COMMENTI
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6 gennaio 2014 22:57 - ennio4531
C'è chi è uso a sputar veleno raccontando frottole.
San Patrignano si regge in buona parte sulle donazioni in quanto le attività della comunità copriranno nemmeno la metà delle spese .

Deve essere l'effetto del ... gin che ha anteposto al suo identificativo ...
6 gennaio 2014 17:17 - gingko
Scusate mi ero dimenticato di aggiunere una cosa. Secondo quel genio di Serpelloni, il problema delle droghe vendibili sul web è rappresentato dai cannabinoidi di sintesi....
Ma Serpelloni non ci capisce proprio un tubo e per fortuna in Italia queste sostanze sono poco diffuse, ma chi compra droga sul web, non cerca cannabinoidi, ma ben altro stupidino di un Serpelloni. Se non sbaglio molte delle sostanze sballanti e vendibili sul web in Italia non sono nemmeno illegali e tra queste c'è, nome solo in inglese perchè in italiano non è proprio contemplato, l'ethylphenidate, sostanza simile al metilfenidato il cui nome commerciale è Ritalin.
6 gennaio 2014 16:55 - gingko
Lo sanno tutti che a San Patrignano sono degli aguzzini e ora che l'eroina è un pò meno diffusa, c'hanno meno manodopera gratuita e se legalizzano pure la canapa, sono costreti a chiudere baracche e burattini oppure ad dover assumere dei veri lavoratori che percepiscono un salario.
5 gennaio 2014 10:59 - ennio4531
..Oltre alle chiacchiere, la prassi a cui si assiste è quella che vede i sodali dei consumatori di pattume ludico svignarsela da pusillanimi non appena qualche loro compagno chiede aiuto.

Per poi inveire contro chi, magari sbagliando, ha aiutato migliaia di persone alla faccia di chi reclama di avere le mani pulite per il solo fatto di averle tenute sempre in tasca.
3 gennaio 2014 18:47 - marcello84
Negli anni ’80 la gente moriva di eroina per le strade e nei parchi, ed era pieno di chiassosi predicatori che mettevano su comunità in campagna per recuperare i tossicodipendenti.

Il peggiore di tutti era Muccioli: una specie di padre severo, che si era improvvisato per motivi misteriosi salvatore dei drogati iniziando a raccoglierne diversi nel suo casale, senza avere alcun tipo di conoscenza pregressa in materia.
Prima per un periodo era stato medium e spiritista, aveva persino fondato un gruppetto che si occupava di parapsicologia, si chiamava Il cenacolo.
Nel suo San Patrignano i drogati, tossicodipendente è la solita parola eufemizzante che entrerà in uso anni dopo, li chiudevano in celle di contenzione, li incatenavano e li mettevano a lavorare duro per stimolare la loro voglia di vivere.

Riuscirono a coinvolgere imprenditori e star nei loro raduni annuali per raccogliere fondi, al tempo fra i suoi sponsor principali c’erano Red Ronnie e Letizia Moratti.
Red Ronnie era un conduttore e tuttologo musicale che si vantava di intervistare le star dando loro del tu, trattandoli in modo confidenziale.
La sigla del suo programma più famoso, Be bop a lula, era un montaggio di scene in cui scherzava con Vasco Rossi e vari musicisti di fama internazionale.
Collezionista di chitarre, ne aveva comprata una carissima appartenuta a Jimmy Hendrix, craxiano e amico dei giovani, era riuscito a convincere cantanti in perfetta buona fede a recarsi da Muccioli.
Jovanotti disse nella sua canzone di successo Io penso positivo di volere un'unica grande chiesa che andasse da Che Guevara a Teresa di Calcutta, passando per San Patrignano.

Letizia Moratti e consorte invece andavano ogni anno a tenere agli eroinomani dei verbosi discorsi su come dovessero tornare nella società a tutti i costi.
Discorsi sul lavoro, sulla produttività dell’esistenza, sulla necessità di crearsi una famiglia; quando penso ora a quegli edificanti monologhi mi immagino tanti ex muccioliniani in falange compatta che disprezzano i loro ex compagni che non ce l’hanno fatta.


I drogati di Muccioli, quando diventavano ex drogati o erano in via di guarigione, li portavano in pellegrinaggio nei programmi di Mike Bongiorno a parlare di agricoltura o attività artigianali varie, mentre il conduttore li guardava con fare paternalistico e giustamente poco convinto, li trattava come bambini a cui non si può credere del tutto.
C’era assieme a loro Muccioli in persona, o un suo delegato, che sorrideva alle battute cercando di non darlo troppo a vedere.
Non avevano più gli occhi vuoti degli eroinomani di provincia che mi capitava di vedere da bambino vicino a certi parcheggi dove andavamo a giocare a calcio, ma apparivano comunque svuotati, quasi senza personalità, come se fosse stata loro imposta una cura drastica stile Lodovico di Arancia Meccanica.
Avevano trasformato dei possibili ribelli, ribelli mancati, falliti, ma comunque ribelli, in umili scimmiette.
Io diffidavo di Muccioli con l’istinto di un bambino, ben prima che cominciassero i processi sulle presunte violenze fatte a ospiti della comunità: dalle percosse a varie forme di tortura, fino ad alcune morti sospette e ad atti di violenza sessuale.
Nei casi più leggeri, pugni e schiaffi, Muccioli si difendeva dicendo che erano violenze legittime motivate dal difficile contesto, sulle accuse più pesanti smentiva categoricamente.
Smentiva di aver usato il suo sperma come fluido per poter disintossicare ragazze.
Di certo a San Patrignano regnava un'atmosfera pesante, le regole erano così dure che qualcuno fu punito soltanto per aver osato alzare gli occhi dal piatto mentre stava mangiando.
Questo tipo di comunità favorisce sempre i conformisti e punisce gli originali, quelli che provano a discostarsi dalla tirannia della maggioranza.
Indipendentemente dalla conclusione giudiziaria delle sue faccende - Muccioli uscì assolto in Cassazione da un processo e colpevole di favoreggiamento in un altro - l’ho sempre trovato un personaggio pericoloso.
Se Muccioli era il peggio di tutti, non sono mai stato simpatizzante degli altri preti da comunità, sia quelli di destra, vicini al potere, come don Gelmini, sia quelli che avevano l’aria dei buoni curati di paese e cercavano una sponda fra i progressisti.
Sacerdoti come Don Mazzi che finii per diventare una spalla di Mara Venier in Domenica In; le comunità avevano un forte legame in quegli anni con la musica e la televisione.
Delle comunità se ne parla molto poco di recente.
Al massimo si vedono al centro di Roma alcuni ex tossici che cercano di estorcerti qualche euro sospetto facendoti firmare un inutilissima firma contro la droga; mi ricordano certe frasi di politici conservatori, li trovo insopportabili.
Il crollo di consumo dell’eroina, l’avvento delle droghe sintetiche e l’uso di massa della cocaina rendono più complicato giustificare la loro presenza.
L’eroina ti faceva uscire dal mondo, un eroinomane era un alienato, uno che usciva dalla società e si autorelegava come reietto.
E le comunità erano i luoghi dove si educava a tornare nel mondo, quasi sempre per diventare di nuovo una pedina efficiente ed utile.
Le comunità erano pensate per l’eroina, si trovano in difficoltà ad affrontare sballi chimici e drogati che di giorno hanno vite normalissime e efficienti, in linea con i desideri imprenditoriali e i tempi della società.
Il drogato è entrato nella società e le comunità non hanno più un nemico chiaro da combattere, ospitano i dipendenti da pasticche ma non è la stessa cosa.
Anche in televisione le sostanze chimiche fanno meno share degli eroinomani che avevano scritti in faccia i segni del loro suicidio.
2 gennaio 2014 17:08 - ennio4531
A tutt'oggi rimane ancora valida la mia facile predizione ...

.. dopo il fosco quadro dipinto della situazione in San Patrignano, i reclusi ivi trattenuti attendono con impazienza l'arrivo dei salvatori come lo scr-Ivan-o al quale non rimane che presentarsi alle porte della comunità per chiedere a gran voce la loro liberazione e proporre un suo risolutivo metodo di cura.

Lo farà ?

Non lo fa ... non lo fa ...

Oltre alle chiacchiere, la prassi a cui si assiste è quella che vede i sodali dei consumatori di pattume ludico svignarsela non appena qualche loro compagno chiede aiuto .

Anche pusillanimi sono ....
2 gennaio 2014 16:21 - IVAN.
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LE VERITÀ NASCOSTE DI SAN PATRIGNANO / 5
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(Lettera di Giuseppe Maranzano, il figlio di Roberto).

«Mio padre è stato "ospite" di San Patrignano fino al 1989...anno in cui morì.
E non morì per cause naturali, ma a causa delle percosse ricevute all'interno della comunità.
Una punizione per futili motivi, come sempre capitava. Questo "giustificava" l'esistenza di reparti punitivi a San Patrignano.

Vincenzo Muccioli fu condannato per favoreggiamento nell'omicidio di mio padre, e successivamente avrebbe dovuto affrontare un nuovo processo con accuse ben più gravi.
Muccioli disse che aveva taciuto per il bene della comunità...ma guarda caso, se la cosa fosse saltata fuori subito, sarebbero stati casini per lui, dato che aspettava la chiusura del processo cosiddetto "Delle catene" proprio in quei giorni.

Scrivo perchè sono stufo di dover ascoltare sempre parole sante su Vincenzo Muccioli e il suo operato.
Non mi piace vedere intitolate a lui piazze, vie e monumenti. Non mi piace che ci sia un francobollo con la sua faccia stampata.
Non è la rabbia che porta a ribellarmi: da cittadino e ovviamente persona coinvolta direttamente, non mi va che una persona condannata per favoreggiamento in omicidio venga osannato dai media, giornali e persone famose e potenti, facendo finta di niente.

Ho scritto una lettera aperta a Baudo dopo la puntata di "Novecento" su Raitre. Da Baudo e dalla RAI, nessuna risposta.
San Patrignano, interpellata da un paio di giornali locali, risponde così: solo un silenzio per rispettare la dignità di una persona colpita da un fatto così drammatico. E infatti è il silenzio quello che vogliono. Io no.
Io non voglio distruggere nente e nessuno, voglio soltanto che venga restituita la dignità a mio padre e agli altri ragazzi che da quella collina non ne sono usciti vivi.»

Giuseppe Maranzano.


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2 gennaio 2014 10:04 - ennio4531
.. ah ... marcè.. non è farina del tuo sacco...

C'è già chi sa fa bello limitandosi a copia/incollare concetti altrui espressi anni fa.

Vuoi fargli concorrenza per vincere la coppa del miglior clonatore ritardato/rio ?

A tutt'oggi rimane ancora valida la mia facile predizione ...

.. dopo il fosco quadro dipinto della situazione in San Patrignano, i reclusi ivi trattenuti attendono con impazienza l'arrivo dei salvatori come marcello al quale non rimane che presentarsi alle porte della comunità per chiedere a gran voce la loro liberazione e proporre un suo risolutivo metodo di cura.

Lo farà ?

Non lo fa ... non lo fa ...

Oltre alle chiacchiere, la prassi a cui si assiste è quella che vede i sodali dei consumatori di pattume ludico svignarsela non appena qualche loro compagno chiede aiuto .

Anche pusillanimi sono ....
30 dicembre 2013 21:56 - marcello84
E' una bestialità sostenere che Muccioli non può essere inquisito per i suoi meriti. E' il suo metodo "educativo fondato sulla repressione" che non va. Quello che ha portato alla creazione del reparto punitivo. "Un lager, come dai nazisti, con gli ebrei costretti a punire altri ebrei". Le pene sono elencate e varie: "schiaffi e pugni, stare in piedi per giorni o in ginocchio per ore con le braccia alzate, sollevare pezzi di carne pesantissimi, frustate con nerbo di bue, docce fredde, scosse elettriche, raccogliere escrementi con le mani, dare fuoco ai vestiti, bastonature collettive"e a capo di questo reparto Muccioli aveva messo un uomo violento, di cui era stata già accertata la personalità maniacale, psicotica: Alfio Russo,famoso alle cronache per l'assassinio di Roberto Maranzano con altri complici.L'omicidio bestiale è avvenuto nella porcilaia a calci e pugni con la benedizione di Muccioli.
30 dicembre 2013 18:38 - ennio4531
.. ah ... marcè.. non è farina del tuo sacco...

C'è già chi sa fa bello limitandosi a copia/incollare concetti altrui espressi anni fa.

Vuoi fargli concorrenza per vincere la coppa del miglior clonatore ritardato/rio ?

A tutt'oggi rimane ancora valida la mia facile predizione ...

.. dopo il fosco quadro dipinto della situazione in San Patrignano, i reclusi ivi trattenuti attendono con impazienza l'arrivo dei salvatori come marcello al quale non rimane che presentarsi alle porte della comunità per chiedere a gran voce la loro liberazione e proporre un suo risolutivo metodo di cura.

Lo farà ?

Non lo fa ... non lo fa ...

Oltre alle chiacchiere, la prassi a cui si assiste è quella che vede i sodali dei consumatori di pattume ludico svignarsela non appena qualche loro compagno chiede aiuto .

Anche pusillanimi sono ....
30 dicembre 2013 18:01 - marcello84
Vincenzo Muccioli,un accortissimo capo di una setta religiosa, beccato da un testimone a intagliarsi delle proto stimmate...

Muccioli considerato per molti anni prima di San Patrignano un pazzo benestante,che avendo poco da fare si dilettava di fare il profeta, uno che andava in trance a comando e si identificava con Cristo. Ed è anche così che si è alimentata una leggenda...


un visionario che invitava gli adepti a disfarsi dei beni terreni, il tipico guru che s’intrufola nel vuoto lasciato dalla speranza...

E oggi il figlio del santone, l’attuale timoniere recalcitrante, sfrecciare sulla sua luccicante mercedes 300. E capire che la violenza esercitata su chi si rivolgeva alla comunità risentiva da una parte dell’attrazione del denaro e dall’altra dalla convinzione settaria che tutti dovessero aderire al modello umano che Vincenzo Muccioli aveva in testa. Qualcosa che non aveva nulla a che fare né con la compassione, né con la carità e nemmeno con la civiltà e il riscatto. Ma solo con le avidità e le ossessioni...
30 dicembre 2013 17:49 - marcello84
E' una bestialità sostenere che Muccioli non può essere inquisito per i suoi meriti. E' il suo metodo "educativo fondato sulla repressione" che non va. Quello che ha portato alla creazione del reparto punitivo. "Un lager, come dai nazisti, con gli ebrei costretti a punire altri ebrei". Le pene sono elencate e varie: "schiaffi e pugni, stare in piedi per giorni o in ginocchio per ore con le braccia alzate, sollevare pezzi di carne pesantissimi, frustate con nerbo di bue, docce fredde, scosse elettriche, raccogliere escrementi con le mani, dare fuoco ai vestiti, bastonature collettive"e a capo di questo reparto Muccioli aveva messo un uomo violento, di cui era stata già accertata la personalità maniacale, psicotica: Alfio Russo,famoso alle cronache per l'assassinio di Roberto Maranzano con altri complici.L'omicidio bestiale è avvenuto nella porcilaia a calci e pugni con la benedizione di Muccioli.
29 dicembre 2013 16:03 - ennio4531
" Lettera di una ex "ospite" di S.Patrignano...."

Manca di nome e cognome .

... trattasi di anonimo ... veneziano ?
28 dicembre 2013 23:17 - IVAN.
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LE VERITÀ NASCOSTE DI SAN PATRIGNANO / 4
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(Lettera di una ex "ospite" di S.Patrignano.)

«Rimasi a S.Patrignano quasi un anno e fu un incubo.
Lavoravamo e basta, nessun tipo di assistenza psicologica o farmacologica (se non per i malati di HIV).
Lavoravamo 9 ore al giorno, in cambio di 5 sigarette e del pasto cucinato da noi stessi.
Stavi lì 3 anni senza mai uscire, senza un contatto con gentiori, amici, o con l'altro sesso.
I momenti peggiori erano quando venivano le "comitive" da fuori (visitatori di associazioni e cose simili) a cui eravamo obbligati a mostrarci sorridenti e redenti, così loro dicevano: "Che bravi ragazzi, e che bravo Muccioli che li ha riportati sulla retta via!"
Bisognava anche fare regali alla Moratti, che veniva col consorte ogni domenica, o alla moglie di Muccioli. Verso queste figure c'era una reverenza che loro, paternalisti e moralizzatori vergognosi, si tenevano ben stretta.
Un paio di anni dopo sono uscita dal problema dell'eroina, ma non certo grazie al loro aiuto. Ne sono uscita grazie a una terapia cognitivo-comportamentale, quando mi sono sentita capita, ascoltata, valorizzata e rispettata come individuo, non certo come mi facevano sentire a San Patrignano, cioè una colpevole che doveva redimersi, una reietta che doveva pagare abbassando la testa e integrandosi in un loro falso modello di società, alienante e irreale.
Ancora oggi, dopo più di dieci anni, se ripenso alle umiliazioni e al tempo buttato via in quel posto, mi viene da piangere.»


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19 dicembre 2013 10:16 - ennio4531
... la canapa ?

Panacea di tutti i nostri mali !

.. Santa subito... subito ...subito !!!
19 dicembre 2013 1:19 - roberto7266
I derivati della Canapa sono circa 50.000

E' possibile vestirsi di Canapa, alimentarsi con Canapa, curarsi con Canapa, lavarsi con Canapa, vivere quotidianamente con la Canapa

E' possibile arrestare la devastazione delle foreste utilizzando carta ottenuta dalla lavorazione della Canapa. Pensate che da 1 acro di terreno coltivato a Canapa si ottiene tanta carta quanto da 4 acri coltivati con alberi

E' possibile rallentare l' avvelenamento della nostra vita utilizzando plastiche ottenute dalla lavorazione della Canapa

E' possibile costruire un'intera casa utilizzando pannelli e mattoni in fibra di Canapa. Una casa oltre che bella, ecologica, perfettamente isolata da agenti termici e sonori e maggiormente igienica!

E' possibile ripulire tutti i terreni coltivando Canapa, in quanto non ha nemici che richiedano l'uso di pesticidi (tranne l'uomo!)

E' possibile alimentare le nostre velenosissime automobili con un sano combustibile di Canapa

La Cannabis Indica e Sativa sono la stessa pianta, solo che una è illegale e l'altra finanziata dalla Ue

Mai nessuno al mondo è deceduto in seguito all'utilizzo di Cannabis

E lo sapevate che…
I primi a gridare "al mostro, al mostro" riferendosi alla Canapa sono stati i grandi signori della "Hearst" produttori di carta, i grandi signori della Du Pont produttori di fibre in nylon, ed i grandi signori della Standard Oil insieme alla General Motors, non medici e dottori, ma industriali…
Su scala mondiale è stata considerata la miglior produtrice di energia: gas, elettricità, carbone vegetale, benzine, potrebbe sostituire totalmente il petrolio e tutti i suoi derivati, non è già un buon motivo per gridare al mostro e metterla fuori legge??
18 dicembre 2013 0:36 - IVAN.
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LE VERITÀ NASCOSTE DI SAN PATRIGNANO / 3
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L'OMICIDIO DI ROBERTO MARANZANO.

Fu uno dei casi giudiziari più clamorosi degli anni '90: un uomo era stato ucciso, a botte, a San Patrignano, nella comunità per il recupero dei tossicodipendenti fondata e diretta in una frazione di Coriano, sulle colline riminesi, da Vincenzo Muccioli.
Quella comunità era ormai nota a tutti e circondata da stima; la notizia che vi era stato consumato un omicidio accese il fuoco delle polemiche, che divampò a coinvolgere non tanto i diretti colpevoli, quanto piuttosto chi gestiva quel centro: Vincenzo Muccioli.

Già negli anni '80, San Patrignano era finita sotto i riflettori per il celebre processo "Delle catene", a carico di Muccioli e di dodici fra i suoi più stretti collaboratori, accusati di sequestro di persona e di maltrattamenti.
Il processo ebbe enorme eco e divise l'Italia in due. Da una parte, i fautori dei "metodi coercitivi" che andavano adottati in nome del supremo obiettivo del recupero terapeutico e della tutela della comunità; dall'altra, chi sosteneva che tali metodi erano disumani e calpestavano le libertà individuali.
Nel 1985 il tribunale di Rimini condannò lui e gli altri imputati, che però vennero assolti in Appello nel 1987.

Trascorsero alcuni anni tranquilli, durante i quali la comunità di SanPa si allargò fino a divenire quasi una piccola città, estesa su 25 ettari.
La vita della comunità non fu sconvolta più di tanto neppure quando, il 7 maggio 1989, venne trovato in una zona di campagna a Terzigno (Napoli) il cadavere di un suo ospite, Roberto Maranzano, 36 anni, originario di Palermo.
La morte risaliva a due giorni prima: qualcuno lo aveva ammazzato a calci e pugni, e poi aveva cercato di nasconderlo in quel luogo isolato, nei pressi di una discarica.

Inizialmente le indagini si indirizzarono verso un regolamento di conti nell'ambito della malavita, per cause legate allo spaccio di droga.

La verità era un'altra, ma venne alla luce solo alcuni anni più tardi.
Nel gennaio 1993 Fabrizio Lorandi, un altro ospite di San Patrignano, raccontò a un magistrato che Maranzano non era fuggito dalla comunità, ma era stato ucciso a botte all'interno di essa. Per la precisione, nella macelleria della comunità, dove lavoravano sia Lorandi sia Maranzano. Quindi i colpevoli dovevano essere cercati fra gli altri ospiti.
Ma come poteva uno di questi ospiti sparire di colpo senza che nessuno se ne accorgesse? E quel pestaggio, così violento provocare la morte di Maranzano, possibile che fosse passato inosservato? Cosa succedeva davvero a San Patrignano?

La comunità veniva così travolta da un altro scandalo. Muccioli all'inizio dichiarò: «Il fatto in sé mi sembra impossibile. Tutti i ragazzi appartenevano al reparto macelleria, che si trova accanto alle cucine. È impossibile che una loro assenza prolungata non sia stata notata. E poi in tutto questo tempo nessuno che sia venuto a dirlo a me. Mi sembra assurdo che un intero gruppo non abbia mai detto niente.»

In effetti, per quasi quattro anni l'omicidio di Roberto Maranzano rimase una verità ben celata. E quando intervenne la testimonianza di Fabrizio Lorandi, le responsabilità di Muccioli parvero evidenti: Muccioli doveva aver saputo cos'era successo quel 5 maggio del 1989.

In un primo tempo, il leader di SanPa disse di non sapere nulla di quanto aveva raccontato Lorandi, e di aver appreso della sua deposizione dai giornali. Due giorni dopo, però, ammise al procuratore Franco Battaglino di essere stato subito informato del delitto, ma sotto il vincolo del segreto accordato agli stessi ragazzi della comunità; per questo non aveva denunciato il fatto.
Poi corresse ancora la sua versione, dicendo di aver saputo dell'omicidio solo mesi dopo.
È chiaro che a ogni versione di Muccioli corrispondeva una sua diversa responsabilità in quanto accaduto.

Ma gli inquirenti volevano dare una risposta anche ad altri inquietanti interrogativi emersi dalle indagini dopo le rivelazioni di Fabrizio Lorandi:
Era vero oppure no che il reparto dove Maranzano era stato pestato a morte, la macelleria-porcilaia di San Patrignano, era considerato un "reparto punitivo" all'interno della comunità, al quale erano assegnati i più indisciplinali?
E gli autori del pestaggio erano una "cellula impazzita", o la violenza in quella comunità era una sorta di prassi?

La svolta nelle indagini seguita al racconto di Lorandi sollevò una nuova ondata di sospetti sulla comunità e su quello che vi succedeva.
La magistratura di Rimini procedette con l'arresto di 8 persone per omicidio preterintenzionale.

Venne appurato che all'epoca del delitto nel reparto macelleria lavoravano una quindicina di persone, il cui responsabile era ALFIO RUSSO. Negli interrogatori Russo negò ogni addebito, anzi disse che il pestaggio non era mai avvenuto.

Al contrario, un altro degli arrestati, Giuseppe Lupo (uno degli aiutanti di Russo), confermò la dinamica dell'omicidio ricostruita sulla base delle dichiarazioni rese dal "supertestimone" Lorandi.
Maranzano subì un primo pestaggio il 4 maggio, mentre era sotto la doccia. L'aggressione poi rivelatasi mortale avvenne invece il mattino successivo.

Lupo riferì poi che subito dopo la morte di Maranzano, Alfio Russo si era recato a casa di Muccioli. Questo particolare fu confermato dalla testimonianza di un altro degli arrestati, Ezio Persico.
Lupo confessò anche di aver guidato lui l'auto sulla quale fu trasportato il cadavere di Maranzano fino a Terzigno (distante circa 600 chilometri dalla Comunità). Sull'auto, oltre a Lupo, c'era Persico.

Le indagini accertarono che tutti gli ospiti assegnati al reparto macelleria dormivano in una camerata comune; quindi già le conseguenze del primo pestaggio non sarebbero potute passare inosservate. Inoltre, dopo che Maranzano era morto, più di una persona aveva visto Russo correre da Muccioli per informarlo. Inevitabilmente, per quest'ultimo scattò un avviso di garanzia per favoreggiamento.

L'autopsia accertò che a causare la morte di Maranzano era stata una «compressione prolungata con frattura dell'osso ioide»: quindi non un colpo solo aveva spezzato il collo dell'uomo, ma una serie di colpi, sferrati presumibilmente da più persone.

Il procuratore Battaglino avanzò altri sospetti sulla vicenda, che chiamavano direttamente in causa Muccioli.
Alla vigilia di un interrogatorio a Muccioli, Battaglino dichiarò: «Chiederò chiarimenti sulla gita che alcuni dei giovani che lavoravano nella macelleria fecero nel Pesarese proprio durante i primi controlli dei carabinieri nella comunità pochi giorni dopo la scoperta del cadavere. Inoltre cercherò di farmi spiegare perché gli stessi carabinieri furono portati a ispezionare stanze diverse da quelle che avevano chiesto di vedere.»

Il quadro accusatorio per Muccioli andava aggravandosi: quando si arrivò al processo (autunno 1994) doveva rispondere, oltre che di favoreggiamento, dell'accusa alternativa di omicidio colposo.
E nei giorni del dibattimento, cominciato il 17 ottobre 1994, gli inquirenti ascoltarono una serie di testi spontanei, tutti ex ospiti di SanPa, che raccontarono di violenze avvenute all'interno della comunità, di raid punitivi, di suicidi sospetti e persino di un finanziamento illecito al PSI.

Tutti questi fatti indussero il pm Battaglino a chiedere il cambio di imputazione per Muccioli da omicidio colposo ad abuso dei mezzi di correzione sfociati in omicidio: un reato più grave, con pena prevista tra i 12 e i 20 anni di reclusione, che avrebbe comportato l'interruzione del procedimento e il suo trasferimento davanti alla Corte d'Assise. Il Tribunale di Rimini però respinse la richiesta.

Il 26 ottobre spuntò un'audiocassetta che recava la registrazione di una conversazione tra Muccioli e il suo ex autista, Walter Delogu.
In quella registrazione Muccioli, parlando di uno dei testimoni dell'omicidio, diceva: «Bisognerebbe fargli un'overdose, farlo sparire in modo che sembri un incidente», e altre frasi simili.

Muccioli dapprima negò di aver mai pronunciato quelle parole, poi ammise dopo che la cassetta fu ascoltata in aula.
Muccioli sostenne di aver detto quelle parole per provocare Delogu, per vedere dove voleva arrivare, e spiegò: «Sono stato ricattato da Delogu al quale ho dato 150 milioni. Non l'ho denunciato per evitare traumi e destabilizzazioni agli ospiti della comunità».
Al termine del processo, il 15 novembre 1994, Vincenzo Muccioli fu condannato a otto mesi di reclusione per favoreggiamento personale, ma assolto dall'imputazione di omicidio colposo "per non aver commesso il fatto".
Nella motivazione della sentenza (firmata dal giudice Concezio Arcadi), si legge che è probabile che Muccioli abbia saputo quasi subito dell'omicidio, ma che il suo "comportamento antigiuridico" (tacere il fatto e sviare le indagini dei carabinieri) va ricondotto al desiderio di difendere la comunità dai possibili danni che nell'azione giudiziaria (e al collegato clamore suscitato) sarebbero sicuramente conseguiti.

Se Muccioli venne condannato per l'accusa di favoreggiamento personale lo si dovette alla testimonianza del maresciallo dei carabinieri di Terzigno, Mario Inverso, che subito dopo aver trovato e identificato il cadavere di Maranzano, si recò a San Patrignano per ispezionare stanza ed effetti personali della vittima, ma fu portato in un dormitorio diverso. Inoltre, dalla comunità erano stati “prudentemente” allontanati gli ospiti ritenuti più deboli: per l'occasione infatti San Patrignano organizzò una gita a Botticella (Pesaro), una comunità "satellite" di San Patrignano.

Evidentemente la Corte diede poco credito ai tre testimoni-chiave presentati dall'accusa (rappresentata in aula dal PM Battaglino); infatti il giudice Arcadi scrive: «Molti dei testimoni addotti figuravano tossicodipendenti o ex tali, così che la loro deposizione poneva particolari problematiche. [...] Walter Delogu, Roberto Assirelli e Patrizia Ruscelli (tutti testimoni ascoltati durante il processo) hanno denunciato nel corso dei rispettivi esami gravi motivi di contrasto di natura personale col Muccioli.»

Per quanto riguardava invece l'accusa di omicidio colposo, il giudice Arcadi faceva notare come non esistesse il "nesso di causalità" tra la morte di Maranzano e l'operato di Muccioli.

Per condannare Muccioli si sarebbe dovuto dimostrare l'esistenza (sostenuta dall'accusa) di un reparto punitivo che fosse stato davvero concepito come tale, e che a capo vi fosse stato realmente messo un picchiatore (Alfio Russo). Ma questo non era stato dimostrato, perché «Alfio Russo all'inizio era diverso, buono...e sarebbe "impazzito" all'improvviso senza che Muccioli potesse rendersene conto. In secondo luogo, non risponde a verità che al reparto macelleria fossero inviati solo ospiti che si riteneva richiedessero un trattamento punitivo.»

Nella motivazione si accennava infine alla cassetta registrata da Walter Delogu, e si notava come il dialogo fosse avvenuto tra «due protagonisti in condizioni psicofisiche molto differenti: vigile e lucido il Delogu, che insieme guidava e parlava, e distratto e in evidente stato di torpore il Muccioli, che sonnecchiava durante un viaggio di ritorno in auto.

In ogni caso, per il giudice Arcadi quel dialogo non sembrava di particolare importanza per il giudizio.
Di parere opposto fu la Procura di Rimini, che ricorse in Appello.
All'inizio del 1995, la Procura generale di Bologna chiese la nullità della sentenza di primo grado, nullità derivata dalla mancata modifica del capo di imputazione da omicidio colposo ad abuso dei mezzi di correzione sfociati in omicidio.
La Corte d'Appello di Bologna annullò la sentenza del processo separato in cui Alfio Russo era stato riconosciuto colpevole di omicidio preterintenzionale, e trasmise gli atti alla Procura di Rimini per la diversa e più grave ipotesi di omicidio volontario in concorso con altri ospiti della comunità.
Concluso il processo a carico di Muccioli, le indagini della Procura riminese proseguirono e si estesero ad altre ipotesi di reato.
Nel frattempo, però, la Procura di Milano archiviò l'inchiesta sul finanziamento illecito al Psi, e quella di Pescara fece altrettanto per il suicidio ritenuto sospetto di una ragazza ospite della comunità "satellite" di San Patrignano nella provincia abruzzese.

Vincenzo Muccioli passò poi al contrattacco e presentò alcuni esposti alla Procura di Firenze in cui accusava il procuratore Battaglino di violazione del segreto istruttorio. Ad essi si aggiunsero due denunce dell'avvocato Carlo Taormina, nuovo difensore di Muccioli, in cui si ipotizzava l'esistenza di una lobby politico-giudiziaria riminese che avrebbe agito contro il fondatore di San Patrignano.
Dal ciclone giudiziario che si era abbattuto su di lui, Muccioli usciva stremato e profondamente prostrato. Una grave forma di debilitazione psicofisica lo colpì, fino a causarne la morte, sopraggiunta in quello stesso 1995.

Restavano ancora da definire le responsabilità degli assassini di Maranzano.
Alfio Russo (che una perizia psichiatrica aveva definito seminfermo di mente) e Giuseppe Lupo furono condannati nel 1997 rispettivamente a 14 e a 7 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale (il terzo imputato, Ezio Persico, era nel frattempo deceduto).
Per la pubblica accusa, invece, Maranzano fu ripetutamente colpito a morte perché si lamentava di precedenti pestaggi subiti a causa di episodi di indisciplina.
Nel processo di secondo grado davanti alla Corte d'Assise d'Appello di Bologna, Russo e Lupo accettarono l'imputazione per omicidio volontario, accogliendo la proposta del procuratore generale Giuseppe Mattioli, e patteggiarono una condanna a 10 e 6 anni.


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17 dicembre 2013 23:15 - ennio4531
Caro sig. armando,
ho conosciuto un sacco di... fighetti, anche nel mio quartiere, affabulare in modo lieve e soave, come fa lei, sull'innocenza della marjuana per poi trovarsi alle .. asse ( tralascio gli effetti economici-affettivi sui famigliari) pur essendo privi di 'seri disturbi a prescindere dall'uso di sostanze'.

Sulle commento-castronerie di roberto non mi soffermo.

Per inquadrare il soggetto, ecco il nostro cosa scrive ...

2 dicembre 2013 11:37 - roberto7266
Remissione spontanea
Non sempre, non nella totalità dei casi, ma in una percentuale molto elevata il tossicodipendente arriva alla remissione spontanea. Questo ovviamente se non muore!! ...'


Come vedo io i consumatori di droghe cosidette leggere ?

Consci dei propri limiti e delle proprie frustrazioni, non rimane loro, per agognare a diventare figure leonine nella propria mente o sfuggire alla pochezza quotidiana, la ricerca di scorciatoie per superare momentaneamente stati di profondo scontento o di noia .

Se una persona fosse soddisfatta della propria esistenza, che necessità avrebbe di eccitare fasullamente i propri ... neuroni ?
17 dicembre 2013 20:21 - roberto7266
armando977
la persona a cui stai rispondendo non è una persona, ma un troll: guastaforum professionista (?) pagato per recare disturbo. Fatica inutile e dargli corda è controproducente. Ciao.
17 dicembre 2013 13:20 - armando977
Caro Sig. Ennio, mi diverto molto a leggere le sue repliche, ognuno la pensa come vuole ma una cosa sarei proprio curioso di saperla: perché dice continuamente che l'uso di droghe leggere porta alla dipendenza? io in vita mia ne ho conosciuti veramente tanti che si sono fatti 10 canne al giorno per anni e poi hanno smesso, io stesso ho fumato per tutto il periodo universitario e senza alcun problema ho smesso, può anche capitare di farsi qualche tiro con gli amici ma poi non è che hai quella dannata voglia che il tabacco o l'alcol ti lasciano. Allora mi chiedo: ma lei ha mai fumato marjuana? E se si ha avuto problemi di dipendenza? Dalla mia esperienza e da quella di tante persone io posso affermare che la marjuana non porta dipendenza, ora se Lei ha conosciuto chi cade in stato catatonico perché non ha erba in casa, mi perdoni, ha conosciuto persone con seri disturbi a prescindere dall'uso di sostanze.
16 dicembre 2013 8:18 - Cepu
"Sono circa 280 le molecole commercializzate in rete".
15 dicembre 2013 0:16 - ennio4531
Sappiamo quanto lo scr-Ivan-o si sia impegnato per sottrarre i reclusi dal lager di San Patrignano impiegando tecniche esoteriche da giardino dell'eden per liberarli da un falso problema .

da un ... Sogno di una notte di mezza estate ...
14 dicembre 2013 14:38 - IVAN.
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LE VERITÀ NASCOSTE DI SAN PATRIGNANO / 2
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L'ex autista: «MUCCIOLI MI MANDAVA ALL'ESTERO CON L'AUTO IMBOTTITA DI MILIARDI.»

Walter Delogu, 38 anni, ex autista di Muccioli, ha appena appreso delle controaccuse di Muccioli a proposito della famigerata cassetta e dei suoi duplicati. Quale è la sua versione?

«Ah, io sarei un ricattatore e un provocatore? Muccioli deve smetterla con questi colpi bassi, perché anche io potrei rispondere con la sua stessa moneta. Ad esempio: una guida come lui non manda allo sbaraglio la gente che ha salvato dalla droga con i soldi messi nei doppifondi delle auto, facendogli passare le frontiere col rischio di essere arrestati, come è accaduto a me in Francia. Ho girato con i miliardi della comunità e poi mi sarei limitato a chiedergli 150 milioni?! Ma dai. Se l'avessi voluto ricattare, avrei preteso 1 o 2 miliardi, che per lui sono come 100 lire.»

- Come entraste in contrasto?
«Dopo la morte di Maranzano, Muccioli perse completamente la testa e il controllo della macelleria. Nessuno voleva più restare lì. Un giorno convocò a casa sua il gruppo (diretto allora da Lorandi) e chiese a ciascuno in quale reparto volesse essere trasferito. Rimproverò Lorandi, che aveva bevuto, ma questi replicò a Muccioli: "Non ho fatto niente di male, ma qualunque cosa anche avessi fatto, io almeno non ho ucciso mai nessuno". Muccioli restò di ghiaccio, mandò via tutti e ci fermammo io e lui. A me disse: "Morisse, quel bastardo..."»

- Torniamo ai 150 milioni...
«Ero stanco dei suoi metodi. Nella primavera del '92 litigammo violentemente: mi aveva offeso perchè dopo un lungo viaggio, nel corso del quale avevo acceso l'aria condizionata dell'auto su suo ordine, gli erano venuti dei dolori. Un motivo ridicolo. Lo affrontai all'uscita della scuderia: "Il nostro rapporto è degenerato, me ne voglio andare". Avevo lavorato per otto anni a un milione al mese, perciò invitai Muccioli a mantenere quello che da 3 anni mi prometteva: un aiuto per comprarmi una casa. E lui rispose: "Se vuoi andare, vai". Io replicai: "Ah no, non mi tratti come Marcone [un ospite della Comunità ora deceduto], buttato via con 500.000 lire dopo una vita di lavoro!"»

- E Muccioli come reagì?
«Gli ricordai che per lui ero stato arrestato in Francia con 300 milioni, avevo fatto tre viaggi in Germania, Olanda e Francia con il doppio fondo imbottito di miliardi. Perciò: o manteneva le promesse, o sarei salito sull'Arco romano e avrei fatto una piazzata dicendo tutto su San Patrignano. Capì che non scherzavo. Mi invitò a casa sua e mi dette 150 milioni. Solo a quel punto gli confermai che non doveva fare scherzi: se mi fosse successo qualcosa, avevo con me in tasca l' assicurazione sulla mia vita: la cassetta che avevo registrato mentre andavamo a San Marino dal gioielliere Arzilli. Allora Muccioli mi chiese scusa per le offese precedenti, mi disse che quei soldi me li regalava e mi invitò a restare con lui. Io gli credetti ancora una volta ingenuamente, anche perché mi mandò in ferie per 40 giorni con la mia famiglia, pagandomi il tutto con altri dieci milioni. Quei dieci milioni che lui ora sostiene di aver lasciato nel fondo della borsa. Rientrato dalle ferie, però, mi accorsi che lui aveva fatto il vuoto attorno a me. Allora me ne andai, anche perché temevo che attuasse le minacce che era solito pronunciare nei confronti di chi aveva messo da parte.»

- Delogu, lei ha altre cassette?
«Sì, alcune di quelle registrate negli uffici da dove si controllavano tutte le telefonate. A San Patrignano spiano, con microfoni nascosti, perfino gli assistenti sociali che parlano con i tossicomani. San Patrignano non è ciò che si vuol far credere. Ne ho la testimonianza anche da decine di telefonate da parte di ex tossici che mi hanno chiamato in questi giorni per ringraziarmi di quello che sto facendo.»

- E ora che cosa pensa di Muccioli?
«Quel poco di rispetto che avevo per lui, ora è completamente svanito. Io voglio vivere solamente in pace con mia moglie e mia figlia. Diversamente...Ultimo avviso.»


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12 dicembre 2013 19:47 - ennio4531
.. dopo il fosco quadro dipinto della situazione in San Patrignano, i reclusi ivi trattenuti attendono con impazienza l'arrivo dei salvatori come marcello, lo scr-ivan-o, roberto ai quali non rimane che presentarsi alle porte della comunità per chiedere a gran voce la loro liberazione e proporre i loro metodi di cura.

Lo faranno ?

Non lo fanno ... non lo fanno ...

Oltre alle chiacchiere, la prassi a cui si assiste è quella che vede i sodali dei consumatori di pattume ludico svignarsela non appena qualche loro compagno chiede aiuto .

Anche molto pusillanimi sono ....
12 dicembre 2013 1:01 - roberto7266
Testimonianze 


Sostiene Mandingo*

Quella che segue è la drammatica testimonianza, pubblicata da Sergio Bombardi, il 30/05/2012 su Facebook

Un giorno mi chiamò Vincenzo (Muccioli, ndr) e mi affidò una ragazza di Rimini dalla quale le donne - mi pare la Diella (Rita) & C. non riuscivano a cavare nulla.
Questa poveretta e poi si capirà perchè poveretta fu affidata a me. Io però avevo l'impegno del gruppo per il quale era prassi il pernottamento insieme e non si poteva certo mettere a dormire una ragazza con qualche decina di ex o tossici.

Mii disse (Vincenzo Muccioli, ndr) di andare con lei a vivere nella mansarda che fu alloggio di Vincenzo per un certo periodo. Non ricordo l'anno ma sicuramente prima del '90. Durante il giorno sarebbe stata con noi chimici in laboratorio.
Lei non collaborava ed io iniziai a menare. La picchiavo con un bastone ovunque capitasse. Non la colpivo forte perchè avrei potuto non solo farle male ma anche spaccarle un osso o chissà ... la picchiavo con questo bastone e levavo subito il colpo.
Scusate il paragone ma si deve capire: la picchiavo come si suona la batteria: si dà il colpo e si leva immediatamente il bastone.
La colpivo anche in testa anzi furono parecchi i colpi in testa. Lei dura come il ferro neppure si lamentava.

Il giorno dopo alla sveglia trasalii. La testa e la faccia erano il doppio del normale. Chiamai il dottore ma non ricordo chi venne. Ricordo che mi guardò (il dottore, ndr) come si guarda un pazzo e mi disse di calmarmi. Non capitò nulla. Io credevo di aver esagerato come del resto era, aspettavo Muccioli che mi chiudesse in un tino e invece nulla.

Restammo chiusi in mansarda per più di una settimana.Ricordo che il versamento dal cranio passò al collo e poi piano piano si riassorbì.

Non fini qui: la ragazza non collaborava ed allora si passò alle docce gelate.Io la mettevo nuda in doccia prendevo il getto in mano e perpetravo quest'altra violenza con la consapevolezza del mostro che sono stato parecchie volte.

A forza di vederla nuda un giorno mi feci masturbare... questo andò avanti per un mese o giù di lì.
Poi la ragazza che non aveva mai avuto problemi di droga ma era piuttosto un soggetto borderline cioè non abile come si intende, ma un po' diversamente abile, collaborò.

Vvincenzo a cena mi disse di alzarmi unitamente a questa ragazza della quale non ricordo il nome ma ricordo era di Rimini e doveva essere figlia di amici dei Muccioli, io pensai "ecco adesso mi fa nero".

Invece mi coprì di elogi e tutti mi fecero l'applauso più sincero!!! Era impossibile che i medici non avessero informato Vincenzo: se lui fosse salito oltre a me nel tino avrebbe messo anche loro.

Questa per me è stata la madre di tutte le porcherie che feci a Sampa. Ho voluto scriverlo perchè qui il gioco è questo. se non volevo giocare non chiedevo di entrare nel gruppo.

Faccio schifo? Si, questa fa vomitare. Ma a sampa era tollerato tutto purchè la città crescesse.

Ora sto meglio ma prima chiedo scusa a quella ragazza di Rimini che una notte masturbò il proprio aguzzino perchè di legnate o docce gelate davvero non se ne poteva più! Scusa a lei e a tutti.



Note:

*Mandingo, pseudonimo di Sergio Bombardi, ha collaborato con le autorità.
11 dicembre 2013 22:37 - IVAN.
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(Riprendiamo i post che il povero trolletto sfigato aveva inutilmente cercato di far slittare fuori vista:)


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LE VERITÀ NASCOSTE DI SAN PATRIGNANO / 1
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Il 28 ottobre 1980 una ragazza di ventitré anni, Maria Rosa Cesarini, si presenta alla squadra mobile di Forlì raccontando di essere fuggita da S.Patrignano dopo essere stata rinchiusa per sedici(!) giorni in una piccionaia.
Quando i poliziotti irrompono nella comunità, trovano Luciano Rubini e Leonardo Biagiotti incatenati in due locali usati come canile, Marco Marcello Costi incatenato alla porta in ferro di un locale di tre metri per uno e Massimo Sola incatenato ad un manufatto adibito a colombaia.
Tutte queste persone deporranno qualche giorno dopo (tutte tranne una, Leonardo Biagiotti, trovato morto sulla linea ferroviaria a Castelfranco Emilia, caduto dal treno diretto a Milano).
Muccioli viene arrestato con alcuni suoi collaboratori e imprigionato per un mese; il processo verrà tenuto quattro anni più tardi e finirà con una condanna a venti mesi per Muccioli in primo grado e assoluzione in appello.

Ma veniamo alle testimonianze di tutti quelli che hanno deposto all'altro, ben più grave e recente processo che ha investito Muccioli: quello per l'omicidio di Maranzano, ammazzato nel reparto manutenzione.
A rispondere é CLAUDIO GHIRA, ex-medico di S.Patrignano:

- Cosa succedeva alla manutenzione?
«Pestaggi e cure successive. Ricordo una testa spaccata e ricucita con una ventina di punti. E una milza esplosa a pugni.»

- Ci sono stati altri morti oltre a Maranzano?
«In quel modo, no. Ma molti dei suicidi della comunità sono quantomeno sospetti.»

- Si poteva entrare al reparto manutenzione?
«No. Ci sono due medici presenti 24 ore su 24, e anche Capogreco, il responsabile del reparto.»

- Ma che medici sono se non denunciano questi metodi?
«Credono in Muccioli. Se sei lì dentro é perché gli credi.»

- I rapporti sessuali sono controllati da Muccioli?
«Certo, ma nessuno controlla i suoi. Eppure quante volte lo abbiamo visto a letto con i ragazzi più giovani? Io stesso ho visto Muccioli a letto con uno degli ospiti.»

- Parli di rapporti omosessuali forzati?
«So di un ragazzo milanese che sicuramente ha visto i suoi problemi aumentare proprio per le eccessive attenzioni di Muccioli. Il capo amava soprattutto avere rapporti orali. Diceva che anche quelli servivano per far passare energia positiva da lui ai suoi discepoli.»

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Ma il principale accusatore di Muccioli é, in questo processo, il carceriere Raimondo Crivellin in comunità noto come Piedini.
Ha confessato oltre 500 sequestri di persona compiuti in sette anni di permanenza nella comunità, pestaggi, inseguimenti; alla fine deporrà per quasi cinque ore.
«Tutti i giorni inseguivo tossici che scappavano da S.Patrignano. Tutti i giorni ne riportavo. Tutti i giorni ne picchiavo. Tutti i giorni ne rinchiudevo, soprattutto nella cassaforte della pellicceria, un luogo angusto, senza finestre. Ho passato sette anni a S. Patrignano e il mio compito é sempre stato quello. Non sapevo mai la ragione di una punizione: eseguivo ordini di Muccioli».

Piedini agiva insieme a Franchino e Toto, Paro-Paro e Sebastiano, tutti nella squadra punitiva.
«Bastava che ci dirigessimo verso qualcuno perché il terrore gli si dipingesse sul viso. Muccioli sa come far sentire importanti, soprattutto le menti semplici. Ha scelto me perché ero un cretino. Ho creduto in Muccioli ciecamente, e ho sbagliato».

E a proposito di un suicidio:
«Dopo il primo suicidio, quello di Gabriele Di Paola, Muccioli mi ordinò di portare via i venti ospiti della "manutenzione", il carcere della comunità. Di notte con due furgoni insieme a Toto, Paro-Paro, Sebastiano e Franchino partimmo per la comunità di Botticella (comunità satellite di SanPa). L'obiettivo era far scomparire testimoni scomodi in un periodo in cui la comunità era tenuta d'occhio dalla polizia. Passammo due mesi vivendo da re».

E interrogato sul perché dei sospetti sul suicidio:
«Io Di Paola l'ho visto cadere, ma non so come ha fatto a precipitare per venti metri con la faccia rivolta verso il muro. L'ho sentito gridare “No, no”, ho visto che cercava di aggrapparsi a qualcosa, senza riuscirci. Quando sono corso verso di lui era morto. Il giorno dopo Natalia Berla é scivolata fuori da un finestrino piccolissimo, ma noi eravamo già a Botticella a divertirci».

E ancora: «Una volta ho chiuso Franco Capogreco in cassaforte. Ha urlato tutta la notte perché soffre di claustrofobia, quando é uscito era cianotico. Andava punito, ma non lo so perché. Lo dirà lui ai giudici».

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Per finire la testimonianza di una ragazza, Elisabetta Di Giovanni, che oggi ha 29 anni e che entrò nella comunità per la prima volta a 16 anni e che é uscita dalla droga solo molto tempo dopo aver lasciato S.Patrignano, con l'aiuto di Don Gino Sacchetti.
«Durante la mia seconda permanenza a SanPa in due anni visitai quasi tutti i luoghi di prigionia. Venti giorni in piccionaia, un luogo molto angusto dove ti sentivi letteralmente impazzire. Due mesi al buio nella cassaforte della pellicceria insieme ad un dobermann malato. In un vecchio casolare abbandonato sdraiata e incatenata con tutte e due le braccia alla spalliera del letto. Mi veniva liberato un braccio due volte al giorno per mangiare, mentre per i bisogni fisiologici bastava un secchio sotto il letto. Una chiusura un po' più soft invece (quattro mesi in camera), la affrontai a causa di Marco Rossetti di Bologna. Malauguratamente chiedemmo a Muccioli il permesso di conoscerci. Dopo qualche mese di mano nella mano, non ne potevamo più e consumammo il turpe gesto. Marco, pentito, corse a raccontarlo a Muccioli e il risultato per me fu la reclusione dopo una serie di “gran puttana” in tutte le salse. A Marco, Vincenzo diede una pacca sulla spalla. Ma la chiusura più terribile, per quanto la più breve, fu una settimana nella botte, un tino di ferro, dove potevi stare accovacciata e dove una volta al giorno ti passavano il cibo da uno sportellino, il tutto ad un palmo dal solito secchio con gli escrementi. Non avevo ucciso nessuno, ma ben più grave era la mia colpa: ero entrata nella contestazione. Vincenzo aveva rinchiuso, sempre per futili motivi, tre ragazze considerate guarite. Consuelo, Martina ed Alice, anche loro contestatarie. Le aveva rinchiuse in un casolare e siccome non soffrivano abbastanza, dopo qualche giorno sospese loro i viveri. Era terribile, mi sentivo ad Auschwitz. Dopo qualche giorno fece portare Alice sul piazzale e le rasò i capelli, tra battute deplorevoli e risate grasse. Alice riuscì a scappare e la ritrovarono l'indomani morta per overdose in Piazza Tre Martiri. Criticai pesantemente l'operato di Muccioli, e mi fece rinchiudere nella botte.»

Su Alfio Russo e l'omicidio di Roberto Maranzano:
«Alfio Russo l'ho conosciuto e sarei pronta a giurare che le cose siano andate pressappoco così: Maranzano con le sue fughe rompeva, e Muccioli ha deciso di metterlo nel settore punitivo: nelle mani di Russo, un pazzo violento col cervello di un bambino di due anni. Sicuramente ha anche raccomandato ad Alfio di essere particolarmente duro, e per il povero Maranzano si devono essere aperte le porte dell'inferno. Poi, forse una reazione di Maranzano, ed Alfio ha dato sfogo alla sua furia. Poi succede l'irreparabile e via di corsa dal capo a cercare la soluzione. Soluzione che Muccioli, senza scomporsi più di tanto, ha trovato nella discarica. Per chi é stato a S. Patrignano, è impossibile credere che Muccioli non fosse al corrente di tutto.»

E conclude: «E' difficile parlare di SanPa. Ci sarebbe troppo e ancora troppo da dire: mille episodi, tutti eloquenti e dolorosi, ma il vero problema é che lo Stato italiano consideri come "recupero dei tossicodipendenti" quello che avviene a S.Patrignano.»


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11 dicembre 2013 21:59 - ennio4531
Dal Corriere delle Sera ...

" .... Manca solo la firma scontata del presidente Josè Mujica, che ha fortemente voluto la legge contro l’opinione della maggioranza degli uruguaiani, sin dall’inizio dell’iter parlamentare.."

Evviva la democrazia !

L'Uruguay da oggi darà lezione al mondo intero per civiltà, cultura, civilizzazione, modernità, progresso, evoluzione, sviluppo e benessere che così si esplicherà ma solo per i suoi fortunati cittadini ( un pò di ... leghismo non guasta mai ..)

LA DOSE MENSILE - Ora invece i cittadini con più di 18 anni potranno comprare una dose mensile di «erba» (si parla di 40 grammi) ad un prezzo relativamente basso, meno di un euro al grammo,circa il 30 per cento in meno degli attuali valori sul mercato illegale. La vendita avverrà nelle farmacie, mentre la coltivazione sarà affidata a cooperative private, ma controllata dallo Stato. La legge permette anche ai cittadini di tenere un numero limitato di piantine di cannabis in casa. Per evitare la nascita di un turismo della marijuana, non sarà consentita la vendita agli stranieri."

La qualità della vita farà un salto .

Verso dove ? Il fasullo, l'artificiale , la dipendenza ...

Povero Dante .... Fatti non foste per vivere come bruti ...
11 dicembre 2013 20:24 - marcello84
oh inutilennio xkè nn fornisci il tuo indirizzo così magari qualche ex schiavo tossico dipendente che è stato nel lager san patrignano di quel nazista di muccioli ti fa una visitina e ti fa un trattamento a te tanto caro da giardino dell'eden?

lo farà?

non lo fa...non lo fa..

è il solito troll pifferaio quaracaqua che infesta questo forum..probabilmente ex professore delle medie in pensione(controlla gli errori di ortografia!!!manco fossimo in un compito in classe alle medie..quanta pochezza inutilennio!)che consapevole del pattume nel suo cervello cerca di spanderlo a piene mani.cerca..ma nn riesce :-)

ah inutilennio!non ti fila più nessuno! tutti sanno che sei un troll probabilmente foraggiato da qualche mentecatto serpelloniano giovaniardano muccioliniano come te.

sei riuscito a comprarti la macchina nuova (usata) col compenso del tuo padrone alla muccioli x il tuo lavoro da schiavo non pensante?

lo ripeto,sei come la merda x il fiore,un pò ci vuole ma poco sennò marcisce tutto..come sei marcito tu.
nn sei il sole che illumina,riscalda,fa crescere..
sei la merda nn il sole,capisci?sei merda.

e adesso fammi,facci un piacere trollino,tira la catenella dello sciacquone e sparisci in un habitat a te più ideale.
11 dicembre 2013 20:01 - chinaski
Ciao ennio.

Che mi dici di quello che avvenuto oggi in Uruguay? Ti va di parlarne?
11 dicembre 2013 19:33 - ennio4531
... guarda chi si vede ... CHICIVEDE, il saccente , che dopo la figura di m. per aver imputato a me l'uso erroneo di mediovali ( vocabolo corretto ) adesso, esce dalla tana, per scrivere che dovrei ' ... accendere il cervello...prendi atto del tuo impotente contributo ed eclissati decorosamente, almeno finchè puoi....'

Meriteresti l'espressione di quel comico nanerottolo di Genova di cui non ricordo il nome...
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