COMMENTI
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10 aprile 2007 0:00 - Dr. Kilder
Parliamo di Falcinelli, uomo da' un monte di problemi, ma non si preoccupi ci siamo noi ad aiutarla. Per fare un quadro clinico di questo signore, bisognrebbe fallo ricoverare un paio di settimane, e solo Dio sa se sia sufficente questo periodo, in una clinica specializzata in dipendenze.
E' un drogato, il cervello di Falcinelli e' imbevuto in una soluzione evangelico-fisiologica; dice lui che non si vanta, classicamente da vero catto-arrogante e' implicito che solo sottolinearlo e' una forma di vanto. Siccome e' poco intelligente il Sig Falcinelli, nelle sue relazioni noiose e ammuffite di concetti surreali e' in continua contraddizione con se stesso, a tal punto di non rendersi conto della tortuosita' dei sui scritti; e' un frustrato, infelice e con il pisellino piccolo.
Se volesse farsi visitare da me gli lascio i miei recapiti.
Dr. Kilder Aduccologo
Via S. Spirito 13 Firenze 50100
Tel-055 666.457.58
10 aprile 2007 0:00 - NESSUNO
Falcinello, e la chiesa cosa fa d'altro se non brandire come una clava Geù, il vangelo e la Bibbia intera contro quelli che non le piacciono? Ma fammi il piacere.
10 aprile 2007 0:00 - Sergio
Falcinelli, non concordo con lei.
Contesto la Chiesa perchè allontana dall'insegnamento evangelico.
Contesto la Chiesa perchè non è testimonianza del Vangelo.
Non sento il bisogno, come uomo e come uomo "riconoscente" nei confronti di Cristo, dell'autorità della Chiesa.
Non discuto la "fede" perchè ritengo che essa non possa mai essere oggetto di discussione poichè qualsiasi fede non è certo fondata su criteri logici e razionali.
Tutto qui.
7 aprile 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
Caro Sergio, è proprio vero che il popolo trascura la cultura religiosa, anche perché giudicata non necessaria quando esiste una fede limpida.
Questo è quindi vero ma è vero anche il fatto che una fede limpida non esiste più e che l'influenza dei "lumi" esige ora una conoscenza e una giustificazione delle proprie origini, anche da parte di quei cristiani mediamente disincantati.
La fede, comunque, riconosco quanto possa non preoccuparla al punto di non discuterne il valore, visto che nella nostra cultura tale valore è troppo spesso irrilevante, manifestando l'innocuità di tale fede!

Io, però, che una certa cultura religiosa ce l'ho oltre che antropologica per mestiere, umana necessità e passione e non per vanto, non riesco a trovare movimenti ingiustificati, davanti alle testimonianze del Vangelo da parte della Chiesa cattolica (visto che una istituzione deve far capo ad uno statuto e lo statuto dei cristiani è il Vangelo), unitamente al fatto che come cristiano devo arrotondare e supplire con quanto insegnato dal Vangelo a quelle che sono le umane aberrazioni che capitano inevitabilemente e senza alcun stupore, anche in questa santa Istituzione.
E' un po' come un figlio che ha il padre beone, che non lo abbandona nemmeno se costui commettesse qualcosa di grave. Se lo facesse, sarebbe privo di amore verso quel genitore, cosa che non renderebbe la cosa "evangelica".

L'unica cosa che giustifichi il negare la Chiesa, quindi, sarebbe negare a priori proprio l'insegnamento evangelico che la giustifica (anche negli errori), perché proprio grazie a quello può rendersi umanamente concepibile una istituzione Chiesa che possa talvolta anche sbagliare, ma andare avanti perché quello a cui guarda è Cristo.
Non mi scandalizza il fatto che vi siano persone che non condividano, rinneghino, o odiino addirittura, la Chiesa, quanto invece il fatto che vi sia qualcuno capace di brandire Cristo come una clava per difendere cosa? Permetta di ricordare che il cristiano vero non intende difendere la Chiesa né Cristo esasperatamente, perché il suo compito non è difendere alcunché, bensì testimoniare il Vangelo con la propria vita. Infatti il cristiano è da Cristo stesso e dalla Chiesa come testimonianza evangelica, che viene difeso.

Apprezzo lo spirito, pur dall'esser lontano dal condividerlo, di Luigi Cascioli, che nel suo astio nei confronti della Chiesa, ha scelto di eliminare la base, cioè Cristo, facendolo intelligentemente, fin dalle fondamenta.
Al di là dell'efficacia del suo intento, è ammirevole come sia capace di rovinarsi, almeno in maniera intelligente, quell'uomo, per cui vagheggio sorridendo pensando che forse Dio gli riserverà un'occhio di riguardo per il valore della sua coerenza e concretezza nel tentativo di eliminare la santa Istituzione!!!

Saluti sinceri.

7 aprile 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
Gentile NESSUNO, per quel che ne so, l'amore non è totale assenza di odio.
Questa forma, ove non vi sia odio ma nemmeno amore, si chiamerebbe "atarassia", una sorta di ignavia, insomma, il che è ben altra cosa!
Comunque grazie della dritta!
7 aprile 2007 0:00 - Alexander Sandri
Concordo pienamente, grazie a Pitro Yates Moretti
6 aprile 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
Caro Gianni, quello che le sembra assurdo, a questo mondo, è tutto quanto viene vagliato da un ordinario pregiudizio. Non mi stupisce, quindi, il suo diniego.
Se Cristo non lo guardiamo per conoscere di più noi stessi o se Cristo non ci riguardasse affatto, cosa ce ne potrebbe fregare di Lui o di Dio, per le cose della nostra vita?
Forse lo vede troppo astrattamente per poterci ragionare su.
Saluti sinceri.
6 aprile 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
Gentile Sergio, cosa dovrebbe fare Cristo, se tornasse, secondo lei? Innanzitutto, troverebbe la fede su questa terra? Le faccio notare che le "norme" comportamentali che ha dato sono solo consigli, perché la libertà della persona, come lei dice, è sovrana anche davanti a Dio; quello che invece ha chiesto "esplicitamente" è la fede in Lui. A tutto ciò che lei scrive, senza voler proseguir ragionamenti né dialettiche da salotto e senza voler affrontare un discorso come quello sull'oggettività della morale - che non è possibile far tout court in una pagina di forum (fortunatamente) - basti solamente quanto è essenziale per poter accettabilmente essere un cittadino di questo mondo: provi ad applicare tutte quelle belle conquiste liberali di cui parla (sono belle davvero e ci corrispondono), senza implicarvi la fede in Cristo e stia a vedere quanto dura lo sforzo di altrui benevolenza e tolleranza che implicano!
Ogni impegno nel sociale, sarebbe sorretto solo dalla provvisorietà della Legge e la Legge, si sa, è fatta per essere trasgredita.
Mi spiace non poter approfondire con Lei questi argomenti, vista la virtualità comunicativa di un forum. Se fosse interessato, comunque, sono disposto a comunicarle un mio indirizzo di posta dove prenderci tutto il tempo che vuole per affrontare tutti i punti della sua risposta e molto di più!
La ringrazio per la sua pronta risposta e saluto cordialmente,
Enrico Falcinelli.
6 aprile 2007 0:00 - Sergio
Gianni, attenzione.
Ho affermato in tante sedi - per esempio nel forum Totalitarismo cattolico - che persino Giovanni Paolo II ha offerto copertura a tutti i prelati accusati di pedofilia. La chiesa cattolica americana si è svenata per pagare e tacitare gli accusatori.
Questo lo sanno tutti coloro che vogliono sapere. Il punto è proprio qui.
La sostanziale assoluzione: in ogni istituzione ci sono le pecore nere e così i fedeli assolvono la chiesa.
Io contesto la Chiesa sul piano etico, sul piano morale: non riconosco alla Chiesa alcuna autorevolezza etica.
E poco importa se all'interno della chiesa ci sono pedofili, ladri, assassini... perchè questi personaggi ci sono all'interno di ogni comunità: tra i magistrati, i medici, i parlamentari, i carabinieri, i docenti... Nessuna comunità o istituzione è aprioristicamente immunizzata dalla presenza di loschi individui.
Non è quindi la presenza o meno di questi figuri che fa la differenza.
Anche se tra il clero non ci fossero pedofili la mia valutazione morale sulla Chiesa non cambierebbe.
Non ignoro dunque il problema specifico posto ma vado oltre.

6 aprile 2007 0:00 - Sergio
Caro Falcinelli, in discussione non è la fede. Non mi permetterei mai di discutere la fede, alcuna fede.
Le mie critiche sono rivolte alla Chiesa Cattolica, o meglio, alle autorità ecclesiastiche della Chiesa Cattolica.
Ritengo che la Chiesa non sia una buona interprete del messaggio cristiano.
Di più.
Ritengo che la Chiesa Cattolica strumentalizzi Cristo, riducendolo troppo spesso a vuota liturgia, per fini politici.
Invito i cristiani a disertare le Chiese cattoliche e a liberarsi dalla soggezione nei confronti dei prelati.
Soggezione che è favorita dalla notevole ignoranza delle Sacre Scritture.
Il cattolicesimo degli italiani è in gran parte di facciata, bigotto, pagano.
Gli italiani hanno pochissima cultura religiosa. L'essere cattolico si riduce a ripetere "il Papa ha detto...". Così non va e anche di ciò la prima responsabile è la Chiesa. Ha mai frequentato un reparto di ostetricia? Conosce quanto "fascino" ha la prima comunione sui bambini... tolga l'aspettativa dei regali e poi ne riparliamo.
La Chiesa ha svilito i sacramenti trasformandoli in vuoti riti liturgici.
Le posizioni della Chiesa cattolica su tante materie "eticamente sensibili" sono inaccettabili proprio sul piano etico.
E la fede non c'entra nulla... a meno che lei non confonda la fede con l'ossequio verso l'autorità.
Ho, credo in modo inequivocabile, affermato la grandezza e l'estrema attualità del messaggio cristiano; e proprio perché desidero tutelare ed esaltare questo messaggio contesto rigorosamente la Chiesa cattolica.

5 aprile 2007 0:00 - Topesio
A me invece fa piangere sentire/leggere certi "sermoni" astrusi, così, tanto per non dir nulla, a proposito di questioni veramente "terra-terra" come la diatriba sui Dico.
In realtà è di una banalità assoluta: io voglio convivere con chi c... mi pare, senza ledere il diritto di nessun altro; saranno o no strac... miei???
Invece arrivano i tromboni di turno a voler dire a tutti quanti cosa dovrebbero fare, in nome di non si sa che e se poi qualcuno giustamente si incazza per le ingiurie di qualche alto prelato dalle idee non troppo lucide, c'è poi una sequela di baciapile che dà la solidarietà non a chi è stato insultato, ma all'autore delle scelleratezze dette!
Così sta la questione. Chi si dilunga a dire altro, partendo da Adamo ed Eva, o è in stato semiconfusionale oppure è in malafede e prende semplicemente per il CULO.
5 aprile 2007 0:00 - Gianni
Mi fanno ridere quando si leggono delle profonde filippiche filosofiche che solo qualcuno può cercare di capire, se c'è qualcosa da capire, per dimostrare di essere saccenti, o più semplicemente per confondere le idee, riportando alla fine la cosa più assurda che abbia mai sentito: partire dalle esortazioni di cristo per studiare i comportamenti umani e capire così ancor più di quanto ha inteso insegnare gesù agli uomini col suo vangelo.
A parte il fatto che gesù non ha scritto ne dettato nessun vangelo.
Inoltre si auspica lo studio scientifico dell'uomo e della sua antropologia più profonda, prendendo a maestro gesù.
Pare che,( tra le tante cose che gli fanno dire ), disse ad un ricco:" vendi quello che hai e dallo ai poveri ed avrai un tesoro in cielo" Esattamente il contrario di quello che ha fatto e che fa la chiesa. allora l'insegnamento del maestro si segue quando fa comodo, quale è il vangelo da seguire.
Siamo partiti da un atto di accusa nei confronti della chiesa, che ti parla di inferno e di diavolo, per nascondere il profondo degrado morale che emerge dal comportamento di una parte del clero, ignorando l'argomento certe persone giocano con le parole, troppe parole che alla fine non dicono niente di logico di comprensibile per noi poveri mortali, salvo in fondo fare riferimenti a cristo ed alla chiesa come unico riferimento veritiero.
Gianni
5 aprile 2007 0:00 - Sergio
Grazie Falcinelli per il suo intervento che però è poco convincente e lascia aperte molte questioni, d’ordine diverso. Sorvolo sul fatto che non si comprende da cosa la Chiesa cattolica deriverebbe la presunta autorità o autorevolezza etica giacché per secoli ha esercitato e\o legittimato le peggiori nefandezze (tortura, pena di morte, schiavitù…) dimostrando di non essere “illuminata” dalla luce divina e di non essere “migliore” del peggiore potere politico. Sorvolo, ma non bisogna dimenticarsene perché, e questa è la mia conclusione che anticipo, l’autentico interprete della morale “universale”, il solo “custode” del messaggio cristiano è il pensiero laico e liberale.

Accettiamo per un attimo che il ruolo della Chiesa consista nel “mediare” tra uomo e Dio.
La volontà di Dio ci giunge – il più delle volte – tramite la mediazione della Chiesa. Questo è il senso della norma ecclesiastica, questo è il ruolo dell’autorità ecclesiastica. Almeno per i cattolici, per altre Chiese cristiane vi sono alcune differenze rilevanti.
Le norme, le regole, i dogmi dell’autorità ecclesiastica hanno valore e sono vincolanti per il cattolico perché provengono dal Vangelo e in esso trovano la ragion d’essere. Se pur cercando non troviamo nel Vangelo la motivazione di un precetto allora quel precetto chiede obbedienza a se stesso e non a Dio. Le autorità ecclesiastiche si sostituiscono a Dio. Chiedono obbedienza per se stesse e non sono più espressione della volontà di Dio.
La disobbedienza in questi casi è un dovere per ogni cattolico. Fuori dalla Chiesa non è il fedele ma il prelato. Ciascuno sarà libero d’avere totale e cieca fiducia in un’autorità e quindi obbedirvi sempre e in ogni caso, ma questa è altra questione squisitamente individuale.

Mi sfuggono le ragioni di tanti precetti “imposti” dalla Chiesa cattolica, se ragiono con i Vangeli nel cuore e nella mente. Colgo, invece, le ragioni politiche dell’operato della Chiesa. Politica oscurantista che non solo nega il valore della civiltà laica e liberale ma attribuisce a questa il degrado della civiltà e le nefande dittature del XX secolo (basti tornare alla battaglia contro la “modernità” avviata da Giovanni Paolo II). Voltaire è il padre del nazismo, la donna che abortisce è come l’SS che getta un ebreo nel forno, solo per fare qualche esempio. Terrorismo morale e disonestà intellettuale: questi gli ingredienti “veri” della predicazione cattolica. Tutto il resto è facciata, liturgia.

Torniamo all’obbedienza. Perché si possa parlare d’obbedienza bisogna contemplare la libertà. Le due cose viaggiano affiancate. In un sistema totalitario o semplicemente illiberale l’obbedienza diviene acquiescenza; la valenza etica dell’obbedienza diviene nulla quando è ottenuta con la forza, la costrizione o la minaccia.
La civiltà umana nasce dalla disobbedienza: ricordate Adamo ed Eva? O Prometeo?
Dio vuole che l’uomo lo possa “scegliere” e crea le condizioni della disobbedienza. Dio esiste nella relazione tra “finito” e “infinito”. Esistono due mondi: quello celeste e quello terreno (per i cattolici poi c’è il mondo degli inferi, ma questo è un discorso controverso: la salvezza ci sarà anche per il Demonio?). L’uomo proviene dal primo ma per potervi tornare deve riscoprire l’infinito; l’uomo appartiene – transitoriamente – al mondo del finito, Dio a quello dell’infinito. La Chiesa svolge la sua opera di mediazione tra il finito e l’infinito.
La scelta dell’obbedienza necessita del presupposto della libertà che perché possa essere effettiva richiede “autonomia”.
Autos nomos = l’uomo che è legge a se stesso. L’uomo sovrano stabilisce la propria legge senza necessità di doverla derivare dall’alto, da un Dio trascendente. L’uomo è libero perché non è costretto a obbedire e dunque sceglie di obbedire.
Da questa grande conquista della “modernità”, del pensiero laico e liberale, resa possibile dalla “digestione” del messaggio cristiano, dopo secoli di svilimento del Cristo ad opera della Chiesa cattolica, nasce la cultura umanista, il rispetto della persona umana senza distinzione di sesso, religione, colore della pelle. Nasce l’universalismo della cultura umana con principi etici forti, radicati e immanenti. Universali perché capaci di parlare a tutti, superando le limitazioni e le separazioni confessionali. Immanenti perché riconosciuti come patrimonio inviolabile di ogni individuo e quindi meritevoli di tutela sempre e in ogni caso. Questo è il mondo laico, questa è la tanto deprecata “modernità”.
Altro che l’invito a comportarsi “come se Dio esistesse”. Cioè obbedite alla legge della Chiesa anche se non vedete Dio e non comprendete la ragione profonda del precetto indicatovi.
L’oggettività morale dunque non esiste e al più si può parlare di una serie di valori che l’uomo ha e che riconosce a ogni suo simile. Non può la Chiesa derivare l’inviolabilità di taluni precetti rivendicando una sorta di esclusiva nell’interpretazione del “diritto naturale”. Le ragioni sono ovvie. Esistono molteplici interpretazioni del diritto naturale e con esso si può giustificare ogni cosa. Le basi teoriche del nazismo affondano le radici proprio in una delle tante interpretazioni del diritto naturale. Il razzismo ha la sua ragione “etica” nel diritto naturale. La rupe spartana è legittimata dal diritto naturale. La schiavitù era considerata lecita dai grandi filosofi greci perché trovava una legittimazione nel diritto naturale. La contrapposizione “naturale-innaturale” è fuorviante e mistificatrice.
La concezione del naturale è un prodotto della cultura; è interna a una visione del mondo e quindi parziale e non universale. Storicamente determinata e non immutabile.

Infine, rilevo la portata immorale del messaggio dell’arcivescovo Bagnasco quando invita all’obiezione di coscienza. Non solo è sovversivo (come un terrorista) chi invita un magistrato a disobbedire alla legge ma è immorale comandare la disobbedienza che, per sua intrinseca natura (libertà autonomia obbedienza\disobbedienza), è una scelta personale che deve provenire dalla propria coscienza e non comandata dall’esterno. Immorale e anche vile invitare a una azione della quale non si patiscono le conseguenze.

Contesto pertanto le autorità ecclesiastiche per ragioni squisitamente etiche.
Mi auguro che Cristo risorga per illuminare soprattutto i cuori e le menti dei gerarchi della Chiesa cattolica.
5 aprile 2007 0:00 - NESSUNO
Caro il mio falcinello, se siamo capaci di odiare qualcosa, si odia tutto. Non lo hai ancora capito che l'amore non è il contrario dell'odio, ma la sua totale assenza?
5 aprile 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
Vorrei tentare di dire qualcosa sulla "oggettività morale" di cui parla il signor Paolo, nel tentativo di rispondere a Sergio.
Parlo di tentativo perché la spiegazione breve vorrebbe essere gratificata da un'esperienza, sia personale, sia di studio.

Provo a spiegare qualcosa da par mio, sperando d'esser comprensibile

L' "Oggettività Morale" non è un termine usato a caso, come credo che il signor Paolo abbia inteso usarlo riferendosi al discorso del Card. Bagnasco.
Antropologicamente la "morale" esiste ed è un'entità coesistente a noi, fin dal momento della nostra esistenza.
Così definita, possiamo dire che essa è "ontologica", cioè, fa parte del nostro stesso essere.
Essa è psichicamente inscritta nella nostra essenza fondamentale ed agisce ancor prima che le nostre intuizioni vengano concretizzate in pensiero razionale, qust'ultimo, influenzato dal nostro giudizio.
Detto in breve, la percezione del bene e del male, dipendente dall'istanza morale, è unanime, qualunque sia il punto del pianeta in cui si recepisce l'uomo su cui vorremmo verificare quanto appena detto.

Tale morale è alla base delle nostre instintive domande fondamentali e del nostro sentore di rapporto con l'infinito, che razionalizzato si traduce nelle modalità di espressioni mitiche, costituite dalle elaborazioni fantastiche del nostro io sulla base delle nostre diverse culture.
Infatti non è importante quale sia la figurazione del "mito" seguito da un popolo - parlando ad esempio di costruzioni fatte sulla portante del senso religioso - quanto il fatto che esso venga da tutti comunque costruito.
Il mito non è una costruzione astratta, ovvero, avulsa dalla nostra realtà, ma è la modalità figuratamente più idonea, per una specifica cultura, nel tentativo di risolvere il problema del nostro rapporto con l'Infinito immanente.

La diversità dei miti dipende dal modo fantastico d'nterpretare delle nostre istanze morali, ma le pulsioni e l'oggettività di queste sono identiche, hanno lo stesso significato e si esprimono in simile maniera.

Sembra assurdo, eppure, quando il preconcetto invade la sfera umana più recondita cercando di razionalizzare tutto nel tentativo di cercar quella sicurezza che avvertiamo sfuggevole, la costruzione mitica non smette di esistere ma si sposta su altri tentativi di ricerca della felicità, come ad esempio la costruzione di ideologie e di politiche terrene o la fiducia smodata nella scienza o in qualche altra manifestazione umana, nel tentativo razionale di sostituzione della modalità di quel rapporto con l'infinito che viviamo nella conflittualità di non riuscirlo a concretizzare a causa della nostra condizione umana di conoscere a riguardo più di quanto riusciamo a vivere con la nostra percezione sensoriale.

La conseguenza di tutto ciò è il rischio di vivere realtà distorte o meglio, di non vivere il reale ma inseguire delle immagini esasperatamente costruite da quello che chiamiamo "raziocinio" con cui si rischia di finire su strade che non sono a noi consone e che ci dirigono verso mete inesistenti.

Ecco perché il cardinal Bagnasco si esprime in termini di "oggettività morale", intendendo quelle istanze fondamentali che non possiamo eludere, trascurandole o sancendone l'inesistenza, perché questo significherebbe dover necessariamente ricorrere a modalità ispirate da costruzioni preconcette nel tentativo inestinguibile di risolvere il nostro problema della ricerca della felicità.
Il problema, insomma, verte sul fatto della necessità di avere una coscienza del "reale" che sia più veritiera possibile, cioè, che ci "corrisponda": qualsiasi altra strada, per noi sarebbe un falso.

Vorrei far notare che, secondo le valutazioni antropologiche del caso, pare proprio che Gesù Cristo abbia voluto parlare con semplicità ad un popolo che poteva capire cose semplici, per spiegare delle verità socialmente provate e antropologicamente innegabile, oggi ancor di più, dopo l'esperienza di millenni di storia probante quanto ho cercato di dire con questi brevi cenni.
Una ragione in più perché ne sia personalmente affascinato, dalla figura di Cristo, come appassionato ricercatore dell'espressione modale e comunicativa antropologica; non a caso si può partire dalle esortazioni di Cristo per studiare i comportamenti umani e capire così ancor più di quanto ha inteso insegnare Gesù agli uomini, col suo Vangelo.
La Chiesa cristiana non può non seguire questo "maestro", a tutti gli effetti, anche dal punto di vista scientifico nello studio dell'uomo e della sua antropologia più profonda.

Ringrazio il signor Sergio di avermi dato occasione di intervenire, nella speranza di poter essere compreso in quello che sarebbe solo il principio di un lungo e appassionante discorso.

Saluti.
5 aprile 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
La ringrazio, caro Yates Moretti, per la sua dritta sull'ammissione dei "gay" presso i seminari.
Infatti questo dimostra esttamente quanto da me detto, e l'onestà dell'insegnamento della Chiesa che non ostracizza l'omosessualità ma quello che l'insegnamento cristiano fondamentale vieta.
Ricordi che per la Chiesa vale il principio secondo il quale si odia la malattia ma non il malato.
Probabilmente questo si sa, e lo sa anche lei, che giudico sia tutt'altro che ignorante, nonostante la mia precedente invettiva.
Solo che non è possibile accettare l'ipocrisia del negarlo, cosa che troverà sempre la giusta opposizione di coloro che vivendo nella Chiesa pongono le proprie forze per vivere secondo la giustizioa di Cristo.
Saluti.
4 aprile 2007 0:00 - Gianni
Ma cristo non è mai esistito, almeno quello che una categoria di persone interessate gli ha fatto dire in documenti scritti anni e anni dopo la sua presunta esistenza.
Vi piace avere un idolo da adorare e una religione, uscita fuori da un miscuglio di cose scritte in centinaia di anni, buone solo per poveri pastori analfabeti o per disperati che avevano bisogno di credere in qualcosa che compensasse una vita piena di stenti, si un po di speranza dopo la morte.
Sono duemila anni che aspettate il ritorno di cristo sulla terra ed il giudizio universale per avere il giusto premio; continuerete ad aspettare invano poveri illusi.
Andrete tutti in paradiso voi credenti ed io all'inferno, ma siccome non ci credo e non esiste, diventerò un po di terra se va bene, come voi del resto, malgrado tutta la vostra buon volontà di credere in qualcosa o in qualcuno che non esiste. Nessun premio avrete per la vostra vita esemplare, di cui ho dei dubbi, nel rispetto di dio di cristo della religione del catechismo , non andrete a continuare l'altra esistenza tra santi e beati, poveri sciocchi.
Ma tutto quello che sto scrivendo è uno sfogo contro l'oppressiva e continua ingerenza del vaticano per contrastare la necessità, per uno stato civile e democratico di darsi nuove leggi, di fronte ad una società che sta cambiando nei suoi comportamenti, che vuole più libertà, che non ha più timore di dimostrare la propria identità, che ha nuove esigenze.
Io sono contento che la chiesa si comporti in maniera così assolutista per difendere le proprie convinzioni, per me stupide, così accelera la sua agonia.
Tra poco ricominceranno a dire che la terra è al centro dell'universo e voi poveri sciocchi ci dovrete credere pena la scomunica e non potrete più fare la comunione.
Una cosa è certa, tra il clero non ci sono pedofili non ci sono omosessuali, sono tutti casti e puri, sono tutti onesti generosi e si prodigano per il bene di tutti, ma per favore !!!
Gianni
4 aprile 2007 0:00 - Sergio
Scusate, qualcuno mi spiega che cos'è l'oggettività morale di cui scrive Paolo?
4 aprile 2007 0:00 - Lucio Musto
Niente.

Non dico niente.

Passo, leggo un testo che è ipocrita in se stesso, e pubblicamente lo faccio notare. Punto.

Come si dice adesso, "niente di personale"

Non so chi lei sia e non mi importa. Ma se Leggo "Sterlitia" capisco il famoso fiore a forma di uccellino usato spesso in composizioni di pregio.
4 aprile 2007 0:00 - L'INFORMATORE
A proposito di ipocrisia, Lucio Musto guardi che sono lo stesso che ha messo qui il documetno integrale del Vaticano dal titolo "Istruzione
della Congregazione per l'Educazione Cattolica
circa i criteri di discernimento vocazionale
riguardo alle persone con tendenze omosessuali
in vista della loro ammissione al Seminario e agli Ordini sacri". Che ne dice il raffinato uomo di mondo che si preoccupa della riuscita dei negroni?
3 aprile 2007 0:00 - Lucio Musto
E Bravo L'INFORMATORE!

alla faccia dell'ipocrisia!....

Come dici?...

"Non godo della crisi che tu, chiesa diversa dalla mia, stai attraversando. E non guardo a essa con malcelata soddisfazione. Nessuna chiesa può porsi nei confronti dell’altra in una posizione di superiorità, quasi che una fosse l’alternativa secca all’altra. "

E se invece ne godessi che faresti, invece di due... anzi tre, ce li racconteresti tutti e mille i tuoi "obiettivi" esempi?...

Bravo!... proprio come ti ha insegnato Gesù Cristo!... (deve trattarsi di un caso di omonimia!)
3 aprile 2007 0:00 - L'INFORMATORE

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DAL SITO:
http://www.chiesavaldese.org./pages/archivi/index.php?id=471
L'ecumenismo delle candele
di Giuseppe Platone

«In questi ultimi tempi siamo testimoni di interventi dei Pastori della Chiesa cattolica italiana per bloccare una possibile legge sulle "unioni civili" e questi interventi mi turbano e mi avviliscono. Fra l’altro stanno innescando polemiche che non aiutano la crescita delle coscienze di tutti, cristiani e non, e riaccendono un tipo di anticlericalismo che credevamo sepolto da tempo (…). Ci si stupisce se la gente si allontana dalla pratica religiosa, ma questa immagine di una Chiesa cattolica faccendiera e armeggiona non può che allontanare!». Così un prete della provincia di Firenze, don Fabio Masi, lamenta in una pubblica omelia l’ingerenza della sua Chiesa nella vita politica. A Torino una lettera sottoscritta da cento personalità cittadine del mondo cattolico, tra cui alcuni preti, esprime turbamento «di fronte alle prese di posizione di autorevoli rappresentanti della Cei sulla progettata legge sui diritti di convivenza, e ad analoghi interventi negli ultimi anni. Non perché la gerarchia della Chiesa non abbia diritto di parola nel dibattito, ma perché quelle affermazioni sottraggono ai laici credenti una responsabilità che è loro propria».
Ma la critica non riguarda solo il metodo che utilizza la gerarchia nell’interferire pesantemente nelle questioni politiche, riguarda anche il contenuto teologico che veicola in qualità di « unica interprete del diritto naturale e della ragione naturale». La critica è profonda. Eccone un passaggio dagli accenti riformati: «la vita della Chiesa rifiorisce se ogni credente è valorizzato come responsabile nella vita della comunità ecclesiale e non è indotto a sentire la Chiesa soltanto come dispensatrice di direttive e di sacramenti». La lettera dei cento cattolici torinesi esprime un reale disagio. Speriamo che susciti un dibattito capace di ricondurre i temi etici nell’alveo ecclesiale frenando le penose crociate gerarchiche per mettere in riga la società.

Cito questi due esempi (ce ne sono mille altri) di critica interna al mondo cattolico sulla questione dei diritti dei conviventi – unioni di fatto che sono in costante aumento – per ragioni ecumeniche. La Carta ecumenica indica chiare regole del gioco. Primo punto: non ignorarsi a vicenda. Quello che fai tu, cattolico, o ortodosso, o protestante che sia, non è più affar tuo ma è anche affar nostro. Non godo della crisi che tu, chiesa diversa dalla mia, stai attraversando. E non guardo a essa con malcelata soddisfazione. Nessuna chiesa può porsi nei confronti dell’altra in una posizione di superiorità, quasi che una fosse l’alternativa secca all’altra. L’unica alternativa per le chiese è e rimane Gesù Cristo. Per questa ragione smettiamo di far finta di nulla e prendiamoci il tempo di discutere, a tutto campo, non solo di quello che ci unisce ma piuttosto di quello che ci divide.
Il mondo evangelico ha problemi seri al suo interno nel dialogo (quando c’è), specie su questioni etiche, nei confronti della sua crescente ala «evangelicale». Su tante questioni siamo spaccati. Abbiamo anche noi i nostri guai. Ma sia al nostro interno sia all’esterno, nel dialogo interconfessionale, è ora di affrontare i temi scottanti. L’ecumenismo non lo si illumina con le candele ma con la verità.

Tratto da Riforma del 30 marzo 2007








3 aprile 2007 0:00 - Sergio
x Paolo e chiunque ne abbia voglia

Qualcuno mi spiega cosa si intende per "oggettività morale"?

Grazie
3 aprile 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
Caro Gianni, quello della Chiesa è il Cristianesimo.
Provi a guardare all'insegnamento di Cristo contando tutte le Sue Parole, non quelle che farebbero comodo a qualcuno, solamente! Vogliamo provarci? Me lo dica, quando se la sente, poi ragioniamo sul fatto se la Chiesa sta al di fuori di queste. Altro discorso è invece quello di coloro che dicono di non essere cristiani e di non seguire la Chiesa, né alcun cristianesimo; come uomini liberi possono fare quel che vogliono.
Il fatto che lo Stato si adegui ad una maggioranza è una questione fisiologica.
La maggior parte delle persone con cui parlo sono contrarie a quelle che sono le proposte che in questi forum si difendono.
Poi è anche vero, purtroppo, che alle parole non seguono i fatti. ma questa è la nostra naturale incoerenza, cosa che come cristiani combattiamo (è un male combattere l'incoerenza?)
Personalmente non vorrei dire alcunché di mio in qualità di detentore della verità perché... a proposito, cosa ha detto Cristo sulla verità?
Come cristiani seguiamo quella, appunto, per quanto umanamente possiamo riuscirci.
I miei personali interessi non hanno nulla di politico né di ideologico. Ciò che mi interessa è solo la verità, quella di Cristo (Via, Verità e Vita, ricorda?)

La saluto cordialmente.
3 aprile 2007 0:00 - Gianni
Tante belle parole come al solito caro INFORMATORE ma la realtà è un'altra.
3 aprile 2007 0:00 - L'INFORMATORE
FATE VOBIS!!
Questo è il documento originale tratto dal sito
http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/ccatheduc/do cuments/rc_con_ccatheduc_doc_20051104_istruzione_it.html


CONGREGAZIONE PER L'EDUCAZIONE CATTOLICA

Istruzione
della Congregazione per l'Educazione Cattolica
circa i criteri di discernimento vocazionale
riguardo alle persone con tendenze omosessuali
in vista della loro ammissione al Seminario e agli Ordini sacri


Introduzione

In continuità con l'insegnamento del Concilio Vaticano II e, in particolare, col decreto Optatam totius [1] sulla formazione sacerdotale, la Congregazione per l’Educazione Cattolica ha pubblicato diversi documenti per promuovere un'adeguata formazione integrale dei futuri sacerdoti, offrendo orientamenti e norme precise circa suoi diversi aspetti[2]. Nel frattempo anche il Sinodo dei Vescovi del 1990 ha riflettuto sulla formazione dei sacerdoti nelle circostanze attuali, con l’intento di portare a compimento la dottrina conciliare su questo argomento e di renderla più esplicita ed incisiva nel mondo contemporaneo. In seguito a questo Sinodo, Giovanni Paolo II pubblicò l'Esortazione apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis [3].

Alla luce di questo ricco insegnamento, la presente Istruzione non intende soffermarsi su tutte le questioni di ordine affettivo o sessuale che richiedono un attento discernimento durante l'intero periodo della formazione. Essa contiene norme circa una questione particolare, resa più urgente dalla situazione attuale, e cioè quella dell’ammissione o meno al Seminario e agli Ordini sacri dei candidati che hanno tendenze omosessuali profondamente radicate.


1. Maturità affettiva e paternità spirituale

Secondo la costante Tradizione della Chiesa, riceve validamente la sacra Ordinazione esclusivamente il battezzato di sesso maschile[4]. Per mezzo del sacramento dell’Ordine, lo Spirito Santo configura il candidato, ad un titolo nuovo e specifico, a Gesù Cristo: il sacerdote, infatti, rappresenta sacramentalmente Cristo, Capo, Pastore e Sposo della Chiesa[5]. A causa di questa configurazione a Cristo, tutta la vita del ministro sacro deve essere animata dal dono di tutta la sua persona alla Chiesa e da un'autentica carità pastorale[6].

Il candidato al ministero ordinato, pertanto, deve raggiungere la maturità affettiva. Tale maturità lo renderà capace di porsi in una corretta relazione con uomini e donne, sviluppando in lui un vero senso della paternità spirituale nei confronti della comunità ecclesiale che gli sarà affidata[7].


2. L’omosessualità e il ministero ordinato

Dal Concilio Vaticano II ad oggi, diversi documenti del Magistero – e specialmente il Catechismo della Chiesa Cattolica – hanno confermato l’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità. Il Catechismo distingue fra gli atti omosessuali e le tendenze omosessuali.

Riguardo agli atti, insegna che, nella Sacra Scrittura, essi vengono presentati come peccati gravi. La Tradizione li ha costantemente considerati come intrinsecamente immorali e contrari alla legge naturale. Essi, di conseguenza, non possono essere approvati in nessun caso.

Per quanto concerne le tendenze omosessuali profondamente radicate, che si riscontrano in un certo numero di uomini e donne, sono anch'esse oggettivamente disordinate e sovente costituiscono, anche per loro, una prova. Tali persone devono essere accolte con rispetto e delicatezza; a loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Esse sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita e a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare[8].

Alla luce di tale insegnamento, questo Dicastero, d'intesa con la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ritiene necessario affermare chiaramente che la Chiesa, pur rispettando profondamente le persone in questione[9], non può ammettere al Seminario e agli Ordini sacri coloro che praticano l'omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay[10].

Le suddette persone si trovano, infatti, in una situazione che ostacola gravemente un corretto relazionarsi con uomini e donne. Non sono affatto da trascurare le conseguenze negative che possono derivare dall'Ordinazione di persone con tendenze omosessuali profondamente radicate.

Qualora, invece, si trattasse di tendenze omosessuali che fossero solo l'espressione di un problema transitorio, come, ad esempio, quello di un'adolescenza non ancora compiuta, esse devono comunque essere chiaramente superate almeno tre anni prima dell'Ordinazione diaconale.


3. Il discernimento dell'idoneità dei candidati da parte della Chiesa

Due sono gli aspetti indissociabili in ogni vocazione sacerdotale: il dono gratuito di Dio e la libertà responsabile dell’uomo. La vocazione è un dono della grazia divina, ricevuto tramite la Chiesa, nella Chiesa e per il servizio della Chiesa. Rispondendo alla chiamata di Dio, l’uomo si offre liberamente a Lui nell’amore[11]. Il solo desiderio di diventare sacerdote non è sufficiente e non esiste un diritto a ricevere la sacra Ordinazione. Compete alla Chiesa – nella sua responsabilità di definire i requisiti necessari per la ricezione dei Sacramenti istituiti da Cristo - discernere l'idoneità di colui che desidera entrare nel Seminario[12], accompagnarlo durante gli anni della formazione e chiamarlo agli Ordini sacri, se sia giudicato in possesso delle qualità richieste[13].

La formazione del futuro sacerdote deve articolare, in una complementarità essenziale, le quattro dimensioni della formazione: umana, spirituale, intellettuale e pastorale[14]. In questo contesto, bisogna rilevare la particolare importanza della formazione umana, fondamento necessario di tutta la formazione[15]. Per ammettere un candidato all’Ordinazione diaconale, la Chiesa deve verificare, tra l'altro, che sia stata raggiunta la maturità affettiva del candidato al sacerdozio[16].

La chiamata agli Ordini è responsabilità personale del Vescovo[17] o del Superiore Maggiore. Tenendo presente il parere di coloro ai quali hanno affidato la responsabilità della formazione, il Vescovo o il Superiore Maggiore, prima di ammettere all'Ordinazione il candidato, devono pervenire ad un giudizio moralmente certo sulle sue qualità. Nel caso di un dubbio serio al riguardo, non devono ammetterlo all’Ordinazione[18].

Il discernimento della vocazione e della maturità del candidato è anche un grave compito del rettore e degli altri formatori del Seminario. Prima di ogni Ordinazione, il rettore deve esprimere un suo giudizio sulle qualità del candidato richieste dalla Chiesa[19].

Nel discernimento dell'idoneità all’Ordinazione, spetta al direttore spirituale un compito importante. Pur essendo vincolato dal segreto, egli rappresenta la Chiesa nel foro interno. Nei colloqui con il candidato, il direttore spirituale deve segnatamente ricordare le esigenze della Chiesa circa la castità sacerdotale e la maturità affettiva specifica del sacerdote, nonché aiutarlo a discernere se abbia le qualità necessarie[20]. Egli ha l'obbligo di valutare tutte le qualità della personalità ed accertarsi che il candidato non presenti disturbi sessuali incompatibili col sacerdozio. Se un candidato pratica l'omosessualità o presenta tendenze omosessuali profondamente radicate, il suo direttore spirituale, così come il suo confessore, hanno il dovere di dissuaderlo, in coscienza, dal procedere verso l’Ordinazione.

Rimane inteso che il candidato stesso è il primo responsabile della propria formazione[21]. Egli deve offrirsi con fiducia al discernimento della Chiesa, del Vescovo che chiama agli Ordini, del rettore del Seminario, del direttore spirituale e degli altri educatori del Seminario ai quali il Vescovo o il Superiore Maggiore hanno affidato il compito di formare i futuri sacerdoti. Sarebbe gravemente disonesto che un candidato occultasse la propria omosessualità per accedere, nonostante tutto, all’Ordinazione. Un atteggiamento così inautentico non corrisponde allo spirito di verità, di lealtà e di disponibilità che deve caratterizzare la personalità di colui che ritiene di essere chiamato a servire Cristo e la sua Chiesa nel ministero sacerdotale.


Conclusione

Questa Congregazione ribadisce la necessità che i Vescovi, i Superiori Maggiori e tutti i responsabili interessati compiano un attento discernimento circa l'idoneità dei candidati agli Ordini sacri, dall’ammissione nel Seminario fino all’Ordinazione. Questo discernimento deve essere fatto alla luce di una concezione del sacerdozio ministeriale in concordanza con l’insegnamento della Chiesa.

I Vescovi, le Conferenze Episcopali e i Superiori Maggiori vigilino perché le norme di questa Istruzione siano osservate fedelmente per il bene dei candidati stessi e per garantire sempre alla Chiesa dei sacerdoti idonei, veri pastori secondo il cuore di Cristo.



Il Sommo Pontefice Benedetto XVI, in data 31 agosto 2005, ha approvato la presente Istruzione e ne ha ordinato la pubblicazione.

Roma, il 4 novembre 2005, Memoria di S. Carlo Borromeo, Patrono dei Seminari.


Zenon Card. Grocholewski
Prefetto

+ J. Michael Miller, c.s.b.
Arciv. tit. di Vertara
Segretario



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[1] Concilio Ecumenico Vaticano II, Decreto sulla formazione sacerdotale Optatam totius (28 ottobre 1965): AAS 58 (1966), 713-727.

[2] Cfr. Congregazione per l’Educazione Cattolica, Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis (6 gennaio 1970; edizione nuova, 19 marzo 1985); L’insegnamento della filosofia nei Seminari (20 gennaio 1972); Orientamenti educativi per la formazione al celibato sacerdotale (11 aprile 1974); Insegnamento del Diritto Canonico per gli aspiranti al sacerdozio (2 aprile 1975); La formazione teologica dei futuri sacerdoti (22 febbraio 1976); Epistula circularis de formatione vocationum adultarum (14 luglio 1976); Istruzione sulla formazione liturgica nei Seminari (3 giugno 1979); Lettera circolare su alcuni aspetti più urgenti della formazione spirituale nei Seminari (6 gennaio 1980); Orientamenti educativi sull’amore umano – Lineamenti di educazione sessuale (1 novembre 1983); La Pastorale della mobilità umana nella formazione dei futuri sacerdoti (25 gennaio 1986); Orientamenti per la formazione dei futuri sacerdoti circa gli strumenti della comunicazione sociale (19 marzo 1986); Lettera circolare riguardante gli studi sulle Chiese Orientali (6 gennaio 1987); La Vergine Maria nella formazione intellettuale e spirituale (25 marzo 1988); Orientamenti per lo studio e l'insegnamento della dottrina sociale della Chiesa nella formazione sacerdotale (30 dicembre 1988); Istruzione sullo studio dei Padri della Chiesa nella formazione sacerdotale (10 novembre 1989); Direttive sulla preparazione degli educatori nei Seminari (4 novembre 1993); Direttive sulla formazione dei seminaristi circa i problemi relativi al matrimonio ed alla famiglia (19 marzo 1995); Istruzione alle Conferenze Episcopali circa l'ammissione in Seminario dei candidati provenienti da altri Seminari o Famiglie religiose (9 ottobre 1986 e 8 marzo 1996); Il periodo propedeutico (1 maggio 1998); Lettere circolari circa le norme canoniche relative alle irregolarità e agli impedimenti sia ad Ordines recipiendos, sia ad Ordines exercendos (27 luglio 1992 e 2 febbraio 1999).

[3] Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis (25 marzo 1992): AAS 84 (1992), 657-864.

[4] Cfr. C.I.C., can. 1024 e C.C.E.O., can. 754; Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis sull'Ordinazione sacerdotale da riservarsi soltanto agli uomini (22 maggio 1994): AAS 86 (1994), 545-548.

[5] Cfr. Concilio Ecumenico Vaticano II, Decreto sul ministero e la vita dei presbiteri Presbyterorum ordinis (7 dicembre 1965), n. 2: AAS 58 (1966), 991-993; Pastores dabo vobis, n. 16: AAS 84 (1992), 681-682.

Riguardo alla configurazione a Cristo, Sposo della Chiesa, la Pastores dabo vobis afferma: “Il sacerdote è chiamato ad essere immagine viva di Gesù Cristo Sposo della Chiesa […]. È chiamato, pertanto, nella sua vita spirituale a rivivere l’amore di Cristo Sposo nei riguardi della Chiesa Sposa. La sua vita dev’essere illuminata e orientata anche da questo tratto sponsale, che gli chiede di essere testimone dell’amore sponsale di Cristo” (n. 22): AAS 84 (1992), 691.

[6] Cfr. Presbyterorum ordinis, n. 14: AAS 58 (1966), 1013-1014; Pastores dabo vobis, n. 23: AAS 84 (1992), 691-694.

[7] Cfr. Congregazione per il Clero, Direttorio Dives Ecclesiae per il ministero e la vita dei presbiteri (31 marzo 1994), n. 58.

[8] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica (edizione tipica, 1997), nn. 2357-2358.

Cfr. anche i diversi documenti della Congregazione per la Dottrina della Fede: Dichiarazione Persona humana su alcune questioni di etica sessuale (29 dicembre 1975); Lettera Homosexualitatis problema a tutti i Vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali (1 ottobre 1986); Alcune considerazioni concernenti la risposta a proposte di legge sulla non discriminazione delle persone omosessuali (23 luglio 1992); Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali (3 giugno 2003).

Riguardo all’inclinazione omosessuale, la Lettera Homosexualitatis problema afferma: “La particolare inclinazione della persona omosessuale, benché non sia in sé un peccato, costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale. Per questo motivo l’inclinazione stessa dev’essere considerata come oggettivamente disordinata” (n. 3).

[9] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica (edizione tipica, 1997), n. 2358; cfr. anche C.I.C., can. 208 e C.C.E.O., can. 11.

[10] Cfr. Congregazione per l’Educazione Cattolica, A memorandum to Bishops seeking advice in matters concerning homosexuality and candidates for admission to Seminary (9 luglio 1985); Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Lettera (16 maggio 2002): Notitiae 38 (2002), 586.

[11] Cfr. Pastores dabo vobis, nn. 35-36: AAS 84 (1992), 714-718.

[12] Cfr. C.I.C., can. 241, § 1: “Il Vescovo diocesano ammetta al seminario maggiore soltanto coloro che, sulla base delle loro doti umane e morali, spirituali e intellettuali, della loro salute fisica e psichica e della loro retta intenzione, sono ritenuti idonei a consacrarsi per sempre ai ministeri sacri” e C.C.E.O., can. 342, § 1.

[13] Cfr. Optatam totius, n. 6: AAS 58 (1966), 717. Cfr. anche C.I.C., can. 1029: “Siano promossi agli ordini soltanto quelli che, per prudente giudizio del Vescovo proprio o del Superiore maggiore competente, tenuto conto di tutte le circostanze, hanno fede integra, sono mossi da retta intenzione, posseggono la scienza debita, godono buona stima, sono di integri costumi e di provate virtù e sono dotati di tutte quelle altre qualità fisiche e psichiche congruenti con l’ordine che deve essere ricevuto” e C.C.E.O., can. 758.

Non chiamare agli Ordini colui che non ha le qualità richieste non è una ingiusta discriminazione: cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, Alcune considerazioni concernenti la risposta a proposte di legge sulla non discriminazione delle persone omosessuali.

[14] Cfr. Pastores dabo vobis, nn. 43-59: AAS 84 (1992), 731-762.

[15] Cfr. ibid., n. 43: “Il presbitero, chiamato ad essere immagine viva di Gesù Cristo Capo e Pastore della Chiesa, deve cercare di riflettere in sé, nella misura del possibile, quella perfezione umana che risplende nel Figlio di Dio fatto uomo e che traspare con singolare efficacia nei suoi atteggiamenti verso gli altri”: AAS 84 (1992), 732.

[16] Cfr. ibid., nn. 44 e 50: AAS 84 (1992), 733-736 e 746-748. Cfr. anche: Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Carta circular Entre las más delicadas a los Exc.mos y Rev.mos Señores Obispos diocesanos y demás Ordinarios canónicamente facultados para llamar a las Sagradas Ordenes, sobre Los escrutinios acerca de la idoneidad de los candidatos (10 novembre 1997): Notitiae 33 (1997), 495-506, particolarmente l’Allegato V.

[17] Cfr. Congregazione per i Vescovi, Direttorio per il Ministero pastorale dei Vescovi Apostolorum Successores (22 febbraio 2004), n. 88.

[18] Cfr. C.I.C., can. 1052, § 3: “Se […] il Vescovo per precise ragioni dubita che il candidato sia idoneo a ricevere gli ordini, non lo promuova”. Cfr. anche C.C.E.O., can. 770.

[19] Cfr. C.I.C., can. 1051: “Per quanto riguarda lo scrutinio circa le qualità richieste nell’ordinando […] vi sia l’attestato del rettore del seminario o della casa di formazione, sulle qualità per ricevere l’ordine, vale a dire la sua retta dottrina, la pietà genuina, i buoni costumi, l’attitudine ad esercitare il ministero; ed inoltre, dopo una diligente indagine, un documento sul suo stato di salute sia fisica sia psichica”.

[20] Cfr. Pastores dabo vobis, nn. 50 e 66: AAS 84 (1992), 746-748 e 772-774. Cfr. anche Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis, n. 48.

[21] Cfr. Pastores dabo vobis, n. 69: AAS 84 (1992), 778.

3 aprile 2007 0:00 - paolo
per Topesio,

Si, sono d'accordo con te.
Addirittura il Berlusca mi pare abbia detto qualcosa del genere.
La Chiesa che io, personalmente, ho conosciuto mi ha sempre lasciato libero di sbagliare, pur dicendomi che a suo avviso stavo sbagliando.
I ragazzi omosessuali, le coppie di persone già divorziate reduci da precedenti matrimoni falliti che ho conosciuto in ambiente ecclesiale sono stati sempre trattati con amore e tenerezza. Capisco e son d'accordo sul fatto che ci sono circostanze in cui questo non si verifica. La Chiesa è fatta di uomini... come ci può essere il politico onesto e quello disonesto..
Comunque, si... son d'accordo con te.
Libertà alla Chiesa di esprimersi e alle singole coscienze di pensare con la propria testa.

Buona giornata.
3 aprile 2007 0:00 - PYMoretti
Faccio presente che l'attuale filtro anti-gay imposto recentemente dal papa e' tutt'altro che un divieto. E' vietato entrare in seminario solo a "certi" gay, quelli che non riescono a controllare le proprie pulsioni...
Insomma, per dirla con il presidente della Conferenza episcopale Usa, mons. William S. Skylstad: "Con la nuova direttiva del Vaticano sull'omosessualita', uomini che sono persistentemente attratti da membri dello stesso sesso possono ancora divenire sacerdoti, basta che non siano 'consumati' dal loro orientamento sessuale".
2 aprile 2007 0:00 - Topesio
X paolo
Bravo, hai detto veramente bene: "io la penso così.. tu fa come te pare".
Il problema, caro paolo, è che la Chiesa fa di tutto perché io, che la penso diversamente, NON possa fare come mi pare! Comprendi la sottile differenza?
La Chiesa crede nell'indissolubilità del matrimonio? Bene, tutti liberi di pensarla allo stesso modo, ma se io voglio divorziare? Se fosse dipeso dalla Chiesa non avremmo avuto quella conquista di civiltà che si chiama divorzio e che in molti fra i tromboni baciapile del centrodestra hanno utilizzato.
Ecco, io penso che la Cchiesa debba dare delle indicazioni ma non influire pessantemente sulle leggi di uno stato laico, non trovi?
2 aprile 2007 0:00 - paolo
Vabbè, è inutile stare a parlare..
Io la penso così.. tu fa come te pare!
Mi pare che se qualcuno offende quello sei proprio te!

Ciao!
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