazione, il Vescovo o il Superiore
Maggiore, prima di ammettere all'Ordinazione il
candidato, devono pervenire ad un giudizio moralmente certo
sulle sue qualità. Nel caso di un dubbio serio al riguardo,
non devono ammetterlo all’Ordinazione[18].
Il
discernimento della vocazione e della maturità del
candidato è anche un grave compito del rettore e degli
altri formatori del Seminario. Prima di ogni Ordinazione, il
rettore deve esprimere un suo giudizio sulle qualità del
candidato richieste dalla Chiesa[19].
Nel
discernimento dell'idoneità all’Ordinazione, spetta
al direttore spirituale un compito importante. Pur essendo
vincolato dal segreto, egli rappresenta la Chiesa nel foro
interno. Nei colloqui con il candidato, il direttore
spirituale deve segnatamente ricordare le esigenze della
Chiesa circa la castità sacerdotale e la maturità
affettiva specifica del sacerdote, nonché aiutarlo a
discernere se abbia le qualità necessarie[20]. Egli ha
l'obbligo di valutare tutte le qualità della
personalità ed accertarsi che il candidato non presenti
disturbi sessuali incompatibili col sacerdozio. Se un
candidato pratica l'omosessualità o presenta tendenze
omosessuali profondamente radicate, il suo direttore
spirituale, così come il suo confessore, hanno il dovere di
dissuaderlo, in coscienza, dal procedere verso
l’Ordinazione.
Rimane inteso che il candidato
stesso è il primo responsabile della propria
formazione[21]. Egli deve offrirsi con fiducia al
discernimento della Chiesa, del Vescovo che chiama agli
Ordini, del rettore del Seminario, del direttore spirituale
e degli altri educatori del Seminario ai quali il Vescovo o
il Superiore Maggiore hanno affidato il compito di formare i
futuri sacerdoti. Sarebbe gravemente disonesto che un
candidato occultasse la propria omosessualità per accedere,
nonostante tutto, all’Ordinazione. Un atteggiamento così
inautentico non corrisponde allo spirito di verità, di
lealtà e di disponibilità che deve caratterizzare la
personalità di colui che ritiene di essere chiamato a
servire Cristo e la sua Chiesa nel ministero
sacerdotale.
Conclusione
Questa
Congregazione ribadisce la necessità che i Vescovi, i
Superiori Maggiori e tutti i responsabili interessati
compiano un attento discernimento circa l'idoneità dei
candidati agli Ordini sacri, dall’ammissione nel Seminario
fino all’Ordinazione. Questo discernimento deve essere
fatto alla luce di una concezione del sacerdozio
ministeriale in concordanza con l’insegnamento della
Chiesa.
I Vescovi, le Conferenze Episcopali e i
Superiori Maggiori vigilino perché le norme di questa
Istruzione siano osservate fedelmente per il bene dei
candidati stessi e per garantire sempre alla Chiesa dei
sacerdoti idonei, veri pastori secondo il cuore di
Cristo.
Il Sommo Pontefice Benedetto
XVI, in data 31 agosto 2005, ha approvato la presente
Istruzione e ne ha ordinato la pubblicazione.
Roma, il 4 novembre 2005, Memoria di S. Carlo Borromeo,
Patrono dei Seminari.
Zenon Card.
Grocholewski Prefetto
+ J. Michael Miller,
c.s.b. Arciv. tit. di Vertara Segretario
[1] Concilio Ecumenico
Vaticano II, Decreto sulla formazione sacerdotale Optatam
totius (28 ottobre 1965): AAS 58 (1966), 713-727.
[2] Cfr. Congregazione per l’Educazione Cattolica, Ratio
fundamentalis institutionis sacerdotalis (6 gennaio 1970;
edizione nuova, 19 marzo 1985); L’insegnamento della
filosofia nei Seminari (20 gennaio 1972); Orientamenti
educativi per la formazione al celibato sacerdotale (11
aprile 1974); Insegnamento del Diritto Canonico per gli
aspiranti al sacerdozio (2 aprile 1975); La formazione
teologica dei futuri sacerdoti (22 febbraio 1976); Epistula
circularis de formatione vocationum adultarum (14 luglio
1976); Istruzione sulla formazione liturgica nei Seminari (3
giugno 1979); Lettera circolare su alcuni aspetti più
urgenti della formazione spirituale nei Seminari (6 gennaio
1980); Orientamenti educativi sull’amore umano –
Lineamenti di educazione sessuale (1 novembre 1983); La
Pastorale della mobilità umana nella formazione dei futuri
sacerdoti (25 gennaio 1986); Orientamenti per la formazione
dei futuri sacerdoti circa gli strumenti della comunicazione
sociale (19 marzo 1986); Lettera circolare riguardante gli
studi sulle Chiese Orientali (6 gennaio 1987); La Vergine
Maria nella formazione intellettuale e spirituale (25 marzo
1988); Orientamenti per lo studio e l'insegnamento della
dottrina sociale della Chiesa nella formazione sacerdotale
(30 dicembre 1988); Istruzione sullo studio dei Padri della
Chiesa nella formazione sacerdotale (10 novembre 1989);
Direttive sulla preparazione degli educatori nei Seminari (4
novembre 1993); Direttive sulla formazione dei seminaristi
circa i problemi relativi al matrimonio ed alla famiglia (19
marzo 1995); Istruzione alle Conferenze Episcopali circa
l'ammissione in Seminario dei candidati provenienti da
altri Seminari o Famiglie religiose (9 ottobre 1986 e 8
marzo 1996); Il periodo propedeutico (1 maggio 1998);
Lettere circolari circa le norme canoniche relative alle
irregolarità e agli impedimenti sia ad Ordines recipiendos,
sia ad Ordines exercendos (27 luglio 1992 e 2 febbraio
1999).
[3] Giovanni Paolo II, Esortazione
apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis (25 marzo
1992): AAS 84 (1992), 657-864.
[4] Cfr. C.I.C.,
can. 1024 e C.C.E.O., can. 754; Giovanni Paolo II, Lettera
apostolica Ordinatio sacerdotalis sull'Ordinazione
sacerdotale da riservarsi soltanto agli uomini (22 maggio
1994): AAS 86 (1994), 545-548.
[5] Cfr. Concilio
Ecumenico Vaticano II, Decreto sul ministero e la vita dei
presbiteri Presbyterorum ordinis (7 dicembre 1965), n. 2:
AAS 58 (1966), 991-993; Pastores dabo vobis, n. 16: AAS 84
(1992), 681-682.
Riguardo alla configurazione a
Cristo, Sposo della Chiesa, la Pastores dabo vobis afferma:
“Il sacerdote è chiamato ad essere immagine viva di Gesù
Cristo Sposo della Chiesa […]. È chiamato, pertanto,
nella sua vita spirituale a rivivere l’amore di Cristo
Sposo nei riguardi della Chiesa Sposa. La sua vita
dev’essere illuminata e orientata anche da questo tratto
sponsale, che gli chiede di essere testimone dell’amore
sponsale di Cristo” (n. 22): AAS 84 (1992), 691.
[6] Cfr. Presbyterorum ordinis, n. 14: AAS 58 (1966),
1013-1014; Pastores dabo vobis, n. 23: AAS 84 (1992),
691-694.
[7] Cfr. Congregazione per il Clero,
Direttorio Dives Ecclesiae per il ministero e la vita dei
presbiteri (31 marzo 1994), n. 58.
[8] Cfr.
Catechismo della Chiesa Cattolica (edizione tipica, 1997),
nn. 2357-2358.
Cfr. anche i diversi documenti
della Congregazione per la Dottrina della Fede:
Dichiarazione Persona humana su alcune questioni di etica
sessuale (29 dicembre 1975); Lettera Homosexualitatis
problema a tutti i Vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura
pastorale delle persone omosessuali (1 ottobre 1986); Alcune
considerazioni concernenti la risposta a proposte di legge
sulla non discriminazione delle persone omosessuali (23
luglio 1992); Considerazioni circa i progetti di
riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali
(3 giugno 2003).
Riguardo all’inclinazione
omosessuale, la Lettera Homosexualitatis problema afferma:
“La particolare inclinazione della persona omosessuale,
benché non sia in sé un peccato, costituisce tuttavia una
tendenza, più o meno forte, verso un comportamento
intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale. Per
questo motivo l’inclinazione stessa dev’essere
considerata come oggettivamente disordinata” (n. 3).
[9] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica (edizione
tipica, 1997), n. 2358; cfr. anche C.I.C., can. 208 e
C.C.E.O., can. 11.
[10] Cfr. Congregazione per
l’Educazione Cattolica, A memorandum to Bishops seeking
advice in matters concerning homosexuality and candidates
for admission to Seminary (9 luglio 1985); Congregazione per
il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Lettera (16
maggio 2002): Notitiae 38 (2002), 586.
[12] Cfr. C.I.C., can. 241, § 1: “Il Vescovo
diocesano ammetta al seminario maggiore soltanto coloro che,
sulla base delle loro doti umane e morali, spirituali e
intellettuali, della loro salute fisica e psichica e della
loro retta intenzione, sono ritenuti idonei a consacrarsi
per sempre ai ministeri sacri” e C.C.E.O., can. 342, §
1.
[13] Cfr. Optatam totius, n. 6: AAS 58 (1966),
717. Cfr. anche C.I.C., can. 1029: “Siano promossi agli
ordini soltanto quelli che, per prudente giudizio del
Vescovo proprio o del Superiore maggiore competente, tenuto
conto di tutte le circostanze, hanno fede integra, sono
mossi da retta intenzione, posseggono la scienza debita,
godono buona stima, sono di integri costumi e di provate
virtù e sono dotati di tutte quelle altre qualità fisiche
e psichiche congruenti con l’ordine che deve essere
ricevuto” e C.C.E.O., can. 758.
Non chiamare
agli Ordini colui che non ha le qualità richieste non è
una ingiusta discriminazione: cfr. Congregazione per la
Dottrina della Fede, Alcune considerazioni concernenti la
risposta a proposte di legge sulla non discriminazione delle
persone omosessuali.
[15]
Cfr. ibid., n. 43: “Il presbitero, chiamato ad essere
immagine viva di Gesù Cristo Capo e Pastore della Chiesa,
deve cercare di riflettere in sé, nella misura del
possibile, quella perfezione umana che risplende nel Figlio
di Dio fatto uomo e che traspare con singolare efficacia nei
suoi atteggiamenti verso gli altri”: AAS 84 (1992),
732.
[16] Cfr. ibid., nn. 44 e 50: AAS 84 (1992),
733-736 e 746-748. Cfr. anche: Congregazione per il Culto
Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Carta circular Entre
las más delicadas a los Exc.mos y Rev.mos Señores Obispos
diocesanos y demás Ordinarios canónicamente facultados
para llamar a las Sagradas Ordenes, sobre Los escrutinios
acerca de la idoneidad de los candidatos (10 novembre 1997):
Notitiae 33 (1997), 495-506, particolarmente l’Allegato
V.
[17] Cfr. Congregazione per i Vescovi,
Direttorio per il Ministero pastorale dei Vescovi
Apostolorum Successores (22 febbraio 2004), n. 88.
[18] Cfr. C.I.C., can. 1052, § 3: “Se […] il Vescovo
per precise ragioni dubita che il candidato sia idoneo a
ricevere gli ordini, non lo promuova”. Cfr. anche
C.C.E.O., can. 770.
[19] Cfr. C.I.C., can. 1051:
“Per quanto riguarda lo scrutinio circa le qualità
richieste nell’ordinando […] vi sia l’attestato del
rettore del seminario o della casa di formazione, sulle
qualità per ricevere l’ordine, vale a dire la sua retta
dottrina, la pietà genuina, i buoni costumi, l’attitudine
ad esercitare il ministero; ed inoltre, dopo una diligente
indagine, un documento sul suo stato di salute sia fisica
sia psichica”.
[20] Cfr. Pastores dabo vobis,
nn. 50 e 66: AAS 84 (1992), 746-748 e 772-774. Cfr. anche
Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis, n. 48.
Si, sono d'accordo con te.
Addirittura il Berlusca mi pare abbia detto qualcosa del
genere. La Chiesa che io, personalmente, ho conosciuto
mi ha sempre lasciato libero di sbagliare, pur dicendomi che
a suo avviso stavo sbagliando. I ragazzi omosessuali,
le coppie di persone già divorziate reduci da precedenti
matrimoni falliti che ho conosciuto in ambiente ecclesiale
sono stati sempre trattati con amore e tenerezza. Capisco e
son d'accordo sul fatto che ci sono circostanze in cui
questo non si verifica. La Chiesa è fatta di uomini... come
ci può essere il politico onesto e quello disonesto..
Comunque, si... son d'accordo con te. Libertà alla
Chiesa di esprimersi e alle singole coscienze di pensare con
la propria testa.
Buona giornata.
3 aprile 2007 0:00 - PYMoretti
Faccio presente che l'attuale filtro anti-gay imposto
recentemente dal papa e' tutt'altro che un divieto.
E' vietato entrare in seminario solo a "certi"
gay, quelli che non riescono a controllare le proprie
pulsioni... Insomma, per dirla con il presidente
della Conferenza episcopale Usa, mons. William S. Skylstad:
"Con la nuova direttiva del Vaticano
sull'omosessualita', uomini che sono
persistentemente attratti da membri dello stesso sesso
possono ancora divenire sacerdoti, basta che non siano
'consumati' dal loro orientamento sessuale".
2 aprile 2007 0:00 - Topesio
X paolo Bravo, hai detto veramente bene: "io la
penso così.. tu fa come te pare". Il problema,
caro paolo, è che la Chiesa fa di tutto perché io, che la
penso diversamente, NON possa fare come mi pare! Comprendi
la sottile differenza? La Chiesa crede
nell'indissolubilità del matrimonio? Bene, tutti liberi
di pensarla allo stesso modo, ma se io voglio divorziare? Se
fosse dipeso dalla Chiesa non avremmo avuto quella conquista
di civiltà che si chiama divorzio e che in molti fra i
tromboni baciapile del centrodestra hanno utilizzato.
Ecco, io penso che la Cchiesa debba dare delle indicazioni
ma non influire pessantemente sulle leggi di uno stato
laico, non trovi?
2 aprile 2007 0:00 - paolo
Vabbè, è inutile stare a parlare.. Io la penso
così.. tu fa come te pare! Mi pare che se qualcuno
offende quello sei proprio te!