Sono un insegnante nato il 20.10.1951. Il 31 agosto
2008 maturerò 33 anni e 5 mesi di servizio. Quando
potrò andare in pensione? Grazie.
5 febbraio 2008 0:00 - Carlo
La progressiva riduzione delle pensioni retributive, il
loro mancato reale adeguamento al costo della vita,la loro
parziale espropriazione -già avvenuta da oltre un
decennio-per la parte relativa al loro periodico
collegamento alla dina- mica salariale del pari grado
ed anzianità ancora in servizio, nonchè dei maggiori
contributi a tal fine versati da varie categorie di
lavoratori da oltre un trentennio
(v.parastatali,ospedalieri,ma- gistrati Corte dei
conti...etc.)ovviamen- fatti salvi solo i diritti
previdenziali dei parlamentari od equiparati-ciò
nono-stante la nota soppressione ed espropri- azione di
centinaia di enti ritenuti inu- tili,siffatti
precedenti non depongono certo a favore della possibilità
che sor- te peggiore non si verifichi, in periodo più
o meno prossimo, anche per le presta- zioni
previdenziali contributive. Il sacrificio dei diritti
quesiti in questione appare poco convincente, se
non giuridicamente pretestuoso,ove sia riferi-to
soltanto alle dinamiche demografiche del mondo del
lavoro,della previdenza o,più compiutamente,
dell'assistenza.
29 gennaio 2007 0:00 - Sergio Bagnasco
Se le parole "equità sociale" hanno un
significato allora bisognerebbe cominciare a estendere il
sistema contributivo a tutti i lavoratori perché il costo
della riforma previdenziale deve essere ripartito
proporzionalmente su tutti (la riforma Dini\Prodi\Maroni
colpisce solo coloro che non avevano 18 anni di contributi
all'epoca dell'entrata in vigore delle nuove
normative). Il passaggio a 60anni previsto dalla
riforma Maroni non va toccato e bisogna introdurre criteri
automatici e certi per il progressivo innalzamento a 65
(così forse questo continuo tormentone sulle pensioni forse
terminerà!). Bisogna smetterla di considerare i
sindacati "rappresentativi" dei lavoratori. I
sindacati rappresentano solo i loro iscritti, che sono una
minoranza dei lavoratori, e certamente non rappresentano i
lavoratori autonomi e le nuove generazioni il cui futuro è
stato già pesantemente ipotecato anche per responsabilità
della oligarchia corporativa sindacatocratica, collusa con
il sistema partitocratico.
26 gennaio 2007 0:00 - gianfranco
Nel sito adusbef ho letto un'analisi riguardante le
pensioni che va in direzione opposta a quanto si dice e si
legge oggi da più parti, ossia: l'Inps se non
fosse gravata dal pagare oneri assistenzial-sociali che
nulla hanno a che fare con la previdenza sarebbe più che in
attivo; l'Impdap è in consistente attivo; che, dati
statistici alla mano, rispetto al 1950 oggi, visto
l'aumento dell'aspettativa di vita, le pensioni
verrebbero pagate per 4 anni in più!!, non secoli.
Leggo ulteriormente nel corriere della sera del 24 gennaio
che l'aspettativa di vita media di un nato del 1950 è
di 63 anni. Penso che i gestori dei fondi pensione non
pagheranno mai disoccupazione o cassa integrazione; i
parlamentari ed i loro assimilati, le loro pensioni di
diamante, la liquidazione o tfr se li terranno come prima,
in barba a quello che devono obbligatoriamente fare quasi
tutti gli altri lavoratori.
P.S. chido di
mantenere l'anonimato per quanto riguarda
l'indirizzo, grazie
24 gennaio 2007 0:00 - Francesco
Sono d'accordo sulla tua analisi e sono preoccupato
perchè nessuno dei pensionati fa sentire la sua voce per
sollecitare la creazione di un sistema di rifinanziamento
della propria pensione. L'aumento della vita media e la
dinamica negativa demografica mineranno certamente anche i
diritti acquisiti. A mio avviso, economisti sindacati e
politici dovrebbero lavorare per individuare una riforma
ispirata da una visione olistica per la realizzazione di un
sistema pensionistico garante dell'equità tra le
generazioni passate-presenti-future con un sistema
autoportante per l'intecettazione delle risorse da
distribuire ai pensionati di volta in volta sulla base della
reale economia. Le incertezze devono essere per tutti:
"saremmo tutti più bravi come cittadini e forse
finalmente si farebbero anche gli italiani"
Scusatemi, se ci pensate un pò l' Italia è popolata
prevalentemente da Artigiani:" Se non dovessimo
riuscire a diventare italiani, a breve all'Italia
cambieranno il nome in Artilia"
22 gennaio 2007 0:00 - Alex1
La realtà è che nessuno sa se i conti pensionistici siano
a posto o meno, perchè non c'è separazione tra
previdenza ed assistenza, quindi ogni previsione è del
tutto pretestuosa. Se poi andiamo a considerare la
situazione "regionale" dell'Inps si scoprono
tante "stranezze", cioè che sono sempre gli
stessi a pagare perchè altri vivono di assistenzialismo.
21 gennaio 2007 0:00 - paolo
Non sono d'accordo. Invece di sparare sull'età
pensionabile e fregnacce varie, perchè non fate una
riflessione su quei cento miliardi di euro di evasione
fiscale stimata nientemeno che dal Sole 24 ore, giornale
della Confindustria? Se tutti pagassero le tasse, si
risolverenbbe il problema delle pensioni!!!!!
16 gennaio 2007 0:00 - passante
semplice, non sei un operaio della fiat o di qualche gruppo
bancario e allora non ti fuma nessuno.
15 gennaio 2007 0:00 - battista campana
vorrei esprimere il mio giudizio circa le varie riforme
delle pensioni. non è giusto e costituzionale che
tutte le riforme ( Amato-Dini-Maroni)hanno colpito solo i
nati nel 1951.Io sono nato a giugno del 1951,ho iniziato a
lavorare nel marzo del 1970 e dovevo andare in pensione
nell'ottobre del 2008 con ben 38 anni e 6 mesi di
contribuzione.La riforma Maroni mi ha ulteriormente spostato
a 40 anni di contributi , ma in effetti sono circa 41 anni
di contributi che devo versare. tutto ciò potrebbe ancora
andare bene se mi facessero lavorare. La mia società è
fallita e sono dal 2003 in cigs.perchè a me non devono
bastare i 35 anni e ad altri si. vorrei conoscere il
vostro parere distinti saluti
battista campana
15 gennaio 2007 0:00 - Paolo
A proposito delle pensioni, seppure la speranza di vita
media sia aumentata, 65 anni(il limite che vi augurate)di
età anagrafica per lasciare il lavoro sono francamente
tanti per sperare di godersi il meritato riposo a lungo dopo
tanti anni di lavoro. Soprattutto la riforma delle
pensioni è diventata un affare di stato a causa del
meccanismo di seppellire i contributi previdenziali di
milioni di lavoratori attivi in un calderone generale che
oltre a dare la pensione a milioni di ex lavoratori alimenta
altre voci di spesa che con la previdenza non c'entrano
affatto, e da qui deriva il famoso passivo
dell'INPS. Già, perchè se il suddetto ente
erogasse unicamente le pensioni da lavoro sarebbe in attivo
e la riforma non servirebbe. Inoltre, se fin
dall'inizio si fosse utilizzato il meccanismo
contributivo e non retributivo e si fossero alimentati conti
previdenziali singoli per ogni lavoratore(quello che verso
serve solo per pagare la mia pensione futura e non quella di
tutti), ognuno avrebbe avuto la facoltà di ritirarsi dal
lavoro quando voleva in base all'entità dei versamenti
effettuati durante il periodo lavorativo. Certo, la
pensione basata sul contributivo è più bassa di quella
basata sul retributivo, ma è anche vero che
quest'ultimo meccanismo, prima o poi diventa
insostenibile. E adesso vogliono costringerci da un
lato a lavorare fino a quando diventiamo decrepiti mentre
dall'altro superati i 50 anni le aziende ci vedono già
come un peso da estromettere appena possibile.
L'importante è dare il contentino di sole cifre a FMI,
UE e simili...
15 gennaio 2007 0:00 - giove
E' vero. L'Inps deve fare fronte ad impegni sempre
maggiori, ma non sempre giustificati. Si parla di rivalutare
le pensioni sociali, vale a dire quelle di chi non ha
versato a sufficienza per una pensione contributiva. Vale a
dire che chi ha vissuto per tutta la vita sulle spalle di
altri, o ha lavorato in nero accumulando o sperperando
ricchezza, oggi lo devono mantenere gli attuali lavoratori o
pensionati con assegni anche miseri,a volte di poco
superiori alla sociale. E giusto?
15 gennaio 2007 0:00 - Zeno
E che dire delle migliaia di commissioni Inps di cui fanno
parte centinaia di sindacalisti?
15 gennaio 2007 0:00 - FABRIZIO DALLA VILLA
Buongiorno. Se non erro, nel 1993 fu fatta una riforma delle
pensioni. Mi pare che chi avesse allora 18 anni di
contributi sarebbe andato in pensione col vecchio sistema e
che gli anni utili alla determinazione dell'ammontare
della pensione fossero gli ultimi 5. Io non ero tra quelli
in quanto iniziai a lavorare nel 1979. In quel periodo ero
dipendente full-time nel settore del petrolio privato.
Quindi il mio stipendio era discrteto. Dal 2003 invece
lavoro come part-time nel settore del commercio. Lo
stipendio è la metà rispetto a quello precedente, ma,
essendo telelavoratore, non mi posso lamentare. Scopro oggi,
tuttavia, che, anziché considerare tutta la vita lavorativa
(come mi pare avessero detto e scritto i media ai tempi)
saranno presi in considerazione gli ultimi 10 anni a meno
della metà dell'ultimo stipendio. Credo sia vergognoso,
se confrontato con gli stipendi e le pensioni dei nostri
politici!
15 gennaio 2007 0:00 - Achille Lissoni
Appaltare ad una società svizzera tutta la pubblica
amministrazione (stato, regioni, provincie, ASL, comuni,
ecc. ecc. ecc.) e mandare tutti i politici di professione a
lavorare a 1.000 euro al mese. Mandare tutti in
pensione a 1.000 euro al mese a 50 anni. A 65 snni
eutanatizzare tutti.