Credo che l'attuale "opioid crisis" americana, che purtroppo
continua e continuerà a peggiorare, sia il segno più
chiaro non solo del fallimento, ma soprattutto dei DANNI
ormai intollerabili del proibizionismo.
Per capirci, è forse meglio partire da alcuni cenni
storici.
1. Il proibizionismo moderno nasce nel 1912 (Conferenza
dell’Aja), quando in una specie di entusiasmo moralistico,
si pensò di proibire per legge l’uso non strettamente
“terapeutico” di 4 “droghe” considerate dannose:
oppio, morfina, eroina, cocaina (e gli USA e alcuni altri
paesi, già che c’erano, pensarono di proibire anche
l’alcol, anche se poi su questo capirono presto che era
meglio fare marcia indietro).
2. Purtroppo, come prevedibile e da molti previsto, con il
proibizionismo non solo i consumi di “droghe” non furono
in nessun modo ridotti, ma nacque subito il "mercato nero".
Nacque e si sviluppò la grande criminalità organizzata,
con tutte le conseguenze sulla politica e l’ordine
pubblico. Nacque una diffusa criminalità di strada, e si
cominciò a morire per “overdose” o altre complicazioni
legate all’uso di sostanze illegali (impure,
“tagliate” con sostanze tossiche, contaminate da funghi,
batteri e virus, e soprattutto vendute in dosaggi imprecisi
e imprevedibili).
E infine, non solo la quantità, ma anche la varietà di
“droghe” disponibili aumentò a dismisura: dalle 4
iniziali si passò a 36 (24 naturali e 12 sintetiche) nel
1948, e a 282 (37 naturali, 245 sintetiche) nel 1995. Oggi
le “sostanze proibite” – peraltro in libera vendita
ovunque 24/7 – non si possono nemmeno più contare
(https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7750892/pdf/10
.1177_2045125320967197.pdf).
3. Contemporaneamente, l’informazione prevalente sulle
“droghe” diventò un mostruoso pasticcio di
stupidaggini, miti, fantasie, paure, allarmi, esagerazioni e
bugie, il cui principale effetto fu creare una crescente
attrazione per “il frutto proibito”, soprattutto per
giovani e giovanissimi (fino alla terribile “cultura dello
sballo”).
***
Ritornando al discorso iniziale, sull’attuale “crisi
degli oppioidi” americana (e sul rischio della sua
estensione anche in Europa), non posso analizzare in poche
righe un fenomeno complesso come l'uso non-medico di
oppioidi, né i motivi per cui è così aumentato in USA
negli ultimi anni.
Dico solo che gli oppioidi sono farmaci efficacissimi non
solo contro il dolore fisico, ma anche e soprattutto contro
ogni condizione di sofferenza psichica (ansia, depressione,
disagio, emarginazione, solitudine, povertà), per cui è
comprensibile che un certo tipo di persone, in certe
condizioni, possa essere portato a usarli continuativamente
fino allo sviluppo di “dipendenza”, accettando anche il
rischio di morire (NB sotto questo aspetto, gli oppioidi non
sono molto diversi dalle diffusissime, iper-prescritte e
“rispettabilissime” benzodiazepine – Tavor, Lexotan,
Xanax, Rivotril, ecc. – i cui sostanziali vantaggi sono
l’uso “legale”, l’assunzione per bocca e il basso
rischio di morte per overdose).
In America, a partire dal 1990 circa, un rapido aumento
delle prescrizioni mediche di oppioidi (in particolare del
famoso OxyContin – ossicodone a lento rilascio) per ogni
genere di dolori cronici, e la promozione attiva di tali
prescrizioni da parte di alcune ditte farmaceutiche avide di
profitti, portarono a una forte diffusione dell’uso
"medico" di questi farmaci, ma anche, in poco tempo, alla
nascita di un “mercato grigio” di oppioidi farmaceutici,
con un primo aumento dei fenomeni di dipendenza e anche –
a seguito dell’uso endovenoso di farmaci dosati per la
somministrazione orale – con un primo aumento dei casi di
“overdose”.
La successiva crisi economica e la perdita di posti di
lavoro, particolarmente in alcune aree industriali,
aggravarono la situazione. Infine, intorno al 2014, ci fu un
cambiamento radicale. Sul mercato nero arrivò il fentanyl,
oppioide totalmente di sintesi e enormemente potente. Con 1
kg di fentanyl, che sta in una borsetta, si potevano
ottenere tante dosi quante da 50 kg di eroina, ben più
voluminosi da contrabbandare, e per i quali si doveva
partire da 500 kg di oppio.
Purtroppo il fentanyl si deve dosare in microgrammi, cosa
impossibile sul mercato nero, di qui la crescita rapidissima
dei morti per overdose “legata a oppioidi”: dagli 8400
del 2000 agli oltre 80.000 del 2021 (vedi
https://nida.nih.gov/sites/default/files/Overdose_data_1999-
2021%201.19.23.xlsx).
Mentre qualcuno cominciò a parlare di "morti di
disperazione" (A. Case - A. Deaton. Deaths of despair and
the future of capitalism. Princeton University Press 2020).
Negli ultimissimi anni, poi, come riportato in questo
articolo, hanno anche cominciato a comparire sul mercato
nero altri potentissimi oppioidi sintetici, come i nitazeni,
e in futuro possiamo aspettarcene ancora altri, già ben
noti a chimici e farmacologi, con conseguenze imprevedibili
e potenzialmente spaventose.
E questo è, secondo me, il principale motivo per cui oggi
dobbiamo parlare MOLTO SERIAMENTE e pubblicamente non solo
dell’inefficacia, ma soprattutto dei RISCHI e dei DANNI
DEL PROIBIZIONISMO.
E dobbiamo ASSOLUTAMENTE E URGENTEMENTE trovare il modo di
uscirne.
P.S.
Vorrei sottolineare che l’effetto forse più perversi del
proibizionismo è proprio quello di aver creato una
situazione politica, economica e socio-culturale da cui
sarà veramente difficile uscire in modo indolore.