COMMENTI
  (Da 1 a 14 di 14)  
13 marzo 2008 0:00 - Vincenzo Albisinni
Sono un insegnante nato il 20.10.1951.
Il 31 agosto 2008 maturerò 33 anni e 5 mesi di servizio.
Quando potrò andare in pensione?
Grazie.
5 febbraio 2008 0:00 - Carlo
La progressiva riduzione delle pensioni retributive, il loro mancato reale adeguamento al costo della vita,la loro parziale espropriazione -già avvenuta da
oltre un decennio-per la parte relativa al loro periodico collegamento alla dina-
mica salariale del pari grado ed anzianità
ancora in servizio, nonchè dei maggiori contributi a tal fine versati da varie categorie di lavoratori da oltre un trentennio (v.parastatali,ospedalieri,ma-
gistrati Corte dei conti...etc.)ovviamen-
fatti salvi solo i diritti previdenziali dei parlamentari od equiparati-ciò nono-stante la nota soppressione ed espropri- azione di centinaia di enti ritenuti inu-
tili,siffatti precedenti non depongono certo a favore della possibilità che sor-
te peggiore non si verifichi, in periodo più o meno prossimo, anche per le presta-
zioni previdenziali contributive.
Il sacrificio dei diritti quesiti in
questione appare poco convincente, se non
giuridicamente pretestuoso,ove sia riferi-to soltanto alle dinamiche demografiche
del mondo del lavoro,della previdenza o,più compiutamente, dell'assistenza.


29 gennaio 2007 0:00 - Sergio Bagnasco
Se le parole "equità sociale" hanno un significato allora bisognerebbe cominciare a estendere il sistema contributivo a tutti i lavoratori perché il costo della riforma previdenziale deve essere ripartito proporzionalmente su tutti (la riforma Dini\Prodi\Maroni colpisce solo coloro che non avevano 18 anni di contributi all'epoca dell'entrata in vigore delle nuove normative).
Il passaggio a 60anni previsto dalla riforma Maroni non va toccato e bisogna introdurre criteri automatici e certi per il progressivo innalzamento a 65 (così forse questo continuo tormentone sulle pensioni forse terminerà!).
Bisogna smetterla di considerare i sindacati "rappresentativi" dei lavoratori. I sindacati rappresentano solo i loro iscritti, che sono una minoranza dei lavoratori, e certamente non rappresentano i lavoratori autonomi e le nuove generazioni il cui futuro è stato già pesantemente ipotecato anche per responsabilità della oligarchia corporativa sindacatocratica, collusa con il sistema partitocratico.
26 gennaio 2007 0:00 - gianfranco
Nel sito adusbef ho letto un'analisi riguardante le pensioni che va in direzione opposta a quanto si dice e si legge oggi da più parti, ossia:
l'Inps se non fosse gravata dal pagare oneri assistenzial-sociali che nulla hanno a che fare con la previdenza sarebbe più che in attivo; l'Impdap è in consistente attivo; che, dati statistici alla mano, rispetto al 1950 oggi, visto l'aumento dell'aspettativa di vita, le pensioni verrebbero pagate per 4 anni in più!!, non secoli.
Leggo ulteriormente nel corriere della sera del 24 gennaio che l'aspettativa di vita media di un nato del 1950 è di 63 anni. Penso che i gestori dei fondi pensione non pagheranno mai disoccupazione o cassa integrazione; i parlamentari ed i loro assimilati, le loro pensioni di diamante, la liquidazione o tfr se li terranno come prima, in barba a quello che devono obbligatoriamente fare quasi tutti gli altri lavoratori.


P.S. chido di mantenere l'anonimato per quanto riguarda l'indirizzo, grazie
24 gennaio 2007 0:00 - Francesco
Sono d'accordo sulla tua analisi e sono preoccupato perchè nessuno dei pensionati fa sentire la sua voce per sollecitare la creazione di un sistema di rifinanziamento della propria pensione. L'aumento della vita media e la dinamica negativa demografica mineranno certamente anche i diritti acquisiti.
A mio avviso, economisti sindacati e politici dovrebbero lavorare per individuare una riforma ispirata da una visione olistica per la realizzazione di un sistema pensionistico garante dell'equità tra le generazioni passate-presenti-future con un sistema autoportante per l'intecettazione delle risorse da distribuire ai pensionati di volta in volta sulla base della reale economia. Le incertezze devono essere per tutti: "saremmo tutti più bravi come cittadini e forse finalmente si farebbero anche gli italiani"
Scusatemi, se ci pensate un pò l' Italia è popolata prevalentemente da Artigiani:" Se non dovessimo riuscire a diventare italiani, a breve all'Italia cambieranno il nome in Artilia"
22 gennaio 2007 0:00 - Alex1
La realtà è che nessuno sa se i conti pensionistici siano a posto o meno, perchè non c'è separazione tra previdenza ed assistenza, quindi ogni previsione è del tutto pretestuosa.
Se poi andiamo a considerare la situazione "regionale" dell'Inps si scoprono tante "stranezze", cioè che sono sempre gli stessi a pagare perchè altri vivono di assistenzialismo.
21 gennaio 2007 0:00 - paolo
Non sono d'accordo.
Invece di sparare sull'età pensionabile e fregnacce varie, perchè non fate una riflessione su quei cento miliardi di euro di evasione fiscale stimata nientemeno che dal Sole 24 ore, giornale della Confindustria?
Se tutti pagassero le tasse, si risolverenbbe il problema delle pensioni!!!!!
16 gennaio 2007 0:00 - passante
semplice, non sei un operaio della fiat o di qualche gruppo bancario e allora non ti fuma nessuno.
15 gennaio 2007 0:00 - battista campana
vorrei esprimere il mio giudizio circa le varie riforme delle pensioni.
non è giusto e costituzionale che tutte le riforme ( Amato-Dini-Maroni)hanno colpito solo i nati nel 1951.Io sono nato a giugno del 1951,ho iniziato a lavorare nel marzo del 1970 e dovevo andare in pensione nell'ottobre del 2008 con ben 38 anni e 6 mesi di contribuzione.La riforma Maroni mi ha ulteriormente spostato a 40 anni di contributi , ma in effetti sono circa 41 anni di contributi che devo versare. tutto ciò potrebbe ancora andare bene se mi facessero lavorare. La mia società è fallita e sono dal 2003 in cigs.perchè a me non devono bastare i 35 anni e ad altri si.
vorrei conoscere il vostro parere
distinti saluti
battista campana
15 gennaio 2007 0:00 - Paolo
A proposito delle pensioni, seppure la speranza di vita media sia aumentata, 65 anni(il limite che vi augurate)di età anagrafica per lasciare il lavoro sono francamente tanti per sperare di godersi il meritato riposo a lungo dopo tanti anni di lavoro.
Soprattutto la riforma delle pensioni è diventata un affare di stato a causa del meccanismo di seppellire i contributi previdenziali di milioni di lavoratori attivi in un calderone generale che oltre a dare la pensione a milioni di ex lavoratori alimenta altre voci di spesa che con la previdenza non c'entrano affatto, e da qui deriva il famoso passivo dell'INPS.
Già, perchè se il suddetto ente erogasse unicamente le pensioni da lavoro sarebbe in attivo e la riforma non servirebbe.
Inoltre, se fin dall'inizio si fosse utilizzato il meccanismo contributivo e non retributivo e si fossero alimentati conti previdenziali singoli per ogni lavoratore(quello che verso serve solo per pagare la mia pensione futura e non quella di tutti), ognuno avrebbe avuto la facoltà di ritirarsi dal lavoro quando voleva in base all'entità dei versamenti effettuati durante il periodo lavorativo.
Certo, la pensione basata sul contributivo è più bassa di quella basata sul retributivo, ma è anche vero che quest'ultimo meccanismo, prima o poi diventa insostenibile.
E adesso vogliono costringerci da un lato a lavorare fino a quando diventiamo decrepiti mentre dall'altro superati i 50 anni le aziende ci vedono già come un peso da estromettere appena possibile.
L'importante è dare il contentino di sole cifre a FMI, UE e simili...
15 gennaio 2007 0:00 - giove
E' vero. L'Inps deve fare fronte ad impegni sempre maggiori, ma non sempre giustificati. Si parla di rivalutare le pensioni sociali, vale a dire quelle di chi non ha versato a sufficienza per una pensione contributiva. Vale a dire che chi ha vissuto per tutta la vita sulle spalle di altri, o ha lavorato in nero accumulando o sperperando ricchezza, oggi lo devono mantenere gli attuali lavoratori o pensionati con assegni anche miseri,a volte di poco superiori alla sociale. E giusto?
15 gennaio 2007 0:00 - Zeno
E che dire delle migliaia di commissioni Inps di cui fanno parte centinaia di sindacalisti?
15 gennaio 2007 0:00 - FABRIZIO DALLA VILLA
Buongiorno. Se non erro, nel 1993 fu fatta una riforma delle pensioni. Mi pare che chi avesse allora 18 anni di contributi sarebbe andato in pensione col vecchio sistema e che gli anni utili alla determinazione dell'ammontare della pensione fossero gli ultimi 5. Io non ero tra quelli in quanto iniziai a lavorare nel 1979. In quel periodo ero dipendente full-time nel settore del petrolio privato. Quindi il mio stipendio era discrteto. Dal 2003 invece lavoro come part-time nel settore del commercio. Lo stipendio è la metà rispetto a quello precedente, ma, essendo telelavoratore, non mi posso lamentare. Scopro oggi, tuttavia, che, anziché considerare tutta la vita lavorativa (come mi pare avessero detto e scritto i media ai tempi) saranno presi in considerazione gli ultimi 10 anni a meno della metà dell'ultimo stipendio. Credo sia vergognoso, se confrontato con gli stipendi e le pensioni dei nostri politici!
15 gennaio 2007 0:00 - Achille Lissoni
Appaltare ad una società svizzera tutta la pubblica amministrazione (stato, regioni, provincie, ASL, comuni, ecc. ecc. ecc.) e mandare tutti i politici di professione a lavorare a 1.000 euro al mese.
Mandare tutti in pensione a 1.000 euro al mese a 50 anni. A 65 snni eutanatizzare tutti.
  COMMENTI
  (Da 1 a 14 di 14)