E dagli agli statli. L'ultima ruota del carro nella
scala retributiva sono sempre chiamati in causa. Se i conti
vanno male, se non lavorano, se fanno sciopero, se ottengono
miserrimi aumenti. E intanto chi veramente "ruba"
milioni di euro con programmi scadenti, carriere fasulle,
incarichi inutili, gode di ogni favore dell'opinione
pubblica e trova a disposizione ogni forma di consenso.
E' ora di finirla !
2 ottobre 2006 0:00 - Topesio
G. Parisi, sei proprio un autentico demente! E con questo ho
detto tutto...
2 ottobre 2006 0:00 - G.Parisi
La vera qualità di Prodi è, ed è sempre stata, quella di
fare (coi soldi nostri) regali ai poteri forti che davvero
possono nuocergli. La sua sensibilità a chi davvero
comanda è raffinatissima, un autentico fiuto. E la sua
finanziaria è, in questo senso, un’opera d’arte.
Stangate per i «ricchi» da 70 mila euro lordi l’anno,
ossia i dipendenti relativamente benestanti, per esempio i
medici ospedalieri e i piccoli dirigenti d’azienda, già
contribuenti con prelievo alla fonte, facili da tosare e
tartassare. Ma per la Fiat, regali. La
detassazione del bollo per cinque anni per le auto euro-4 è
solo un esempio.
C’è anche il fatto che mentre
gli altri italiani potranno andare in pensione solo a 65
anni, i dipendenti della Fiat potranno andarci a 57: la Fiat
ha bisogno di espellere i suoi «esuberi», e gli paghiamo
noi - noi contribuenti - questa manovra che, altrimenti,
susciterebbe proteste sociali. Ma i sindacati vegliano
a che ciò non avvenga. Per i ricchi veri, nulla.
I cosiddetti «privati» sono già al sicuro in società
lussemburghesi, i loro emolumenti sono tassati là con
prelievi mitissimi. I loro yacht battono bandiere-ombra
esentasse, i loro aerei, elicotteri e Mercedes 4000 sono
intestati a società di comodo. Irraggiungibili dal
fisco. Ancor meno lacrime per i miliardari di
Stato. I cittadini normali non possono cumulare redditi
da pensione e da salario. Ciampi, il padre della
patria, riceve l’emolumento di senatore a vita (che non
abbiamo votato, ma che paghiamo) più la pensione di
governatore della Banca Centrale, più la pensione da
ex-capo di Stato. Ad occhio e croce, sono almeno 1,5
milioni di euro l’anno, forse due: tutti fino all’ultimo
pagati da noi, noi dei 40 o 70 mila euro annui. Noi che
non vediamo il reddito annuo di Ciampi nemmeno in venti e
trent’anni di lavoro, paghiamo i lussi di questo orrendo
vecchio devastatore dell’economia italiana. Un anno
di stipendio di Ciampi costa il reddito annuo di almeno 300
pensionati minimi dell’INPS. Se gli dimezzassimo gli
emolumenti, potremmo mantenere 150 pensionati in più; e
Ciampi, con 700 mila euro l’anno, dovrebbe riuscire a
sbarcare il lunario e a pagarsi i pannoloni; dopotutto deve
aver messo qualcosa da parte, sono quarant’anni che
guadagna così.
Invece no, Prodi ha fatto il
contrario. Mantiene i miliardari di Stato - che non
possono fare il minimo sacrificio - facendoli pagare a noi,
esigendo da noi nuovi sacrifici. Negli stessi giorni in
cui ci regalava lacrime e sangue, i deputati e senatori si
sono dati da sé (è il loro potere) l’estensione
dell’assistenza sanitaria di cui godono - un’assistenza
ricchissima, privilegiata, che noi utenti di USL o ASL
nemmeno ci sogniamo - ai parenti lontani e acquisiti persino
alla suocere. A noi il ticket da 23 euro, alle suocere
di lorsignori, tutto gratis. E fanno bene, lorsignori,
visto che noi non protestiamo. Prodi lo sa: e contenta
quelli che possono nuocergli, mica noi. E’ questo il
suo genio. Quei 3,5 miliardi in più aggiunti alla
finanziaria da 30 mila miliardi servono a pagare aumenti
agli statali, essenzialmente ai dirigenti statali e ai
miliardari di Stato tipo Ciampi e Napolitano. Noialtri
impoveriamo, i nostri figli non trovano lavoro, ma i ricchi
di Stato con posto sicuro ed eterno non devono fare
sacrifici. E’ logico, sono loro che tengono in piedi
il governo Prodi. La «sinistre» sono in realtà
nient’altro che il blocco dei miliardari di Stato, degli
occupanti della cosa pubblica. Gli statali sono
l’elettorato di questa sinistra. Insomma Prodi stanga
tutte le categorie che non lo votano, e fa regali ai ceti
che lo votano, lo sostengono dietro e davanti alle quinte, e
che perpetuano il suo potere - o possono davvero farlo
cadere.
A giustificare questo saccheggio
dei poveri, dei precari (lo siamo tutti noi privati
dipendenti: è la competizione globale, ragazzi) e
degli esposti al fisco a vantaggio dei ricchi con emolumenti
eternamente sicuri, esentati da ogni concorrenza e
dimostrazione di produttività, viene ovviamente avanzata la
solita, demagogica, facile scusa: l’enorme «evasione
fiscale» da stangare e far emergere. L’evasione
fiscale è il comodo mito delle sinistre - ossia dei ceti
che i soldi dei contribuenti li prendono. E’ ovvio
che secondo questi parassiti, i ceti contribuenti non pagano
mai abbastanza: «sono evasori» per principio. Come
costringerli a pagare? Come far emergere
l’evasione? Tutti i Paesi tecnicamente civili lo
sanno, come si fa. Basta ammettere la detrazione delle
parcelle di medici e avvocati, delle ricevute di idraulici e
tappezzieri e vari artigiani. In tal modo, chi si serve
di artigiani e professionisti ha l’evidente convenienza a
dichiarare quanto ha davvero pagato loro. Tutti i Paesi
lo fanno, tranne il nostro, perché il nostro fisco - gli
statali fancazzisti da noi stipendiati del nostro fisco -
non è capace, semplicemente, di eseguire un tale lavoro, di
incrociare i dati. Troppa fatica. Troppa tecnica.
Inoltre, Visco sa bene che - se ammettesse le detrazioni dei
servizi - il maggior gettito strappato dalle categorie
artigianali e professionali (gli storici «evasori»)
sarebbe mangiato in gran parte dal minor gettito succhiabile
ai contribuenti-utenti delle categorie «dedite
all’evasione», che esporrebbero in detrazione le
spese. Sarebbe una partita di giro, in fondo.
E il mito della «immensa, occulta evasione», dei 200 mila
miliardi sognati e immaginati svanirebbe, nella cruda luce
della realtà. La mitica «lotta all’evasione» -
proclamata da mezzo secolo e mai realizzata - non sarebbe
più la scusa da agitare, non servirebbe più ad aizzare
l’invidia sociale. Quindi, meglio lasciar evadere gli
evasori, e mantenere lo strumento ideologico che li mette
sotto accusa permanente. Falsità e menzogna sono il
corredo necessario delle lacrime e sangue tributari, il
segno distintivo del regime dei miliardari di Stato che si
sono auto-definiti «la sinistra». I privilegiati e i
parassiti sono tutti coalizzati contro gli lavora e produce,
per impoverirlo e tartassarlo: al punto da non lasciarci
nemmeno più lavorare e produrre. Già molte piccole
imprese e molte aziende artigianali, che campavano
parzialmente grazie al «nero», cominciano a chiudere.
I privati che le avevano aperte possono campare: già, si
dice, 30 mila miliardi sono fuggiti all’estero prima che
le sinistre procedessero alle stangate, sottratti al fisco,
come garanzia di sopravvivenza per i fortunati che possono
farlo. Produttori di beni e servizi che non produrranno
più, e che vivranno di rendita. Restiamo noi.
Sempre più precari, sempre meno competitivi, sempre più
esposti, indifesi, alle fameliche brame dei ricchi di
Stato. Noi con l’auto di seconda mano, che non avrà
l’esenzione dal bollo. Noi con il bilocale in
periferia, sovraccaricato del 4% di prelievo quando lo
riceveranno in eredità i figli. Ci prendono dai BOT e
dalla casa d’abitazione ancora più di prima; ci depredano
dei risparmi e dei beni che volevamo lasciare ai figli.
E tutto perché Prodi deve fare regali ai
radicali e ai poteri forti che li hanno creati, a
Montezemolo, a senatori a vita da 3 miliardi l’anno, a
statali parassitari che non hanno da temere la competizione
cinese. Noi sempre più poveri. Loro sempre più
ricchi, scandalosamente, sfacciatamente ricchi. E’
colpa nostra, dopotutto. Questa gente dovremo prenderla
e ammazzarla nelle piazze, come faceva una volta il popolo
coi suoi oppressori. Invece pieghiamo il capo, ci
lasciamo tosare e non fiatiamo. Dopotutto, che cosa
sono 33,5 miliardi di euro risucchiati dalle nostre
tasche? Nulla, in confronto a 42 miliardi di euro, 85
mila miliardi di lire, dei debiti di Telecom: e pagherete
anche quelli non dubitate. Prodi ha già tentato di
farlo, mettendo parte di Telecom e del suo debito a carico
della Cassa Depositi e Prestiti, ossia ancora una volta a
carico di noi contribuenti. Per ora gli è andata male,
ma lo rifarà, escogiterà qualcosa. E’ un genio in
queste cose. Nauralmente, ci è vietato chiedere come
mai ad una impresa privata, privatizzata, è stato
consentito di esistere accumulando un debito così titanico,
85 mila miliardi di lire, pari a un paio di stangate fiscali
di Visco e Padoa Schioppa. Come ha potuto esistere
Telecom, che per servire quel debito deve pagare 8 mila
miliardi l’anno di interessi e ratei di capitale?
Come mai i suoi creditori - le banche - non l’hanno
trascinato al fallimento?
Come mai Tronchetti
esiste ancora ricco e a piede libero? Come gli è
consentito di gestire Telecom accollandosi meno dell’1 %
di quel debito? Com’è che aveva fondi neri per 14
miliardi almeno, sottratti evidentemente ai creditori?
Non chiedete, non fate domande. Questo non è permesso,
fatevi invece le domande giuste e prescritte: eutanasia sì
o no? Le nozze gay, cosa ne pensate? Dite la
vostra. E la bambina bielorussa? Esprimetevi,
parlate, lasciatevi interrogare dai sondaggi. Sono
queste le «questioni politiche» all'ordine del giorno,
non le tasse devastanti e omicide e il dominio dei parassiti
con yacht. Ve lo dice Radio Radicale, a spese
vostre.
1 ottobre 2006 0:00 - vittoria riccitelli
ma è possibile che ogni parola, gesto, pensiero e
quant'altro faccia Berlusconi debba passare sotto la
lente di ingrandimento di tutti i media, di tutti i
commentatori ed opinionisti ecc...ecc...d'Italia e non
solo??? Ma che palle!!! Lasciatelo stare,
accidenti!!! Basta con questa ironia gratuita contro di
lui...........!!!! Che palle!!!!