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2 aprile 2007 0:00 - isaia kwick
interventi cosi' lunghi sono illeggibili!
Isaia
1 aprile 2007 0:00 - marco peretto
LA CONDIZIONE
GIOVANILE OGGI
Vorrei, almeno in quest’occasione, non rivolgermi ai giovani. Per vivere non hanno bisogno di leggere libri sulla
condizione giovanile: questo è un periodo dell'esistenza che deve essere vissuto.
E non si impara a vivere leggendo libri di psicologia! Ve l'immaginate un bambino che per crescere bene
consulta tutte le mattine il suo bel trattato di psicologia infantile?
Mi piacerebbe, invece, scambiare alcune riflessioni con coloro che, pur "giovani nello spirito",
stanno vivendo gli anni della maturità. Avrete senz'altro seguito qualche dibattito, magari in TV,
sulla condizione giovanile. Avete osservato l'età dei partecipanti? Si direbbe che questo sia proprio
un problema degli adulti. Chi sa che non sia proprio così?!
Molto si parla di condizione giovanile, oggi. Non solo oggi, per la verità. Se ne è sempre parlato.
Solo che oggi i grandi mezzi di comunicazione, la TV, la radio, la stampa, con la loro potenza
amplificatrice, ne dilatano le dimensioni. Da sempre l'umanità si è posta il problema del ricambio
e del passaggio delle consegne tra le generazioni. E da sempre chi parla del problema è la
generazione degli adulti: la generazione, cioè, di chi tiene nelle proprie mani il mondo e che,
nel momento in cui se ne rende conto, sente che il fluire del tempo lo porterà fra breve a lasciarl
o come eredità nelle mani di altri. Parlare di questi e fare progetti per loro è un po' come tentare
di recuperare un tempo trascorso, rimediando, così, all'inesperienza di allora con l'esperienza di oggi.
La società attuale è interessata da profonde trasformazioni economiche, sociali e culturali che
influenzano non poco il modo di pensare e di agire delle nuove generazioni. Alla vecchia
contrapposizione tra mondo occidentale, fortemente ancorato alle ideologie democratiche e liberali
e mondo dell’Est governato da ideologie comuniste, si contrappone oggi, su dimensione planetaria,
un altrettanto acceso contrasto tra istituzioni, fondate su ideologie liberiste e mondo giovanile,
portatore di istanze libertarie ed egualitarie, consapevole dei pericoli della globalizzazione e
sensibile ai temi dello sviluppo ambientale e della salvaguardia dell’eco sistema terra. Questo
umanità fortemente critica, in larga parte costituita da giovani, è ricompressa nel termine di new
global, che al suo interno esprime però diverse posizioni politiche e culturali fortemente divise in
ordine alle strategie di intervento. La constatazione che il movimento no global nelle sue diverse
articolazioni sia costituito prevalentemente da giovani, testimonia da una parte l’inquietudine,
l’ansia e la sofferenza della condizione giovanile, che è alla ricerca di nuove identità, dall’altra
segnala le profonde trasformazioni in atto in campo culturale, sociale e politico che mettono in crisi
antiche certezze e sollecitano nuovi paradigmi interpretativi che possano spiegare l’attuale quadro
sociale contemporaneo caratterizzato da profonda complessità.
S’impone, pertanto, l’individuazione di nuovi criteri di interpretazione culturale, che possano
ricostruire nei suoi tratti essenziali e connotativi il contesto complesso della società attuale. La
prima caratteristica è quella del cambiamento, che è diverso da quello che fino ad oggi ha
accompagnato l’umanità. Un cambiamento che ha essenzialmente tre note distintive, rappresentate
dalla velocità, dalla relatività e dalla problematicità.
Non si può non riconoscere che tutto cambia con un ritmo più veloce rispetto al passato, causando
disorientamento ed inquietudine in coloro che rimangono ancorati ad antiche certezze e a vecchi
quadri interpretativi. I cambiamenti frenetici sono in larga parte determinati ed accentuati dalle
nuove tecnologie che interconnettono il mondo creando una rete di informazione e di
comunicazione continua che sta modificando non solo le abitudini e gli stili di vita delle persone,
ma anche le forme stesse di pensiero e di intelligenza. In tale contesto, le conoscenze sono
sottoposte ad una continua ed accelerata obsolescenza in larga parte determinata proprio da un
processo tecnologico caratterizzato da una veloce innovazione. Internet e il web annullano le
tradizionali categorie di spazio e di tempo, permettendo alle persone di comunicare in tempo reale
tra di loro in ogni parte della terra.
Il cambiamento incide, inoltre, su tutto, su ogni aspetto della vita e della società, sulla cultura come
sulla politica, sulla scienza come sull’economia. E così oggi si falsifica ciò che ieri appariva come
certo e vero: l’epistemologia contemporanea, da Popper ad Einstein, conferma l’assunto che la
scienza e la cultura sono prodotti dell’uomo storicamente determinati e pertanto relativi e non
definitivi, essendo sottoposti come “ sistemazioni concettuali” al necessario processo di
falsificazione.
Conseguentemente, la vita contemporanea presenta la caratteristica della problematicità, che, se non
favorisce la capacità di scelta e di decisione immediata, rappresenta una modalità di pensiero
certamente necessaria per affrontare criticamente la complessa trama della relazioni che oggi legano
diversi aspetti della realtà. Società della complessità quella nella quale viviamo perché
differenziata negli aspetti distintivi, spesso tra loro contraddittori e contrastanti. Una società
“complicata” e di difficile interpretazione, in cui si scontrano la cultura del villaggio globale (
mondializzazione dell’economia, stili di vita, etc..) con la cultura del villaggio locale ( spinte
nazionalistiche, tendenze federaliste, ecc). Una realtà contraddittoria, dunque, efficacemente
spiegata dal termine latino “complexus” che significa “intrecciato”, realtà che talora si cerca di
rappresentare anche sul piano semantico coniando termini quali “globale”, che segnalano l’idea
non della sintesi ma della contemporanea presenza e sovrapposizione di istanze tra loro contrastanti.
Società della complessità è anche società della turbolenza e dei contrasti, società difficile non solo
da capire ma anche da gestire. Una società da governare non in maniera centralistica con ottuse
logiche di difesa di tradizionali posizioni culturali e sociali ma con coraggiose politiche di
decentramento e di apertura interculturale.
Il pluralismo deve rappresentare dunque una scelta strategica irreversibile perché considera
legittime tutte le posizioni culturali della società, non fosse altro perché è momentaneamente
tramontato il tempo delle ideologie totalizzanti che spiegavano in maniera organica la realtà,
dandocene un’interpretazione esaustiva , ma ermeneuticamente rigida. La cultura del pluralismo
non è facile tradurla quotidianamente in coerenti azioni pratiche, perché significa abbandonare
radicati convincimenti sui valori forti e fondanti quali la patria , la famiglia, l’autorità e credenze
religiose di stampo integralistico a tutto vantaggio di valori più “ leggeri e deboli”, per usare
un’espressione di Vattimo, che possano portare alla legittimazione della diversità come risorsa per
la crescita umana in una società autenticamente interculturale.
Ma il tratto che meglio di ogni altro connota la società attuale è quello della multimedialità per i
caratteri di pervasività che essa va sempre più assumendo in tutti gli aspetti della vita. L’uso diffuso
delle strumentazioni multimediali ed in particolare del computer e di internet sta profondamente
cambiando anche le modalità del pensiero. Le nuove categorie mentali sono quelle dell’interattività,
della navigabilità, della virtualità, della ludicità e della digitalità.
Rispetto alla televisione che è uno strumento monodirezionale, autoritario e rigido sul piano della
comunicazione, internet è pluridirezionale e consente a tutti gli utenti di comunicare liberamente tra
di loro. In internet, l’utente è protagonista e ha modo di esercitare la sua libertà in modo libero e
creativo.
La navigabilità sollecita, poi, l’utilizzo dell’intelligenza euristica, consentendo all’utente di
scegliere tra le molteplici sollecitazioni che Internet offre.
Certamente, la virtualità abitua ad una conoscenza artificiale fondata su una simulazione della realtà
piuttosto che sulla realtà concreta, ma i giovani finiscono con l’allargare l’orizzonte delle loro
conoscenze accumulando esperienze nuove che finiscono con il potenziare il pensiero( giochi,
viaggi virtuali,, etc).
L’uso di Intenet e del computer permette un apprendimento ludico e gioioso. I ragazzi giocano ed
imparano in maniera allegra, totalmente coinvolti nell’apprendimento.
La digitalità, infine, rappresenta una forma di postalfabetizzazione che ristruttura le modalità di
scrivere, pensare ed apprendere. Lo stesso linguaggio, tramite la digitalità, risulta profondamente
cambiato, diventando più breve e frammentario. Dal pensiero sequenziale tipico dell’uomo
tipografico, per usare un’espressione di Maragliano, si passa al pensiero simultaneo e sistemico che
privilegia le interconnessioni concettuali. La multimedialità rappresenta una vera e propria
trasformazione antropologica del comportamento umano che impone stili di vita nuove e modalità
di apprendimento cognitivo impensabili fino ad un recente passato. Ebbene, questa trasformazione
antropologica interessa e coinvolge le nuove generazioni e rappresenta un connotato emblematico
della condizione giovanile d’oggi.
Soprattutto gli adolescenti sono animati da un fortissimo dinamismo esistenziale che li porta a
vivere intensamente la vita con un notevole coinvolgimento emotivo. Sopravvive nell’adolescente
la dimensione ludica tipica dell’infanzia, ma egli è attraversato da dubbi ed inquietudini tipiche
della sua età che lo portano a repentini cambiamenti umorali e ad alternare momenti di esaltazione a
momenti di depressione. Una caratteristica dell’età adolescenziale è la tendenza edonistica, la
ricerca del piacere “hic et nunc”, che si concretizza nel vivere attimo per attimo la vita e le sue
occasioni, anche se spesso effimere. Rispetto alle precedenti generazioni appare attenuato il senso
della storia e la capacità di progetto. Ciò impone alla scuola un preciso impegno volto a favorire
nell’adolescente una sua contestualizzazione storica e culturale e una prospetticità progettuale della
sua azione. Di fronte alle mode spesse acriticamente seguite va stimolato nei giovani un processo di
autoriflessione al fine di limitare in loro i condizionamenti di un mondo che molto spesso guarda
alle apparenze ed è volto alla ricerca del futile e del feticcio. I giovani d’oggi sembrano alieni dalle
ideologie delle generazioni precedenti ed immersi più nelle mode della società consumistica. Non si
tratta di esprimere su di loro giudizi di valore, mettendoli a confronto con le generazioni precedenti.
Ma bisogni dialogare con loro, ascoltarli, capirli, per cercare di individuare i bisogni ed orientarli
verso obiettivi formativi coerenti con la persone e con il contesto in cui esse vivono. E questo è il
compito della scuola che, come istituzione deputata all’istruzione e alla formazione, ha il compito di
favorire la crescita umana sociale e culturale di persone che sappiano inserirsi con intelligenza e
creatività nell’attuale società dell’informazione e della conoscenza.
“Questi nostri coetanei: Sporchi criminali per qualcuno, fanciulli in cerca d’affetto per altri."
I nuovi baby-gangster. Eppure, a guardarli non sembrano delinquenti.
Capelli pettinati, scarpe firmate, tutte le cose a posto.
Ma a posto rispetto a cosa? Rispetto alle mode, alle momentanee correnti che,
implicitamente, li schiavizzano.Tra loro domina la logica del gruppo,
che poi diviene branco. Ma forse queste bande non sono altro che sacche di solitudine.
Solitudine interiore. Mancanza di stimoli. Scarso coinvolgimento da parte della scuola.
Rottura di dialogo con la famiglia. Non sono necessari divorzi e debiti per
allontanare i figli dai genitori. Esistono oggi famiglie benestanti, serene, in cui
però il padre è troppo occupato a far carriera e la madre non fa la madre.
Il loro rapporto d’affetto è passato solo attraverso le cose e non attraverso
la disponibilità, la comunicazione. Questi ragazzi si trovano a vivere senza
punti di riferimento stabili e non possono che lasciarsi affascinare
da false mete, idoli irraggiungibili e mode momentanee destinate al tramonto.
E tramontando lasciano il vuoto. E il branco lo compensa …”.
Di fronte ad una società notevolmente complessa e alle difficoltà e ai
conflitti relazionali, la condizione giovanile rappresenta oggi il principale
punto di riferimento di una politica sociale capace di generare
occasioni di confronto e poli di riferimento credibili, fra le generazioni.
Il permanere nelle nostre realtà locali di meccanismi di vita alienanti,
la caduta dei valori primari della vita e della solidarietà, la tendenza
sociale al consumismo, hanno determinato la presenza di un disagio
esistenziale diffuso ed un processo di perdita di identità e di valori
della società.
Il fenomeno tossicodipendenza, iniziato in modo silente e nascosto,
come imitazione ed emulazione di comportamenti trasgressivi, ha
assunto ultimamente connotazioni preoccupanti, indice di un disagio
e della più generale immaturità esperenziale e relazionale delle
nuove generazioni, che va manifestandosi a più livelli per le ormai
croniche latitanze educative-pedagogiche delle istituzioni formative e
delle agenzie associative.
Ricercare occasioni di evasione e di “sballo” dalle realtà quotidiane,
contraddistinte a volte da frustrazioni e censure sociali, diventa
un comodo stile di vita e segno visibile di immaturità.
La tossicodipendenza, vista nella cultura dominante come una
promessa di libertà totale o come uno strumento per uscire dalla
gabbia del mondo e dei suoi condizionamenti quando in
realtà è essa stessa una gabbia mortale e una negazione della
Libertà e delle aspettative di felicitàdell’uomo.
E’ importante riscoprire questo assunto culturale se vogliamo
veramente farci promotori e protagonisti di una cultura del servizio,
dell’accoglienza e dell’essere rispetto a quella del profitto,
del successo ad ogni costo e dell’”avere”, come metro della felicità.
In tal senso il mondo degli adulti è chiamato ad un profondo
esame di coscienza delle sue responsabilità.
Le assenze e le incoerenze di comportamenti che è dato
riscontrare a molti livelli: (genitoriale, formativo, associativo)
dovrebbero far riflettere e stimolare a un nuovo modo di porsi di
fronte alle problematiche giovanili, abbandonando atteggiamenti
pretestuosi e di condanna. Di qui lsarebbe necessaria la riproposizione di un
progetto educativo basato su valori come il lavoro, l’onestà
l’impegno per gli altri, la partecipazione, il sacrificio, la tolleranza,
il bene comune.
E’ partendo da essi che è possibile uscire dal lungo tunnel
dell’indifferenza, dell’emarginazione, della criminalizzazione e
del ghetto in cui è stata relegata la tossicodipendenza, senza
interrogarsi sulle sue motivazioni lontane e profonde e su aspettative
e tensioni morali, sulla condotta morale, l’ etica e anche sull’ arte;
Puntualmente deluse.
Prendere spunto dai nostri maestri del passato che sembrano
non aderire più no alla cultura occidentale, bensì alla moda occidentale.
È doveroso rendersi conto che di fronte ad un fenomeno
che assume sfaccettature sempre più diversee mutevoli c’è
il rischio da parte delle stesse strutture di svolgere
una mera funzione di presenza senza capacità progettuali ed operative
in grado di far fronte alle vere dinamiche del fenomeno di arretratezza giovanili,
anche della tossicodipendenza.
La caratteristica dei giovani Italiani di oggi e' una forma di rassegnazione, un sommerso
aspetto da alienazione sociale che si ripercuote in atteggiamenti pseudo-maniacali,
come la ricerca dei modelli, dei gusti e dell'estetica, influenzata e veicolata attraverso i media.
La peculiarita' si esprime in ogni angolo del quotidiano.L'abbigliamento, l'automobile, gli accessori
della giornata. Siamo sempre alla ricerca del segno che si fa notare, la camicia firmata,
gli oggetti personali che saltano agli occhi, ma servono per nascondere il profondo
senso di malessere e disagio sociale.
Il bello non equivale al pratico, al funzionale, anzi, spesso e' inversamente proporzionale.
La scuola si trova a svolgere i propri compiti educativi e formativi nei confronti
di questa realtà giovanile: non si tratta né di respingerla, né di ignorarla,
né di accreditarla acriticamente, bensì di “costruire ponti, di chiedere
e di meritare fiducia, di sintonizzarsi con la comune umanità che,
sia pure attraverso un groviglio di fili, può collegare insegnanti, studenti, genitori”.
La scuola, “luogo di formazione e di educazione mediante lo studio, l’acquisizione
delle conoscenze e lo sviluppo della coscienza critica”, è chiamata ad essere
“comunità di dialogo, di ricerca, di esperienza sociale informata ai valori democratici
e volta alla crescita della persona in tutte le sue dimensioni”. In essa ogni
componente, con pari dignità e nella diversità dei ruoli, opera per garantire
la formazione alla cittadinanza, la realizzazione del diritto allo studio,
lo sviluppo delle potenzialità di ciascuno, il recupero delle situazioni di svantaggio.
In particolare, il docente acquisisce la consapevolezza che il suo insegnamento
è un atto progettuale di natura pedagogica, che pone un’attenzione ai diversi
stili di apprendimento, alla pluralità di intelligenze, alle personali condizioni
emotivo-affettive e alle differenti esperienze degli studenti- giovani di questo
contesto storico-culturale, con i propri punti di forza e di debolezza.
La sua attività privilegia quindi percorsi plastici e flessibili, contestuali e motivanti,
non regolati da rapporti rigidamente gerarchici, tassonomici e lineari, bensì
finalizzati all’educazione integrale della persona: intelligenza, sensibilità, emozioni,
socialità, eticità... Agendo non tanto in nome proprio e neppure dell'istituzione
in cui opera, ma in nome dell'umanità, intesa sia come soggetto collettivo, sia
come essenza ideale,presente in modo più o meno chiaro e coerente
nella coscienza di ciascuno, l'educatore non può essere mai,
neppure nei momenti più difficili, in crisi di e privo di legittimazione
per il suo intervento; ma insieme non può essere mai pienamente
"coperto" e garantito da nessuna autorità e da nessuna scienza,
per le responsabilità dirette che si assume. Le strade della scienza
e le strade della poesia possono sembrare lontane e dirette verso luoghi diversi.
Nella realtà, per fortuna, non è così. Diversi sono solo gli strumenti che usano,
ma l'una e l'altra parlano alla stessa umanità.
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